Alla mole di disoccupati creata da un anno di pandemia, tra un paio di mesi potrebbero unirsi i 2.700 navigator. Proprio loro, che nel 2019 sono stati assunti per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un lavoro, ora lottano per mantenere il proprio. Nulla di imprevedibile: sin dal principio, i loro contratti erano destinati a scadere ad aprile 2021. Viste però la crisi economica dovuta all’emergenza Covid, le domande di sussidi che lievitano e la lentezza con cui procede il piano per potenziare i centri per l’impiego, oggi Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp andranno in piazza Montecitorio per rivendicare una proroga di almeno un anno.
Ieri i sindacati hanno incontrato la ministra Nunzia Catalfo, che si è impegnata a riportare questa come priorità quando conoscerà il suo successore. Non è una richiesta semplice da sostenere, poiché nell’ultimo anno e mezzo i navigator sono stati etichettati da diversi partiti e dalla grande stampa come un emblema di inefficienza. Dati i numeri e il contesto in cui ci troviamo, questa narrazione così ostile ai quasi 3 mila operatori precari di Anpal Servizi sarebbe incomprensibile, se non si spiegasse con una semplice evidenza: questi professionisti sono il capro espiatorio di una strumentalizzazione politica agitata dai detrattori del Reddito di cittadinanza. La fetta di arco politico che da sempre si è opposta allo strumento di aiuto alle famiglie in povertà e ora parla di “flop”.
La realtà, come al solito, è più complessa. Il progetto dei navigator era parte del piano di Mimmo Parisi all’inizio del 2019, quando il professore fu chiamato da Luigi Di Maio alla guida dell’Agenza nazionale per le politiche attive del lavoro. Arrivato dagli Stati Uniti, lanciò l’idea di assumere 10 mila assistenti che avrebbero seguito attraverso un’app digitale i percettori del Reddito di cittadinanza tenuti a cercare un posto. Le Regioni protestarono, reclamando la competenza sulle politiche attive del lavoro. La Toscana minacciò un ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni. La trattativa portò il numero dei navigator prima a 6 mila e poi a 3 mila. Il patto prevedeva 11.600 assunzioni nei centri per l’impiego entro il triennio. I navigator assunti subito, invece, dovevano servire a tamponare questa attesa. Le prime erogazioni del Reddito sono state effettuate ad aprile 2019 e bisognava mettere in moto la macchina delle prese in carico, compito molto complicato per i centri per l’impiego sotto organico.
A settembre 2019 i navigator sono stati arruolati dall’Anpal Servizi e hanno iniziato la formazione. Secondo le convenzioni con le Regioni, devono prestare assistenza tecnica, mentre la titolarità delle politiche del lavoro – come detto – resta regionale. L’inserimento non è stato semplice. In Campania, il presidente Vincenzo De Luca si è a lungo opposto all’assunzione dei 471 destinati alla sua Regione. Lo stallo si è sbloccato solo a fine novembre, quando è stato raggiunto l’accordo. Dall’autunno del 2019, i navigator hanno aiutato il personale dei centri nelle convocazioni e pure qui non sono mancati i problemi: molti beneficiari tenuti al patto per il lavoro erano irreperibili, sui moduli di richiesta del Reddito c’era il nome di un solo componente della famiglia, così è stato necessario andare a caccia dei contatti di tutti gli altri. Una volta oleato il meccanismo, gli “inviti” sono andati un po’ più spediti. L’ultimo aggiornamento dice che sono state accolte oltre 800 mila persone su 1,3 milioni di beneficiari obbligati per legge alla ricerca del lavoro. Un target molto difficile da collocare sul mercato: “Circa il 75% ha la terza media – spiega Giulio De Angelis, navigator a Roma – una minoranza ha il diploma, meno dell’1% ha la laurea e alcuni hanno solo la licenza elementare. Noi cerchiamo di migliorare l’occupabilità di queste persone, per esempio quelli senza licenza media li convinciamo a iscriversi ai Centri per l’istruzione degli adulti”.
Nonostante queste difficoltà, circa 352 mila persone aiutate dal Reddito hanno trovato un lavoro, sebbene non tutti questi posti siano stati creati grazie ai centri per l’impiego. In un periodo caratterizzato da un crollo di occupazione generale, che a settembre ha fatto registrare una perdita di 450 mila posti. “Durante il lockdown abbiamo lavorato da remoto – racconta Floriana Solaro, in servizio a Siracusa – i percettori hanno il nostro numero di cellulare, ci sentiamo su Whatsapp”. Oltre all’assistenza ai beneficiari, i navigator rilevano le offerte di lavoro delle imprese, ma qui spesso trovano resistenza dei datori. “C’è qualche diffidenza nel rivolgersi a noi per le selezioni – aggiunge Floriana – a volte preferiscono fare un post su Facebook”. Scendono a picco i posti di lavoro, le poche aziende che assumono non lo fanno tramite centri per l’impiego, e qualcuno voleva che in tutto ciò i navigator collocassero sul mercato 1,3 milioni di poveri, tre quarti dei quali con la terza media.