Unione europea e Stati Uniti ripetono da tempo che se Vladimir Putin dovesse dare l’ordine di invadere l’Ucraina, contro Mosca si riverseranno sanzioni senza precedenti. Alcuni giorni fa, dopo un colloquio telefonico poco proficuo tra Putin e Biden, la Casa Bianca aveva comunicato che “un’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca spingerebbe Washington e i suoi alleati a rispondere in modo deciso e imporre costi pesanti alla Russia”. La risposta degli alleati sarà “rapida, unita e pesante”, confermava il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Allo stesso tempo, in Europa, mercoledì, in un dibattito al Parlamento di Strasburgo sulla sicurezza europea e la minaccia militare della Russia, i deputati Ue confermavano che il rafforzamento militare russo lungo il confine ucraino rappresenta “una minaccia alla pace in Europa” e che bisogna prevedere “sanzioni dure” contro la Russia. Nei fatti, mentre Mosca muove le sue pedine, se né Ue né Usa né nessuna altra potenza occidentale dubita che ci saranno sanzioni contro Mosca in caso di invasione dell’Ucraina, più difficile a questo stadio è capire di che tipo di sanzioni si tratterà. Diverse opzioni sono messe sul tavolo, ma l’Occidente appare spaccato. Come ricorda anche il giornale online Mediapart, pure nel 2014 c’erano voluti mesi perché gli europei trovassero un accordo quando Mosca invase la Crimea.
Washington propone di spingersi fino alla sospensione per le banche russe dal sistema di pagamento internazionale Swift che, come ricorda Bloomberg, è l’equivalente di Gmail per il sistema bancario globale, un codice che permette di inviare in sicurezza messaggi a migliaia di istituzioni finanziarie in tutto il mondo. La misura avrebbe ripercussioni economiche serissime per Mosca, con conseguenze però anche sui paesi europei che dipendono dalla Russia per le forniture di gas. Un tipo di misura a cui parte dell’Europa resta ostile. In Ue, le spaccature sono evidenti. Esiste una “molteplicità di approcci – scrive Mediapart – secondo gli Stati membri e le storie nazionali segnate dall’era sovietica”. Nel comunicato finale redatto al termine della riunione dell’Europarlamento di mercoledì, cinque gruppi su sette, tra cui il Ppe di destra, i socialdemocratici dell’S&D e i Verdi chiedevano “ampie sanzioni finanziarie ed economiche”. Non si escludono sanzioni individuali destinate a colpire familiari o personalità vicine a Putin economiche o divieti di circolazione in Ue. In tanti propongono di colpire il settore energetico, mettendo fine alle nuove esplorazioni di gas e viene chiesto a Berlino di interrompere i lavori per il gasdotto North Stream 2 che unirà Russia e Germania passando per il mar Baltico. “La Germania deve superare la logica egoistica del North Stream 2 e diventare la leader dell’unione del gas”, secondo il partito conservatore polacco PO (Piattaforma civica). Esponenti del PiS, il partito polacco di destra Diritto e giustizia, difendono la “linea dura” contro Mosca e definiscono l’Europa “l’anello debole nella difesa contro l’imperialismo russo”. Nell’ala sinistra del Parlamento Ue, che resta piuttosto isolata, si punta il dito non solo contro la Russia ma anche contro gli Stati Uniti e le loro responsabilità nella crisi attuale e contro la Nato. Il deputato spagnolo Ue Manu Pineda del partito Izquierda Unida (IU) critica gli Usa che “continuano a orchestrare guerre fuori dal loro territorio, mentre l’Ue continua ad agire in modo irresponsabile: la Nato utilizza l’Europa e la sua frontiera con la Russia – ha detto – come una enorme base militare al servizio di interessi geopolitici che non sono quelli dell’Ue”. I deputati del gruppo La gauche, ritengono che l’Ucraina debba restare fuori dall’Alleanza atlantica: “Diversamente dagli Stati Uniti, la Russia resta sul continente europeo”, ha detto Emmanuel Maurel della France Insoumise (partito della sinistra radicale francese). E mettono in evidenza che tanto il cancelliere tedesco Scholz che il presidente francese Macron hanno detto che “non c’è sicurezza europea senza sicurezza russa”.