“Io c’ho il numero di Arcuri… La gara la vinciamo noi, qualità prezzo… mi hai capito. Possiamo fare 60 milioni in quattro giorni”. Dopo l’affare da 1 miliardo e 251 milioni e l’arrivo in Italia di 801 milioni di mascherine dalla Cina, il trader ecuadoriano Jorge Solis a ottobre aveva fiutato il business dei tamponi rapidi antigenici. Ma voleva tenere fuori i “soci” con cui aveva concluso la prima maxi-consegna di marzo, ovvero il titolare della Sunsky srl, Andrea Tommasi, il suo “partner delle mascherine” (come etichettato dallo stesso Tommasi in una conversazione) e il banchiere sammarinese Daniele Guidi, e il mediatore Mario Benotti, tutti indagati dalla Procura di Roma per traffico di influenze. Emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza sugli indagati.
Le indagini vertono sulla natura delle provvigioni. La consegna aveva fruttato 59 milioni alla Sunsky e 12 milioni alla Microproduct Srl di Benotti. La Sunsky ha poi pagato 3,8 milioni alla società di Solis. Per i magistrati, le forniture sarebbero state “intermediate illecitamente da Benotti, che ha concretamente sfruttato la personale conoscenza” del commissario governativo Domenico Arcuri – non indagato – senza che lo stesso ne fosse al corrente, “facendosene retribuire, in modo occulto e non giustificato da esercizio di attività di mediazione professionale/istituzionale”. Il 26 ottobre 2020, Solis parla al telefono con Michele Casciani (non indagato), presidente della Igeam Srl e gli prospetta la possibilità di un altro affare con il governo. “Io ho avuto fortuna con lo Stato italiano – dice – a breve dovranno arrivare 60 milioni di test rapidi in tutta Italia”. Solis dice che “Andrea (Tommasi, ndr) e Mario (Benotti, ndr) non devono saperlo”. Le conversazioni rivelano anche altro. Come il tentativo di Tommasi, a fine novembre, di “mettere a posto i contratti”. La Sunsky aveva infatti pagato 53 mila euro ad Antonella Appulo, già collaboratrice dell’ex ministro Graziano Delrio. Il 20 novembre, Tommasi allerta il suo legale aziendale Georges Farse Khouzam: “Devi mettere a posto tutti i contratti… dei 50 mila”. Resta centrale Benotti, l’ex giornalista Rai “amico di Arcuri”, già collaboratore di Sandro Gozi quando era sottosegretario. Il 20 ottobre 2020 parla con Mauro Bonaretti (non indagato), componente della struttura commissariale. È “deluso” dal comportamento del suo “vecchio amico Domenico” (così lo definisce). “Di’ al commissario che vorrei venerarlo (ma forse si tratta di un errore di trascrizione, ndr)… sempre che abbia il piacere ancora di ricevere un vecchio amico”. “Lui era dispiaciuto di questa cosa… era come dire… protettivo”, gli risponde l’interlocutore, che poco prima aveva spiegato: “Domenico mi ha detto ‘voglio evitare che Mario si sporca’”. “Io quello che ho fatto per dargli una mano – dice Benotti – e le persone che ho mosso di fatto sono state le uniche che… che gli hanno portato a casa in anticipo di 6 mesi le cose di cui aveva bisogno”. Poi il giornalista aggiunge: “Mi spiace perché avevo organizzato due o tre cose per lui importanti… ma magari riesce ad andare lui alla Finmeccanica”. “Non credo”, replica Bonaretti. Venti giorni dopo, l’11 novembre, Benotti parla con la moglie Daniela Guarnieri. Probabilmente ha saputo dell’inchiesta. “Non vorrei che qualcuno mi avesse fatto il servizio, mi avesse sputtanato per qualcosa”. E poi le chiede: “A meno che non lo richiamo io ad Arcuri, che dici? Io voglio capire cosa succede”. Ma lei frena: “In questo momento devi stare buono”.
Agli atti anche le fatture degli acquisti effettuati dagli indagati una volta incassate le provvigioni. Beni di lusso, “beni rifugio” per i finanzieri; “normali sfizi di chi ha portato a termine l’affare della vita”, replicano i legali. Tommasi, ad esempio, ha versato 900 mila euro per saldare la barca che aveva acquistato in leasing e ha versato l’acconto per l’acquisto di una Lamborghini Urus. Benotti ha saldato alcune cartelle pregresse con il fisco per circa 500 mila euro. Solis ha acquistato un Rolex. Guidi invece ha speso migliaia di euro in beni di lusso Lvmh, il gruppo di moda che racchiude marchi come Louis Vuitton, Bulgari, Fendi e Moët Chandon.