Un commento ironico allo show d’Arabia
Reduce dai successi in Arabia “esaudita”, ladies and gentlemen, Matteo Renzi!
Luigi Coppola
Venti centesimi in più per sostenere “il Fatto”
Volevo suggerire di portare il prezzo del Fatto a 2 euro. Io, come molti altri lettori, compriamo e leggiamo il quotidiano indipendentemente dal suo prezzo. Venti centesimi non comportano nessun aggravio di spesa ai lettori, ma 20 centesimi, per tutte le copie vendute, offrono sicuramente un ristoro maggiore a tutta la redazione.
Mario D’Alessio
“Prima Pagina” con Oliva è stata una garanzia
Vi scrivo per dichiararvi che anch’io sono al vostro fianco e in più per esprimere il mio entusiastico apprezzamento per come la bravissima vicedirettrice Maddalena Oliva ha condotto la settimana di Prima Pagina su Radio 3. Ho la conferma di essermi affidato a una squadra davvero eccezionale, vi ringrazio e vi garantisco il mio sostegno.
Livio Pilat
Complimenti Caselli per l’analisi su Bonafede
Mirabile l’articolo di Caselli sui meriti di Bonafede, soprattutto in riferimento alla prescrizione, un insulso cavillo leguleio che piace tanto a imbecilli e a furbastri in malafede.
Piero Angius
Nomi ad hoc al governo: gli affari di Confindustria
Confindustria vuole il suo governo e detta i nomi di chi resta e di chi subentra: Gualtieri sì perché ha portato i soldi; Conte deve trovarsi un altro lavoro. Il piano fatto da Gualtieri deve essere rifatto a uso e consumo di Confindustria. Questi bulli sono classe dirigente che ignora la Costituzione e contribuisce alla deriva economica e sociale del Paese.
Salvatore Giallongo
L’acronimo più adatto per il nostro “Pinocchio”
Vi scrivo permettendomi di dare uno spunto: indicare il Lawrence d’Arabia di Rignano in questo momento storico come il Woat, che è il contrario dell’acronimo Goat, “il più grande di tutti i tempi”: “Worst of all time” caratterizzerebbe alla perfezione questo ometto.
Paolo Cingolani
La furbizia in sé non è una qualità
Vorrei manifestare il mio disappunto per l’abitudine di definire Renzi capace e intelligente. Qualcuno una volta ha detto: “Stupido è chi danneggia se stesso e gli altri; intelligente chi genera vantaggi agli altri e a se stesso; furbo chi cerca di avvantaggiare se stesso a scapito degli altri”. L’essere furbo non denota affatto alcuna qualità, semplicemente indica chi è privo di scrupoli, ed è ciò che lo pone in vantaggio rispetto a chi, almeno qualche scrupolo, ce l’ha.
Giuseppe Cacopardo
Condivido il contributo di Fini sulla democrazia
Ho seguito con attenzione le osservazioni di Massimo Fini sulla democrazia rappresentativa e non posso non trovarmi d’accordo: se un gambler spregiudicato che rappresenta il 2% e che nella vita di tutti i giorni verrebbe buttato fuori a calci nel sedere anche da una assemblea di condominio, con invito a cambiare subito residenza, può tenere sotto schiaffo un intero Paese, allora qualcosa non funziona o non ha mai funzionato. E se un Parlamento intero che rappresenta milioni di singoli individui non riesce a produrre una legge elettorale che non consenta tale aberrazione, allora il guasto sarebbe ancora più grande.
Raimondo Gerthoux
L’Innominabile ha leso pure la dignità femminile
Molte cose non sono chiare in questa tragicomica crisi di governo, ma una in particolare mi risulta ancora più stramba: perché l’Innominabile si ostini a ledere la dignità e l’integrità di persone che, almeno nominalmente, ne condividono l’appartenenza politica. Dopo la sfacciata prostrazione ai piedi di Mohammed bin Salman, mi chiedo come possa sentirsi l’on. Bellanova, così come gli amici e i parenti che in lei conoscevano una strenua combattente per i diritti proprio di quei lavoratori umili e derelitti, spesso immigrati, sempre sfruttati. Mi chiedo quale panacea potrà mai offrire l’ex ministro delle Pari Opportunità, l’on. Bonetti, a giustificazione dell’indecoroso show offerto dal suo capopartito dinanzi a colui per il quale le suddite femmine non hanno pari dignità dei sudditi maschi.
Daniele Di Paolo
L’eclissi della sinistra secondo Michele Serra
Michele Serra su Repubblica (leggo il titolo e già mi basterebbe: “Pd, Zingaretti e i radical chic”): “Ma dove sono finite le parole di sinistra? Molte di quelle vecchie sono state ingoiate dalla storia. Sono i termini nuovi che difettano”. Ma no, che sbadato! Le nuove parole di sinistra non mancano, basta aprire il giornale e il settimanale su cui scrive: liberismo, Confindustria, Calenda, Renzi, licenziare facile, niente sussidi ai poveracci. E su tutte, la più nuova: Fiat. Anzi, Fca. Anzi, Stellantis.
Riccardo Giagni