Alle 12 a Washington, le 18 in Italia, Joe Biden giura come presidente degli Stati Uniti. Tutto l’evento sarà sostanzialmente virtuale: persino i balli la sera sono stati sostituiti da uno speciale televisivo condotto da Tom Hanks. Trump, invece, lascia la Capitale per la Florida di buon mattino, senza incontrare il suo successore.
Cerimonia a parte, Biden ha un problema urgente da risolvere: l’onda migratoria che arriva dal Centro America. Il pugno di ferro verso i migranti Trump lo esibiva con orgoglio, convinto di guadagnare voti e sostegno: l’accelerazione dei rimpatri degli illegali, la separazione dei figli dai genitori all’ingresso nell’Unione, il no ai ‘Dreamers’, il muro lungo il confine con il Messico.
Decisioni spesso realizzate solo in parte, come il muro, perché non finanziate dal Congresso, oppure rimaste sulla carta, o bloccate dalla magistratura. Ora, Joe Biden vuole rovesciare quelle politiche: ha piani per regolarizzare gradualmente gli illegali, accelerare il ricongiungimento dei minori alle famiglie, ridare la speranza ai ‘Dreamers’; e lasciare il muro com’è. Ma la marcia degli honduregni, per il momento bloccati in Guatemala, può creargli seri imbarazzi, se la carovana – già forte di circa 7.000 persone e che continua a ingrossarsi – dovesse presentarsi al confine fra Messico e Usa nelle prossime settimane, quando l’Amministrazione si sarà appena insediata e col Senato alle prese in parallelo con la conferma dei ministri e l’impeachment a Trump. Le priorità del momento infatti sono la lotta alla pandemia e il rilancio dell’economia, oltre che il tentativo di ridurre la polarizzazione del Paese e lenire le divisioni dell’Unione. Per questo, Biden mette sull’avviso gli honduregni: “Non è il momento di mettersi in viaggio verso gli Usa”, dice un funzionario del Transition Team. La carovana chiede al 46° presidente di “onorare gli impegni” nei confronti dei richiedenti asilo, ma il suo staff spiega che “la situazione al confine non cambierà dall’oggi al domani” e che i migranti “non potranno entrare subito” nell’Unione. L’impegno a rovesciare molte delle politiche sull’immigrazione di Trump è confermato, ma il flusso di migranti potrebbe, nelle prossime settimane, compromettere gli sforzi anti-pandemia e costituire una distrazione per l’opinione pubblica e anche per l’Amministrazione.
Per ora, il ‘lavoro sporco’ lo stanno facendo i guatemaltechi, che – denuncia la viceministra degli Esteri honduregna Nelly Jerez – “hanno completamente militarizzato le vie di comunicazione” verso il Messico. Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador già esorta Biden a fare profonde riforme della politica di immigrazione: “Nella sua campagna – ricorda Lopez Obrador – Biden s’era impegnato a mettere a punto una riforma dell’immigrazione e spero che sia in grado di farlo”. Per il nuovo presidente, le grane sono numerose. Trump ha ieri revocato le restrizioni di viaggio dall’area Schengen e da Gran Bretagna, Irlanda e Brasile a partire dal 26 gennaio, una settimana dopo la fine del suo mandato. E Jen Psaky, la portavoce di Biden, ha dovuto subito chiarire che le restrizioni Covid esistenti per i viaggiatori provenienti dall’estero non saranno tolte. Non migliora, dunque, neppure in extremis il clima della transizione, mentre i dati della pandemia sono da record: i contagi si avvicinano ai 24 milioni e i decessi superano i 400.000.