Se gli otto milioni di Dei del pantheon shintoista (Kami) dessero una mano, l’impresa di svolgere davvero le Olimpiadi di Tokyo 2020 potrebbe essere portata a termine. Perché nonostante le fonti ufficiali dell’I.O.C., dalle certezze espresse dal presidente Thomas Bach in giù, dicano e ripetano strenuamente che tutto andrà secondo copione, quindi con inizio il 23 luglio e chiusura l’8 agosto, i dubbi e le contestazioni sullo svolgimento dei Giochi Olimpici non si fermano.
A cominciare dall’uscita di scena per commenti sessisti del massimo dirigente del Comitato Organizzatore di Tokyo, il potente per connessioni e amicizie Mori Yoshir, 83 anniō – rientrato a casa a testa bassa accolto dai rimproveri di moglie e figlia – per giungere alle indubbie gigantesche difficoltà che comporterà organizzare a puntino le Olimpiadi più strane della Storia. Tutti gli esponenti dei due partiti al governo, il Liberal Democratico e Komeito (Soka Gakkai), insistono nell’affermare che le Olimpiadi si faranno, tranne il più amato fra tutti i politici del momento, membro del Gabinetto e neo-ministro per la gestione vaccini Covid-19 Kono Taro, il quale interrogato al proposito ha affermato: “Posso dire che potrebbe andare in entrambi i modi” lasciando quindi intendere di non essere totalmente sicuro circa lo svolgimento dei Giochi. Marzo si avvicina e se il giorno 25 la torcia olimpica si accenderà iniziando il viaggio dal nord del Giappone, toccando un po’ tutto il Paese e coinvolgendo in quattro mesi 10.000 atleti per arrivare finalmente a Tokyo, ebbene a quel punto lo shock di una cancellazione sarebbe irricevibile. Si ricorda ancora l’anno scorso quando proprio a marzo venne annunciata la sospensione delle Olimpiadi a causa della diffusione nel mondo dell’epidemia da coronavirus, in quel periodo sotto controllo in Giappone.
Questo è il grande problema delle Olimpiadi, la trasmissione del virus che per quanto a Tokyo sia meno grave rispetto ad altri luoghi del pianeta, è peggiorata anche nel Paese dei Kami. Il dannato virus e il terrore di ammalarsi, infettare, riunirsi, fare festa in strada e negli stadi.
Una questione enorme che solo la perseveranza dell’organizzazione nipponica e dei Comitati olimpici nazionali sta tentando di risolvere a tutti i costi: i risultati sono incerti. A questo proposito sono uscite le 33 pagine del PlayBook edito dal Comitato olimpico in cui si riassumono tutte le regole da osservare dalle persone coinvolte nei Giochi – più di 11.000 atleti da 200 paesi e 4.000 per le Paralimpiadi, migliaia di funzionari, staff di sostegno, allenatori e personale dei media – norme che considerano comportamenti, consigli a farsi vaccinare, app da scaricare, spostamenti, permanenza, pubblico ammesso agli eventi, relazioni interpersonali fra gli atleti e tutto quanto necessario per mantenere alto il livello di sicurezza. Tuttavia, dei 3.500 medici richiesti come volontari assolutamente necessari per i test giornalieri da fare e processare ed in caso di positività e malori intervenire, pochi hanno firmato.
“So di medici che inizialmente avevano dato la propria disponibilità, ma che non hanno più la possibilità di prendersi del tempo libero e aiutare, dovendo occuparsi in continuazione dei propri pazienti ricoverati in ospedale” confida alla Reuters uno sconsolato Arai Satoru, direttore della Tokyo Medical Association, aggiungendo “Comunque la si guardi, è impossibile”.
E che dire dell’80% dei giapponesi contrario a far diventare queste Olimpiadi una realtà? “Dalla cancellazione dell’anno scorso ad oggi, si percepisce una sorta di disillusione sia dal punto di vista economico, sia per lo spettacolo che mancherà visto che comunque vada non sarà il sogno che tutti ci aspettavamo” sostiene Zenjiro Miyakawa di Compact Spa, società di Sport Management fra Italia e Giappone.
“Non è che i giapponesi siano contrari ai Giochi ma certamente c’è un calo d’interesse per i problemi legati alla pandemia. In più si avverte una specie di pudore e tristezza perché è venuto meno lo spirito delle Olimpiadi, ovvero vivere un momento d’incontro con gli occhi del mondo puntati su Tokyo che non potrà fare festa. Un po’ come succede guardando le partite di questi tempi, non ci sarà gioia e intrattenimento, non si gusterà il cibo ma il divieto di stare ai lati della strada per seguire la maratona” prosegue Miyakawa. Si faranno le Olimpiadi?
“La realtà insegna che nulla è garantito, per ora è legittimo pensare di sì”.