Sul Fatto Quotidiano di ieri Antonio Padellaro e Marco Travaglio si confrontavano, nei loro editoriali, attorno a un interrogativo: non sarà il caso di andare alle urne invece di continuare ad assecondare i ricatti di Matteo Renzi? Piuttosto che inseguire le manovre personali di un politico palesemente inaffidabile, non conviene rassegnarsi al fatto che le urne sono l’unica alternativa? Un tema che ha appassionato i nostri lettori: in moltissimi ci hanno scritto per farci sapere la loro opinione sulla crisi e sulle possibili soluzioni. C’era chi ancora fino a ieri riteneva si dovesse trattare fino all’ultimo secondo con il “mascalzone fiorentino” e chi invece sosteneva che l’unica soluzione fosse tornare al voto.
Non è detto che alla fine vinca davvero la destra
Cari Travaglio e Padellaro, credo che a questo punto siano meglio le elezioni, con la speranza che Conte voglia rimanere in campo (d’altronde, come sappiamo, un lavoro rispettabile lui ce l’ha sempre avuto, non come chi va a Riyad per “esigenze di produzione”. Vinceranno le destre? Tutto da verificare. Di sicuro ci toglieremmo di torno Renzi e i parassiti vari.
Giancarlo Rossini
Continuare a trattare fa perdere credibilità
Concordo pienamente con quanto scritto ieri da Antonio Padellaro. Renzi è del tutto inaffidabile e conferma di essere tale con le sue ultime affermazioni. Continuare a trattare con lui significa perdere rapidamente credibilità, sia perché si dà una immagine di debolezza sia perché si dà a credere all’opinione pubblica di essere disposti ad accettare i suoi futuri e inevitabili ricatti pur di non perdere le poltrone. Perciò ritengo che egli vada abbandonato subito e in maniera netta, chiara e intransigente.
Alfonso Di Domenico
Sul serio volete Berlusconi al Colle?
No, non ci sto. Non sono d’accordo con Padellaro e Mieli. Capisco il disgusto che proviamo tutti per un irresponsabile mascalzone toscano. Ma la democrazia è la democrazia: non la si può mettere a rischio mai, per alcuna ragione al mondo. Le elezioni anticipate non sono una conferma dell’articolo 1 della Costituzione, ma una sua smentita. Il “popolo” ha votato per una legislatura e finché c’è una qualche soluzione bisogna tentarle tutte. Oggi poi la situazione è di assoluta emergenza: non abbiamo dall’altra parte una Destra democratica. Il duo trumpista Salvini&Meloni è capace di tutto. La sua incoscienza durante la pandemia è stata sfacciata. Vogliamo che l’estrema destra (con l’aiuto di una tv pubblica destrorsa, anche grazie alla riforma Renzi e al sostegno del M5S) abbia anche solo qualche possibilità di vittoria? Proprio non riuscite a sospettare che sarebbe una strada senza ritorno? Per non parlare poi dei soldi europei gestiti da Borghi. Mancano solo 6 mesi al Semestre bianco. L’Italia ha bisogno assoluto almeno di un presidente della Repubblica garante della democrazia, una fotocopia di Mattarella, e non un pregiudicato o chi per lui. Lo so che Renzi fa perdere la pazienza anche ai santi. Ma per favore, non potete aspettare sei mesi?
Enzo Marzo
Mai più fare patti con Arabia Viva
Non si tratta più di trovare una sintesi per una nuova compagine di governo, ma più semplicemente arginare il toscarabo. Condivido in pieno la disamina di Padellaro. Occorre liberare l’Italia al più presto da costui. Davvero è forse meglio buttarsi nell’agone delle urne, piuttosto che sopportare questo stillicidio angosciante: cosa dirà Renzi, cosa farà, quali e quanti suoi sgherri vorrà imporre cercando di sopravvivere anche a se stesso in una maggioranza sempre in bilico tra affogare o nuotare. Tentare è umano, perseverare è diabolico.
Susanna Di Ronzo
Rischiamo di restare due volte fregati
Caro Antonio Padellaro, non vorrei che questa voglia di liberarsi del noto Demolition Man ci accecasse e ci facesse sottovalutare il pericolo di ritrovarci con questa “destra” al governo. Perché potremmo ritrovarci perdenti su ambedue i fronti. Sicuramente Messer Due Percento ha le spalle coperte, non sparirà dalla scena pubblica e non uscirà dalle stanze del potere e dal Parlamento. Se si andasse alle urne, in qualche modo, lo troveremo riciclato in qualche partito.
Francesco Zanatta
Liberarsi del Bomba: la gioia non ha prezzo
Caro Direttore, da tempo la penso come Padellaro, che vedrei bene al tavolo da poker con l’Innominabile. Visto il ritardo – sempre citando Padellaro – per “sfancularlo” (quanto sarebbe stato saggio farlo a tempo debito!), ora l’unico modo per sbarazzarsi politicamente di lui è chiedere il voto degli elettori. Certo ci si deve allineare con (parte) del pensiero della Meloni e forse di Salvini, ma lo scopo è alto e prevedibilmente raggiungibile. D’altronde si spera che oramai tutti si siano convinti che liberare non solo la sinistra, ma la politica intera dalle mire narcisistiche di chi mette avanti i propri interessi a quelli di chi l’ha imprudentemente votato, non farà che rendere più “pulito” e chiaro l’intero ambito della situazione politica in Italia.
Giorgio Di Mola
Proviamo ad avere fiducia negli italiani
Sono favorevole ad andare al voto perché ritengo che la destra non avrà le percentuali che dite (oltre il 45%), perché dalle precedenti votazioni gli Italiani si sono fatti più intelligenti. Alle Regionali sembrava che la destra prendesse tutte e sette le regioni e invece ne hanno presa solamente una.
Omero Terrin
La convocazione di Mario Draghi al Quirinale ci darà molto probabilmente un nuovo governo ma non elimina certo il gravissimo vulnus per la democrazia italiana rappresentato da Demolition man. I messaggi dei lettori del “Fatto”, trasmessi prima che l’esplorazione di Roberto Fico fallisse esprimono due sentimenti contrastanti che poi sono quelli contenuti nell’articolo di Marco e in quello mio. Da una parte l’insofferenza oltre i limiti del sopportabile che proviamo tutti noi nei confronti del ricatto renziano. Allora, questa era la domanda, per uscire dalla palude, per stoppare questo gioco al massacro del paese non sarebbe stato politicamente, e moralmente più igienico andare subito al voto e smascherare così il bluff di Italia Viva? Del resto, Matteo Renzi si è sempre comportato così: dalla scalata del comune di Firenze, e poi del Pd e quindi di palazzo Chigi. Ha sempre speculato sulla buona fede di chi si è fidato di lui, come hanno sperimentato sulla propria pelle Pierluigi Bersani ed Enrico Letta. Di giorno tendeva la mano, di notte avvelenava i pozzi, e non sembra aver perso il vizio. Poi però esiste l’esercizio della prudenza raziocinante, la necessità in una fase delicatissima di evitare decisioni irresponsabili e sconsiderate. Per disinnescare Renzi, questa era l’altra domanda, non è che finiamo dritti nelle fauci del Salvini&Meloni? Il presidente Sergio Mattarella ha scelto una terza via quella del governo istituzionale che tuttavia si presenta come una strada forse ancora più accidentata di quella percorsa da Giuseppe Conte. Infatti non sarà per nulla semplice mettere d’accordo sei o sette partiti in un coacervo di strategie diverse e programmi opposti avendo per giunta sotto il tavolo a tramare il Bomba di Rignano. Restiamo dell’idea che da questa parte del campo non si deve temere il confronto elettorale anche perché nel destra-centro esistono divisioni, tensioni e variabili oggi mascherate dalla crisi della coalizione giallorossa ma che una campagna elettorale, se imperniata sulla scelta europea e sulla gestione dei 209 miliardi, porterebbe allo scoperto. Del resto ogni volta che l’alleanza Pd, M5S e Sinistra ha funzionato, come in Emilia, Toscana e Puglia la destra è andata ko. Siamo anche convinti che il premier Giuseppe Conte abbia governato il periodo più difficile del dopoguerra con disciplina e onore. E che sia pronto a fare la sua parte se la battaglia elettorale lo richiedesse. Ma ora c’è Draghi e la patata bollente tocca a lui. Auguri.
Antonio Padellaro