Tramontato l’accordo con la Cisl sul contratto degli shopper, c’è già un nuovo sindacato di comodo nato pochi giorni fa per prestare soccorso alle aziende che consegnano la spesa a domicilio. Si chiama Unione shopper Italia ed è pronto ad accettare il modello imposto dalle imprese: senza assunzioni né stipendi orari, basato sul lavoro autonomo super precario e pagato a cottimo.
In sostanza, è disposto a ricopiare nero su bianco il sistema finora adottato da Everli (ex Supermercato 24) e dalle altre società del settore. Solo a certe condizioni, quindi non per tutti, scatteranno alcuni diritti legati a maternità e malattia. Sul documento c’era stata l’intesa con la Fisascat Cisl il 30 dicembre ma solo il 30% degli shopper interpellati lo aveva approvato. Così la sigla Cisl del commercio aveva chiesto di riaprire le trattative. Nel frattempo, è arrivata l’Unione shopper Italia, che si è costituita pochi giorni fa durante un’assemblea con 55 iscritti col solo scopo di accettare il volere delle imprese.
La stessa Everli sta in questi giorni sponsorizzando il neonato sindacato tra gli shopper: ha inviato il link del sito web a tutti gli account, chiedendo di compilare il form per aderire. In oggetto, la scritta “importante” in maiuscolo e in allegato un video in cui Federico Sargenti, ad di Everli e presidente dell’associazione datoriale Assogrocery, insiste sull’urgenza di dare mandato di firmare all’Unione shopper Italia: “Noi di Everli oggi non produciamo ancora un utile: finora abbiamo fatto ricorso a finanziamento esterno. A breve se non troviamo una soluzione saremo costretti a ridurre la nostra presenza sul mercato”. In sostanza, preannuncia tagli di posti di lavoro in caso di mancata accettazione.
Il mestiere dello shopper funziona così: riceve l’ordine online, riempie il carrello della spesa e lo porta fino a casa del cliente. La domanda di questi servizi è cresciuta durante il lockdown, ma i lavoratori non sono dipendenti delle aziende, ma occasionali o partite Iva. Per loro valgono le stesse regole applicate ai rider del cibo a domicilio: guadagnano solo in base a quante consegne effettuano. Con il contratto, sarà mantenuto questo sistema, con alcune concessioni. La malattia retribuita in caso di ricoveri e prognosi superiori a 15 giorni; maternità per chi ha fatto almeno 500 consegne. Inoltre si permette alle aziende di dare priorità nei turni a chi ha dato più disponibilità e incarichi portati a termine, un meccanismo identico a quello di Deliveroo, giudicato “discriminatorio” dal Tribunale di Bologna. In primavera, Everli aveva provato a far firmare, inutilmente, il contratto alle sigle degli atipici Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp. A dicembre era riuscita a convincere solo la Fisascat Cisl che, come accennato, non ha ricevuto l’appoggio degli shopper .
Come per i rider, però, ora c’è una sigla costituita appositamente per dire sì alle imprese.