Basta assedio, basta attese e forse basta Matteo Renzi. Di buon mattino il capo politico reggente del M5S, Vito Crimi, recapita al fu rottamatore l’ultimo avviso: “Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo. Esiste un limite a tutto”. E a stretto giro esce Palazzo Chigi: “Se il leader di Iv si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia per il presidente del Consiglio sarà impossibile fare un nuovo esecutivo con Iv”. Così hanno deciso Giuseppe Conte e i Cinque Stelle: mettere Renzi di fronte al bivio, sfidandolo a rilanciare o a lasciare il tavolo. E non è casuale che abbia parlato per primo Crimi. Perché il Movimento vuole mostrare di essere compatto. Per questo in mattinata parlano tutte le anime del M5S. Compreso Alessandro Di Battista, che con palazzo Chigi ha da mesi un filo costante e diretto: “Se i renziani dovessero aprire una crisi di governo nessun esponente del M5S dovrebbe mai più sedersi a un tavolo o scambiare una parola con questi meschini politicanti”. Quasi un addio.
Quasi, perché quella di Conte e del Movimento è l’ultima mossa per spingere Iv a chiudere su una trattativa, concreta. “Se Renzi la smettesse di sparare richieste come il ministero dell’Economia si potrebbe ancora trovare il bandolo” sospira un grillino. Fino a sera gli sherpa trattano per un Conte-ter, con un robusto rimpasto e su dimissioni lampo del premier. “Un giorno e poco più, il tempo di varare il nuovo governo”. E infatti all’ora di cena Luigi Di Maio fa trapelare: “Tutti ora devono fare un passo indietro”. Ma la strada è stretta. Anche perché Conte resta quanto mai perplesso dall’ipotesi di dimettersi. Non si fida, e continua a proporre un allargamento della squadra di governo e qualche spostamento nelle caselle.
In questo quadro, si lavora più intensamente alla sostituzione di Iv con i Responsabili. O meglio, “con un nuovo gruppo centrista e moderato”, come lo definisce un grillino. E allora, se Clemente Mastella già annuncia “un’iniziativa” in tal senso, per costruirlo serve comunque un pezzo di Forza Italia. Non a caso, il demiurgo dem Goffredo Bettini lunedì sera ha aperto a FI, “da cui potrebbe venire un sostegno non solo isolato”. Nei piani originari del Pd, FI doveva essere un’altra gamba del governo per diminuire il potere di ricatto di Renzi. Ma ora il quadro può mutare. E gli stessi 5Stelle pensano a un accordo con i forzisti, con le dovute cautele. Ossia, i berlusconiani dovrebbero confluire in un un gruppo con un diverso nome. Ed essere tutti dal passato immacolato. A queste condizioni, potrebbero starci tutte le anime del Movimento. Per dirla come il senatore Emanuele Dessì, “se siamo riusciti a governare sui temi prima con Salvini e poi con Renzi, non dico che possiamo farlo con tutti, ma poco ci manca”. Ma in Senato ci sono i numeri? Al momento no, dicono innanzitutto dal Pd, dove in diversi guardano con ostentata ansia l’operazione. Ufficialmente temono che Renzi dall’opposizione possa togliergli consenso. In realtà, Conte uscirebbe sin troppo forte dalla terza palingenesi in poco più di tre anni da premier. “Ma i numeri si troveranno, finora Conte non si è esposto, ma se serve ci penserà lui” assicurano ambienti a lui vicini. Non solo: nel M5S sono convinti che un pezzo di Iv in Senato possa abbandonare il fu rottamatore. Soprattutto, raccontano che Conte avrebbe incassato altro tempo dal Quirinale, comunque più che scettico sull’operazione Responsabili.
Ovvero, se Renzi dovesse ritirare le ministre, il premier potrà comunque tornare in aula per la votazione sul Recovery Plan e poi per due delicatissimi provvedimenti come il decreto ristori e lo scostamento di bilancio. Tempo una settimana, dovrebbe sottoporsi al voto di fiducia. Giorni preziosi per formare il nuovo gruppo. Mentre la giustificazione formale è già pronta: neanche Iv esisteva al momento del parto del governo giallorosa, proprio come il nuovo gruppo centrista. Il male minore, per evitare quelle urne che nessuno vuole. “D’altronde noi su un premier diverso non reggeremmo” ripetono i grillini. E allora, o Conte o guai seri. Nell’attesa, Palazzo Chigi smentisce le indiscrezioni su un simbolo e un nome depositato da Conte a Roma per un suo movimento, “Insieme”. Troppo presto, forse.