L’anno zero del Movimento è già qui, già ora. Anche se mancano ancora 24 ore al mercoledì in cui i primi conti verranno regolati in pubblico, quello del voto di fiducia in Senato al governo di Mario Draghi, “e in un giorno può succedere di tutto”, come sussurra un senatore. Magari anche recuperare alcuni dei 15 eletti a Palazzo Madama del M5S che per ora giurano di non voler dire sì al nuovo esecutivo, a cui vanno aggiunti alcuni incerti. Ma dentro i 5Stelle l’aria è tossica e non c’è un assetto, un ordine. Beppe Grillo, ancora il capo, quello che ha teorizzato la necessità di deglutire il governo con un (altro) ex nemico, viene informato di tutto. Gli hanno chiesto di parlare nell’assemblea congiunta che dovrebbe tenersi stasera, o almeno un segnale per sedare l’insurrezione. E dicono che il Garante alla fine dovrebbe palesarsi. Probabilmente in collegamento. Nell’attesa ecco Roberto Fico, il presidente della Camera, con cui il fondatore parla quasi tutti i giorni, e con cui si è sentito anche nelle ultime ore. Non a caso, è proprio Fico a rilanciare le ragioni di una scelta lacerante. “Il nuovo super ministero alla Transizione ecologica c’è, ed è una novità storica” assicura in un post, rivolgendosi a quei 5Stelle che chiedevano di votare di nuovo sulla piattaforma Rousseau “perché il super ministero di cui parlava il quesito non c’è”.
Certo, continua, “so che molti dei nostri attivisti e parlamentari sono delusi e comprendo il malumore. Ma dobbiamo adottare un cambio di prospettiva drastico”. Invoca “responsabilità”. Soprattutto, aggiunge: “Voglio ringraziare Giuseppe Conte. Abbiamo fatto tanta strada insieme, e sono certo che continueremo a farne ancora”. Ci sarà ancora il professore, giura Fico. Dovrebbe servire a calmare alcuni dei ribelli, contiani conclamati. Intanto però non ha convinto la senatrice Barbara Lezzi, che gli replica così: “Ho sempre apprezzato la tua onestà intellettuale, caro Roberto, ma il tuo post è una profonda delusione: vedi un ministero che non c’è”. E comunque servirebbe anche altro, visto che diversi dissidenti invocano una via d’uscita dal reggente Vito Crimi. “Diccelo Vito, se ci alzassimo e non partecipassimo al voto per te potrebbe andare?” gli hanno chiesto nell’assemblea dei senatori di domenica sera. Ma il reggente non ha garantito l’incolumità agli assenti o a chi vorrà astenersi, come pure aveva suggerito – non si sa a quale titolo – Davide Casaleggio. È tutto in bilico, “anche se alla fine a dire di no saranno 8-10 senatori” è il pronostico diffuso. Tra questi, Bianca Laura Granato e il ligure Mattia Crucioli, che al Fatto dice: “Mi cacceranno o me ne andrò via, non fa differenza. Questo è un governo elitario e di destra, che non farà gli interessi dei lavoratori o della classe media, bensì lavorerà perché i soldi del Recovery Plan vadano ale grande industrie. Il M5S doveva stare all’opposizione”. Ma lavorate a una scissione? “Non so se ci saranno i numeri per un gruppo, ma se fosse possibile sarà più facile lavorare in Senato”. Chissà cosa ne pensa Conte, dal futuro politico nebuloso. L’unica sicurezza è che tornerà a fare il professore universitario (il rettore dell’università di Firenze ha firmato il decreto per il suo ritorno in cattedra).
Però vorrebbe restare in gioco, come ha detto ieri sera al fattoquotidiano.it uscendo da Palazzo Chigi: “Ci sono tanti modi per partecipare alla vita politica, lo vedremo insieme agli amici con cui abbiamo lavorato”. Sul come però è ancora mistero, anche perché di entrare nella segreteria collegiale del Movimento non sembra avere voglia: e poi non è neppure iscritto. Così i tanti contiani del M5S ruminano pessimismo: “Se non si sbriga finirà nel cono d’ombra”. E a occhio lo sospetta anche il suo portavoce Rocco Casalino, che a Otto e mezzo lo ha detto così: “Penso che Conte debba decidere presto cosa fare. Vorrei che avesse un ruolo nel Movimento, ma è presto per dire quale. Ma non so cosa farà”. Un altro enigma, per i 5Stelle a corto di risposte.