L’unico focolaio della variante brasiliana in Italia, dicono al ministero della Salute, è quello di Perugia, che coinvolge l’ospedale Santa Maria dellaMisericordia/Silvestrini. Gli altri sono casi sporadici. È la variante che preoccupa di più. Tra ospedale e Rsa ci sono 98 vaccinati contagiati e 42 reinfezioni. “Ma nessuno si è contagiato a 7 giorni dalla seconda dose, erano fra la prima e la seconda o appena dopo la seconda”, spiega Antonella Mencacci, direttrice del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale. Proprio ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha prorogato il blocco dei voli dal Brasile, può rientrare solo chi ha la residenza in Italia (1.500 italiani sono bloccati lì dal 15 gennaio) e i “casi eccezionali”, con doppio tampone in partenza e all’arrivo e isolamento obbligatorio. Test e isolamento anche per chi arriva dall’Austria perché in Tirolo c’è la variante sudafricana: nel confinante Alto Adige non l’hanno ancora trovata ma i contagi aumentano, forse non la cercano abbastanza.
L’Umbria è in ginocchio, peggio della prima e della seconda ondata, l’ospedale è sotto accusa: “Misuravano solo la temperatura, facevano entrare un po’ tutti”, spiega un infermiere. Si diffonde anche la variante inglese, le terapie intensive sono al doppio della soglia critica e si cercano quasi 500 medici e infermieri. La Regione è arancione, la presidente Donatella Tesei ha ordinato la zona rossa nella provincia di Perugia e in alcuni comuni del Ternano. Il Tar però ha riaperto le scuole materne.
Anche in Abruzzo le varianti dilagano, sono “inglesi” fino al 50% dei contagi a Pescara e in alcune zone del Chietino. Al Pronto soccorso di Pescara arrivano 30/40 pazienti Covid acuti al giorno, mai visti prima. Anche lì però riaprono le scuole. In Lombardia, secondo l’assessorato ora diretto da Letizia Moratti, “le varianti del Covid-19 sono il 30% dei tamponi positivi e potrebbero arrivare nelle prossime settimane al 60/80%. Al 10 febbraio 128 casi di varianti: quasi esclusivamente inglese (126), in un caso brasiliana, in un altro sudafricana”. In Puglia sono al 15%. A livello nazionale, secondo l’indagine resa nota venerdì dall’Istituto superiore di sanità (Iss), la variante inglese è stata rintracciata nel 17,8% dei casi del 3 e 4 febbraio, quasi uno su cinque: non sembra resistere ai vaccini né risulta più letale, ma avendo una trasmissibilità fra il 30 e il 70% superiore potrebbe moltiplicare i contagi, quindi i casi gravi e i decessi, almeno in assenza di misure restrittive. “In 5/6 settimane può sostituire il virus attuale” ha detto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. L’indagine sarà ripetuta il 19 e il 20 febbraio per vedere la tendenza. Come in Francia: a gennaio era il 13-14% e un mese dopo il 27%, mentre i contagi sono stabili. In Danimarca il lockdown ha abbattuto i contagi, ma la variante inglese è cresciuta in sei settimane dal 2,4 al 27,1%. Nel Regno Unito, dove pure i casi scendono, è al 97%.
Il problema resta il sequenziamento. L’Italia era a meno di mille sequenze a dicembre, l’ultimo dato sulla piattaforma internazionale Gisaid è 3.250. Se il Regno Unito resta lontano a 161.174 e l’Olanda ne ha 7.020, la Francia è a 4.855 e la Germania a 3.575. Anche loro sono partiti tardi. Noi però andiamo in ordine sparso. “Liguria ed Emilia non hanno ancora mai sottomesso una sequenza, la Calabria ha iniziato solo un mese fa. Non c’è un database del ministero ma solo Gisaid, su base volontaria. E nessuna indicazione dal ministero”, osserva Antonio Parisi, direttore sanitario vicario dell’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata. Le sequenze arrivano tardi, anche dopo 4-5 mesi. “E puntare sulla sola variante inglese è un problema, bisogna sequenziare a campione”, sottolinea Graziano Pesole, ordinario di Biologia molecolare a Bari. Il Consorzio su modello inglese, annunciato da ministero e Iss, non c’è ancora. C’è tensione tra virologi e genetisti. “C’è chi pensa che coinvolgendo i laboratori di genomica si possa perdere il controllo”, dice Pesole, che ha accumulato centinaia di sequenze. “Possiamo fare 2/3mila campioni al giorno a 30 euro l’uno, siamo a disposizione da marzo”. I contatti con l’Iss ci sono. Bisogna solo accelerare.