“L’unità” che non è “un’opzione”, ma “un dovere” e la raccomandazione alla “sobrietà nella comunicazione”: lo raccontano “essenziale” Mario Draghi ed effettivamente nel primo Cdm del suo governo è essenziale pure nel chiarire che cosa si aspetta dai suoi 23 ministri. Il messaggio da una parte è talmente scontato che ci si poteva scommettere, dall’altra però è un’indicazione precisa che marca la discontinuità. Non ci sono barricaderi nell’esecutivo e non si registrano particolari tensioni. Sarà pure quel plexiglass ovunque che distanzia i presenti e crea un clima stralunato e surreale. La riunione, durata una mezz’ora, comincia alle 14, dopo il giuramento, la cerimonia della campanella (passaggio simbolico di consegne tra premier uscente e premier entrante), l’addio di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, tra gli applausi dei dipendenti e le lacrime di Rocco Casalino. Draghi parla a braccio, ringrazia Sergio Mattarella, fa gli auguri ai suoi ministri. Ricorda che l’esecutivo deve avere come priorità la “messa in sicurezza del Paese, perché gli interessi dell’Italia vengono prima degli interessi di parte”, richiama alla “compattezza” e alla “massima collaborazione” nonostante la provenienza da storie diverse. Poi sottolinea: “Il governo avrà una forte impronta ambientalista”. Prima di tutto, “qualsiasi cosa faremo, a iniziare dalla creazione di posti di lavoro, andrà incontro alla sensibilità ambientale e non graverà sulla situazione esistente”. Il Cdm avvia l’iter per l’istituzione del ministero della Transizione ecologica: via libera entro 10 giorni. Il dicastero guidato da Roberto Cingolani è un anello centrale del nuovo esecutivo, soprattutto per il ruolo guida rispetto al Next Generation Ue. Politicamente, l’intersezione è interessante: il nome del fisico l’ha fatto Beppe Grillo, ma erano settimane che Matteo Renzi lo buttava nella mischia. E soprattutto, rapporti antichi legano Cingolani a Daniele Franco, scelto alla guida del Mef come diretta emanazione del premier.
Per il resto, il Cdm procede formale, tra il ricordo dei “migliaia di morti” e le “perdite di anni di scuola”, visti dal governo precedente. La scuola è in cima ai dossier di Draghi, con l’idea di prolungarne la durata. Poi la notazione sull’economia che soffre, per cui “serve un impatto culturale e sociale”. E innanzi tutto, “la sfida alla pandemia, con una accelerazione della campagna vaccinale” sul modello britannico.
Per il resto, Draghi conferisce le deleghe ai ministri senza portafoglio e il Cdm nomina Roberto Garofoli, Sottosegretario a Palazzo Chigi. Subito dopo, lui e il premier si mettono a lavorare sul programma da presentare alle Camere mercoledì. Le tematiche sono quelle note accennate in Cdm, ma il primo grande nodo da sciogliere sarà la fine del blocco dei licenziamenti a fine marzo.
Intanto, nei partiti, si rivive, in tono minore, l’attesa degli scorsi giorni per la nomina dei sottosegretari (al massimo 41).
In Europa è un tripudio di complimenti. A partire da Angela Merkel e Emmanuel Macron (“Lavoriamo insieme per un’Europa più forte”). Draghi si appresta ad essere sufficientemente ingombrante pure per gli equilibri del Vecchio Continente. Conte e la sua squadra erano riusciti a portare a casa i 209 miliardi per il Piano che è ora la mission di questo governo. Chi lo sa se Draghi riuscirà ad imprimere un’accelerazione alla creazione di bond europei permanenti.