Finanza: l’arte o la scienza di gestire i ricavi e le risorse per il miglior vantaggio di chi le gestisce. Ambrose Bierce diede questa sulfurea definizione nel suo Dizionario del diavolo del 1906. Nonostante le leggi e le garanzie per i clienti delle banche da allora siano molto progredite, pare però che la situazione non sia migliorata. Lo dimostrano gli ultimi dati dell’Arbitro bancario finanziario, l’organismo di composizione alternativa delle controversie tra i clienti e le banche fondato nel 2009 e sostenuto dalla Banca d’Italia. Se un cliente fa ricorso contro la decisione di un istituto di credito relativa a un contratto bancario e la sua richiesta non viene accolta, prima di andare per tribunali può chiedere gratuitamente all’Abf di discuterla. Nei primi nove mesi dell’anno scorso ciò è accaduto 7.209 volte, con il 59% dei ricorsi accolti a favore dei clienti e un altro 14% dei casi nei quali la vertenza è stata chiusa bonariamente. Ma nel 2020 sono esplosi i casi di banche che, nonostante abbiano perso davanti all’Abf, si sono rifiutate di ottemperarne alle decisioni, preferendo andare in causa. A rendere surreale il tutto è il fatto che tra gli operatori che meno riconoscono i diritti dei loro clienti ci sono quelli che più si dicono impegnati a diffondere l’educazione finanziaria.
Secondo gli ultimi dati dell’Abf, dal 2016 sono stati 1.558 i casi di decisioni favorevoli ai clienti a cui le banche non hanno dato seguito, di cui ben 937 nell’ultimo anno. Se si escludono le finanziarie, gli istituti che meno hanno ottemperato alle decisioni dell’Abf sono BancoPosta di Poste Italiane (199 reclami disattesi dal 2016, di cui 196 l’anno scorso) e Intesa Sanpaolo (92, 90 nel 2020). Tra le altre banche inadempienti spiccano poi l’ex Ubi (19, 18), Banca popolare pugliese (6,6), UniCredit (4,1), Findomestic (2,0), Bpm (2, 0), Bper (1,1), Popolare di Ragusa (1,1), Carige (1,0), Mps (1,1) e Credem (1,0). La beffa è che sono alcuni degli istituti che si dicono più impegnati a diffondere l’educazione finanziaria.
Banca Intesa, ad esempio, ha da poco ottenuto per il suo responsabile delle relazioni esterne Stefano Lucchini la presidenza della Feduf, la Fondazione per l’educazione finanziaria dell’Abi. Del consiglio della Feduf fanno parte anche Mauro Buscicchio, direttore generale della Popolare pugliese, Eugenio Tangerini, capo della responsabilità sociale d’impresa di Bper, Matteo Cidda, capo della comunicazione di Banco Bpm, Maurizio Giglioli, vicedirettore generale del Credem. Alle otto banche i cui rappresentanti fanno parte del consiglio della Feduf fanno capo 124 decisioni non adempiute a favore dei clienti davanti all’Abf dal 2016 a oggi, di cui ben 119 nell’ultimo anno.
Alcuni di questi operatori sono stati tra i più attivi nell’ultimo “mese dell’educazione finanziaria”, organizzato dal Mef come ogni anno a ottobre, con appuntamenti dal vivo e iniziative online. Tra questi Agos Ducato, Findomestic Banca, Iw Bank, Mps e Poste che dal 2016 non hanno adempiuto 207 decisioni dell’Abf favorevoli ai loro clienti, delle quali ben 199 nel solo 2020. Eppure “l’educazione finanziaria costituisce una parte della cultura di cittadinanza economica, particolarmente attenta alla legalità e alla responsabilità sociale”, spiega la Feduf sul suo sito. Forse educazione finanziaria, legalità e responsabilità sociale non comprendono i diritti dei clienti.