E tre. L’agenzia europea del farmaco Ema autorizza anche il vaccino Oxford Astrazeneca, dopo Pfizer e Moderna, per le “persone a partire dai 18 anni di età”. E succede proprio mentre Astrazeneca si trova al centro del contenzioso con l’Unione europea sulle forniture: “Mi aspetto che Astrazeneca fornisca le 400 milioni di dosi concordate”, ha affermato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. (l’approfondimento sul contratto reso pubblico ieri dall’Ue a pagina 9).
Ma per il vaccino realizzato anche con la collaborazione dell’Irbm di Pomezia le questioni non finiscono qui. Il presidente francese Emmanuel Macron ieri lo ha definito “quasi inefficace sugli anziani”. Provocando la secca replica del professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group e capo ricercatore per gli studi sui vaccini: “Forse si è verificato un malinteso nella lettura dei dati, ci sono prove” a supporto dell’efficacia, “inclusa una forte risposta immunitaria negli anziani”. Eppure la stessa Ema precisa che sull’efficacia nella fascia di popolazione con più di 55 anni “non ci sono ancora abbastanza risultati nei partecipanti per fornire una cifra su quanto bene funzionerà il vaccino in questo gruppo” anche se “è prevista protezione, dato che una risposta immunitaria è stata osservata”. Ad ogni modo la Germania è tornata a raccomandare l’uso dell’antidoto di Astrazeneca solo sotto i 65 anni, come già fatto trapelare da fonti di governo alcuni giorni fa. Oggi in Italia si pronuncerà l’Aifa e per il direttore generale della prevenzione del ministro della Salute, Gianni Rezza, “anche se può avere un’efficacia stimata inferiore ha invece il vantaggio della maneggevolezza”: il vaccino di Astrazeneca si può trasportare e conservare a temperature da frigorifero (2-8 gradi).
Ieri notizie sono arrivate anche dall’americana Johnson&Johnson, che ha annunciato come il vaccino monodose della Janssen, azienda del gruppo, abbia un’efficacia nel complesso del 66% nel prevenire forme di malattia da moderate a gravi, mentre arriva all’85% contro i sintomi più gravi, con alcune differenze geografiche: il farmaco ha funzionato meglio negli Stati Uniti (dove l’azienda chiederà l’autorizzazione alla Fda entro una settimana), con un’efficacia del 72% contro il Covid-19 da moderato a grave, rispetto al 57% in Sudafrica, contro la variante del coronavirus più contagiosa. In ogni caso, si tratta di risultati preliminari di uno studio su 44mila volontari che non è ancora stato completato. E dal Regno Unito arriva una risposta positiva sul vaccino della statunitense Novavax ritenuto “altamente efficace” e “da aggiungere alle contromisure mediche al Covid-19”, secondo il capo degli esperti, Chris Whitty. Dai primi risultati segnalati dall’agenzia del farmaco britannica, Novavax “è efficace all’89,3% nel prevenire il Covid-19” oltre a proteggere dalla variante inglese.
Ed è stata la giornata dell’amarezza del Commissario Domenico Arcuri: “Anche Moderna ha avvisato che non rispetterà i patti. Ci ha informato che per la settimana dell’8 febbraio delle previste 166mila dosi di vaccino destinate all’Italia ne consegnerà 132mila, il 20% in meno: ogni giorno c’è una notizia purtroppo peggiore di quella del giorno prima. I vaccini per l’Italia sono stati ridotti unilateralmente e senza preavviso, ci mancano 300mila dosi che avremmo dovuto ricevere. Abbiamo avviato tutte le azioni possibili a tutela degli italiani, perché i vaccini non sono bibite o merendine”.
L’Unione europea nel frattempo ha istituito un meccanismo di controllo sull’export dei vaccini, ricevendo dure accuse da parte dell’Oms: “Tendenza molto preoccupante che potrebbe mettere a repentaglio la catena di approvvigionamento globale dei vaccini. Non è utile che alcun Paese in questa fase imponga divieti o barriere all’esportazione che non consentano la libera circolazione degli ingredienti necessari che renderanno disponibili in tutto il mondo vaccini, strumenti diagnostici e altri medicinali”.