Il vertice tanto atteso tra Unione europea e Unione africana è finito soltanto con una vaga promessa della commissaria Ursula von der Leyen: ritrovarsi in primavera per trovare una soluzione.
A due anni dall’inizio ufficiale della pandemia di Sars-Cov-2, con solo l’11% degli africani vaccinati, non era quello che sperava di sentirsi dire il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, che dall’ottobre del 2020 sostiene all’Organizzazione mondiale del commercio la proposta di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini e i farmaci anti Covid. “Qui si tratta della vita di centinaia di milioni di persone, contro la redditività di poche aziende”, ha attaccato il presidente sudafricano a Bruxelles.
La tensione era nell’aria già da una decina di giorni, da quando l’Unione africana aveva fatto sapere di voler inserire nel testo del partenariato con l’Ue la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini. Bruxelles resta l’ultimo grande blocco del mondo contrario, e al vertice Von der Leyen lo ha ribadito: “È necessario proteggere la proprietà intellettuale”.
Per Oxfam Italia ed Emergency è “un insulto per milioni di persone che nei Paesi più poveri stanno perdendo i propri cari”. L’unico annuncio concreto della due giorni di incontri istituzionali è arrivato dal direttore dell’Oms, l’etiope Tedros Ghebreyesus: Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia inizieranno a produrre vaccini anti-Covid a base mRna, ha detto. È la strada che vuole perseguire l’Ue, quella delle licenze obbligatorie. Significa che i governi di queste sei nazioni africane potranno obbligare Pfizer o Moderna a concedere loro l’uso dei brevetti per la produzione dei vaccini. Non è chiaro se verranno pagate royalties alle aziende farmaceutiche, ma di sicuro così facendo i brevetti non verranno liberalizzati.