Tra la fine del 2017 e il 2018, Mariano Massone è un uomo amareggiato: nel 2016 a Genova ha patteggiato 2 anni e 2 mesi per la bancarotta di Chil Post, azienda gestita fino al 2010 da Tiziano Renzi, ma è convinto di aver pagato anche per altri. Ha problemi familiari ed economici: “Domani va all’asta la casa dove vivono i miei, è da tre giorni che non ho un euro in tasca”. Di tutto questo si lamenta con l’ex socio, Babbo Renzi, al quale rinfaccia però di avergli “fatto terra bruciata”. Un comportamento che Massone collega al tentativo di non creare imbarazzi alla carriera politica del figlio Matteo (estraneo a queste indagini): “Voglio abbastanza bene al mio Paese, per cui, se nel mio piccolo contribuisco a non far massacrare ulteriormente il ragazzo credo sia meglio per tutti”.
La mail è datata 20 febbraio 2018. Mancano meno di due settimane alle elezioni politiche del 4 marzo. Il Pd ottiene il 18% e Matteo Renzi poco dopo rassegnerà le dimissioni dalla segreteria del partito. La sua ascesa ritorna spesso negli scambi tra il padre Tiziano e l’ex socio Massone, che la ritiene parte del “contesto” che lo avrebbe trasformato in un appestato. A un certo punto però Massone scrive a Renzi sr.: “Trovo veramente incomprensibile questa abissale lontananza lavorativa e impossibilità nel fare qualcosa insieme, senonché, entrando nel reparto malattie infettive scopro di essere stramaledettamente infetto e aver infettato ciò che mi circonda. Ora non so a quanti e quali tuoi parenti stretti o strettissimi io faccia più o meno vomitare, di certo non ne sono felice, anzi sono molto dispiaciuto, ma anche qui non possiamo mica nasconderci dietro un dito, il mio augurio è quello di non metterti più di tanto in imbarazzo nel perorare la mia causa e sperare che il tempo aiuti a vedere con il giusto senso critico e nel giusto contesto le passate vicende da parte di chi ti sta vicino”.
Questi scritti fanno parte di un’integrazione di indagine della Procura di Firenze, agli atti del procedimento per false fatture e bancarotta di tre cooperative che vede imputati anche i genitori del leader di Italia Viva, ritenuti dai pm in tempi passati amministratori di fatto delle coop. I legali dei Renzi si erano opposti all’acquisizione del materiale, ma il giudice Fabio Gugliotta ha dato ragione ai pm. Tra i documenti depositati a processo c’è anche lo sfogo di Tiziano Renzi indirizzato al figlio. In questa missiva (rinvenuta nel pc di Tiziano e non si sa se mai spedita) che risalirebbe al 2018, Renzi senior parla anche di Massone: “È una persona che a Genova ha accettato il patteggiamento senza lottare (…) magari coinvolgendomi, sapendo che non aveva la condizionale. Io ho un debito di riconoscenza nei suoi confronti a prescindere”. Tiziano Renzi nel capoluogo ligure era stato indagato e poi archiviato, su richiesta dei pm, nell’indagine sul fallimento della Chil: la contestazione – decaduta – era di essersi liberato dell’azienda, di averla spogliata degli asset (confluiti in una nuova società) e di aver rifilato i debiti alla bad company, rilevata da Massone, e fallita dopo tre anni. Per il pm Marco Airoldi, Renzi sr. però aveva tagliato i ponti con la società.
In un’altra lettera, stavolta del 28 novembre del 2017, Massone ritorna su quei fatti: “Ho deciso di mandartela per mail, intanto ci sono scritte cose che solo io e te possiamo comprendere, non temere, ho finito di farmi prendere in giro da Amadori (Giacomo, giornalista de La Verità che si è occupato della vicenda, ndr) – scrive – Non entro approfonditamente nella vicenda Chil Post perché io posso capire quanto ti abbia fatto male, ma spero tu sia ben consapevole che chi ha fatto fallire Chil Post, a Genova (purtroppo per me e meno male per te, ma sono contento così) non è mai stato nemmeno indagato e in questi anni mi hai ferito/umiliato/asfaltato/sminuzzato quando solo te lo sentivo nominare”. Massone non fa il nome del soggetto che, a sua detta, sarebbe responsabile del fallimento della Chil Post e non è mai stato indagato.
Successivamente Massone è stato coinvolto anche nell’indagine fiorentina sulla coop Marmodiv, vicenda per la quale ha patteggiato (i genitori di Renzi sono a processo in primo grado). Anche della Marmordim parla nella mail a Tiziano del 20 febbraio 2018 con oggetto: “Io mi fido di te”. “In merito alla Marmodiv – scrive Massone – credo di averti portato alla soluzione più neutra possibile, lontana da tutti i coinvolgimenti/rapporti che tu devi abbandonare. L’accoppiata siculo-cuneese (che è l’alter ego del primo) è pericolosissima, fidati, in questo caso tu di me”.