Dalla fiction SanPa al Pirellone. È il tragitto del gran ritorno di Letizia Brichetto Moratti, quasi certamente nuovo assessore alla Sanità della Regione Lombardia. È infatti il suo l’inaspettato nome uscito dalle febbrili consultazioni della maggioranza lombarda, impegnata da giorni a trovare il sostituto dell’ormai non più difendibile Giulio Gallera. A trattare, Matteo Salvini in persona da una parte e Licia Ronzulli dall’altra, da sempre filo diretto tra Silvio Berlusconi e il leader leghista. E nel pomeriggio di ieri è stato proprio Berlusconi, dalla villa della figlia Marina in Provenza, a telefonare all’ex sindaco di Milano per chiederle la disponibilità ad entrare in giunta prospettandogli, magari, la candidatura a Presidente della Regione nel 2023: “Se fai bene da assessore, poi te la giochi contro Fontana” le avrebbe detto l’ex premier.
Moratti va bene a tutti perché non sposta i rapporti di forza nella giunta di Attilio Fontana: FI mantiene l’assessorato più ambito, quello che ogni anno muove 19,3 miliardi di euro, e dai piani alti del partito si rallegrano perché “lei ci permette di essere autonomi dalla Lega”. Il Carroccio invece ottiene la testa di Gallera, un obiettivo al quale Salvini mirava da mesi.
Dal canto suo, Donna Letizia riguadagna un palcoscenico di primaria importanza per il suo gran ritorno alla vita politica, dopo il purgatorio seguito alla perdita di Palazzo Marino. Inoltre, dicono i maligni, lei non ha nulla da perdere: se farà bene, l’assessorato sarà un trampolino di lancio; se non farà bene, tornerà alla vita di prima. Inoltre, possiede una dote che tutti le riconosco: l’impermeabilità totale agli attacchi. Una capacità affinata nei cinque anni di sindaco, che le sarà assai utile per reggere le critiche anche alla mancanza di un piano vaccinale. Ma il rimpasto non si limiterà alla Sanità: in predicato per entrare in giunta anche l’ex ministro della Famiglia del governo giallo-verde, Alessandra Locatelli, che prenderà il posto della leghista Silvia Piani. Salviniana di ferro, entrata giovanissima nella Lega di Bossi, ha fatto carriera sotto Maroni (diventando vicesindaco di Como) e si è guadagnata un ministero con Salvini. Da assessore alle politiche sociali si era fatta notare per la battaglia contro il centro migranti della sua città e contro i “bivacchi” dei clochard. Oltre a lei, mira a una poltrona anche un altro leghista, l’ex campione olimpico Antonio Rossi, il quale vorrebbe l’assessorato allo Sport che aveva gestito sotto Maroni. Dovrebbe sfilarlo alla leghista Martina Cambiaghi. Anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del primo governo Conte, il leghista Guido Guidesi, è in corsa per un posto al sole, dopo che l’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia ha detto no. A lui andrebbe lo Sviluppo economico, oggi guidato da Alessandro Mattinzoli. Ma deve scontare l’indisponibilità di FI a mollare una casella importante. Anche la “pasionaria” di Sesto San Giovanni, Silvia Sardone, sta facendo forti pressioni per tornare alla ribalta locale, visto che il seggio a Bruxelles non le dà visibilità. Intoccabile, invece, l’assessore Lara Magoni: Giorgia Meloni ha posto il veto su ogni suo possibile spostamento.
I tempi del rimpasto saranno rapidissimi. Tra il 10 e l’11 gennaio il nuovo governo potrebbe vedere la luce, per presentarsi in aula il 19, al primo consiglio regionale del 2021. Almeno questa è la volontà di Salvini, che ieri, visitando l’ospedale in Fiera, ha dichiarato: “Rimarrò a Milano tutta la settimana per sistemare la questione lombarda”. Ed era stato lo stesso leader della Lega a invocare un cambio di passo, perché “la Lombardia deve tornare a correre”. Aveva anche annunciato che sarebbe “sceso in campo con una squadra di eccellenza”: non certo un attestato di stima nei confronti dell’attuale giunta di Attilio Fontana.
Se tutte le caselle sembrano andare a posto, resta aperta la “questione Gallera”: l’ormai ex assessore ha chiesto l’assessorato allo Sport, forte anche delle sue 11 mila preferenze, ma in pochi sembrano disposti ad accontentarlo. Per lui si profilerebbe un incarico da sottosegretario, ma non è detto che accetti. Paradossalmente, a difenderlo è rimasto il solo Fontana, che però, in questo domino, non ha quasi avuto voce in capitolo.