Tutti amano il presidente Putin e per lui danzano, applaudono e cantano. Ma a loro insaputa. A Volgograd i dipendenti statali che hanno risposto alla richiesta dei loro vertici pensavano di marciare uniti per le riprese di un video del famoso gruppo rock Ljube. A Belgorod, al confine ucraino, gli studenti russi dell’Istituto d’arte e cultura convocati dall’amministrazione credevano di partecipare a un evento patriottico, come un centinaio di persone che hanno srotolato una bandiera russa lunga 60 metri ad Arkhangelsk, mentre risuonava una canzone nazionalista, e la scena veniva ripresa dalle telecamere. Gli studenti della scuola di Legge a Mosca hanno deciso di farsi coinvolgere perché trovavano giusto essere testimoni di un evento dedicato al Covid, che sarebbe servito per far fermare la pandemia e sarebbe finito in tv.
Decine di filmati come questi, dai colori saturi e pieni di comparse ignare, sono finiti nelle tv russe e sui siti della propaganda come tributi d’amore e sostegno a Putin, accompagnati dagli hashtag “flashmob per il presidente”, “Vladimir Vladimirovich è il nostro presidente”. Le parate sono state organizzate e accuratamente riprese a inizio febbraio per fare da contrappeso alle immagini delle manifestazioni di protesta del 23 e 31 gennaio scorso, quelle che tutta la Russia ha visto e non ha ancora dimenticato, marce ripetutesi nel Paese in solidarietà all’oppositore in galera Aleksej Navalny, ma non solo. La prima ad accorgersi del video skandal è stata la Rossiskaya Gazeta: la compagnia di e-commerce Sima Land aveva chiesto a tutti gli impiegati di riunirsi nel deposito aziendale per celebrare con un video il ritorno negli uffici dopo mesi di lockdown. Pugni al cielo – qualcuno il destro, altri il sinistro, tutti illuminati da una luce blu – hanno ondeggiato coreografici in mascherina, violando, tra l’altro, ogni regola di distanziamento sociale. La scritta “Putin siamo con te” è apparsa solo dopo la fine del girato, durante l’editing conclusivo.
Una storia simile, ma dallo scenario diverso, è accaduta ad alcuni lavoratori a Ekaterinburg: come gli altri, gli operai sono stati costretti ad amare Putin ma c’era un obman, ovvero l’inganno: è la parola usata nei titoli di tutte le testate russe che ne hanno poi scritto. Organizzata come le altre senza precisi motivi specifici, anche la ripresa agli operai di una fabbrica a Barnaul, chiamati a eseguire lo stesso compito, è stata usata per lo stesso scopo. A San Pietroburgo il sito Fontanka ha riferito che lo stesso è accaduto in piazza Lenin. Gli studenti a Samara sono stati invece sistemati ad arte per creare l’immagine di un cuore da tributare al gabinetto presidenziale allo stadio. Risultati erroneamente poetici, per dimostrare amore eterno al Cremlino, li hanno raggiunti anche i registi dei carnevali della propaganda in Tatarstan, dove sono stati coinvolti perfino degli atleti che hanno scoperto solo dopo di far parte del “Putin team” e di essere finiti in un video postato sull’account del presidente in carica, Rustam Minnikhanov. Secondo il sito indipendente Meduza, tutta l’operazione è stata organizzata dai vertici del partito Russia Unita per “dimostrare che Putin è sostenuto da persone semplici”. Una emergenza scaturita dalla partecipazione alle proteste in favore di Aleksej Navalny dopo il suo arresto. Mentre su Tik tok il Roskomnadzor, Servizio federale per la supervisione della comunicazione di massa, cerca ancora gli autori dei video a favore del dissidente che hanno ottenuto cento milioni di visualizzazioni, i fedelissimi del blogger fanno marcia indietro sullo stop alle proteste di piazza; una necessità, si pensava, per mancanza di fondi da destinare agli avvocati dei 12 mila arrestati in tutta la Federazione.
Il giorno di San Valentino a Mosca non si abbracceranno solo gli innamorati, ma anche gli attivisti, in una “catena di solidarietà” organizzata per i Navalny: Aleksej e Yulia, la coppia più invisa al Cremlino, marito dietro le sbarre e moglie volata in Germania, nazione che ha curato suo marito dopo l’avvelenamento da novichok attribuito al servizio di sicurezza Fsb. Per scoraggiare le nuove manifestazioni, in coro l’Ufficio del procuratore generale, il Comitato investigativo e il ministero dell’Interno russo hanno ribadito che “le misure restrittive sono ancora in vigore per la pandemia, chi le viola verrà detenuto quanto chi incita a farlo”. Lo stesso tricolore che hanno fatto sventolare i cittadini ignari nei filmati d’amore per Putin tornerà presto a garrire di nuovo per le strade russe, ma imbracciato da altri: alcuni manifesteranno per Navalny, molti altri per l’idea stessa che l’opposizione possa esistere, tutti protesteranno per il collettivo scontento che aumenta inesorabile invece di diminuire. E non lo faranno cantando.