Studenti in piazza contro la chiusura, studenti contro l’apertura (proclamato lo sciopero per lunedì), genitori che chiedono chiarezza e altri sicurezza: una parte della narrazione su quanto accaduto in questi giorni sullo slittamento della riapertura delle scuole superiori dice che la scelta sia stata fatta per dare una linea unitaria e fare ordine. Eppure, le proteste mostrano il contrario.
Si parte dalla Toscana, i cui piani di riapertura erano più che pronti. La manifestazione è stata organizzata davanti al liceo classico Galileo, vicino ai palazzi della Regione e promossa dal comitato Priorità della scuola. Altre erano a Prato, Pisa, Pontedera, Carrara e Massa. “Ciò che amareggia è che la scuola sia all’ultimo posto – ha spiegato Costanza Margiotta, docente universitaria –. La si condanna per i contagi prima di averla riaperta. Su di essa si gioca una crisi di sistema e una di governo: il cambiamento materiale della Costituzione riguardo al rapporto tra Stato e Regioni e un governo prigioniero delle Regioni che non è più in grado di assicurare l’istruzione”. Per poter sapere se è stato fatto abbastanza sulla ripartenza in sicurezza, è il concetto, bisogna riaprire e verificarlo. Si chiedono screening all’ingresso per tutti e continuativi: “La quarantena di una classe, nel caso si registri un positivo, significa che il sistema funziona”.
In Veneto, circa 900 genitori hanno inviato una lettera al governatore Luca Zaia: “I ragazzi delle scuole superiori – si legge – hanno interrotto il loro percorso nelle aule a febbraio 2020 e non hanno ancora potuto seriamente riprenderlo. Dopo un’estate sostanzialmente ‘normale’ che ha visto aperte anche le discoteche, dopo un periodo natalizio in cui si sono legittimamente privilegiate le attività commerciali, ci chiediamo se l’aumento dei contagi possa ancora essere fatto ricadere sulle scuole superiori, precludendo a tutti (didattica in presenza 0%) l’accesso alla scuola e al normale insegnamento, sul presupposto che si teme l’assembramento al di fuori degli istituti scolastici”.
A Roma, il presidio di studenti, genitori e insegnanti davanti al ministero dell’Istruzione è iniziato alle 8.30 del mattino e in giornata il direttore dell’Ufficio regionale del Lazio, Rocco Pinneri, ha smentito alcune notizie di stampa secondo cui avrebbe detto che tornare era pericoloso: “Sarebbe ingeneroso nei confronti del grande lavoro svolto dalle scuole, dal sistema sanitario e quello del trasporto. Abbiamo riorganizzato gli orari proprio per far sì che gli studenti delle superiori arrivino a scuola viaggiando su mezzi sicuri. E arrivati a scuola troveranno le condizioni – distanza e mascherine – che da settembre stanno garantendo la sicurezza degli studenti più piccini”.
A Bologna, davanti ai licei Galvani e Righi hanno protestato i genitori con striscioni e cartelli e gli studenti, alcuni anche con il computer per seguire la didattica a distanza, per chiedere la ripresa delle lezioni in presenza e la riapertura delle scuole superiori. Le richieste sono indirizzate “prima di tutto al presidente della Regione Stefano Bonaccini. Aveva detto che sarebbe stato tutto pronto per gennaio e che era stato messo a punto anche il piano per il trasporto scolastico, invece le famiglie non sanno ancora niente”.
Presidi anche in Campania, dove ieri un papà “Sì-Dad” ha detto di aver ricevuto una “ombrellata” dai manifestanti.