L’unico a tirarsi fuori è stato Massimo Galli. “Io ministro della Salute? Per carità, non sono adatto. E poi serve continuità”, ha tagliato corto ad Agorà. Ma gli altri?
Per alcuni è solo un flebile desiderio, per altri una tentazione inconfessabile. Nessuno ci crede davvero, ma un po’ ci credono tutti. Dopo un anno di pandemia, i virologi sono ancora popolarissimi. Più dei politici. Soggiornano da mane a sera nelle case gli italiani, che hanno imparato a conoscerli, contandone pregi e difetti. Ognuno di noi ne ha adottato uno, per simpatia o competenza, come prima si adottavano i concorrenti di Masterchef. Una presenza mediatica così asfissiante che ci si è chiesto: ma quando lavorano?
Ora che però c’è da riempire la casella da ministro della Salute, eccoli di nuovo tutti lì, ad assembrarsi, sgomitare e infilarsi le dita negli occhi. Liti e battibecchi tra loro, del resto, in questi mesi non sono mancati. Si sono rinfacciati di tutto: titoli, carriere, competenze. Sentite, per esempio, ancora Galli. “Ilaria Capua ministra della Sanità? Non la vedo adatta. Non ha alcuna esperienza di sanità pubblica”. Il nome della Capua, infatti, è ricorso spesso come successore di Speranza. Lei non commenta e non smentisce, continuando a sorridere collegata dalla Florida. La politica per lei non sarebbe una novità: è stata deputata con Scelta civica di Mario Monti. Da Monti a Draghi: la quadratura del cerchio.
Altra papabile è Antonella Viola, anch’essa citatissima nel totoministri. “Se ci fosse da dare una mano, lo farei…”. Ma qualcuno l’ha chiamata? “Io non rispondo ai numeri non registrati e ogni giorno me ne trovo una ventina”, spiega. Nel caso, Draghi la faccia chiamare da qualcuno presente nel suo smartphone. Altri, in ordine sparso. Fabrizio Pregliasco: “Disponibile a fare il ministro? Chi lo sa…”, speranzoso senza darlo a vedere. Andrea Crisanti: “Non so, non ci ho mai pensato. Se mi chiamassero, cambierei passo su vaccini e varianti”, finto distratto. Matteo Bassetti (giusto ieri): “Quando ti chiama uno come Draghi non si può dire no. Sarebbe un onore servire il mio Paese”, piacione in piena svolta salviniana. Di altri non è dato sapere, ma un pensiero l’avranno fatto pure Roberto Burioni, Maria Rita Gismondo e Giorgio Palù. E il professor Silvio Brusaferro?
Poi c’è chi spinge per la riconferma di Speranza. Come Walter Ricciardi, che sembrava destinato alla successione e ora blinda il ministro. “Il ministro ha lavorato dando anima e corpo, va confermato”, dice l’accademico. Che, tornato sulla linea dura, dà consigli: “Draghi deve limitare la mobilità, siamo gli unici a non essere in lockdown”. Per Speranza anche Franco Locatelli: “In questi mesi ha fatto un lavoro encomiabile. Serve continuità”. Non è escluso che Draghi confermi l’ex ministro, il cui lavoro in questi mesi è stato apprezzato pure dal Quirinale, togliendosi oltretutto il pensiero della “quota LeU”. Ma potrebbe anche sostituirlo, con un tecnico appunto. E se poi fosse un virologo sconosciuto, una figura mai vista né sentita, sarebbe clamoroso. Col rischio che a tutti gli altri venga un coccolone.