Il 20 gennaio, gli Usa avranno un nuovo presidente, Joe Biden, e una nuova Amministrazione. Ormai lo ammette persino Donald Trump, che però fa sapere che lui non andrà alla cerimonia d’insediamento del rivale. È invece, pronto a esserci Mike Pence, se gli arriva l’invito: il presidente e il suo vice non si parlano, dopo che Pence ha formalmente proclamato Biden eletto nella plenaria del Congresso all’alba di giovedì. Il presidente sobillatore rinuncia al weekend a Camp David: vuole stare alla Casa Bianca e badare a che non lo facciano fuori con il XXV emendamento alla Costituzione. Corre, però, pochi rischi: Biden è infatti contrario a iniziative d’impeachment o per rimuoverlo.
In un video, Trump, che resta bandito da Facebook, ma ritrova l’account Twitter, si dice scioccato dalla violenza in Campidoglio, lancia un appello alla riconciliazione e afferma che suo obiettivo ora “è assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata”. Chiede, dunque, al suo staff di nomina politica di dimettersi entro il 20 gennaio. “È tempo di raffreddare gli animi e di ripristinare la calma – dice il presidente ‘faccia di bronzo’ –. Bisogna tornare alla normalità dell’America”. E, rivolto ai protagonisti degli incidenti da lui aizzati, dice: “Voi non rappresentate il nostro Paese… Chi ha infranto la legge pagherà”. Appena 24 ore prima li aveva definiti, nonostante tutto, “brave persone” e aveva loro detto “vi voglio bene”. L’esodo di funzionari e politici dalla Casa Bianca e dalla squadra di governo di Trump s’ingrossa: oltre al ministro dei Trasporti Elaine Chao, se ne va quello dell’Istruzione Betsy DeVos. Lascia con effetto dal 16 dicembre anche Steven A. Sund, il capo della polizia del Campidoglio, come chiesto dalla Pelosi. E pure l’avvocato della Casa Bianca, Pat Cipollone, pensa di mollare, mentre l’ex Segretario alla Giustizia, William Barr, già eclissatosi, dice: “Trump ha tradito la sua missione”. Ma la galassia che sostiene Trump, ‘rednecks’ e suprematisti, fondamentalisti e anti-governo, non è d’accordo: sui social circolano versioni ‘assolutorie’ del presidente. Ad alzare l’asta, ormai, resta solo l’arci-nemica di Trump, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, che, col blando sostegno del leader dei Democratici al Senato Chuck Schumer, annuncia l’impeachment se Trump non si dimetterà “immediatamente”. La Pelosi paventa che il magnate, con i codici nucleari, possa combinare altri guai.
Minaccia spuntata, perché di qui al 20 gennaio il tempo per l’impeachment non c’è. Alle dimissioni, con il passaggio dei poteri a Pence, Trump potrebbe pensare solo se gliene venisse una grazia presidenziale preventiva, per metterlo al riparo dagli strali della giustizia a fine mandato: difficile che accada. In alternativa, starebbe pensando di trasferirsi all’estero prima che Biden giuri: la Scozia era un’ipotesi, ma la premier Nicola Sturgeon non ce lo vuole.
Si è intanto aggravato il bilancio degli incidenti: cinque i morti nella presa del Campidoglio. È deceduto anche un agente della polizia del Congresso per le ferite subìte: Brian Sicknick, 40 anni, in servizio da 12. I facinorosi per i loro compagni, sono “eroi”, mentre Trump ora “è un traditore”. Intanto è stato arrestato il sostenitore che si è seduto alla scrivania di Pelosi, Richard Barnett, accusato di condotta disordinata e furto di proprietà pubblica. Molti ultrà che hanno girato per ore senza maschera per le aule del Capitol fotografandosi l’un l’altro e postando gli scatti sui profili social sono stati identificati e in molti hanno già perso il lavoro. La Procura della Capitale pensa ad accuse per sedizione per i cento arrestati con pene fino a 20 anni. Nessun ruolo ha avuto invece Antifa, il movimento della sinistra antifascista e antagonista, secondo la polizia che smentisce le voci circolate sui media di destra.