Maria Elena Boschi è sparita dai radar. Dopo lo showdown di Matteo Renzi, tutti ci hanno messo la faccia, tranne lei. Il progetto di far fuori Conte, al momento, sembra fallito. Insieme alle ambizioni personali di riconquistare un posto al sole. Per settimane “Meb” ha accarezzato il sogno di tornare ministro. Ma negli ultimi, convulsi giorni della trattativa si è capito che anche se Iv fosse entrata al governo, non sarebbe toccato a lei: era un boccone troppo amaro per i Cinque Stelle. Una delusione cocente per la ex “Giaguara” che pretese un posto da sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo Gentiloni dopo il fallimento del referendum costituzionale e si presentò al giuramento con un sorriso tanto sfavillante, quanto fuori luogo, dopo che il premier con cui aveva condiviso la madre di tutte le battaglie aveva fatto gli scatoloni.
Raccontano che sia stata lei l’unica con la quale Renzi ha condiviso nel dettaglio la sua scelta di rompere, secondo un’antica consuetudine. Quel che è certo è che nulla aveva detto ai gruppi di Italia Viva, con i quali aveva mantenuto dei toni abbastanza low profile. La comunicazione ufficiale è avvenuta solo a cose fatte. Ma un’assemblea di giovedì pomeriggio ha fatto tastare con mano all’ex premier non solo la disperazione dei suoi, ma anche la tentazione di abbandonare la nave. Mauro Marino ed Eugenio Comincini gli hanno rinfacciato il fatto che quando sono entrati in Iv non pensavano di dover mai finire “all’opposizione”. Stesse critiche – di metodo e di merito – anche da Donatella Conzatti che gli ha detto: “Parli male di Conte ma sei come lui” e lo stesso Riccardo Nencini, colui che gli diede il simbolo per fare il gruppo a Palazzo Madama e ora potrebbe toglierglielo, gli ha detto che ha sbagliato ad aprire la crisi.
Renzi ha incassato, poi si è messo a telefonare a uno a uno ai suoi parlamentari. Ha promesso l’astensione in Aula martedì: un modo per cercare di evitare la diaspora, ma nello stesso tempo per provare ancora una volta, in extremis, a complicare la strada del governo Conte in Aula. La sua sfida al premier, ora, è che arrivi a 161 voti (una soglia psicologica, visto che in realtà per la fiducia non serve la maggioranza, ma basta un voto in più), pronto a dire un minuto dopo se i sì sono meno, che esiste un problema politico. Il Pd sta facendo un pressing continuo sui senatori di Iv. Ma per ora, l’unico a dire sì sicuramente sarà Nencini. Attenzionati Marino, Comencini, Nadia Ginetti, la Vono (che però ha smentito) e Annamaria Parente. Il tentativo è quello di riportarli nel Pd, e rendere davvero Iv il passato. Gli incubi si materializzano, uno dopo l’altro: i renziani si vedono finire nel Gruppo Misto, soggetti alla guida della Presidente, Loredana De Petris, che, secondo il Regolamento di Palazzo Madama, decide l’attribuzione delle Commissioni e anche chi fa gli interventi in Aula. Un’immagine umiliante di per sé quella di Renzi nel Misto. E poi, ci sono altre questioni: Alessio De Giorgi, che ancora gestisce almeno parte della comunicazione digitale di Iv, viene pagato grazie a un contratto con il ministero dell’Agricoltura.
Fatto sta che in questi giorni le offerte di disponibilità per un Conte ter si sono moltiplicate. Dalla ormai ex ministra Elena Bonetti al deputato Luciano Nobili, passando per Davide Faraone, capogruppo in Senato, che ieri si è spinto a dire: “Se Conte scioglie i nodi, noi ci siamo”. Ed Ettore Rosato vorrebbe tenere in piedi una trattativa che pareva del tutto tramontata.
È dalla disperazione collettiva e dall’eterna voglia di rilancio che riparte il dialogo del Capo con Matteo Salvini, in realtà mai interrotto. Giovedì Renzi l’ha sentito, chiedendogli di bloccare gli uscenti da Forza Italia e soprattutto far partire la controffensiva della campagna acquisti tra i grillini. Lui, nel frattempo, con l’astensione prova a fare l’ennesimo aggiustamento tattico per evitare la dissoluzione di Iv. E per provare, dopo, a usare quel che gli resta come drappello di disturbo, da proporre di volta in volta al miglior offerente. Quanti diranno di sì, mandando in fumo questo tentativo, lo dirà l’Aula martedì.