“C’è un modello lombardo che è il più avanzato dal punto di vista della messa in sicurezza della popolazione, delle vaccinazioni. Proporremo a Draghi il modello Bertolaso”. Ieri ha avanzato la prima proposta al premier incaricato: Bertolaso. “L’obiettivo – ha continuato Salvini – è mettere in sicurezza entro marzo tutta la popolazione anziana residente in Lombardia ed entro giugno, se arrivano i vaccini, tutta la popolazione lombarda a rischio”. Peccato che un “modello Bertolaso” per la Lombardia non esista (esiste forse per l’Umbria, dove il medico è ancora formalmente commissario, anche se non lo vedono da un mese e molti Comuni nella Regione sono in zona rossa da ieri). A oggi, infatti, la Lombardia è priva di un piano firmato dal consulente chiamato dall’assessore Letizia Moratti. Almeno fino a giovedì esisterà solo quello scritto dal precedente consulente, Giacomo Lucchini, che però Bertolaso ha annunciato di voler cambiare.
Ciò che Salvini spaccia per “modello Bertolaso” è una serie di annunci e slogan, conditi da muscolari prove generali. Tipo “Vaccineremo 10 milioni di lombardi entro giugno” (Bertolaso) o “Questa operazione consentirà di salvare la vita a migliaia di persone” (Attilio Fontana). Alla categoria prove muscolari, invece, si può ascrivere la due giorni di vaccinazione organizzata sabato e domenica alla Fiera – il remake delle prove generali della “vaccinazione di massa” che il Fatto aveva raccontato settimane fa – quando 2.360 volontari hanno ricevuto la seconda dose Pfizer. Con personale che cronometrava flussi, stimava tempi, calcolava attese. Mentre Fontana, Moratti e Bertolaso mostravano il copione dell’efficienza lombarda: così funzionerà quando si vaccinerà “24 ore su 24, 7 giorni su 7”. Ieri infatti il Pirellone si vantava di aver vaccinato una persona in 7 minuti: 2 per l’accettazione; 3 per l’anamnesi; 2 per la somministrazione e 15 d’osservazione. Ciò che è stato taciuto è che quella prova è stata svolta su 8 ore (e non 24); che i vaccinandi erano tutte persone in salute, in grado di capire ed eseguire le istruzioni; tutti operatori di sanità. E che a operare fossero i migliori sanitari di Areu ed esercito. Una condizione difficilmente ripetibile se il modello viene replicato in ogni capoluogo o piccolo paese: secondo il piano vaccinale, per uno spazio “molto grande” (oltre 13.500 mq), dove si possano fare 16.500 vaccini/giorno, servono 452 sanitari (216 medici + 236 operatori) e 150 amministrativi. Un enormità.
Non a caso ieri Moratti è tornata ad attaccare il governo chiedendo sanitari e vaccini. Come se non fossero incognite comuni a tutte le Regioni. L’assessore ha lamentato il fatto che Domenico Arcuri abbia previsto l’arrivo in Lombardia di medici e infermieri, “ma a oggi nessuno si è visto. Per febbraio si attendono 123 unità, fino a un massimo nei mesi estivi di 2.544 addetti”. Che sia preoccupata è comprensibile: per mantenere le promesse, dovrebbe “avere il doppio del personale previsto fino a oggi”, spiega un dirigente della Regione. “Se vaccini di notte, non puoi lavorare il giorno dopo. Quindi serve il doppio degli addetti. Ma poi, se lo immagina lei il vecchietto che viene a vaccinarsi alle 3 del mattino…”. E poi arriva anche la replica di Arcuri: “Il personale aggiuntivo già selezionato e destinato alla Lombardia è di gran lunga maggiore: 229 fra medici, infermieri e assistenti sanitari. Di questi, purtroppo, soltanto 4 hanno già potuto entrare in servizio presso l’Ats di Pavia. Tutti gli altri sono infatti in attesa, ormai da diversi giorni, delle necessarie visite mediche da parte delle Ats regionali”.
Inoltre, mentre le altre Regioni stanno già vaccinando gli over 80, in Lombardia si inizierà solo il 24 febbraio e ancora non sono accettate le prenotazioni (manca ancora la piattaforma online). “Bertolaso punta a vaccinare oltre mille anziani l’ora – ragiona Emilio Didonè, segretario dei pensionati Cisl –, ma com’è possibile che a marzo si riescano a vaccinare 700 mila over 80? Anche trovando medici, infermieri e operatori che operano in continuazione significa vaccinarne 175 mila alla settimana, 25 mila giorno, 1.041 ogni ora”. Numeri insostenibili anche per un sistema collaudato e funzionante come di certo non è quello lombardo, la cui inefficienza è testimoniata dal fallimento della campagna antinfluenzale.