Presidenziali: l’ultradestra di Ventura ora pesa sul governo

“Puntiamo al 15% alle prossime Legislative e non ci sarà un governo senza Chega”. André Ventura, il leader dell’ultradestra portoghese che si è aggiudicato l’11,9% alle Presidenziali di domenica scorsa, fin dal suo discorso notturno non ha mai usato i termini “dimissioni” o “vittoria”, ma ha ammesso che “restituirà” la parola ai militanti di Chega e ha sottolineato che lui e il suo partito sono la vera novità uscita da queste urne. Con un risultato a due cifre – la prima volta per una formazione di ultradestra in 40 anni dalla dittatura – e sette volte i voti del 2019, infatti, Ventura e il suo partito entrano a pie’ pari nel già anomalo panorama politico portoghese che regge su un equilibrio – a questo punto sempre più precario – tra il governo di minoranza di sinistra di Antonio Costa e la presidenza, appena ribadita dalle urne, di Marcelo Rebelo de Sousa appoggiato dal centrodestra. Tra i due, la socialista Ana Gomes, arrivata seconda nel voto di domenica, con il 12,9%, prima donna candidata ad aver mai ricevuto tante preferenze, eppure non ufficialmente sostenuta dal suo partito di governo. Partito che ora con il vicepresidente dell’esecutivo, David Justino, ne rivendica lo scarto di voti su Ventura, con il quale, sostiene il numero di due di Costa, “non si può neanche pensare di dialogare, visto che rappresenta il peggio della politica portoghese”. Così, nel giorno del più alto numero di contagi e di morti per Covid-19 nel Paese lusitano, il futuro del dialogo espresso fin qui dalle varie forze politiche per superare la crisi, viene incrinato dall’ascesa del populismo di Chega. A fare i conti con questo è soprattutto la sinistra, a partire dal Partito comunista portoghese (Pcp), il cui candidato, João Ferreira, che ha raccolto il 4,3% dei voti, è stato “terremotato” da Ventura addirittura nel feudo rosso di Alentejo, tradizionalmente a sinistra, che questa volta ha espresso la sua preferenza per l’ultradestra con punte del 16%. In generale nel Paese a perdere di più è stata proprio la sinistra che mai aveva toccato percentuali così basse, lasciando per strada quasi un milione di voti rispetto alle presidenziali del 2016. Gomes, Ferreira e Marisa Matias, la candidata di Blocco di sinistra insieme hanno ottenuto solo 900 mila voti. Il Pcp e il Partito ecologista che ha appoggiato Ferreira oggi riuniscono il comitato centrale per riflettere sulla disfatta, “fermare il populismo” e chiedere al presidente de Sousa di “fare pressioni sul governo perché risolva la crisi economica”, vero nemico del voto. Alle urne è andato il 40% degli elettori.

Xenofobi dentro la rivolta. Olanda, la regìa di Pegida

Non è stata solo la Capitale, Amsterdam, a prendere fuoco domenica sera. Anche in altre città e villaggi della piccola Olanda migliaia di persone, soprattutto giovani, sono scese nelle strade contro il coprifuoco notturno, imposto per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale, e il parziale lockdown. I manifestanti si sono radunati a dispetto del coprifuoco saccheggiando negozi, appiccando il fuoco alle auto in sosta e scontrandosi con la polizia, armati di coltelli, spranghe e bombe molotov.

Troppo organizzati, come se, più che una rivolta sociale di insofferenza per le misure anticovid, a guidare i dimostranti vi fosse una regìa precisa. E gli investigatori hanno il nome di Pegida, il gruppo xenofobo che dalla Germania ha messo radici anche in Olanda. La polizia ha dovuto schierare reparti a cavallo, cani e squadre antisommossa: sono stati usati lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la manifestazione più popolata nel centro di Amsterdam. Circa 200 gli arresti. Secondo l’agenzia Reuters, già sabato, nel villaggio di pescatori di Urk, decine di giovani avevano dato fuoco a un centro per i test sul coronavirus per poi scontrarsi con i poliziotti. A Enschede, il Medisch Spectrum Twente è stato colpito da pietre e i rivoltosi “hanno tentato senza successo di rompere le finestre dell’ospedale”, ha detto un portavoce della struttura. Gli attacchi più violenti sono avvenuti a Eindhoven, nel sud, dove è stata danneggiata anche la stazione ferroviaria appena rifatta, ingaggiando una vera e propria battaglia con le forze di sicurezza. Un portavoce del sindacato nazionale della polizia, Koen Simmers, ha affermato che gli agenti si stanno preparando a ulteriori disordini. “Ttemo che sia stato un presagio per i prossimi giorni e settimane”, ha sottolineato. Il primo a condannare le violenze è stato il premier dimissionario Rutte, che assieme al capo della polizia ha definito i manifestanti “veri criminali le cui azioni nulla hanno a che fare con la lotta per la libertà e la perdita del lavoro. Bisogna chiedersi cosa stessero davvero pensando e perseguendo queste persone”.

Il fatto è che guardare in faccia alla verità può fare molto male al premier Rutte che guida il Paese dei tulipani da ben undici anni. Una decade in cui sono cresciute in tutta l’Olanda formazioni neonaziste e si sono innestati movimenti xenofobi, specialmente islamofobi, come la tedesca Pegida.

E infatti il gruppo Pegida ha annunciato che intende organizzare una manifestazione anti islamica a Eindhoven, nonostante il divieto del sindaco John Jorritsma. Il problema è che Pegida sta progettando di profanare in qualche modo una copia del Corano. Se dovesse accadere, parte della cospicua minoranza musulmana potrebbe reagire anche in modo violento e la radicalizzazione dei giovani musulmani nati o diventati cittadini olandesi potrebbe aumentare con le prevedibili conseguenze. In passato una manifestazione dell’organizzazione xenofoba aveva provocato disordini e scontri per i quali era stato necessario schierare 300 agenti e due unità antisommossa. Pegida ha fatto sapere di non voler rispettare il divieto del sindaco e di voler andare avanti nell’organizzazione della manifestazione. Difficile a questo punto credere che Pegida non abbia organizzato anche gli scontri di questi giorni data la sincronia delle manifestazioni. Insomma, il movimento neonazista tedesco si è impadronito anche del malcontento nel Paese dei tulipani passando dal versare sangue di maiale sulle porte delle moschee a cavalcare il disagio della crisi causata dalla pandemia.

La scorsa primavera, l’atteggiamento “frugale” del primo ministro conservatore Mark Rutte – dimessosi con l’intero governo dieci giorni fa per uno scandalo dovuto alla mancata corresponsione degli ammortizzatori sociali pubblici a famiglie con cognome straniero aventi diritto –, nei confronti del contagio era stato letto come espressione dell’approccio finalizzato a lasciar correre il virus per raggiungere quanto prima l’immunità di gregge.

Ma, forse, a contribuire a questa sua nefasta scelta è stata la consapevolezza del pericolo di una crescita esponenziale degli adepti olandesi di Pegida qualora avesse imposto misure estreme di contenimento contro il virus. Ciò non toglie che nascondendo la polvere sotto il tappeto questa rimanga per sempre coperta. Il compito di un primo ministro sarebbe di evitare gli accumuli assieme ai calcinacci e alle macerie di questi giorni.

Notte Taranta contro Merante: “Musica non sia un inno ai clan”

Incredulità e sdegno nel Salento per U latitanti il brano della cantante calabrese Teresa Merante che inneggia alla mafia sulle note de Lu rusciu de lu mare, il canto popolare diventato uno dei simboli della Taranta e della pizzica. Rabbia generata principalmente dal contenuto del testo: “Fuggite giovanotti, questa è la polizia! Sparate a tutta forza verso quella brutta compagnia”, canta la folk singer nel brano che ricorda il latitante Rocco Castiglione, boss della ’ndrangheta ucciso in un agguato. “Si stanno avvicinando con i mitra in mano – continua – non abbiate paura perché sono quattro pezzenti. Noi siamo i latitanti e siamo i più potenti. Sparammo con pistole e con fucili a canne mozze, ma erano di più e ci presero tutti”.

Un vero e proprio trionfo del male sulle note che nel 2003 hanno ispirato il brano “Li radici ca tieni” in cui il gruppo leccese dei Sud Sound System ha esaltato valori come fratellanza e condivisione. Per i Sud non è in discussione il diritto d’autore, ma i “valori da difendere” e il rispetto per chi ha pagato con la vita la lotta contro la mafia, dalla Sacra corona unita alla ‘ndrangheta: “Il sacrificio di chi è morto per difendere la nostra terra non merita un insulto così miserabile”. La Fondazione Notte della Taranta ha annunciato un esposto “per accertare eventuali reati commessi e al tempo per esprimere la totale lontananza della nostra musica popolare da certe pratiche criminali”. Ma anche a Roma la vicenda ha generato proteste. Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, ha fatto sapere che sarà presto depositato un esposto nei confronti della Merante per istigazione a delinquere: quei brani “sono un vero e proprio pugno allo stomaco per chi, come gli appartenenti alle forze dell’ordine, lavora ogni giorno rischiando la vita per estirpare dal Paese il cancro della criminalità organizzata”. Per la Merante, invece, le sue sono solo “d’amore, aggregazione e allegria” e tutta la vicenda “è solo un polverone mediatico”.

Regeni, Mattarella: “L’Egitto dia risposte”. Il 29 aprile l’udienza per gli 007 del Cairo

L’azione della Procura di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità (…). Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno dell’anniversario del rapimento di Giulio Regeni. Era il 25 gennaio 2016: alle 19.41 l’ultimo messaggio del ricercatore. Da quel momento, di lui, si perdono le tracce fino al 3 febbraio, quando il cadavere, torturato, viene ritrovato su una strada tra Il Cairo e Alessandria.

Ieri il caso è stato discusso nel Consiglio degli Esteri Ue. È stato il ministro Luigi Di Maio a parlarne. Il dialogo con l’Egitto non può andare a discapito dei “diritti umani”, ha detto il titolare della Farnesina. Che ha aggiunto: “Il barbaro omicidio” del ricercatore “è una ferita” “inevitabilmente anche europea. Da cinque anni la famiglia di Giulio e tutti noi chiediamo giustizia, ma quella giustizia non è ancora arrivata”. Una posizione che avrebbe trovato ampio sostegno da parte degli Stati membri: tra gli intervenuti, i ministri di Lussemburgo, Belgio, Grecia, Cipro, Estonia, Bulgaria e Malta, oltre all’Alto Rappresentante Josep Borrell, si sono detti solidali con l’Italia e pronti ad aiutare. Al di là degli annunci, si vedrà cosa avverrà in concreto. Di certo, da parte dell’Egitto non c’è stata alcuna apertura. Ancora senza risposta le domande contenute nelle rogatorie inviate dai pm di Roma che hanno iscritto nel registro degli indagati quattro agenti della National Security, i servizi segreti di Al-Sisi, tre accusati del sequestro e uno anche di omicidio. Per loro la Procura ha chiesto il processo. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 29 aprile davanti al gup Pier Luigi Balestrieri. Che, in mancanza di una risposta da parte delle autorità egiziane, dovrà anche sciogliere il nodo dell’assenza dell’elezione di domicilio per gli imputati.

“In questi 5 anni abbiamo sentito tante parole vuote ma anche bugie”, come le parole dell’allora “Presidente del Consiglio che disse di essere stato avvisato appena il 31 gennaio della scomparsa di Giulio”, elemento che “dai dati che abbiamo ci sembra impossibile”, ha detto Paola Deffendi, madre di Giulio, riferendosi ai giorni del rapimento, quando il premier era Matteo Renzi. “Quello che è successo in Egitto possiamo saperlo, non sappiamo cosa sia successo in Italia, come mai non sia stato salvato”. “Cosa ha intralciato tutto questo? È un aspetto che ci tormenta”, ha concluso.

Suocero di Conte, la Gdf acquisisce gli ultimi bilanci

La Finanza ha acquisito, su delega della Procura di Roma, gli ultimi sette bilanci depositati della Immobiliare Roma Splendido srl, società amministrata da Cesare Paladino, suocero del premier Giuseppe Conte. I pm contestano il reato di omesso versamento di imposte e contributi per l’anno 2017 a Paladino e a John Shadow Shawn, fratellastro della compagna di Conte, Olivia Paladino. John Shadow Shawn è proprietario di una quota di una delle società collegate alla Splendido. Secondo i documenti che i pm hanno acquisito dall’Inps, la società avrebbe dichiarato contributi previdenziali per i propri dipendenti per circa 160 mila euro, somma pagata solo in parte. L’importo è superiore alla quota limite di 150 mila euro che fa scattare gli estremi del reato penale. Reato che si estingue se, prima della conclusione delle indagini preliminari, l’indagato versa l’importo contestato o – come per la Splendido – concorda una rateizzazione. Ora le verifiche degli inquirenti riguardano anche gli anni precedenti e successivi al 2017.

Morta nel burrone, fermato fidanzato: “L’ha ammazzata”

La vita spezzata di Roberta Siragusa ha lasciato senza fiato la comunità di Caccamo, piccolo borgo in provincia di Palermo. Il corpo della 17enne è stato trovato domenica mattina in campagna, in un dirupo. È stato il fidanzato Pietro Morreale, 19 anni, a indicare ai carabinieri dove si trovasse il cadavere, dopo che si era presentato in caserma accompagnato dal padre e dal legale. Non ha ammesso di averla uccisa, ma per la Procura di Termini Imerese è il principale sospettato, e oggi il giudice per le indagini preliminari deciderà la convalida del fermo per l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Gli inquirenti vogliono sapere se ci sono segni di violenze sul corpo di Roberta, per questo è attesa l’autopsia, mentre ieri è stata eseguita una tac. Per capire quale possa essere il movente, le indagini puntano a ripercorrere gli ultimi istanti della giovane coppia, che sabato sera era in compagnia di alcuni amici. Un aiuto potrebbe arrivare dal cellulare dei giovani, il tracciamento del Gps ed eventuali messaggi.

Farmaci letali ai malati di Covid, arrestato primario. “Uccide per liberare posti letto”

Per chi indaga non è stato un errore, né una cura finita male. Per la Procura di Brescia e i carabinieri del Nas il primario dell’ospedale di Montichiari, Carlo Mosca, ha somministrato i farmaci a due pazienti sapendo che sarebbero andati incontro a decesso. Per questo il medico, 47 anni, nato a Cremona ma residente a Mantova, è accusato di omicidio volontario e falso in atto pubblico per le morti di due pazienti affetti da Covid. Uno aveva 61 e l’altro 80 e sono spirati tra il 20 e il 22 marzo nella fase più acuta della prima ondata di Covid-19 che aveva travolto le province di Bergamo e Brescia. I farmaci, ritenuti letali, sono Propofol e Sucinilcolina, che solitamente si iniettano in pazienti che devono essere intubati o sedati. In nessuno dei due casi è accaduto e le vittime sono decedute per mancanza d’aria nei polmoni, finiti in depressione a causa delle sostanze.

“Deve ritenersi che Mosca abbia somministrato i farmaci menzionati non per una intollerabile leggerezza, imprudenza o per effetto di una inescusabile imperizia, bensì nella piena consapevolezza dei presupposti della sua condotta e con la volontà di uccidere”, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. È stato un infermiere a denunciare la situazione facendo scattare le indagini, durate un anno. “Io non ci sto a uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”, scrive su Whatsapp a un collega infermiere parlando della decisione di Mosca di far preparare il mix di farmaci. “Io non ci sto, questo è pazzo”, risponde il collega parlando delle scelte del primario. Tre salme sono state riesumate per essere sottoposte a indagini di natura autoptica e tossicologica. In un caso, in tessuti e organi è stata rilevata la presenza del farmaco anestetico e miorilassante usato nelle procedure di intubazione e sedazione. Nella cartella clinica del malato, Mosca non aveva però registrato la somministrazione, ma in un’intercettazione ambientale agli atti ha ammesso di averlo utilizzato. “Non ho somministrato quei farmaci e lo dimostrerò” si è difeso il medico. Gli Spedali civili, che controllano l’ospedale di Montichiari, lo hanno però nel frattempo sospeso dall’incarico. “E siamo pronti – dicono i vertici del principale ospedale bresciano – a collaborare con la Procura”.

Mail Box

 

Godremo del Recovery solo a precise condizioni

Bisogna scriverlo in prima pagina a caratteri cubitali che i soldi del Recovery sono elargiti solo a condizione di antiriciclaggio, anticorruzione, antifrode e conflitto di interessi. Anche il governo dovrebbe fare più pubblicità su ciò. Ai cittadini piace saperlo, si sentono più fiduciosi. Sarà per quello che qualcuno insiste sul Mes. Forse perché meno vincolato e più alla portata di amici degli amici?

Ornella Bordin

 

Il “nostro” è un giornale in continua crescita

La mia edicolante, con un bel sorriso, mi ha spiegato che in questi giorni il Fatto, nella sua edicola, vende più copie del Corriere della Sera. In breve tempo da 2 copie giornaliere il vostro giornale è passato a 10. Sono orgoglioso di essere un abbonato storico e disponibile a contribuire alla difesa da cause promosse dall’Innominabile.

Renzo Spiazzi

 

Che insolenza la destra nei confronti del premier

Gli unici due parlamentari che hanno chiamato “avvocato” Conte e non “signor presidente del Consiglio”, nei loro interventi sulla fiducia al governo, sono stati Salvini e Meloni. Propongo comunque un sig. Salvini e una sig.ra Meloni per usare il loro stesso linguaggio.

Giancarlo Andreoli

 

Fontana-Gallera, una coppia da “Zelig”

Gentile Direttore, dopo le ultime performance del nostro “sgovernatore”, emulo dell’indimenticabile zio Fester della famiglia Addams nella lettura del “bollettino della peste” insieme all’ormai defenestrato Gallera, mi spiega per quale ragione gli elettori si ostinano a votare Lega e più in generale un centrodestra che è degno di Zelig?

Marco Private

 

Firmiamo per una legge contro il nazifascismo

Da ottobre è attiva la raccolta firme per la legge contro la propaganda fascista e nazista proposta dall’Anagrafe Antifascista di Stazzema. Tam tam sui social, passaparola, i cittadini si sono dimostrati molto attivi, ma per ora neppure un cenno sui media. E la campagna davvero lo merita. Sono certa che il mio giornale non resterà indifferente. Tra l’altro, molti comuni nicchiano, rendendo difficoltoso l’accesso ai moduli, che sono invece stati inviati tramite pec in tutt’Italia. Ecco l’indirizzo web con tutte le istruzioni: www.anagrafeantifascista.it.

Donatella

 

L’Innominabile si siede sugli strapuntini?

Gentilissimo direttore, la mia curiosità ha prevalso: guardando la foto pubblicata alla pagina 3 del suo quotidiano di sabato ho notato che la sedia ove è seduto il senatore Renzi è diversa da quella vuota alla sua destra e anche quella alla sua sinistra, dov’è seduta l’ex ministro dell’Agricoltura, appare diversa. Mi chiedo e le chiedo: il capo di Iv è seduto su un seggiolone oppure su un strapuntino? Forse è fatta per problemi di postura?

Vincenzo Frisenda

 

Caro Vincenzo, non saprei. Ma, come garantiscono i tre suddetti, Italia Viva è allergica alle poltrone. Dunque immagino che la fotografia fosse un fotomontaggio.

M. Trav.

 

Sono i parlamentari a dover fare i governi

Caro Travaglio, a cosa serve andare a votare se poi il governo non viene costituito sulla base dei risultati elettorali, ma sulla compravendita dei parlamentari?

Pietro Volpi

 

Caro Volpi, nel proporzionale tutti i governi nascono in Parlamento da trattative con gruppi e singoli parlamentari. E lo sa chi ha ripristinato il proporzionale con il Rosatellum? L’Innominabile, con i voti favorevoli di B. e Salvini e quelli contrari di 5 Stelle e Fratelli d’Italia.

M. Trav.

 

Troppi voltagabbana: come gestirli?

Caro Direttore, Giuseppe Conte disse in merito ai voltagabbana che è un fenomeno dove bisogna intervenire, ma senza ledere le libertà individuali, ma che comunque andrebbe scoraggiato o rallentato nell’efficacia. Cosa ne pensa in merito? Cosa può fare il popolo visto che tutti i partiti sono compatti e non voteranno mai per cancellare o scoraggiare questo fenomeno? Si danneggia la stabilità governativa, e rischia ogni volta di aprire scenari pietosi (o peggio corruttivi) di singoli parlamentari che per una carriera politica sono invogliati a cedersi al miglior offerente.

Gianmarco Cartesiani

 

Caro Gianmarco, l’unica soluzione è quella proposta da Gustavo Zagrebelsky: chi lascia il partito nel quale è stato eletto decade da parlamentare e, volendo, si ripresenta nel partito che preferisce alle elezioni successive, sempreché qualcuno lo voti.

M. Trav.

 

Ossessione per Sanremo ma i teatri restano chiusi

Vorrei segnalare la vergogna che la Rai si appresta a compiere: i teatri sono chiusi da tre mesi e loro vogliono, al Festival di Sanremo, il pubblico. Se dovesse accadere, sarebbe una vergogna e una umiliazione per tutti gli operatori teatrali italiani.

Fabio Battistelli

Il confeRenziere. “Di che sarebbe esperto? Chi lo paga per le lezioni?”

 

Domanda a Marco Lillo: di che cosa parla, cosa insegna Renzi quando gira il mondo per conferenze? In quale materia sarebbe tanto esperto? Cosa se ne fanno gli stranieri di lui?

Susanna Di Ronzo

 

Ho letto sul “Fatto” che Renzi incassa un milione di euro all’anno solo facendo conferenze. La cosa mi ha creato sconforto e ilarità… Ma chi lo ascolta? Chi sono i fruitori dei suoi deliri verbali?

Francesca Bello

 

È stupefacente apprendere che Renzi è stato profumatamente pagato per le sue conferenze in giro per il mondo. Mi chiedo quali testimonianze ed esperienze da alto statista si attendevano da lui i suoi committenti.

Alessandro Carminati

 

Ho letto l’articolo sulle conferenze a pagamento di Renzi… ma il senatore quando lo fa? Ho incominciato a lavorare a 15 anni come operaia e dopo 42 anni legali (+5 anni in nero) sono riuscita ad andare in pensione con una cifra modesta… Quindi capirete quanto “mi incazzo” a leggere queste notizie…

Assunta Prudenzano

 

L’articolo sui compensi di Renzi nel 2019 ha suscitato incredulità e sdegno. Gran parte del reddito dichiarato da Renzi (un milione e 92 mila euro) è stato corrisposto per le sue partecipazioni a eventi all’estero. Renzi non è il primo ex politico a farsi pagare per parlare in questo tipo di conferenze e sui suoi compensi va detto che paga le tasse in Italia. Da questo punto di vista non c’è nessuno scandalo quindi. Il problema per me è un altro: Renzi – a differenza dello spagnolo Mariano Rajoy presente a un evento in Cina con lui – non è un ex politico. Il senatore guida un partito che oggi determina le sorti del governo. Per scrivere l’articolo mi sono servito di Linkedin. Però non basta certo l’elenco delle conferenze pubblicato su quel sito per fare trasparenza. Renzi dovrebbe spiegare chi lo ha pagato, e quanto, per andare ai convegni di fondi svizzeri, banche americane e francesi, soggetti cinesi o arabi. Anche perché queste società spesso hanno interessi legittimi in Italia e sarebbe giusto sapere tutto per poi verificare potenziali conflitti di interessi.

Marco Lillo

La crisi “disfattista” nel caos del virus

Può darsi che alla fine andremo a votare, perché Giuseppe Conte non sarà riuscito ad allargare la maggioranza dopo la defezione di Matteo Renzi. Si sta installando l’idea che sia Conte a dover riaprire a Italia Viva, e non i renziani che hanno teso l’agguato.

Può darsi che vinceranno gli apparati e i poteri che non hanno mai sopportato il presidente del Consiglio: troppo indipendente, troppo lontano dai palazzi, troppo attento ai pareri dei virologi.

Nel dibattito al Senato, l’opposizione è giunta sino a rivolgersi a Conte chiamandolo avvocato, quasi fosse un usurpatore. La crisi viene presentata come un ennesimo episodio della lunga storia italiana di governi precari: una storia di normale instabilità.

Così ragionando, si dimentica il contesto in cui è avvenuta la rottura di Renzi: una pandemia che scuote il mondo e mette in ginocchio le sue economie. Un virus che non solo corre, ma nelle sue mutazioni incattivisce con spaventosa velocità, rischiando l’inefficacia dei vaccini. Una campagna di vaccinazioni che in Italia è cominciata bene – siamo tra i primi nel continente – e d’un tratto viene paralizzata dai Big Pharma (Pfizer, AstraZeneca) che violano i contratti con l’Europa diminuendo le consegne pur di vendere magari le fiale ad altri, a prezzi più lucrosi (Arcuri e Conte hanno deciso di portare in tribunale Pfizer e AstraZeneca, e ora a Bruxelles Von der Leyen e Michel seguono l’esempio). E ancora, sullo sfondo: una tragica mancanza di terapie che curino definitivamente i malati gravi ed evitino il moltiplicarsi dei morti (in Inghilterra oltre mille al giorno). Terapie più che mai necessarie visto che ormai lo sappiamo: non si arriverà quest’anno all’immunità collettiva, la ricerca farmacologica va intensificata al massimo. Al momento si può solo sperare nel funzionamento dei confinamenti differenziati, tanto vilipesi ma che proteggono l’Italia più di altrove.

Ci si ricorderà di questo contesto il giorno in cui si faranno i conti, e si enumereranno i responsabili del disastro. Quel giorno i disfattisti pronti a spezzare la legislatura dovranno spiegare come mai hanno fatto di tutto per raggiungere un unico obiettivo: il caos. Il caos che sta di fronte al virus: inutile dire chi uscirà vittorioso da un simile faccia a faccia. Forse non sarebbe inopportuno che Mario Draghi – invocato da tanti– dica qualcosa in proposito.

Gli italiani in primis sono spaventati e si ostinano a non capire quel che succede. Un governo li ha guidati durante il primo lockdown e i confinamenti mirati, e del capo di governo, hanno deciso di fidarsi, autodisciplinandosi con un impeto solidale e responsabile niente affatto scontato, anche se triste. “Non si caccia l’uomo più popolare per fare un favore a quello più impopolare”, è stato detto, e allo stupore di D’Alema, Renzi risponde che la politica è una cosa seria, perbacco, mica è facebook! Al signor Renzi e soprattutto a Italia Viva mi piacerebbe chiedere: “Ma sanno quel che stanno vivendo gli italiani, e si sono domandati perché Conte sia popolare e come lo sia divenuto, in questi tempi del tutto anomali, contrassegnati da sofferenza, solitudine, deprivazione e morte? Sanno l’enorme, mai vista violenza del Covid? Si chiedono cosa significhi mettere il caos e l’esclusiva volontà di nuocere davanti alla corsa di un virus incanaglito?”.

Tuttavia il duello Renzi-Conte non spiega tutto. Dietro Renzi ci sono l’opposizione, la stragrande maggioranza dei giornali, i notiziari, alcuni talk (tra i più esagitati Non è l’Arena). È un coro quasi unanime che narra di un presidente del Consiglio incapace, responsabile di 85.000 morti. Che va a caccia di voltagabbana nei quali, cieco com’è, cerca sostegni contro Covid, recessione e povertà. E che li cerca tramando tenebrosamente con servizi segreti, vescovi, alti ufficiali della Guardia di Finanza (parola del direttore de La Stampa). Che spreca soldi comprando inutili banchi a rotelle. Che non ha il coraggio di sconfessare i ministri più odiati dai disfattisti: non tanto Lucia Azzolina quanto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Perfino l’America di Biden è perversamente usata contro Conte, reo di inesistenti complicità con Trump (ogni leader europeo ha dovuto trattare con Trump, e vittoria di Biden oggi osannato non cicatrizza lo sconquasso americano).

Prima che Conte annunciasse le dimissioni, era prevista una sessione parlamentare scabrosissima. Nessuno aveva letto la relazione preparata da Bonafede in risposta ai solleciti di Bruxelles per il Recovery Fund, e già i disfattisti avevano chiesto la testa del giustizialista che aveva osato bloccare la prescrizione.

Infine c’è l’accusa di appoggiarsi a tecnici e virologi. Appena Conte nomina un consiglio scientifico o un commissario speciale spuntano politici e poteri che si sentono esautorati. Sono gli stessi politici che esecrano task force indipendenti per gestire il Recovery Fund, come raccomandato dall’UE per evitare sprechi e tangenti. L’inaudito malloppo risveglia inconfessati appetiti che il caos può sfamare.

I disfattisti usano malamente la parola di Mattarella: “Costruttori”. Pensano che il caos sarà di qualche aiuto e creerà – come spesso accade – un nuovo ordine che noi mortali non possiamo ancora decifrare. Ma non sarà così. Quello a cui assisteremo, se dovesse aprirsi una lunga campagna elettorale, è un marasma sanitario di proporzioni incalcolabili. Già oggi, dopo mesi di attacchi logoranti a Conte e a ministri capaci ed esigenti come Speranza, Azzolina, Bonafede, Gualtieri, la situazione vacilla: a causa delle vaccinazioni sospese da Big Pharma o degli attacchi al Commissario Arcuri. Perfino i tecnici si fanno un po’ meno veritieri davanti a uno scenario certo migliorato, ma pur sempre altalenante, infido. Non dicono che il virus può minacciare ristoranti o teatri, ma anche le scuole. In genere, che si tratti di ristoranti, teatri, scuole, andrebbe detto chiaramente che le regole potrebbero cambiare a fronte dell’alta circolazione del virus. Le scuole sono sicuramente più importanti dei ristoranti, ma il problema è che abbiamo a che fare con un virus e con future/eventuali varianti efficientissime, che potrebbero far salire il famoso indice Rt a 3.

Alcune timidezze del Cts favoriscono i disfattisti, che chiamiamo così perché nel momento peggiore disfano non tanto il governo Conte, quanto la fiducia degli italiani nelle proprie istituzioni e le responsabilità che ogni cittadino si è assunto accettando di chiudersi in casa, smettere contatti e amicizie, dilatare –per proteggerli – la solitudine degli anziani.