Una simile alluvione di denaro pubblico non si era mai vista. “Abbiamo stanziato 1 miliardo all’anno per otto anni per accompagnare nel processo di transizione un settore importante come quello dell’automotive, sia per la produzione diretta che per l’indotto”: ieri Mario Draghi ha lasciato a Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, il piacere di annunziare – a Stellantis e, in misura minore, ai concorrenti – la lieta novella decisa in Consiglio dei ministri. A queste cifre vanno poi affiancati i 370 milioni che saranno garantiti dallo Stato nell’ambito dell’accordo sempre con Stellantis per la realizzazione a Termoli della terza gigafactory per le batterie del gruppo in Europa, a fronte di un investimento di circa due miliardi e mezzo del gruppo. Alla famiglia Agnelli – Elkann non resta che ringraziare e passare all’incasso, dopo aver lasciato l’argent de poche di un miliardo all’Agenzia delle Entrate per chiudere le vertenze fiscali sul trasferimento delle sedi di Fca e delle sue società controllanti dall’Italia all’Olanda e al Regno Unito. Spiccioli, rispetto ai 3 miliardi di dividendi incassati in 13 mesi.
Nei piani del governo c’è il sostegno al settore: “L’intervento pubblico è importante nell’automotive ma l’iniziativa privata lo è di più, serve infatti a convincere tutti i soggetti della filiera a investire sul settore”, ha commentato Giorgetti, annunciando “a breve” un decreto “sul lato della domanda” da varare insieme al ministro Cingolani. “Farà seguito l’incentivo per l’acquisto di auto compatibili, non solo elettriche ma anche le ibride”. Saranno finanziabili anche le auto a motore endotermico, secondo i desiderata di Stellantis, che in Italia è in forte ritardo sulla transizione all’elettrico. Il rischio di altri incentivi per l’acquisto di nuove vetture, invece che alla riconversione tecnologica, è però quello di finire per drogare le immatricolazioni ma di non sostenere a sufficienza la filiera automotive. Nel 2020 le 2.203 imprese italiane della componentistica hanno generato un fatturato stimato a 44,8 miliardi di euro e impiegato 161.465 addetti che, secondo la Fiom Cgil, salgono a 280mila con gli addetti alla produzione.
Lo Stato non aveva stanziato cifre simili nemmeno ai tempi dell’investimento pubblico per la costruzione degli impianti dell’allora Fiat a Melfi e Pratola Serra (1990-1995), costati all’Erario quasi 1,28 miliardi. Nemmeno gli incentivi statali per la rottamazione dei vecchi modelli inquinanti – che dall’ormai lontano 7 gennaio 1997 sostengono le immatricolazioni – sono mai costati tanto. In 25 anni, i bonus ecologici più volte rifinanziati (per 13 volte sino a fine 2021) hanno visto aiuti di Stato complessivi per circa 1,65 miliardi, senza contare gli interventi delle Regioni. Certo, a gennaio le vendite di auto nella Ue sono calate del 6% su base annua e del 33% rispetto allo stesso mese del 2019 ad appena 682.596 unità, nuovo minimo storico. L’Italia è in fondo alla classifica con -19,7% (il peggiore gennaio degli ultimi 38 anni), seguita dalla Francia con -18,6%. Stellantis, che ha segnato un calo del 12,4% delle immatricolazioni, mercoledì prossimo pubblicherà i conti 2021 e il primo marzo presenterà il piano strategico. Prima della fusione con Psa, la Fca degli Agnelli-Elkann il 29 gennaio 2021 aveva distribuito agli azionisti 2,9 miliardi di dividendo straordinario, oltre alla sua quota di 150 milioni di quello ordinario di Stellantis ad aprile.
appena prima dell’annuncio degli aiuti di Stato, ieri la famiglia Agnelli – Elkann ha fatto il bel gesto di definire le sue pendenze fiscali versando un miliardo all’Agenzia delle Entrate. Exor, la holding che controlla il 14,4% di Stellantis, ha chiuso “una complessa contestazione in materia fiscale, con riferimento all’exit tax”, relativa al trasferimento della sede legale in Olanda e di quella fiscale a Londra nel 2014. L’accordo, che chiude una contestazione plurimiliardaria, comporta il pagamento di 746 milioni, di cui 104 milioni di interessi. La firma dell’intesa, per l’azienda, però “non comporta né può essere interpretata come un’accettazione – né tantomeno una condivisione, neppure parziale – delle tesi sostenute a posteriori dall’Agenzia delle Entrate”. Anche la controllante di famiglia, l’accomandita olandese Giovanni Agnelli Bv, ha chiuso un analogo accordo col Fisco da 203 milioni (28 di interessi). La questione era nell’aria da un mese: il 20 gennaio, avevano spiegato al Fatto fonti ben informate, un preoccupatissimo John Elkann, presidente di Exor e Stellantis, ne aveva discusso a Palazzo Chigi con Mario Draghi.