“Sì, questi passaggi nel mio libro non ci sono. Ho introdotto degli argomenti, non ho messo tutto”. Ieri chi vi scrive, autore del libro Magistropoli (edizioni Paper First), si è confrontato con Luca Palamara, protagonista del libro intervista Il Sistema (edito da Rizzoli). A moderare il dibattito online il vicedirettore del Fatto Marco Lillo. Tra gli argomenti trattati, quello sul procedimento disciplinare al pm Henry John Woodcock, condannato dalla consiliatura del Csm successiva a quella di Palamara: fu punito per aver rilasciato un’intervista a Repubblica – mai autorizzata – e poi assolto dalla Cassazione.
Ne “Il Sistema” Palamara si sofferma solo su un punto della vicenda: sostiene – ma il pm Giuseppe Cascini l’ha già smentito più volte – che il 5 luglio 2018 (…) “Cascini mi vuole incontrare per annunciarmi che su Woodcock il Csm si deve fermare (…) mi parla di un’intercettazione tra Legnini, vicepresidente del Csm e quindi arbitro della contesa, e l’onorevole Cirino Pomicino, in cui Legnini parla molto male del pm napoletano, in possesso dello stesso Woodcock, che è intenzionato a renderla pubblica per dimostrare che il Csm ha un pregiudizio nei suoi confronti (…)”. Cascini ha negato di aver mai parlato dell’intercettazione, della quale ignorava l’esistenza e ha annunciato che adirà le vie giudiziarie. Ma passiamo a ciò che nel suo libro intervista Palamara non dice. Palamara ieri non si è sottratto né alle obiezioni né alle domande. Ha anche sostenuto che intende parlare, di questo e altro, se sarà convocato, dinanzi alla Prima commissione del Csm e alla commissione antimafia. Ha aggiunto: “La condanna di Woodcock a mio avviso è stata un segnale. La mia è solo una valutazione ma ritengo che si trattò di un segnale per dire: ‘smetti di fare le indagini in quel modo’”. Se gliene chiediamo conto è per via di una frase scritta nelle sue chat: quando nel 2019 Woodcock viene condannato, commentando con un collega la sentenza, Palamara scrive: “Segnale per lui”. Adesso sappiamo cosa Palamara intendesse con quelle parole. Ma andiamo avanti.
Nel luglio 2017, quando era nella Prima commissione del Csm, competente sull’eventuale incompatibilità ambientale di Woodcock a Napoli, riferisce in diretta all’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, l’andamento delle audizioni. E Woodcock era indagato (poi sarà prosciolto) proprio dalla procura guidata da Pignatone, per rivelazione del segreto d’ufficio per le fughe di notizie sui primi scoop del Fatto sull’inchiesta Consip. Ieri Palamara ha spiegato: “Nei mesi precedenti, prima dell’indagine, ero stato a cena con Pignatone e Luca Lotti”. A detta di Palamara le cene con poche persone si sarebbero tenute a casa dell’avvocato Paola Balducci. Poi Lotti sarà indagato nell’inchiesta Consip, con l’accusa di favoreggiamento e rivelazione di segreto. Palamara continua: “In quel periodo parlo con Pignatone anche dell’arrivo del fascicolo Consip che riguardava Lotti”. Quindi giunge al suo ruolo al Csm: “All’epoca ero vice presidente della Prima commissione del Csm e tra i miei compiti c’era quello di indagare su fughe notizie che avevano riguardato i fascicoli Cpl Concordia e Consip. Già dal 2016, sia in virtù della mia provenienza dalla procura di Roma, sia per il mio ruolo, c’era un’interlocuzione con Pignatone. L’iscrizione di Woodcock nel registro degli indagati mi lasciò molte perplessità: indagava su Consip ed era indagato dall’ufficio con cui si coordinava. Ne discutevo con Pignatone, con il quale c’era un confronto costante, anche in riferimento a quel che accadeva in prima commissione. L’iscrizione aveva alterato i rapporti tra gli uffici di Napoli e Roma e c’era molta attenzione a comprendere quel che avveniva nelle audizioni”.
Abbiamo chiesto al procuratore Pignatone se sul punto volesse precisare qualcosa ma ha preferito non replicare.
A Palamara abbiamo chiesto conto anche di una chat agli atti. Perché il consigliere Lucio Aschettino gli scrive “Così Francesco (Cananzi, membro del Csm, ndr) fotte Sirignano (Cesare, magistrato che con Woodcock era titolare del fascicolo Cpl Concordia, ndr) io per questo non ho posto l’accento”? E perché Palamara gli risponde: “Non preoccuparti correggo io”? “Fottere” o non “fottere” Tizio o Caio è il modo corretto di condurre un’audizione? Palamara risponde: “L’indagine che facciamo è per capire se ci fu una fuga di notizie da parte dei magistrati di Napoli”. La fuga di notizie teorica non c’era però. Lo scoop del Fatto su un’intercettazione tra Matteo Renzi e il generale della GdF Michele Adinolfi, infatti, “Non era un notizia riservata e segreta” spiega Palamara “perché era allegata all’informativa su Cpl Concordia. (…) Aschettino in sostanza mi dice: ‘occhio, che se Cananzi fa queste domande, cioè va verso questa direzione, mette nei guai Sirignano, che avrebbe dovuto evitare che la notizia diventasse pubblica da titolare del fascicolo’”.