Che poi unica non è solo come canta, il suo stile, la sua voce, talmente unica da poterla riconoscere anche camuffata in mezzo a una manifestazione di metalmeccanici o con la mascherina al supermercato (“le cassiere mi individuano subito”); unica è pure nel suo approccio alla vita, da donna “finalmente libera, posso dire tutto ciò che voglio, ed è uno dei vantaggi della mia età”; unica nel raccontare con naturalezza ogni lato dell’esistenza, ogni vezzo e rivendicare abitudini che altri potrebbero derubricare a vizi (“La canna prima di andare a dormire è fondamentale. E amo fare la pipì sul prato”).
Unica nel capire il valore del sorriso. “E basta con questi musoni, bisogna saper ridere. È d’accordo, vero?”. Difficile dirle il contrario, soprattutto se si presenta su Zoom comoda nel letto, affondata in una lunga sequenza di cuscini, perfetta nei capelli, perfetta nelle mani, perfetta nel trucco.
Altro che Yoko Ono.
E poi Unica è il titolo del suo ultimo album d’inediti, un lavoro pop, non buttato lì, non affidato solo al facile stupore dell’età, ma vero, serio, sostenuto anche dalla presenza di un gotha autoriale composto da Renato Zero, Giuliano Sangiorgi, Carmen Consoli, Pacifico, Francesco Gabbani, Fabio Ilacqua e prodotto da sua maestà Mauro Pagani.
Se fosse stata uomo si sarebbe meritata l’appellativo “maestro”. Da donna?
(E apre un’attenta riflessione sulle varie possibilità) Avvocatessa è brutto, dottoressa no, sindaca pessimo… mi chiami maestro, va bene.
Maestro complimenti per l’album…
Sono ai primi posti in classifica e resto stupefatta; proprio non me lo aspettavo, anche se il disco è molto bello, e la casa discografica sta lavorando molto bene; (sorride) mi sono impegnata per trovare gli autori giusti, e Fabio Ilacqua è stata una bella sorpresa.
Non lo conosceva.
No, quando me lo hanno proposto sono andata da lui per conoscerlo, e ho scoperto una persona con i miei stessi gusti letterari, poi zappa la terra, è un contadino e non possiede un telefonino. Eppure lavora lo stesso.
Un segno…
Di intelligenza e di indipendenza; quando lo chiamo risponde la mamma.
Tra gli autori c’è Zero. Come vi siete conosciuti?
Più di quarant’anni fa, quando non era ancora noto e una mia amica mi prese da parte: “Ti voglio presentare un ragazzo bravissimo, adesso ha successo soltanto a Firenze”. Va bene. Così decido di invitarli a casa, a quel tempo abitavo a Roma, sull’Appia, solo che Renato sbagliò cancello e suonò alla villa accanto; (pausa) non era ubriaco, assolutamente sobrio, e poi magro, bellissimo, pasoliniano nel volto, vestito di nero con sopra un voile e in testa una bandana.
E insomma, quelli della villa accanto?
La mattina dopo, mio figlio mi domanda: “Ma ieri sera avete dato una festa?” No, perché? “I ragazzi dei vicini hanno visto un tipo mascherato”; (ride) effettivamente quella sera Renato ci cantò Triangolo e da quelle ora di allegria è nata un’amicizia. Non un rapporto superficiale, ma vero, uscivamo insieme, andavamo al cinema, magari a vedere i film con Modugno (silenzio, breve).
Che succede su Modugno?
Penso a Suona il telefono, e lì non lo perdono.
Chi?
Modugno, quello è un pezzo brutto; comunque andiamo a vedere Piange… il telefono e mentre tutta la sala si commuoveva, noi ridevamo come folli tanto da costringere il direttore del cinema ad accendere le luci: ‘Perché ridete?’ ‘Perché è comico’; da quel giorno abbiamo replicato con diverse pellicole, tipo Sepolta viva. E giù altre risate; (ritorna a prima) sono proprio contenta dell’album e del riscontro.
Da quanto non capitava?
Sono otto anni che non esco con un disco.
Nel frattempo l’hanno accusata di stonare in televisione.
Può darsi, non lo escludo, ma in realtà non mi interessa; quando passano gli anni ci si stacca un po’ da sé, non si ha più quell’ansia del devo arrivare, del devo fare: ora mi conosco bene, e sono pure stufa di me; ora mi interessano più gli altri, mi piace ascoltare, restare zitta.
Chi, in particolare?
Chiamo tutti i giorni i miei nipoti, mio figlio, gli amici, mentre un tempo ero l’opposto; in uno dei pezzi dell’album c’è una frase perfetta: l’imbarazzo dietro al vanto.
Lei è così?
Questa paura mi impediva di rilassarmi.
Mario Lavezzi e Patty Pravo la trovano più simpatica adesso, e più libera.
Anche da giovane ero libera, ma non riuscivo a manifestarlo, ero bloccata dalla timidezza, e il mio corpo e il mio volto non mi aiutavano.
In che senso?
Non erano il volto e il corpo di una timida, e allora mi davano della snob, della stronza, della radical chic, quando non ero niente di tutto quello. Soprattutto i radical chic non mi sono mai piaciuti.
Radical chic è peggio di stronza?
Non esageriamo, i radical chic hanno comunque fondato questa Repubblica, ma ora sono morti in tanti. Vanno ancora all’Ultima spiaggia? (stabilimento di Capalbio) Lì, ricordo Berlinguer con l’ombrellino. Era molto carino.
Lo ha conosciuto?
No.
Craxi sì.
Eccome, ma allora Milano era Craxi o Craxi: con lui ho avuto degli scontri.
Cosa è successo?
Mi proposero una candidatura, chiesi 24 ore per pensarci, ma avrei rifiutato, mentre il giorno dopo apro il giornale e leggo il mio “sì”. Allora scrivo una lettera aperta nella quale parlo di “overdose di socialisti” e definisco “il garofano un brutto fiore”. A quel punto Pillitteri (sindaco socialista di Milano) mi risponde che se ero sotto overdose lui poteva consigliarmi dei posti per disintossicarmi. Non li ho più sentiti.
Torniamo all’album: c’è un brano intitolato Nuda sull’erba.
L’ho chiesto io, e ho specificato: ‘Lì faccio la pipì’.
Non è leggenda.
No, è vero: se sono in una casa, e trovo il bagno occupato, allora uso il prato; una volta ero ospite di una villa importante, esco e mi accovaccio, poi rientro e il padrone di casa mi domanda: ‘Dove è stata?’ ‘A fare la pipì’. ‘Dove?’ ‘Là’ e indico il punto. Lui atterrito: ‘No! L’azalea di mia nonna’; (serissima) con tutte le vitamine che prendo, sai che meraviglia è venuta su?
Ne I viaggiatori della sera è nuda per Tognazzi.
(Ride) Con Ugo litigavamo sempre, lui mi accusava di avergli rovinato il film perché non dimostravo cinquant’anni, come il personaggio prevedeva, io rispondevo: “Tu ne dimostri di più, questo è il casino”; (pausa) è stato un grande attore, ma doveva evitare la regia: sul set era nervosissimo, poi viaggiava sempre con queste valigie piene di coltelli.
Da chef.
Tutti scappavano dalle sue creazioni culinarie e si offendeva; però da lui ho ricevuto un grande complimento: mi ha definito la donna più intelligente della sua vita. E non è stato l’unico uomo…
Si sente mai presa in giro per l’età?
In generale no, poi qualche hater mi scrive ‘brutta vecchia’, uno su mille, ma non ha capito che anche lui invecchierà e sarà più brutto di me.
Del tempo che passa, cosa le scoccia di più?
Adesso cosa accade al governo, questo Paese è rovinato.
Che libro ha sul comodino?
Un biografia di Joyce e un altro su Colette, La libertà delle donne; (ci pensa) a quell’epoca ne combinavano di tutti colori.
La Belle époque.
Mezze lesbiche, oppure no; si sposavano, divorziavano, amavano: noi siamo tornati indietro, oggi non si spogliano neanche più al mare, e l’uomo preferisce non vedere per immaginare.
E l’uomo nudo al mare?
(Ride) Con quel coso che pende è bruttino, poi sono preoccupati gli diventi durino, e così preferiscono indossare le mutande.
La Zanicchi sostiene che l’ha boicottata a Sanremo.
Non ha capito niente.
L’ha mandata in crisi.
Quell’anno cantava La nave partirà (1970): al ritornello alzava le braccia al cielo e dal vestito si liberavano degli enormi pendagli, così sono entrata e le ho spiegato: ‘Non hai bisogno di abiti del genere, perché sei brava’. Da lì è andata in crisi; forse è colpa mia, sono troppo breve nelle spiegazioni.
Cosa non le piace di sé?
Prima nulla, adesso sono contenta, mi reputo coraggiosa per via della timidezza, però questo sforzo mi è costato il sistema nervoso e sono stata costretta a curarmi.
Eppure.
Sono andata avanti e, come dice Paolo Crepet, ci riesce solo chi ha coraggio.
Temeva il palco.
Ogni volta che dovevo cantare mi veniva un accidente, speravo ci fosse almeno uno sciopero o un’invasione di cavallette tanto da giustificare l’annullamento; poi iniziavo e tutto si risolveva.
Spesso nomina Dalla: cosa le manca di lui?
Dalla… (ci pensa) Sento la sua voce quando mi chiamava “Tesora”.
Le ha rifilato molte balle?
Mi ha raccontato delle storie divertenti, vere o meno non ha importanza, quello che conta è essere credibili.
In tv passa “Ma che bella sorpresa”, lei moglie di Pozzetto. È divertente.
(Inizia a recitare la sua parte con la voce di Tina Pica) Solo che Renato era un po’ depresso e non sorrideva mai, mentre io mi sono piegata in due, soprattutto grazie a Frank Matano; (silenzio).
A cosa pensa?
Secondo lei sono popolare?
È la Vanoni.
Eppure il direttore di Rai1 non mi vuole per una prima serata dedicata a me, per lui non sono popolare, ma troppo sofisticata, troppo qui o troppo là.
Peccato.
Anche secondo me.
La temono perché è poco gestibile.
Ci ho pensato. Può essere, ma la trovo comunque una follia.
Il rimprovero più costante che le hanno rivolto?
Un certo nervosismo; in realtà avevo bisogno di protezione, invece mi sono trovata capo famiglia.
Un rimpianto?
Boh, forse mi sarebbe piaciuto cantare con Sting, sarei pronta a mettermi in ginocchio per ottenere una nota con lui; tanti anni fa l’ho conosciuto da Versace, mio grande amico, per un appuntamento musicale pazzesco: nel camerino ero con Sting ed Elton John, solo che scoppia un temporale, e vedo Almodovar correre sotto la pioggia e urlare: ‘È la giustizia divina! È la giustizia divinaaaa’. Alla fine è saltato tutto.
Magari prossimamente.
C’è sempre ’sto Zucchero con lui.
La canna prima di dormire?
Certo, la marijuana mi fa molto bene.
Il bicchiere di vino?
Se me lo tolgono mi incavolo.
Una tournée?
Intera no, sennò muoio, qualche data sì.
Chi è lei?
Una persona nata felice, poi ho scoperto gli uomini e lì si è complicata la mia vita, poi ho conosciuto Strehler e ho smesso di dormire.