Le Regioni daranno la priorità ai richiami perché non ci sono certezze sulle consegne del vaccino Pfizer/Biontech, il commissario straordinario Domenico Arcuri ha spiegato che potrebbero mancare le dosi per oltre 54 mila persone che hanno ricevuto la prima iniezione all’inizio della campagna, tre settimane fa. Il protocollo dice 21 giorni tra una somministrazione e l’altra, ma una settimana, dicono gli esperti, non cambia nulla. “Per la settimana del 18 gennaio 2021 – scrive l’ufficio del commissario – Pfizer ha operato unilateralmente e senza preavviso una sostanziale riduzione delle dosi (da 562.770 a 397.800, il 29% in meno), secondo una logica né anticipata né condivisa”.
I ritardi di Pfizer/Biontech, produttori del primo vaccino autorizzato, rallentano le operazioni: fino al 15 gennaio, data della comunicazione dei ritardi, in Italia erano state fatte da 60 mila a quasi 92 mila iniezioni al giorno, meglio della Germania; da allora siamo scesi a 58 mila, poi a 33 mila, proprio per accantonare le dosi per i richiami. Le prime somministrazioni, in alcune Regioni, potrebbero scendere a zero. Sarà colpito, se i ritardi proseguiranno, chi ha vaccinato di più.
Ieri il colosso americano Pfizer ha fatto sapere, senza assumere impegni, che ripristinerà le forniture e a febbraio recupererà, ma si fatica a crederci dopo questi giorni: secondo il commissario Arcuri “al 15 febbraio risulterebbe un consegna all’Italia di 3.885.570 dosi, pari al 45% dell’ordine iniziale” che sarebbe di 8,6 milioni entro marzo, ma arriva a 10,6 aggiungendo due delle 6 milioni di dosi aggiuntive negoziate dalla Commissione europea con consegna entro giugno, quindi è il 36%. Per completare la vaccinazione degli over 80 (4 milioni da aggiungere a 2 milioni tra operatori sanitari e residenze per anziani) che si voleva concludere entro marzo ne servono 12 milioni: non basterebbero le circa 3 milioni di dosi di Moderna, l’altro colosso Usa autorizzato. Il calendario dipende dal via libera dell’agenzia europea Ema per Astrazeneca, il cui vaccino già autorizzato in Gran Bretagna ha vari vantaggi (costa 1,78 euro anziché i 12 di Pfizer/Biontech e i 18 di Moderna, non ha bisogno di frigoriferi a meno 70 gradi) però potrebbe essere limitato alla popolazione sotto i 55 anni per la quale si è dimostrato più efficace (oltre il 90% contro il 60/70%). La decisione può arrivare il 29 gennaio. Per l’Italia sarebbero 40 milioni di dosi, 16 delle quali previste nel primo trimestre.
Il governo ha investito l’Avvocatura dello Stato della questione Pfizer. Dovrebbe partire una richiesta di diffida ad adempiere rivolta al giudice civile italiano, si valuta l’ipotesi di un esposto penale e si prepara un ricorso al tribunale di Bruxelles, competente per le controversie sui contratti negoziati dalla Commissione Ue e sui derivati accordi nazionali sulle consegne, che prevedono comunicazioni tempestive e uniformità nelle forniture. Non ci sono penali se non sulla violazione delle scadenze trimestrali, i contratti sono molto favorevoli ai produttori, ma il governo intende chiedere un provvedimento urgente. Pfizer sostiene l’esigenza di riadattare i suoi impianti di Puurs in Belgio ai maggiori volumi produttivi. Altri governi Ue potrebbero intraprendere azioni legali.
Rallenta infatti anche la Danimarca che era più avanti di tutti nel rapporto dosi somministrate/popolazione, come la Germania dove il popoloso Land del Nordreno-Vestaflia ha sospeso le vaccinazioni fino a fine mese. Pfizer, scrive ancora Arcuri, ha deciso “unilateralmente e senza preavviso come distribuire le minori dosi tra i singoli punti di somministrazione producendo un’ulteriore asimmetria tra le Regioni (da 0 a -60% di dosi consegnate)”, evidentemente solo in base alla propria logistica. Si elabora un piano di redistribuzione a favore di chi ha subito i tagli più importanti: Trento (-60%), Bolzano (-57%), Friuli-Venezia Giulia (-54%), Veneto (-54%), Emilia-Romagna (49%).
Ieri il bollettino riportava 13.571 nuovi positivi con 254 mila tamponi tra molecolari e antigenici (indice 4,85% in lieve aumento da lunedì, 14,7% sulle persone testate) e 524 morti, questi ultimi ancora sopra la media settimanale. Prosegue un lento calo nell’occupazione dei posti letto (-230 nei reparti ordinari, -26 nelle terapie intensive), ma anche ieri 152 persone sono entrate nelle rianimazioni (martedì 176).