Raccontano che in questi giorni Mara Carfagna stia ricevendo il triplo delle telefonate. “Hai visto Mara, abbiamo fatto bene a combattere da dentro, a non spaccare. Grazie a noi finalmente Forza Italia ha una linea! E adesso la Lega è costretta a inseguirci!”, è il tono delle chiamate. Carfagna si gode il momento, anche rispetto a chi ha scelto altre strade (come Renata Polverini), ma sa che tutto potrebbe precipitare da un momento all’altro. La spaccatura nel partito è dietro l’angolo.
Domani pomeriggio la delegazione del centrodestra salirà al Quirinale per le consultazioni col presidente Mattarella. La linea di FI è: no al Conte-ter, poi discutiamo, siamo aperti a un governo di unità nazionale. Il problema è che questa, nonostante un avvicinamento di Matteo Salvini, non è la linea di Lega e FdI. Come si è visto nel burrascoso vertice di martedì sera. I tre alleati saliranno al Colle a dire cose diverse. “FI andrà alle consultazioni con il centrodestra, ma le differenze ci sono. Noi non abbiamo mai chiesto il voto, ma un esecutivo dei migliori, di unità nazionale”, ribadisce Mariastella Gelmini. La capogruppo è intervenuta, martedì sera, in una surreale riunione di gruppo a Montecitorio dove non volava una mosca: hanno parlato solo lei e Renato Brunetta. “Era meglio salire al Quirinale da soli. Siamo un’alleanza plurale. Se Salvini non condividesse la nostra linea, gli chiederemmo di avere la stessa generosità che ebbe Berlusconi nel 2018 sull’alleanza gialloverde”, afferma l’ex ministro.
Insomma, il ragionamento forzista è lineare: all’unità nazionale Meloni ha già detto no per motivi meramente elettorali. A quel punto dirà no anche la Lega, perché Salvini non può permettersi di lasciare a FdI una prateria elettorale. “Quindi rimarremmo solo noi e a quel punto ci spaccheremo: quelli pronti a dare una mano al governo partecipando a una simil-maggioranza Ursula (M5S-Pd-FI più altri), e che quelli che resteranno ancorati a Salvini”, racconta una fonte. Mentre qualcun altro fa notare che la posizione berlusconiana in questo momento è uguale a quella di Matteo Renzi: no al Conte-ter, sì a una nuova maggioranza più ampia. “Sembra di essere tornati all’epoca del patto del Nazareno, ma senza Denis Verdini. Si vede che Berlusconi e Renzi sono fatti per intendersi”, la butta sul ridere Osvaldo Napoli. Ma in effetti è così: Renzi e Berlusconi in questo passaggio viaggiano in parallelo.
L’assemblea dei senatori, invece, è stata un po’ più movimentata. “Qui arrivano messaggi terrorizzanti dal vertice, i candidati li decideranno tutti Ronzulli e Ghedini. Se è così, ci sarà una fuga generale”, confida un senatore.
Dove tutto questo porterà è difficile dirlo. Berlusconi, dicono, è molto tentato di scendere a Roma per le consultazioni. A trattenerlo, però, è soprattutto il fatto che non si sta presentando alle udienze del Ruby-ter adducendo legittimo impedimento e motivi di salute. Ed è chiaro che un viaggio a Roma avrebbe il sapore della beffa nei confronti dei giudici di Milano. Dove, tra i 28 imputati, ci sarà pure la “traditrice” Mariarosaria Rossi, accusata di falsa testimonianza sulle olgettine.