Scienza e conoscenza: prima la scuola. E Grillo non si perde un vaccino

Memento studenti. In un clima d’interesse decisamente poco acceso nei confronti della scuola, uno dei settori che è stato più sacrificato dalle politiche sanitarie messe in atto per arginare la pandemia, una voce che si è sempre distinta in senso contrario è quello di Agostino Miozzo. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico ha commentato l’accordo trovato tra il governo e gli enti locali che permetterà alle scuole di riaprire il 7 gennaio, prevedendo anche il ritorno in classe almeno al 50% degli studenti delle scuole superiori: “Sono molto contento di questo ‘successo’ che pur nella limitazione del risultato, il 50%, dimostra che il dibattito sul tema scuola ha finalmente raggiunto quel livello di priorità politica che la scuola merita. Molto interessante il fatto che alcune regioni hanno già annunciato che il 50% diventerà probabilmente sin da subito il 75%, buon segno che sarà certamente di stimolo per gli altri a fare altrettanto. Per rispondere alla sua domanda, devo dire che è evidente che se la curva dovesse tornare ai dati che abbiamo visto nelle scorse settimane, questo ritorno potrebbe essere messo in discussione, vorrei però dire che anche in caso di peggioramento la chiusura delle scuole dovrebbe avvenire solo in parallelo alla chiusura del Paese; come ho più volte detto non è ammissibile vedere le scuole chiuse e i centri commerciali aperti”. Miozzo è uno dei pochi che non ha perso occasione, in ogni intervista, a prescindere da quale fosse il quadro politico-sanitario contingente, di ribadire quanto fosse grave lasciare per mesi a casa degli esseri umani in via di formazione e di quanto fosse assurdo che il dibattito collettivo si concentrasse su tutto il resto molto più che su questo. Gli studenti non sono una categoria produttiva che genera entrate, consuma o fallisce nell’immediato e non richiedono ristori se tenuti inattivi: per vedere i danni generati, anche economici certo, ci vuole del tempo e un ragionamento politico ad utilità immediata quel tempo non lo ha. È per questo che l’ostinazione di quelli come Miozzo diventa particolarmente importante.

Voto 7

 

Senti a me. Una buona sintesi sotto il segno dell’ironia di come approcciarsi ai vaccini in arrivo, l’ha data Beppe Grillo in un post natalizio: “Eh i vaccini… Io li sto aspettando, li sto aspettando tutti, li vorrò fare tutti insieme in un’unica siringata. Comincerò con lo Sputnik 5 russo che dà questa leggera controindicazione di una leggera fosforescenza ai polpastrelli che verrà eliminata dal vaccino cinese che, in controtendenza, darà luccichio giallognolo al palmo della mano tutte e due; poi verranno coperti dai vaccini americani e inglesi. In ultimo quello italiano che amalgamerà tutto l’insieme, quindi io sarò immune e vi consiglio di fare altrettanto fino al COVID 2045”. Insomma, per non lasciarsi prendere dal panico delle informazioni contrastanti che arrivano e non soccombere al caos generale, la soluzione migliore è sospendere il giudizio e affidarsi alla scienza. Amen.

Voto 8

 

Risiko da Serie A. Cara Befana ti scrivo perchè il 2021 è già andato nel pallone…

Cara Befana, l’anno nuovo è alle porte e se non disturbo avrei una cosa da chiederti…

Sono un tifoso del Milan (34 punti, primo in classifica) e nella calza vorrei trovare la Champions League. Sai, il Milan è il club in Europa che ne ha vinte di più dopo il Real Madrid (7, mica bruscolini) e per darti un’idea non la giochiamo da 7 anni, quando in panchina c’era ancora Max Allegri. Per tua informazione: per tornarci basta arrivare quarti. E tuttavia, visto che il 2020 è finito e in classifica siamo primi, ecco… vedi un po’ tu.

Sono un tifoso dell’Inter (33 punti, secondo) ancora sotto shock dopo l’eliminazione ai gironi in Champions League. Era già successo un anno fa nonostante la società abbia speso 230 milioni per dare a Conte giocatori di grande livello. Il minimo sindacale, visto che la Juve con Pirlo sta facendo harakiri, sarebbe chiederti lo scudetto; ma a me basterebbe sparisse quell’aria da funerale che da due anni accompagna il nostro cammino.

Sono un tifoso della Roma (27 punti, terza) e non mi lamento: ho 6 punti più della Lazio (ottava), una squadra che sa giocare buon calcio e un allenatore, Fonseca, che nessuno chiama Maestro ma che sa benissimo il fatto suo. Siccome abbiamo vecchi di sicuro affidamento (Dzeko, Pedro, Mkhitaryan) e giovani di valore assoluto (Zaniolo, Mayoral, Villar), perchè non cristallizzare la classifica? Noi in Champions, i cugini fuori dall’Europa. Grazie.

Sono un tifoso del Napoli (25 punti, quinto ma con una partita da recuperare, quella in casa della Juve; vuol dire che vincendola saremmo terzi) e sono preoccupato: ai tempi del comandante Sarri abbiamo sfiorato lo scudetto facendo giocare non più di 14 giocatori, poi sono arrivati prima Ancelotti, poi Gattuso e con 30 titolari in rosa le cose non sono andate meglio, anzi. So che il sangue di San Gennaro non si è sciolto: puoi fare niente?

Sono un tifoso della Juve (24 punti, sesta) e va beh che abbiamo un match da recuperare (avevamo vinto a tavolino, poi i giudici ci hanno ripensato), ma la realtà è che siamo sesti a -10 dai ragazzini del Milan e a -9 dal rinnegato Conte. Inaccettabile. Ci avevano detto che Pirlo era un predestinato, un Maestro a sua insaputa, sognavamo il 10° scudetto e invece facciamo pari con Crotone e Benevento. Puoi svegliarci dall’incubo?

Sono un tifoso dell’Atalanta (22 punti, settima), anche noi abbiamo una partita da recuperare e un po’ di casini ce li siamo procurati con le nostre mani: tipo quelle che il Papu Gomez e Gasperini si sono messi addosso negli spogliatoi in un intervallo di una partita di Champions. Ecco, appunto. In Champions, quando si riprenderà, ce la vedremo con il Real Madrid. Puoi metterci nella calza il lasciapassare per i quarti? Gentilissima.

Sono un tifoso della Lazio (21 punti, ottava) e il 2020 si è appena chiuso con il nostro allenatore, Simone Inzaghi, che a un quarto d’ora dalla fine di Milan-Lazio, sul 2-2, con il match in pieno controllo toglie dal campo Immobile e Milinkovic e mette Andreas e Akpa-Akpro con il Milan incredulo che riprende coraggio e all’ultimo tuffo mette dentro il 3-2. Se non è troppo: potresti infilare nella calza del nostro allenatore il Manuale del Bravo Allenatore? È urgente.

 

“Io vorrei”. La riforma (morale) dello Stato per azzerare i cavilli che aiutano le mafie

Quando queste Storie italiane usciranno il Natale sarà già passato. Perciò non ha senso usarle, come avrei voluto, per scrivere un’ideale lettera a Babbo Natale o a Gesù Bambino. Semmai ne approfitto per raccontarvi di un bimbo di sei anni che ha scritto una commovente lettera al vecchio Santa Claus chiedendogli di portare le medicine alla nonna per farla guarire. I nonni… Sta di fatto che gli auguri di Buon Natale sono riuscito a farli. Mentre proprio non ce la faccio con quelli per il Nuovo anno. Se penso che ho passato tutto lo scorso 1° gennaio per rispondere o mandare direttamente gli auguri per il 2020 mi vengono i brividi. Da tempo infatti non mando più gli auguri per “un anno felice” e nemmeno per “un anno pieno di successi”, e meno che mai per “un anno vincente”. In quest’ultimo caso perché la formula mi pare un obbrobrio mentale. Negli altri due perché alla mia età ho imparato che bisogna stare schisci e che la cosa più bella che si possa augurare a una persona è la serenità.

Felice, nell’anno, potrà essere qualche giorno, qualche attimo magico totalmente privato. Quanto ai successi, ne bastano un paio a riempirci l’anima. Ricordo dunque che l’augurio più frequente in quell’ultimo Capodanno è stato “che l’anno nuovo ti sia amico”. Volevo essere moderatamente ottimista e invece in due mesi si sarebbe rivelato un augurio stratosferico. Il bastardo, il 2020, non è stato amico con nessuno, ma traditore con quasi tutti. Credo che abbia fatto le fortune di qualche pescecane quando le mascherine costavano in farmacia 8 euro l’una. Sicuramente proveranno a farci fortuna banditi e mafiosi, dipenderà da noi.

Proprio così, dipenderà da noi. Mi ha colpito soprattutto un risultato del sondaggio Demos-Libera sull’Italia disastrata dal Covid. Alla domanda su chi potrà tirarci fuori da questa crisi senza precedenti, la risposta più gettonata è stata “il governo”. E questo è senz’altro un segno di fiducia in Giuseppe Conte e nei suoi ministri di punta. La discrezione al governo ha dato insomma i suoi frutti, sconfiggendo 4-0 l’idea ormai trentennale che si debba urlare per valere più di un soldo di cacio sulla scena politica. Ma è la seconda risposta più frequente la vera sorpresa. Che non indica i partiti politici. E nemmeno le imprese e nemmeno le banche. E neppure i sindacati o le professioni o il terzo settore. Ma indica i singoli cittadini italiani e le loro energie individuali. Un modello di rigenerazione bellissimo, che non parla il linguaggio dello stato assistenziale, che non chiede di dare questo o regalare quello, ma chiede più verosimilmente di lasciar fare a chi ha voglia ed energie.

È un messaggio di speranza indirettamente mandato allo Stato: quando proveremo a rimettere fuori la testa non presentatevi con le vostre gabelle, le vostre regole asfissianti e le vostre burocrazie sadiche o corrotte. Arrivate anche voi con le maniche arrotolate e aiutate chi vuole solo lavorare per la ripresa del Paese.

Ecco, se dovessi fare un augurio per questo 2021, alla faccia della quarta e quinta e sesta ondata perché “neanche il vaccino”, se dovessi farlo, dicevo, sarebbe esattamente questo: uno Stato schizzato prodigiosamente fuori dal cilindro del Covid e che si fa servizio per gli “uomini di buona volontà” (qualcosa di natalizio lasciatemelo…) e mette in riga mafiosi e affaristi, che abbiano o meno una falsa perizia medica o aziendale in mano.

Questo io sogno, pensate un po’. Le altre gioie che vorremmo le conoscete tutte e mai avremmo pensato che potessero essere tali. Dalla stretta di mano alla lezione in aula. Auguri di un anno sereno, anche se non sappiamo neanche più come sarebbe. Il nostro metro è cambiato. Un medico di corsia vale più di un grande fratello, e forse l’augurio più grande è che continui così. Gramsci le chiamava le riforme morali.

 

Porno (senza) vendetta. “Io, il trofeo da esibire. Dopo il sesso, mio marito pubblicava il video”

 

“Per 2 anni, tutti mi hanno vista a letto: ora il mio ex è a processo”

Cara Selvaggia, visto che stai pubblicando storie di donne vittime di revenge porn, desidero raccontarti come sono finita, io pure, in un caso simile. Ma la cosa ben più grave è che a rovinarmi la vita non è stato un uomo qualunque bensì mio marito. A due anni dal matrimonio ho scoperto, grazie ad un amico che ha deciso di confessarmi tutto, che mio marito era solito inviare ad amici in comune e ai suoi contatti foto e video della nostra intimità, mentre facciamo sesso, dove si vede benissimo il mio corpo ed il mio viso, e non contento mi ha fatto finire in un sito porno amatoriale. Mi è crollato il mondo addosso, sono stata molto male, ho passato momenti difficili, non riuscivo a dormire, avevo l’ansia, mi vergognavo di uscire e di vedere gente. Questa storia mi ha completamente devastata.

Non ho esitato neppure un attimo a denunciare mio marito, quello che mi aveva fatto era troppo grave per tacere e lasciar andare: aveva leso la mia dignità di donna e moglie, non potevo accettare che mi esibisse come un trofeo; quell’uomo avrebbe dovuto proteggermi e tutelarmi ed invece si era servito di me. Dopo circa due anni, le indagini si sono concluse. Ho presentato la testimonianza di ben 12 persone che hanno ricevuto materiale privato (e pensa quante altre persone sono coinvolte ma io non ne sono consapevole!) e mio marito è stato rinviato a giudizio. È appena iniziato il processo, so che sarà un percorso difficile da sostenere soprattutto a livello emotivo e psicologico, ma sono pronta a metterci la faccia e ad esprimere davanti al giudice tutto ciò che ho vissuto e provato. È il momento di tirare fuori gli attributi, nonostante la vergogna e l’angoscia di affrontare un processo, voglio fargliela pagare. Il mio avvocato mi dice spesso di essere una donna “cazzuta” per aver denunciato, al contrario di tante altre. Questo mi carica e mi dà la forza per andare avanti. Eh sì, scusa la volgarità ma io “non mollo un cazzo!”. Vorrei tanto far conoscere meglio questa storia ma essendoci un processo in corso ed avendo un nuovo compagno, non voglio metterlo in difficoltà perché anche lui ha sofferto molto. Bisogna denunciare! Siamo esseri umani non oggetti sessuali!

Livia

Cara Livia, ecco perché come ho sostenuto spesso il termine “revenge” non è centrato per questo genere di reati. La vendetta, spesso, non è il cuore del problema. La diffusione di materiale intimo altrui è spesso frutto di ignoranza, superficialità, mancanza di intelligenza emotiva ed empatia, scarsa considerazione della donna e altro, dunque qualcosa di ben diverso dalla vendetta perché si è stati lasciati. Il tuo ex marito è un mix di tutto questo, temo, con l’aggravante della crudeltà. Perché eri sua moglie, perché lo amavi, perché faceva questo mentre continuava a dividere la vita con te. Imperdonabile.

 

“La mia generazione si lagna, e nonno ha fatto la guerra (vera)”

Cara Selvaggia, ho bisogno di condividere con te un pensiero che non mi dà tregua: il paragone tra ciò che venne chiesto alla generazione dei nostri nonni e quello che oggi viene chiesto a noi.

Siamo nel pieno di una pandemia che miete vittime e contagi quotidiani. Fare attenzione ai nostri comportamenti abituali durante le festività natalizie è davvero così dura? Mi viene da pensare ai nostri nonni e bisnonni. Alla loro generazione è stato chiesto di andare in guerra, lontani da famiglie e figli, per l’amor di patria; e lo hanno fatto senza troppe “storie”. Il loro sacrificio è stato grande. Chi è partito per la battaglia ha rischiato la vita, ha sofferto freddo e fame e temuto di non rivedere i propri cari. Qualcuno invece non è più tornato. E chi è rimasto a casa si è accontentato di poco, per il sostentamento, cercando farina e altri beni primari; s’è nascosto dai bombardamenti vivendo con l’angoscia di perdere i cari al fronte. C’è chi ha perso l’anno scolastico perché le scuole erano chiuse. Non esisteva la Dad. Nonostante ciò, molti di loro sono diventati grandi dal punto di vista umano e professionale.

Io li ho conosciuti questi nonni. Ho ascoltato le loro sofferenze, da cui non traspariva mai commiserazione ma spirito d’adattamento e coraggio. Ancora oggi guardo le loro foto in bianco e nero. Questi racconti mi hanno insegnato il valore del rispetto delle regole. Oggi alla nostra generazione viene chiesto di mangiare a casa il giorno di Natale, con tutte le comodità, ma solo con il nucleo familiare. Possiamo scegliere ogni tipo di dispositivo elettronico per connetterci durante il pasto. Abitiamo in dimore calde con regali da scartare, panettoni e torroni da mangiare. Tutte cose che possono essere condivise on-line con le nostre famiglie da proteggere.

Anche per me sarà un Natale diverso, inusuale, ma solo così posso sperare che andrà tutto bene.

Francesca Falcone

 

Cara Francesca, non vedrò i miei genitori che sono soli, in campagna, in uno stato di salute non proprio splendente. Saranno comunque insieme, al caldo, con enormi cesti di cibo natalizio che abbiamo fatto avere loro da Milano. Certo, non è il Natale che immaginavamo tutti, ma è quello più giusto, generoso, altruista chiesi possa non dico festeggiare, ma celebrare. E nessuno, in casa, se ne è lamentato. Forse perché mio padre si ricorda, appunto, le bombe sulla testa e le notti a dormire nei pagliai.

 

Destra. Culto degli alieni e tirannide di Satana: il presepe simbolo dell’“apostasia di Francesco”

Nemmeno la tragica sobrietà di questo Natale pandemico ha intenerito i duri cuori della destra clericale e farisea che attacca papa Francesco. Anzi, le feste hanno segnato un ulteriore salto di qualità nelle accuse contro il pontefice argentino.

Ormai è tempo di “Apostasia del Vertice della Chiesa” e in Vaticano è stata instaurata “la tirannide di Satana” (altro che fumo, qui siamo a un infernale nebbione perenne). Parola ovviamente dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, il monsignor macchietta tra i capi dell’antibergoglismo militante. E ad accentuare i sospetti “diabolici” dei clericali tradizionalisti ci si è messa finanche la Natività allestita in piazza San Pietro: il presepe monumentale di Castelli, centro abruzzese famoso per l’arte in ceramica. Qui negli anni Sessanta, Serafino Mattucci partorì l’idea di un presepe moderno. E così tra il 1965 e il 1975 all’Istituto d’Arte di Castelli vennero realizzate le 54 statue che formano la composizione.

In Vaticano ne sono state installate solo una decina, ma tanto è bastato per scatenare le polemiche, al punto che persino il New York Times si è occupato della questione: “Le critiche sono state amplificate dai conservatori che vedono nelle figure in ceramica un’ulteriore erosione delle tradizioni ecclesiastiche e delle immagini consuetudinarie a loro care”. A destare scandalo sono in particolare l’Astronauta e il Guerriero con il teschio sull’elmo che ricorda molto Darth Vader di Guerre Stellari. La combinazione di questi elementi, per la destra clericale, è diventata quindi il simbolo di presenze sataniche e massoniche nella Chiesa cattolica. Non solo.

Secondo Maurizio Blondet, firma del complottismo sovranista, ci sono inquietanti segni dell’antico Egitto: “Quello che più colpisce è l’angelo che sovrasta al centro l’immagine; ha le ali aperte, ed è realizzato come avvolto nelle fasce di una mummia, al centro del petto una evidente X. Tale simbologia richiama in maniera efficace i sarcofagi egiziani che, inizialmente soltanto per il faraone in secondo momento per tutti, venivano dipinti mediante la raffigurazione di braccia incrociate a forma di X”. Ossia la X di Osiride, che significa morte e degenerazione. Mica è finita. L’arte occulta del povero presepe di Castelli cela “forzature bibliche artatamente interpretate in senso ufologico”. Insomma l’Astronauta e anche il simil-Darth Vader incarnano un culto degli alieni, vero obiettivo del pontificato francescano.

Nel vasto network della destra clericale (compresi Libero, Il Giornale e La Verità) critiche e attacchi vanno oltre l’opinabile estetica dell’opera. Per l’omofoba Silvana De Mari il presepe “è una bestemmia nella piazza di San Pietro” (La Verità). E poi, ancora, il solito Viganò: “Questa mostruosità irriverente è il marchio della religione universale del transumanesimo auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale; è l’esplicitazione dell’apostasia, dell’immoralità e del vizio, della bruttezza eretta a modello”.

La cosa bella è che il presepe di Castelli non piacerebbe neanche a papa Francesco, come rivelato dall’Huffington Post versione italiana. Ma non ditelo agli anti-bergogliani.

 

Colosseo, l’affare milionario: l’arena apre a eventi pubblici

Alla fine, il rimpasto c’è stato: il titolo de “Er mejo der Colosseo” non spetta più a Romeo, il protagonista spaccone degli Aristogatti, ma a Dario, ministro compassato dei Beni culturali. Che potrà, d’ora in avanti, legittimamente incedere sui Fori Imperiali vestito da gladiatore. L’impresa, colossale, che tanta gloria rovescia sull’inclito dictator bonorum culturalium rei publicae è stata annunciata pochi giorni fa: in piena pandemia, parte un bando da 18,5 milioni di euro per rifare l’arena al Colosseo. Una vera e propria Netflix dell’archeologia, per rimanere alla semantica in voga nelle stanze, oggi così pop, del Collegio Romano. Come fu chiaro fin dal suo primo affacciarsi, oltre sei anni fa, questa idea riesce a coagulare tutto il peggio della visione del patrimonio culturale, del nostro Paese, della stessa politica oggi trionfante.

Primo: il Colosseo diventa un contenitore per qualcos’altro. Cosa, si vedrà: “Ogni possibile evento della vita contemporanea”, secondo l’archeologo che ha sussurrato all’orecchio del principe una simile scempiaggine. Nel giugno 2018 un grande party di beneficenza culminato nella proiezione del Gladiatore di Ridley Scott (film irto di errori storici) ha permesso di capire quale potrebbe essere il futuro prossimo dell’anfiteatro. Il punto è che il monumento in sé è considerato un “inutile dente cariato” (così l’ex sottosegretario ai Beni Culturali Luigi Covatta, esprimendo sostegno al progetto): invece di educare a leggere i monumenti antichi, invece di sottrarli alla morsa del traffico, invece di prendere atto della loro storia e delle loro lacune, vogliamo inserirli a forza nel nostro presente. Ossessivamente presi da noi stessi, pieghiamo tutto al narcisismo effimero: un estremo consumismo, non sostenibile, del patrimonio culturale. E niente insegna il precedente infausto dell’Arena di Verona, ormai completamente inconoscibile come monumento e letteralmente mangiata da spettacoli in gran parte di infima qualità.

Secondo: continuiamo a investire su un’idea patetica di Italia in costume storico per turisti. Perché è fin troppo ovvio che il Colosseo ridotto a parco a tema di un’antichità hollywoodiana sarebbe affollato solo dai turisti (quando torneranno), in un ennesimo passo dell’espropriazione della città ai suoi cittadini.

Terzo: i 18,5 milioni per l’arena del Colosseo rappresentano l’applicazione della logica delle Grandi Opere al patrimonio culturale. In un Paese in cui i monumenti crollano per mancanza di manutenzione, i politici continuano a preferire “l’inaugurazione alla manutenzione” (Leo Longanesi). Con le chiese marchigiane del cratere sismico in cui ancora nevica, con i palazzi del centro storico di Napoli in rovina, con gli archivi e le biblioteche in agonia, un ministro serio dei Beni Culturali non dovrebbe nemmeno nominarlo, il Colosseo. Ma salvare, in silenzio, le piccole cose che muoiono non dà consenso, mentre i circenses attizzano la folla: festa farina e forca, si diceva a Napoli.

Quarto: ma con lo spettacolo dal vivo nello stato in cui è ora, con l’assenza di qualunque progettualità, con migliaia di lavoratori dei teatri e della musica alla fame, come è concepibile investire tutti questi soldi in una mega struttura per spettacoli dal vivo con le caratteristiche sopra illustrate? È talmente lunare questa coincidenza, che l’unica spiegazione è che il Colosseo, straordinario strumento per la costruzione del consenso imperiale, torni ad essere usato come efficacissima arma di distrazione di massa per l’opinione pubblica. Già sento l’obiezione: siete contro la cultura popolare! Per nulla, ma sono contro il Ministero della Cultura Popolare: il MinCulPop non mi è mai piaciuto, perché si occupa di propaganda, non di cultura.

Proprio negli stessi minuti in cui le agenzie battevano la notizia del bando per l’arena, l’associazione “Mi riconosci? Sono un professionista dei Beni culturali” diffondeva la lettera con cui Ales – società strumentale del Mibact – comunicava che non avrebbe rinnovato a molti lavoratori i contratti in scadenza il 31 dicembre. Vi si legge che “a seguito di quanto stabilito dal DPCM 3 dicembre 2020 (…) che (…) per fronteggiare l’emergenza epidemiologica (…) ha decretato la sospensione delle mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e altri istituti della cultura (…) siamo spiacenti comunicarle la cessazione del rapporto di lavoro”. Le anime morte dei Beni culturali, le vite precarie e sfruttate che mandano avanti il carrozzone della “cultura”, gli invisibili dei monumenti vengono spazzati via: non dal Covid, ma da uno Stato che si è dato al caporalato e allo schiavismo, e che ora getta via queste persone.

Siamo in guerra, ci si dice: ci sono delle priorità. Sta bene: ma mi dovete spiegare come possa essere prioritario, proprio ora, spendere 18,5 milioni di euro in quella trovata ridicola, e non destinarli a salvare le vite di chi ha, fino a oggi, salvato il nostro patrimonio culturale.

“Il cachemire tornerà presto: intanto regalo un po’ del mio lusso”

“Quando hai la morte negli occhi, o solo la paura che ti soggioga, non pensi a come devi vestirti, certo non hai testa per il cachemire”.

Il grosso guaio è che Brunello Cucinelli vende cachemire.

Però Cucinelli sa che questa sventura avrà una fine. Sa che tra due mesi saremo quasi liberi, sa che i risparmi delle famiglie italiane ammontano a diecimila miliardi di euro. Sa dunque quel che deve sapere per essere ottimista.

La pandemia allontana il lusso dalla realtà. Nell’infelicità collettiva il piacere, o l’idea che esso dona, diviene un fuor d’opera. Come se stonasse.

“È vero. Noi chiudiamo l’anno con un dieci per cento in meno del fatturato. Rispetto ad altri settori siamo stati anche meno colpiti. Ma abbiamo capito da subito che questa sventura non affonda i piedi in un crash della finanza come nel 2009. La Cina viaggerà l’anno prossimo a un +10 per cento del Pil, l’America del nord tra il 4 e il 5. Sono numeri che danno sollievo, e il vaccino è l’exit strategy. Due, tre mesi e finirà questo incubo, dico io.

Due mesi e il cachemire tornerà tra noi?

Il sentimento collettivo è cambiato, l’umore è cambiato. E noi che disegniamo i capi dobbiamo esserne interpreti.

Anche i maglioni avranno memoria del dolore?

Sappiamo che la nostra clientela cerca cose di alta qualità che resistano nel tempo. Vuole pagare ma vuole che conservino una vita lunga. E siano capi più sobri, con colori meno spinti, vivi, vulcanici. Una luce più soffusa, più dolce. Un affresco neutro, composto. Il nostro cachemire sarà così.

E chi lo comprerà?

Coloro che oggi non hanno voglia, e io dico giustamente, torneranno presto ad affacciarsi nei negozi. La produzione di articoli di pregio è il volto che l’Italia si è conquistata nel mondo. Abbiamo un capitale umano invidiabile, e un talento ancora adesso indiscutibile. Il mondo non ci chiede prodotti di poco conto e di poco prezzo, sa che da noi non li riceverebbe e soprattutto sa che noi non siamo competitivi su quel fronte. Dall’Italia chiede il meglio, ed è questa la nostra grande fortuna. Il 9 novembre, quando il vaccino è divenuto realtà, ho capito che ancora una volta ce l’avremmo fatta.

Ce la faremo, ma siamo in alto nella classifica dei decessi, e in coda per quanto riguarda il Pil.

Io credo che stiamo affrontando questa sventura in modo più che dignitoso. E sebbene la crisi abbia portato al default tante imprese, e alla fame vera tante persone, non c’è stato l’autunno caldo che si paventava, non si sono visti scontri di piazza, fenomeni di ira, di violenza. Segno che questo drammatico processo in qualche modo è stato governato, gestito. E c’è un altro segnale positivo.

Cucinelli, il super ottimista.

Vedo un’Italia meno litigiosa, con un lessico tutto sommato più custodito. Non ci sono punte di acredine incontrollata. Noto un qualche sforzo a ridurre l’insulto.

Legge pochi insulti?

Tutto sommato è andata meglio di ciò che temevo.

E i suoi dipendenti sono tranquilli e ottimisti come lei?

I 2100 dipendenti non hanno visto ridotto un euro del loro salario e nessuno è stato o sarà licenziato. Nei primi due mesi della pandemia il governo ci ha aiutato con la cassa integrazione e noi abbiamo compensato la differenza. Da maggio scorso facciamo da soli. Abbiamo deciso anche di non chiedere sconti ai fornitori. I contratti in essere sono stati rispettati e saldati. E poi abbiamo deciso di donare l’invenduto. Diamo alle associazioni che ce li chiedono i capi di alta qualità che sono in magazzino e non potranno più andare sul mercato. Sono micro doni che però facciamo con piacere. A me gratifica tanto.

I clochard con la griffe?

Le associazioni che chiedono avranno, nella misura del possibile certo. E poi sceglieranno loro i destinatari.

Cucinelli, San Cachemire.

Sa che diceva Tommaso Moro? Signore dammi la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare e la forza di cambiare le cose che posso cambiare.

Il M5S: “A breve un altro testo per dare lo stop alle trivellazioni”

“Presenteremo un nuovo testo per fermare le trivelle”. Fonti del M5S non considerano chiusa la partita dopo l’uscita della norma predisposta dal ministero dello Sviluppo economico dal decreto Milleproroghe durante il pre-Consiglio dei ministri della scorsa settimana. Secondo i 5 Stelle, determinanti non sono state tanto le preoccupazioni per la tenuta della maggioranza (come invece risulta al Fatto), ma il parere del Quirinale secondo cui bloccare le nuove concessioni per la ricerca di gas e petrolio non era norma da inserire in quel tipo di decreto: posizione certo legittima, se davvero il Colle l’ha presa, ma che si scontra col dato di fatto che l’ultima proroga della moratoria alla “coltivazione di idrocarburi” è stata inserita proprio nel Milleproroghe del 2019 (scade a febbraio e in lista d’attesa ci sono già 53 permessi).

Come che sia, i grillini vogliono riprovarci e a questo punto ragionano su due strade. Una possibilità aperta è quella di presentare un emendamento durante il passaggio parlamentare del decreto: a quel punto, probabilmente, non uno stop definitivo alle nuove concessioni, come nella versione originale predisposta dal ministero di Stefano Patuanelli, ma una proroga della moratoria in vigore già da due anni (doveva servire ad adottare il cosiddetto “Piano delle aree idonee” per la ricerca di gas e petrolio, mai partorito però). Un testo del genere, ancorché depotenziato, sarebbe più che altro di bandiera, avendo scarse o nulle possibilità di passare in Parlamento: renziani, centrodestra e parecchi democratici sono contrari a uno stop generalizzato.

L’altra possibilità a cui si pensa dentro al Movimento è inserire una norma sullo stop ai permessi nel prossimo decreto Ristori, che dovrebbe arrivare a inizio anno. Sede che sarebbe, questa sì, assai eterogenea per materia, ma che – nelle intenzioni dei promotori – potrebbe aggirare le difficoltà di consenso parlamentare. Sempre ammesso che il Quirinale la prossima volta non abbia riserve circa i decreti Omnibus e che si convinca anche tutto il resto della maggioranza.

“Nuovo scostamento di bilancio e saldo e stralcio per le cartelle”

“Stiamo già lavorando alle nuove misure per continuare ad aiutare tutti i settori coinvolti nell’emergenza Covid. Per farlo ci sarà bisogno di un ulteriore scostamento di bilancio”. È la premessa che fa la viceministra dell’Economia, la 5Stelle Laura Castelli, parlando della manovra sulla quale ieri la Camera ha dato il voto finale, in attesa che il Senato la approvi entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.

Non era mai successo che si arrivasse così in ritardo. L’accusa è nota: per accelerare l’iter, sono state inserite centinaia di micro-norme per oliare il lavoro bipartisan.

Di mancette o cose schifose non ne ho viste, non c’è stato nessun finanziamento alle associazioni dei parenti dei deputati. In accordo sono state gestite le risorse per aiutare settori specifici, come aeroporti, automotive o autonomi. Abbiamo fatto una manovra di 40 miliardi con misure importanti, come quella sul rientro di cervelli, innovative e rivoluzionarie.

Quali?

Il 2021 sarà l’anno dedicato a imprese, lavoro e autonomi. Per loro è stato introdotto l’Iscro, un nuovo ammortizzatore sociale. Mai prima in Italia alle 4 milioni di partite Iva è stato garantito un supporto in caso di calo del reddito, come per i dipendenti. Abbiamo stanziato anche un miliardo per esonerare dal pagamento dei contributi previdenziali le partite Iva, sarà un anno “in bianco”. E a gennaio stanzieremo un ulteriore miliardo e mezzo.

La manovra ha rifinanziato per 5,3 miliardi la Cig Covid. Basteranno fino a fine marzo? Si eviterà l’ecatombe occupazionale con la fine del blocco dei licenziamenti?

Faremo quello che serve. Ora bisogna andare verso strumenti che possano accompagnare le aziende fuori da un’ottica di emergenza. Penso al rifinanziamento del contratto di espansione, vale in tutto 450 milioni di euro, con lo scivolo per i soggetti a 5 anni dalla pensione, che si estende alle imprese con oltre 250 addetti. Uno sforzo economico ingente.

È, quindi, atteso un nuovo scostamento di bilancio? Si parla di 20 miliardi.

Purtroppo la crisi non è finita. È indispensabile continuare ad attuare i piani a cui stiamo lavorando, dal Salva-imprese alla partita del Fisco. Per questo serve un’ulteriore richiesta di extra-deficit. Sui numeri si sta ragionando: i decreti, la manovra e il Recovery vanno visti come parte di uno stesso piano industriale.

A proposito di adempimenti fiscali, riprenderà l’invio delle cartelle esattoriali? Il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha parlato di 12 milioni di cartelle ferme quest’anno e altri 20 milioni tra atti da riscossione e accertamenti.

Penso che serva una rottamazione “quater” per gli anni dal 2016 al 2019 per dare respiro a quei contribuenti con morosità incolpevoli. Un nuovo saldo e stralcio potrebbe evitare la notifica di milioni di cartelle.

Un nuovo condono?

Nessun condono, come dicevo parliamo di morosità incolpevoli.

Servono nuove risorse anche per la proroga del Superbonus 110%, tanto cara a M5s, che è stata oggetto di un lungo braccio di ferro nella maggioranza?

Le risorse per prorogarla al 2023 arriveranno con il Recovery Plan.

Anno nuovo, nuovi ristori?

Sì, stiamo lavorando per ristorare le aziende che per Dpcm non hanno mai chiuso, ma che hanno comunque avuto forti cali di fatturato. In cima alla lista ci sono pure i proprietari degli impianti di sci. In Francia gli hanno dato il 50% di quello che hanno perso.

Altra corsa conto il tempo è quella del già citato Recovery Plan. Conte non molla, mentre Renzi continua ad alzare la posta.

Stiamo assemblando i piani presentati dai ministeri, sono 52 progetti che vanno integrati. Nessuno si può permettere di sbagliare. Sono risorse che vanno investite interamente, in linea con gli obiettivi che ci siamo dati a livello comunitario. Penso che i toni usati in questi giorni siano esagerati, perché a decidere alla fine è la Ue.

La sai l’ultima?

 

Torino Esulta Clarke di Beautiful: assolto dall’accusa di aver maltrattato l’ex moglie

Una notizia che attendevamo con ansia e getta una luce meno sinistra su questo cupo Natale: Clarke di Beautiful è stato assolto. L’attore Daniel McVicar – che per 13 lunghi anni ha interpretato appunto Clarke, stilista mascellone della longeva soap opera americana – era a processo per presunti maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie. Violenze, è bene specificarlo, che non coincidevano con la sua prova d’attore, quella sì un crimine impunito nella storia della televisione. No: Clarke era accusato dall’ex consorte, la pattinatrice torinese Virginia De Agostini, “di maltrattamenti, violazione degli obblighi di assistenza familiare e lesioni (per un episodio in cui la donna aveva detto di essere stata aggredita)”, scrive Repubblica Torino. “Dopo sei anni di accuse per me dolorose – ha dichiarato Clarke – posso andare avanti pulito. Sono contro la violenza di ogni tipo. Un uomo deve sempre proteggere la donna”. Disse quello che aveva sposato Sally Spectra solo per soldi.

 

Malesia Nozze anti Covid: partecipano 10mila invitati ma restano tutti in macchina con i finestrini alzati

Sposarsi col Covid? Facile, se gli invitati non scendono dalla macchina. In Malesia una coppia ha organizzato una cerimonia monumentale (più di 10mila partecipanti) trasformandola in un gigantesco drive-in nuziale. Gli sposi – scrive la Bbc – si sono detti di sì all’esterno di un palazzo governativo di Putrajaya, a sud della capitale Kuala Lumpur, mentre gli ospiti compivano una lenta processione a bordo delle auto, mantenendo le distanze e con i finestrini rigorosamente alzati. La festa, diciamo, è durata più di tre ore. Il marito Tengku Muhammed Hafiz e la moglie Oceane Alagia non sono una coppia comune: lui è il rampollo di un ex ministro, tutt’ora influente nella politica locale. Il papà ha celebrato le sontuose nozze dell’erede con un messaggio su Facebook: “Mi informano che da stamattina sono passate qui oltre 10mila automobili. Io e la mia famiglia ne siamo molto onorati. Vi ringrazio tutti per aver rispettato le misure di sicurezza e non essere usciti dall’auto”.

 

Bugliano L’avvocato idolo dei No-Vax denuncia una città che non esiste: “Ci vedremo in tribunale”

C’erano già pochi dubbi sulle capacità di comprensione della realtà degli anti-vaccinisti, ma non bisogna mai perdere la meraviglia davanti alle manifestazioni della stupidità umana. Un ultimo episodio: l’avvocato idolo dei No-Vax querela la città che non esiste. Il Comune di Bugliano è un paese fittizio della provincia di Pisa, una pagina satirica su Facebook, lo sanno praticamente tutti. Ma non lo sa il celebre avvocato Edoardo Polacco, ennesimo intellettuale che ha scavato la sua nicchia nella massa di imbecilli che negano l’esistenza del Covid. Polacco scopre che il Comune di Bugliano ha scelto la linea dura – “Controlli nelle case il 25, 26, 31 dicembre e il 1 gennaio” – e si indigna: è una vergognosa violazione delle libertà degli italiani. Così promette ai numerosi followers una denuncia per incostituzionalità del provvedimento e la richiesta di destituzione del sindaco (immaginario) di Bugliano. Si vedranno in tribunale, chissà.

 

Piacenza Torna a casa, sente strani rumori e suona il campanello: ad aprirle la porta ci sono i ladri

Le storie di ladri gentiluomini mettono di buon umore. A Roveleto di Cadeo (Piacenza) una ragazza di 24 anni è tornata a casa insieme al fidanzato convinta che non ci fosse nessuno: terreno libero, i genitori erano fuori. Eppure rientrando ha sentito dei rumori sospetti, così ha suonato il citofono. Ad aprirle la porta, invece dei familiari, sono stati i ladri che stavano tentando di svaligiare l’abitazione. Subito dopo aver suonato, la ragazza ha sentito un tonfo, il rumore dei criminali imbranati che scappavano di corsa dal retro dell’abitazione, lo stesso da cui erano entrati arrampicandosi sulla grondaia. “I malviventi avevano iniziato a rovistare in una camera al piano di sopra ma sembra che nulla sia stato asportato – scrive la Libertà di Piacenza –. Sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno individuato le tracce lasciate dai ladri sul terriccio umido sul retro dell’abitazione. Si presume che potessero essere almeno in tre”.

 

Repubblica “Il gatto di Downing Street celebra a modo suo la Brexit, attaccando un piccione”

Il titolo della settimana l’abbiamo letto sul sito di Repubblica: “Il gatto di Downing Street celebra a modo suo la Brexit, attaccando un piccione”. Non c’è molto da aggiungere: è il solito click baiting, ma ad altissimi livelli. La notizia è finita su molti siti ma Repubblica ci ha messo un’eleganza superiore, si è impegnata di più. D’altra parte, ci sono tutti gli elementi delle storie che la gente ama cliccare. Un vago riferimento all’attualità politica: Downing Street, la Brexit. Un animale simpatico: Larry, il gatto di Boris Johnson. La linea comica: l’assalto tumultuoso al volatile. “Una zampata a un piccione di passaggio – si legge – come a voler celebrare a modo suo l’imminente accordo sul dopo Brexit fra Regno Unito e Unione Europea. Larry, il gatto che da anni spadroneggia a Downing Street, ha rubato di nuovo la scena di fronte alla residenza del premier: davanti a giornalisti, fotografi e troupe televisive ha teso un agguato a un piccione, che per un soffio è riuscito a liberarsi dalle sue zampe e a volare via”.

 

Giappone Dolci animali domestici: la famiglia Murabayashi vive da 40 anni con un coccodrillo di due metri dentro casa

L’uomo è una bestia particolare. È sempre più comune leggere la storia di qualche eccentrico cretino che per i suoi capricci trasforma in animale domestico una creatura selvatica: succede con leoni, tigri, orsi, lupi, cinghiali, lontre e così via. L’articolo di Today si inserisce con piena dignità in questo filone narrativo: “Vive da 40 anni con un coccodrillo in casa”. Una presenza discreta ed elegante. “Nobumitsu Murabayashi aveva acquistato ‘Caiman-san’, il suo coccodrillo da compagnia, in un negozio di animali per accontentare il figlio, allora piccino, che voleva un cucciolo con cui giocare”. A chi non sarebbe venuto in mente di regalargli un bel rettile gioviale? “Oggi il coccodrillo domestico misura oltre 2 metri e pesa circa 45 chilogrammi ed è un ‘gigante gentile’, almeno stando a quanto dice Nobumitsu, convinto che non farebbe mai del male a nessuno. Caiman-san vive nella casa di famiglia, ma fa anche delle passeggiate con il suo padrone ed è abbastanza docile da permettere ai bambini di carezzarlo e persino di cavalcarlo”.

 

Roma Dà fuoco alla casa in cui vive in affitto e si siede su una panchina nella strada di fronte

In silenzio su una panchina ad osservare il discreto spettacolo del fuoco che divampa. Un 36enne romano ha dato alle fiamme l’appartamento in cui viveva in affitto e poi si è seduto tranquillo tranquillo ad osservarlo mentre bruciava. Non si può dire che non sia stato di parola: pare che gliel’avesse promesso, al padrone di casa, con cui litigava continuamente, che prima o poi gliel’avrebbe ridotta in cenere, altro che affitto. E alla fine – ispirato dal periodo natalizio e in anticipo sui fuochi di Capodanno – l’ha fatto davvero. Lo racconta Roma Today: “Ha dato fuoco all’appartamento dove viveva in affitto, lo ha chiuso con più mandate e si è seduto su una panchina in strada dove è stato poi trovato dai poliziotti (…), è stato perquisito prima di salire sulla volante e trovato con un accendino in tasca. In casa sono state trovate varie bombolette per ricaricare gli accendini, una delle quali esplosa. Portato quindi in commissariato, è stato arrestato per incendio doloso”.