Agli sgoccioli dell’ultima seduta dell’anno in Senato, durante le dichiarazioni di voto sulla Manovra, per la Lega prende la parola Alberto Bagnai, responsabile economico del partito. Al suo fianco Matteo Salvini è sereno, compulsa il telefonino e ad ogni pausa applaude l’intervento del collega. Nel suo esordio Bagnai attacca sobriamente il premier Giuseppe Conte che a suo dire “disprezza” il Parlamento e come un “monarca e sovrano del Medioevo” considera i senatori dei “giullari”. Salvini, a suo fianco, applaude baldanzoso. Poi l’economista della Lega si esercita in un moderato parallelismo storico: “L’ultima volta l’ho presa un po’ larga – premette – questa volta la prenderò larghissima”. Sentiamo. “Il 1° settembre 1939 – racconta Bagnai – in un afflato europeista la Germania invase la Polonia perseguendo a modo suo, nel frattempo cambiato nelle forme ma non nella sostanza, l’obiettivo di unificare il continente a suo uso e consumo. Quello che accade dopo ce lo ricordiamo tutti”. Segue una serie di dati su Pil e debito per dimostrare come la “potenza egemone” (la Germania) e l’Ue tengano in scacco l’Italia con l’austerità europea e con i 209 miliardi del Piano di Ripresa e di Resilienza per uscire dalla crisi. Insomma per Bagnai l’Europa del Recovery è come la Germania nazista di Adolf Hitler che invade la Polonia facendo scoppiare la Seconda Guerra Mondiale. Quando il senatore conclude il suo accorato discorso, scroscia l’applauso dei colleghi della Lega, tra cui quello di Salvini. In un attimo la “svolta moderata” del leader della Lega svanisce. E anche la non ostile presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati non può fare a meno di notare il paragone di Bagnai: “Sto controllando il suo paragone con Germania e Polonia che non mi sembra adatto a questa situazione”.
Peccato che da qualche settimana Salvini, su suggerimento di Giancarlo Giorgetti, stia provando a vendersi come il leader moderato in grado di tornare al governo – di larghe intese o di centrodestra – e accreditarsi nelle cancellerie internazionali, tanto che ieri mattina il Corriere ha pubblicato una sua lettera con i “progetti per governare”, chiedendo un incontro al premier e annunciando un “tour delle capitali europee” per rafforzare il feeling della Lega con l’Ue. Una missiva che arriva dopo quelle di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni inviate dal 14 dicembre scorso proprio al quotidiano di via Solferino per accreditare il centrodestra come forza di governo ma soprattutto come segno di una feroce lotta per la leadership interna. Ed è in questo quadro che ieri Meloni, dopo aver letto l’ennesimo retroscena su FdI che bloccherebbe la caduta di Conte dicendosi indisponibile a un governo con Renzi, ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia contro il premier e il governo per vedere “chi vuole mantenere in vita l’esecutivo”. Una mossa per mettere nell’angolo Salvini che da settimane apre a un nuovo governo e che provoca una nuova rottura nel centrodestra. Tant’è che per tutta la giornata il leghista non commenta, non appoggiando la mozione: “Ora l’unico beneficiario sarebbe Conte” commentano gelide fonti leghiste.