“Recitare è corrompersi, ma da noi lavorano sempre le solite facce”

Scoperto da Tornatore, rivelato da Anime nere di Munzi nel 2013 e consacrato due anni fa dal Traditore di Bellocchio, Fabrizio Ferracane è l’attore del momento. Al Festival di Berlino ha portato Una femmina di Francesco Costabile e Leonora addio di Paolo Taviani, in cui ha una missione speciale: trasferire le ceneri di Luigi Pirandello da Roma alla Sicilia.

Pirandello, chi era costui?

Un uomo depresso, alla continua ricerca della serenità d’animo. Un uomo costretto, e non solo artisticamente, alla maschera nell’interazione sociale, per timore di non piacersi. Ho riletto il monologo – Paolo Stoppa lo interpretava magnificamente – della corda pazza nel Berretto a sonagli, era da anni che non lo facevo e mi mancava: mi ha fatto venire nostalgia. Quando nel film lo vediamo ritirare il Nobel e, voce di Herlitzka, confessare che “non mi sono mai sentito così solo”, ecco, ha smosso dentro un senso di solitudine anche a me. Sarà che mio padre non sta bene, che è depresso, ma quel Pirandello l’ho sentito.

Però l’abbiamo un po’ dimenticato.

È un peccato. Ha scritto cose enormi, dentro c’è tutta l’umanità, dietro la maschera c’è ogni tipo umano. Pirandello è universale.

Il viaggio delle sue ceneri è molto pirandelliano.

A cambiarne il senso, anche molto meridionale. Mi ricorda i nostri antenati in treno, i viaggi della speranza con borsa e spago. Immagini di una Sicilia, di una meridionalità vestita di nero, come ancora oggi le donne in qualche paesino. Nella mia Selinunte c’erano pescatori andati a sposare donne tedesche e poi tornati, uguale spiccicato come nel film.

Con Paolo Taviani come è andata?

L’ho vissuto come un grande nonno. Anche nei saluti, a metà tra l’abbraccio e la stretta di mano. Sì, come mio nonno, che sebbene sia mancato da anni rimane per me fondamentale: a Berlino ci sono andato col suo cappotto.

Già nelle nostre sale, Leonora addio segna la sua prima volta da protagonista.

Diciamo che sono il primo nome, dopo la dedica di Paolo al fratello scomparso Vittorio. Quando ho visto il film a casa con mamma e papà è stata un’emozione forte. E ancor prima quel che mi ha detto Paolo, che sono un attore straordinario, con una faccia bellissima: lo dice lui, io non posso giudicarmi. Ma, confesso, vivo per quei momenti, per quelle parole.

Eppure, ha debuttato in Malena di Tornatore nel 1999, le sono serviti vent’anni per l’affermazione con Bellocchio: problema suo o del nostro cinema?

E che ne so? (ride). Diciamo che il nostro cinema è bloccato su certe posizioni, e non le scardina: quello può fare il padre, quell’altro il figlio. Noi attori chiediamo fiducia, la possibilità di farci vedere da un regista: siamo atleti dell’anima, ma se non possiamo gareggiare…

Brutto.

Le solite facce: non si rischia, non c’è ricambio d’aria. Porca miseria, lo sa quanti attori bravi ci sono? Potrei farle un elenco di amici miei, perché non ci sono solo Kim Rossi Stuart – ha una grande credibilità, quanto mi piace guardarlo! – e Pierfrancesco (Favino, ndr), Marinelli e Borghi, ma tanti altri ugualmente bravi che non vengono scoperti. Io forse ci ho messo tanto, è vero, nondimeno mi considero un privilegiato: oggi – faccio lo sborone – so quanto valgo, quanto posso dare a un personaggio.

La mafia: Il traditore, Il capo dei capi, Squadra antimafia 2, persino School of Mafia. La ’ndrangheta: Anime nere e ora Una femmina. È l’attore della criminalità organizzata?

No, no, assolutamente (ride). Ho fatto altro, dal secondino di Ariaferma a l’Aringo de La terra dei figli, e a teatro con Rino Marino sappiamo ridere: so fare anche la commedia, mi creda.

Il suo Pippo Calò nel Traditore è spaventoso.

Cammina su una corda sottile tra l’essere ridicolo e l’essere minaccioso: è la sua ignoranza che mette paura. Fuori dall’aula avrebbe un’altra ferocia, lì è agghiacciante cantando, sbagliando un verbo. Ho visto tanti video, e ho trovato il respiro: non bisogna farsi sopraffare dalla scena, bensì governarla.

Come?

Corrompendosi. Recitare è corrompersi. Devo diventare un’altra cosa da me, deve scorrermi nelle vene il sangue di un mafioso, Fabrizio lo riprendo alla sera. Non voglio mai conservare nulla di mio sul set: dalle scarpe alla barba, serve alterità, serve straniarsi.

Modelli?

Manfredi. No so neanche cosa dire, è immenso. Guardi Brutti, sporchi e cattivi e Nino non c’è: quello è l’atto di corruzione, quella è la magia.

Ora per chi si corromperà?

Emma Dante. Sarò l’unico personaggio maschile – oltre al bambino protagonista – di Misericordia. Adatta per il cinema il suo spettacolo teatrale, una favola contemporanea sulla fragilità delle donne, la sceneggiatura è bellissima, gireremo nel Trapanese. Ci conosciamo da una vita con Emma, ma non avevamo mai lavorato insieme. Non vedo l’ora.

ItsArt, la piattaforma voluta da Franceschini cambia il terzo capo azienda in soli 10 mesi

Terzo amministratore delegato in meno di un anno dal lancio, avvenuto a maggio, per ItsArt, la piattaforma voluta dal ministero della Cultura per vendere contenuti culturali online. Il 16 febbraio il consiglio di amministrazione della società, partecipata al 51% da Cassa Depositi e Prestiti e al 49% da Chili Tv (il ministero, nonostante 10 milioni investiti, non vi partecipa), ha nominato il nuovo amministratore delegato: è Andrea Castellari (nella foto), già vicepresidente esecutivo e ad di ViacomCbs Italia, Medio Oriente e Turchia, vicepresidente di Discovery per il Sud Europa nonché direttore commerciale di Turner (broadcaster del gruppo Time Warner), con esperienza anche nella carta stampata. la nomina si è resa necessaria dopo le dimissioni di Guido Casali, in carica da ottobre e dimessosi a dicembre per “motivi personali”, secondo la società. Casali a sua volta era succeduto a Giano Biagini, direttore generale di Chili che aveva ricoperto l’incarico nei mesi iniziali.

Negli auspici della società, la nomina dovrebbe favorire un “percorso di diffusione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano nel mondo” consentendo “il rafforzamento della crescita di ItsArt a livello internazionale” con l’apertura di nuovi mercati. In effetti la piattaforma per ora è disponibile solo in Europa, nonostante fin dall’inizio il progetto fosse pensato e immaginato per il mercato internazionale. A Castellari, con esperienza e profilo diverso da Casali (che veniva da Nexo+), è affidato il compito di risollevare una piattaforma che nei contenuti ha il suo tallone d’Achille, con poche decine di esclusive disponibili a otto mesi dal lancio.

Castellari potrà contare su una massiccia campagna pubblicitaria grazie all’accordo da 1,8 milioni stipulato a gennaio con Media Maker, nonché sulla collaborazione certa del ministero della Cultura, che attraverso i suoi istituti, o partecipate, continua a fornire contenuti d’archivio. Potrà bastare a rilanciare una situazione che, nonostante la decisione di non diffondere i numeri delle transazioni eseguite (le vendite), tutti gli osservatori riconoscono come critica date le poche esclusive e i pochi utenti registrati rispetto a piattaforme paragonabili? Da ItsArt si dicono fiduciosi e certo se lo augura anche il Ministro Franceschini, che ha necessità di spiegare la scelta di creare una nuova piattaforma senza utilizzare l’esistente RaiPlay.

Viale Mazzini, si allarga l’inchiesta. La lente anche sugli appalti in corso

Si allarga l’inchiesta sugli appalti per il trasporto e la logistica nei centri di produzione Rai. Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma ha messo nel mirino altre decine di gare e progetti assegnati dall’ex responsabile della Direzione acquisti dell’azienda, Gianluca Ronchetti.

Il 31 gennaio scorso, Ronchetti è stato arrestato con l’accusa di corruzione insieme agli imprenditori milanesi Giorgio e Andrea Gnoli, ex amministratori della Ageas impresa consortile lombarda Srl. Le difese hanno già annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame. Gli inquirenti sospettano che Ronchetti si sia “messo a disposizione” delle società degli Gnoli, le quali hanno ottenuto, tra il 2014 e il 2019, circa 190 affidamenti di servizi di logistica e trasporto in varie produzioni Rai, tra cui la trasmissione Sanremo Young 2018. Il prezzo della corruzione, per chi indaga, sarebbe di 162 mila euro. A quanto risulta al Fatto, durante le perquisizioni, che si sono svolte anche presso un’abitazione a Roma di proprietà di Ronchetti, ma in uso alla madre, è stata sequestrata un’ingente somma di denaro in contanti, circa 190 mila euro. Le banconote, nascoste in un vaso, erano sigillate in pacchetti sottovuoto, contenenti anche un’etichetta che in alcuni casi associava il contenuto ad attività come poker o slot machine. Ora nel mirino dei finanzieri ci sono altri appalti, anche più recenti, alcuni dei quali sarebbero ancora in corso. Per questo motivo nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha effettuato una nuove acquisizioni di atti riferibili alle attività dei centri di produzione Rai a Roma, Milano e Torino. L’azienda che gestisce la tv di Stato, va ricordato, in questa inchiesta è parte offesa e sta collaborando con la Procura di Roma. Ronchetti invece è stato sospeso dal suo incarico.

Questi nuovi affidamenti fanno parte di ulteriori indagini portate avanti dai finanzieri di Roma. Il fascicolo originario era stato infatti aperto a Milano, ed era uno stralcio dell’inchiesta sull’Ortomercato meneghino che vedeva coinvolto Giorgio Gnoli, uno dei due imprenditori indagati. Il fascicolo è stato quindi spostato a Roma per competenza, visto che da alcuni anni la Rai ha creato una centrale degli acquisti che viene gestita direttamente dalla sede capitolina di Viale Mazzini.

Dall’inchiesta risulta che l’11 maggio 2016, Giorgio e Andrea Gnoli hanno presentato in Rai il loro progetto – poi realizzato – di un magazzino a Pomezia da oltre 5 mila metri quadri che potesse rappresentare un centro di gestione logistica in grado di dialogare con i centri di produzione in tutta Italia. Gli affidamenti definiti “sospetti” sono tutti sotto la soglia dei 4 mila euro, in alcuni casi addirittura di poche centinaia di euro. Nell’ottobre 2019, ad esempio, la Rai assegnava all’Ageas il compito di reperire “manovalanza” per la “direzione produzione Torino”, di appena 540,80 euro. Altri, invece, erano molto più ricchi. Come i 126 mila euro liquidati alla Ageas con oggetto “proroga dei servizio di trasloco e trasporto leggero” di “elementi scenici e arredamento presso insediamenti Cptv Milano Sempione e Mecenate.

Rai, “fuori i partiti” ma dentro il duo vip Veltroni-Carofiglio

Aveva detto che la politica sarebbe rimasta fuori dalla Rai. Ma le buone intenzioni dell’amministratore delegato Carlo Fuortes si sono rivelate scritte sulla sabbia, a partire dalle nomine dei nuovi direttori dei tg, dove la palla a un certo punto è passata direttamente a Palazzo Chigi, nella stanza del capo di gabinetto di Mario Draghi, Antonio Funiciello. Ora invece due ex politici, ma tuttora assai vicini al Pd, arrivano direttamente alla conduzione di programmi Rai. Per la prossima primavera, infatti, sono in arrivo due trasmissioni condotte rispettivamente da Walter Veltroni e Gianrico Carofiglio.

L’ex segretario del Pd è in procinto di fare il suo esordio televisivo su Rai3 in un programma condotto insieme al direttore Franco Di Mare: Storie il titolo, in onda in primavera in prima serata, probabilmente il sabato sera, sotto la supervisione di Ilaria Capitani (la dirigente dell’affaire Fedez), da poco nominata alla vicedirezione approfondimenti da Mario Orfeo.

Tante volte ospite nei principali talk, è la prima volta di Veltroni alla conduzione, quasi a ripercorrere le orme di suo padre, Vittorio Veltroni, che nella tv pubblica è stato giornalista e conduttore radiofonico. Ma in Viale Mazzini Veltroni ha già lavorato, come ideatore e principale autore di Dieci cose, programma condotto da Flavio Insinna e Federico Russo, in onda nell’autunno 2016 su Rai1. La prima avventura veltroniana in tv fu però un discreto flop, oltre a essere al centro di polemiche per i costi elevati (circa un milione a puntata).

Da quando non fa più politica attiva, Veltroni fa un po’ di tutto: realizza articoli e interviste per il Corriere della Sera, scrive libri e sceneggiature, gira film e documentari. L’ultimo saggio risale al 2020, Labirinto italiano, viaggio nella memoria di un Paese, mentre nel 2021 ha pubblicato C’è un cadavere al Bioparco, terzo di una serie di gialli con protagonista il commissario Giovanni Buonvino. Anche se ora fa altro, il fondatore del Pd resta uno dei volti più noti e influenti della sinistra italiana tanto che, nelle recenti frenetiche giornate di trattative quirinalizie, tra i possibili candidati al Colle è rimbalzato anche il suo nome.

Sempre su Rai3 a partire da maggio arriverà pure Gianrico Carofiglio con Il dilemma, programma in sei puntate in onda il lunedì in seconda serata. Ex magistrato e scrittore di successo, specialmente per i legal-thriller che hanno per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, Carofiglio è stato senatore del Pd dal 2008 al 2013, candidatura voluta proprio dall’allora segretario Veltroni. Ma Carofiglio un ruolo in politica attiva lo detiene tuttora: da novembre è uno dei saggi scelti da Enrico Letta per guidare le Agorà del Partito democratico, ovvero l’iniziativa di democrazia partecipata in cui i dem incontrano elettori e militanti in vista delle Politiche 2023. Una sorta di Rousseau live della sinistra da cui dovranno uscire temi per il programma e possibili candidati. Con l’ex magistrato ci sono altri cinque saggi: il patron di Sant’Egidio Andrea Riccardi, l’ex segretaria Cisl Anna Maria Furlan, l’attivista ed ex parlamentare europea Monica Frassoni, Carlo Cottarelli ed Elly Schlein. “Agorà è un grande tentativo di democrazia deliberativa e partecipata. In modo che agli eletti, ovvero ai decisori politici, giungano indicazioni”, ha spiegato l’ex senatore. Un ruolo non di secondo piano, dunque, ma di notevole responsabilità politica per lo scrittore ormai diventato un volto noto dei principali talk politici televisivi.

Ma Veltroni e Carofiglio sono in buona compagnia. L’ex forzista nonché ex ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, da un paio di settimane è tornata in onda con la seconda serie di Ciao maschio, programma in cui la conduttrice intervista tre personaggi maschili, il sabato sera in seconda serata su Rai1. Bastonata da una critica feroce di Aldo Grasso, De Girolamo non va male: sabato scorso ha raggiunto il 9,4% di share per un totale di 814 mila telespettatori. Vedremo ora come andranno le avventure televisive di Veltroni e Carofiglio, con la speranza però che mamma Rai non diventi il futuro professionale degli ex parlamentari o leader politici. Le ore di palinsesto non basterebbero.

Astori, tre medici a processo I pm: “Il certificato era falso”

Tre rinvii a giudizionell’ambito del filone d’indagine che ipotizza il reato di falso in relazione a un certificato medico nell’inchiesta per la morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina trovato senza vita il 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine. A processo per falso vanno il professor Giorgio Galanti, direttore della Medicina dello sport dell’Aou di Careggi, il medico dello sport Loira Toncelli e Pietro Amedeo Modesti, accusato di distruzione di atto vero. Nel maggio 2021 Galanti era stato condannato a un anno di reclusione per omicidio colposo.

Morandi, Crucioli (Ac’è): “Briciole al Comune”

“sul crollo del ponte Morandi ci sono responsabilità penali, ma anche etico-morali dei soci che lucravano sulle mancate manutenzioni. Il Comune di Genova e la Regione Liguria hanno sbagliato ad accettare le briciole di risarcimento loro offerte, e rinunciare alla costituzione di parte civile, che permetterebbe alla collettività e alle vittime di ottenere molto di più”. È il commento del senatore Mattia Crucioli, di Alternativa c’è, che fa sua la protesta dei familiari delle vittime, secondo cui è calato il silenzio sulla vicenda. Ieri nel frattempo la Procura di La Spezia ha chiuso le indagini sul cedimento del Ponte di Albiano, avvenuto nel 2020. Gli indagati sono 8, tecnici e dirigenti di Anas.

Ostia, il Tar boccia la delibera del Pd che ferma i bandi

Il “regalo” del Pd romano ai balneari stroncato dal Tar. I giudici amministrativi del Lazio hanno ordinato l’annullamento della delibera della giunta municipale di Ostia con la quale – appena insediatasi – la nuova amministrazione dem aveva bloccato le gara pubbliche europee per riassegnare (dopo anni di proroghe) le concessioni balneari, provvedimento stilato dal M5S sulla scorta delle indicazioni dell’ex commissario prefettizio, Domenico Vulpiani. Come noto, Ostia (in quel momento governato dal Pd) fu sciolta per infiltrazioni criminali nel 2015, all’indomani degli arresti relativi all’inchiesta sul “Mondo di Mezzo”. La giunta M5S mise a bando 37 concessioni demaniali marittime per l’anno 2021 (poi slittato al 2022), ma quella dem, eletta a ottobre scorso, ha annullato l’iter. Il Fatto ha raccontato la vicenda il 31 dicembre. Ora il Tar scrive che quello della giunta di Ostia è “un provvedimento di autotutela certamente lesivo della sfera giuridica della società ricorrente” e ha condannato Roma Capitale alle spese (2 mila euro). Il Municipio X sta valutando il ricorso al Consiglio di Stato.

“Al liceo scientifico non ci sono posti, iscrivetevi più lontano o cambiate studi”

“Inostri figli non possono studiare dove vorrebbero. Nei licei scientifici del Municipio terzo di Roma non c’è più posto”. A lanciare questo allarme all’ufficio scolastico regionale sono i genitori di 210 ragazzi che sono stati rifiutati dal liceo “Nomentano” di via Casal Boccone, perché per loro non ci sono aule. Un problema non di poco conto per queste famiglie: ora che le iscrizioni sono state chiuse, si ritrovano a dover cercare una scuola per i loro figli. A raccontare questa odissea al Fatto Quotidiano è F.I.: “I ministeri della Pubblica Istruzione e dell’Università fanno proclami sulla volontà di adottare misure a sostegno delle donne nella lotta contro le disparità di genere in ambito di istruzione e lavoro nelle materie scientifiche e poi a mia figlia, come ad altre ragazze e ragazzi, non viene consentito il diritto di scegliere un liceo scientifico, anzi viene loro suggerito di cambiare indirizzo”. Una narrazione che corrisponde a quanto la dirigente scolastica, Giulia Orsini, ha scritto nella lettera inviata alle famiglie: “È con grande dispiacere che questo liceo, come avete potuto constatare, non ha la possibilità di accogliere le iscrizioni dei vostri figli alla prima classe per l’anno scolastico 2022/23.
Sono tre anni che segnalo agli organi competenti, Città Metropolitana di Roma e Usr Lazio, di non aver più locali disponibili per accogliere il numero sempre crescente di iscrizioni e che nel quadrante est di Roma, comprendendo anche i comuni confinanti, vi è una forte mancanza di disponibilità di posti nei licei scientifici”. Parole di desolazione che terminano con un invito: “Si segnala che tanti scientifici del nostro Municipio, ma anche dei Municipi limitrofi non potranno accogliere le domande in cui la scuola è stata indicata come seconda o terza scelta. Pertanto, dovreste valutare l’opportunità di scegliere scuole più distanti dalla vostra residenza o modificare la scelta dell’indirizzo di studi (liceo classico, linguistico, psico-pedagogico, artistico, istituto tecnico, …)”.

Il problema per il “Nomentano” è l’assenza di spazi: nel 2020/2021 era stata trovata una soluzione provvisoria per spostare quattro classi in un’altra scuola ma quest’anno non si è aperta questa possibilità. Il 17 novembre scorso, Orsini ha scritto una lettera al ministro Patrizio Bianchi; al direttore Rocco Pinneri, al sindaco e all’assessore della Città Metropolitana oltre che ai presidenti dei Municipi terzo e quarto ma non ha mai ricevuto risposta.

Parigi smobilita, anche l’Italia via dall’operazione antiterrorismo

La notizia era già stata anticipata, ma ieri è diventata ufficiale. L’operazione Barkhane nel Sahel, e di conseguenza la task force Takuba, a cui partecipa anche l’Italia con uomini e mezzi, si concluderà entro giugno. La conferma è arrivata con un comunicato congiunto divulgato prima del summit Ue-Africa: “A causa dei molteplici impedimenti delle autorità transitorie maliane, il Canada e gli Stati europei che operano a fianco dell’Operazione Barkhane e all’interno della Task Force Takuba ritengono che non siano più soddisfatte le condizioni politiche, operative e giuridiche per perseguire efficacemente il loro attuale impegno militare nella lotta al terrorismo in Mali e hanno quindi deciso di avviare il ritiro coordinato dal territorio maliano delle rispettive risorse militari dedicate a tali operazioni”. La dichiarazione è stata sottoscritta da 25 stati, tra cui l’Italia.

Dal ‘no’ degli anti vax alle armi per attaccare le Giubbe Rosse

La polizia canadese ha scoperto “stretti legami” fra alcuni dei camionisti che per tre settimane hanno intralciato il traffico a Ottawa e da e verso la capitale federale ed estremisti di estrema destra, statunitensi e canadesi. Gli agenti hanno arrestato 11 persone a Coutts, nell’Alberta, per il possesso di armi e munizioni, dopo avere perquisito tre autotreni rinvenendo fucili, pistole, un machete, giubbotti antiproiettile, munizioni. Si sospetta che gli arrestati progettassero di uccidere funzionari e agenti delle Giubbe Rosse. Come l’Ambassador Bridge riaperto lunedì. il ponte di Coutts è un valico tra Canada e Usa paralizzato dai manifestanti no-vax, Sull’Ambassador Bridge polizia e dimostranti hanno negoziato una conclusione pacifica della protesta: anche gli ultimi irriducibili hanno tolto il blocco. Il giro di vite nei confronti dei manifestanti è conseguente alla proclamazione, da parte del premier Justin Trudeau, dello stato d’emergenza contro organizzatori e protagonisti del ‘Freedom Convoy’, che hanno trovato appoggio, sostegno e finanziamenti negli Stati Uniti. Le indagini si sono, dunque, estese ai ‘no vax’ dell’Unione: l’appoggio dato ai camionisti da Donald Trump e da suoi sodali crea malessere e divisioni nel partito repubblicano. Nelle manifestazioni erano comparse bandiere confederate e simboli neo-nazisti. Anche a Coutts sono state trovate insegne neo-fasciste di una milizia chiamata Diagolon. Lo stato d’emergenza, codificato nell’attuale versione nel 1988, non era attuato in Canada da oltre 50 anni, dal 1970: esso prevede la temporanea sospensione delle libertà civili, il divieto d’assembramenti, la possibilità di rimuovere persone e beni da determinati spazi, il congelamento dei depositi bancari senza bisogno di un atto giudiziario, la sospensione delle assicurazioni sui veicoli. I manifestanti protestava no a Ottawa da tre settimane contro i vaccini obbligatori e altre restrizioni anti-covid.