Pompei, ritrovato un Termopolio intatto. Ci sono ancora i resti di cibo di strada

C’erano ancora i resti di cibo, nelle pentole in coccio di quella che era una vera e propria tavola calda di Pompei ai tempi dell’eruzione: lumache, carne di capretto, una pietanza di carne e pesce. E poi i contenitori di fave per sbiancare il vino, il bancone a forma di elle, le illustrazioni, tra cui una sorta di réclame, e un graffito con un insulto omofobo forse rivolto al proprietario, forse un liberto proveniente dalla Grecia, “Nicia cineade cacator”. Eccola, la nuova straordinaria scoperta di Pompei: un Termopolio (una bottega di alimenti) perfettamente conservato, con l’immagine di una ninfa marina a cavallo e animali – due anatre appese per i piedi, un gallo, un cane al guinzaglio – dai colori talmente accesi da sembrare tridimensionali. Il Termopolio è emerso dai nuovi scavi all’interno della Regio V, che non si sono fermati nemmeno durante il lockdown. Lo ‘street food’ dell’epoca: consumare il pranzo fuori era un’abitudine, allora come oggi. La bottega era collocata davanti ad una piazza di grande passaggio all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento. Era stata individuata e parzialmente scavata nel 2019, quando era riemersa l’impronta lasciata sulla cenere da uno dei grandi portoni in legno ed era stato ritrovato il balcone del primo piano, insieme con una prima parte del bancone, quella che si affacciava sulla piazza, tra le più frequentate a Pompei, con la sua bella fontana in marmo.

Nel termopolio sono state anche ritrovate ossa umane di due individui, uno dei quali sui 50 anni, e in un dolio, contenitore in terracotta, delle fave. I termopoli, dove si servivano bevande e cibi caldi, come indica il nome di origine greca, conservati in grandi dolia (giare) incassati nel bancone in muratura, erano molto diffusi nel mondo romano. Nella sola Pompei se ne contano una ottantina. Nessuna però con il bancone interamente dipinto, a conferma dell’eccezionalità del ritrovamento. “Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti”, dichiara Massimo Osanna, direttore generale del Parco archeologico di Pompei.

Regeni, l’orrore della stanza 13 e i The Commercialisti leghisti

Giulio “Sevizie con lame e catene” Indagini chiuse sugli 007 egiziani

Nella stanza 13 – quella dove in Egitto finiscono gli stranieri sospettati “di tramare contro la sicurezza nazionale” – ci è passato anche Giulio Regeni. Qui il ricercatore italiano poi trovato senza vita al Cairo il 3 febbraio 2016 è stato visto “mezzo nudo” e con “segni di tortura”, “ammanettato con delle manette che lo costringevano a terra”. Lo racconta un testimone che con le sue parole, insieme a quelle di altri, ha aiutato gli investigatori italiani a chiudere il cerchio delle responsabilità intorno al caso Regeni. A dicembre la Procura di Roma ha chiuso le indagini puntando il dito direttamente contro i servizi segreti di Al Sisi. Due uomini del dipartimento di sicurezza, Tariq Sabir e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e due agenti della National security agency, il servizio segreto interno egiziano, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, sono accusati del sequestro del ricercatore. Il maggiore Sharif è accusato anche dell’omicidio.

 

Fondazione open La grana di Renzi indagato a Firenze

C’è un’indagine che innervosisce il leader di Italia Viva Matteo Renzi. È quella che l’ex premier vorrebbe portar via da Firenze. Riguarda la Fondazione Open, l’allora cassaforte del renzismo. Ha raccolto dal 2012 al 2018 circa 7,2 milioni di euro, denaro che per i magistrati è stato ricevuto violando la normativa sul finanziamento ai partiti. Per questo per concorso in finanziamento illecito sono stati indagati Matteo Renzi, ma anche l’ex ministro Maria Elena Boschi, il parlamentare Luca Lotti, l’ex presidente della Fondazione Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai. Secondo i pm, la Open non era una Fondazione a sé stante, ma era un’articolazione politico-organizzativa della componente renziana del Pd. Il senatore di Rignano ha chiesto così che il fascicolo fosse trasferito a Roma, dove ha sede il Pd, oppure a Pistoia, dove fu creata la Fondazione. I pm hanno rigettato l’istanza, ma i legali di Renzi potrebbero fare ricorso in Cassazione. Il 2021 scioglierà il nodo.

 

Fondi Lega verso il processo è caccia ai soldi del carroccio

L’indagine che fa paura alla Lega sta in mano a due magistrati di Milano, il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi. Sul tavolo 800mila euro della Regione che due commercialisti vicini al partito e altre persone si sarebbero spartiti attraverso la vendita di un immobile. È l’inchiesta sulla fondazione Lombardia Film Commission (Lfc) e sui professionisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, quest’ultimo vicino al tesoriere Giulio Centemero. Il caso deflagra con il fermo di Luca Sostegni per tentata estorsione. Di Rubba, Manzoni e Michele Scillieri, terzo commercialista, sono accusati a vario titolo di evasione fiscale e peculato per la vendita dell’immobile. I tre, assieme a Francesco Barachetti, imprenditore vicino al partito, vanno ai domiciliari. L’indagine svela una rete di società collegate e un mare di fatture ritenute false. A gennaio, per Lfc, arriverà la richiesta di giudizio immediato.

 

Palamara “Sei fuori”: radiato per l’affaire csm

Il 9 ottobre 2020 Luca Palamara, ex membro del Csm, viene radiato dalla magistratura. È l’epilogo di una vicenda emersa il 29 maggio 2019 quando alcuni giornali rivelano l’indagine della Procura di Perugia su Palamara. Secondo le accuse iniziali avrebbe intascato 40mila euro per favorire la nomina, mai avvenuta, del pm Longo. Non solo. Avrebbe ottenuto anche viaggi e regali dall’imprenditore Fabrizio Centofanti. La procura di Perugia chiederà e otterrà l’archiviazione per l’accusa sui 40mila euro e anche per i regali destinati a una sua amica. Resterà la contestazione per i viaggi e le spese di ristrutturazione dell’appartamento della sua amica: Palamara viene accusato di aver asservito in cambio la sua funzione di membro del Csm. Le intercettazioni di Palamara rappresenteranno un terremoto per il Csm, a cominciare da quelle all’Hotel Champagne di Roma, quando con i parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri si discuteva della nomina del futuro procuratore di Roma.

 

Liberi Prima Silvia romano, poi i pescatori: tutti a casa

Era maggio scorso quando dopo 18 mesi di prigionia tra il Kenya e la Somalia Silvia Romano torna libera. Quando atterra a Ciampino la volontaria milanese ha guanti e mascherina e indossa un “jilbab”, un abito tradizionale somalo di uso comune in ambienti dove è diffusa la fede islamica. Si fa chiamare “Aisha”. Ad accoglierla quel giorno c’era la famiglia ma anche il premier Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio. Gli stessi che sei mesi dopo, a dicembre, volano a Bengasi dove incontrano il generale Haftar. L’obiettivo era liberare 18 pescatori, otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi. Sono tornati in libertà dopo 108 giorni di detenzione: erano stati arrestati mentre erano a pesca di gambero rosso. Le autorità libiche li hanno accusati di aver sconfinato in un’area marittima di pertinenza economica che loro ritengono esclusiva. Stavolta lo scambio era quindi istituzionale: quello che voleva Haftar era un riconoscimento politico.

Salvini, ora serve qualcuno che si curi del finto buonista

A guardare come sta passando il Natale Matteo Salvini viene forte il sospetto che il vero senzatetto sia lui. Sono giorni che lo vedo in giro tra stazioni e caserme e istituti e quartieri e isolati sempre col fotografo al seguito e senza manco la fidanzata, un congiunto, una fetta di cotechino, un regalo da scartare e mi fa una gran tenerezza. Roba che un’associazione di volontariato dovrebbe prendersi cura di lui, qualcuno, all’imbrunire dovrebbe passare a casa sua per un brindisi come col vecchietto di 94 anni, portargli due omini di pan di zenzero e accarezzarlo sulla nuca.

E invece nulla, forse al massimo una chiamata via zoom con Morisi a mezzanotte e poi un tour sgangherato di foto ricordo in cui il clochard Salvini appare sempre col bisognoso, il disgraziato, il disagiato, il tutto a pochi giorni dal tour dei poveri di Fedez in città e mentre il sindaco Sala si fa fotografare da Pane Quotidiano che dona 100.000 euro da parte di un imprenditore. Roba che in questi giorni a Milano se ti cade la carta della pizza per terra e ti chini a raccoglierla ti puoi ritrovare fotografato su TikTok con una raccolta fondi a tuo favore di Giulia De Lellis per aiutarti a uscire dall’indigenza che ti costringe a sopravvivere rovistando nei rifiuti.

E quindi, tornando a Salvini, decide che a Natale andrà trovare i clochard milanesi assieme ai volontari di City Angels per consegnare pacchi alimentari. Ora, a parte che gira voce che un paio di clochard glieli abbiano restituiti dicendo: “Grazie, ma a occhio me la passo meglio io, Buon Natale amico”, finisce che Salvini consegna un pacco ad una donna etiope e pubblica la sua foto su Facebook.

Solo che si scopre che la donna è semplicemente una cittadina immortalata nel cortile della sua abitazione. Lo racconta Michele Tibello della Rete Italiana Antifascista, scrivendo un post su Fb in cui racconta, appunto, che sua madre non è una senzatetto. A quel punto Salvini ha due possibilità: o far arrivare una ruspa, buttarle giù il bilocale e dire “Beh, ora è tecnicamente una senzatetto”. Salvini opta per la seconda opzione: fare una figura di merda e basta.

Nel frattempo il presidente di City Angels Mario Furlan chiarisce che il tutto è stato fatto a sua insaputa. In pratica, Salvini s’è imbucato per fare beneficenza, come si imbucò al Festival di Venezia per fare il cinefilo. E risponde a chi lo critica con un video in cui si difende: “Anziché criticarmi fate qualcosa senza essere eroi, e poi lo dico anche ai giornali, a Repubblica al Fatto, quando ci sono persone che soffrono uniamoci, anziché farci la guerra!”.

L’ha detto davvero. Ha detto davvero che di fronte alle persone che soffrono bisogna essere uniti. Lui che sulla polarizzazione del Paese di fronte alla gente che soffre ha creato il suo impero, invita gli italiani alla coesione. Roba da fargli test virologici e tossicologici e tenerlo sotto osservazione per almeno una settimana per capire se è in corso una mutazione genetica, se ha la variante inglese e tra gli effetti collaterali della variante inglese c’è l’irrefrenabile compulsione a dire minchiate.

Ma Salvini mica si ferma lì. Passa ad un’altra visita in un istituto che recupera ex tossicodipendenti: “Splendida mattinata con i volontari della Fondazione Eris di Milano, che salva ragazze e ragazzi vittime della droga. Ormai una ‘dose’ costa solo 3 euro e non si contano più i tipi di droghe che ammazzano anima e cuore. La droga è merda!”, scrive a corredo di una foto di gruppo con i ragazzi.

Ora, a parte che parecchi miei conoscenti, saputo che esistono droghe vendute in dosi da tre euro, sono usciti di casa per iniziare a drogarsi, per cui non so quanto il testo sia stato utile alla causa, non si capisce che genere di volontariato o beneficenza rappresenti scattarsi un selfie tra ex tossicodipendenti. Tanto più che nel ritratto si intravedono ragazzi sorridenti che trascorrono il Natale insieme e un tizio solo, durante le feste, dipendente dai social e dalla propaganda, incapace di liberarsi delle sue ossessioni anche mentre gli altri festeggiano e si riposano. Insomma, non si sa chi sia andato a trovare chi. O se Salvini sia stato trattenuto con la forza lì dentro, tanto più che ci sono evidenti prove del suo momento di profonda confusione.

Predica il bene e la coesione di fronte al dolore, ma dimentica il suo post a pochi giorni dal Natale: “Una preghiera per il povero medico sgozzato ieri in pieno centro a Milano, per il cui omicidio i giornali scrivono siano ricercati due immigrati. Solo vergogna per Conte e governo, colpevoli di aver cancellato i Decreti Sicurezza”.

Il medico, a quanto pare, si è suicidato. Non c’erano immigrati brutti e cattivi, ma solo il solito Matteo Salvini senza la maschera indossata sotto Natale che tanto, un tempo, diceva di odiare: quella del finto buonista.

Il vaccino degli altri: Germania entusiasta, la Francia tentenna

Iprimi francesi a ricevere il vaccino Pfizer Biontech oggi sono alcuni anziani dell’ospedale di Sevran, in uno dei dipartimenti della regione parigina, la Seine-Saint-Denis, tra i più colpiti dall’epidemia, e del centro geriatrico di Digione. Le prime 19.500 dosi sono arrivate ieri in mattinata nel gigantesco hangar della farmacia centrale ospedaliera di Parigi, a Chanteloup-en-Brie, in periferia, dopo aver viaggiato a bordo di un camion frigorifero scortato dalla polizia a partire dalla fabbrica di Puurse, in Belgio.

Entro fine anno ne saranno distribuite 1,16 milioni di dosi. Altre 700 mila arriveranno entro il 6 gennaio e 1,6 milioni a febbraio. Parigi ne ha pre-ordinate in tutto 200 milioni. Ma la campagna di vaccinazione prenderà il via davvero solo a gennaio e riguarderà in un primo tempo gli ospiti delle 7mila case di riposo e i loro infermieri: circa un milione di persone. La seconda fase, prevista tra febbraio e marzo, riguarderà chi presenta fattori di rischio e gli operatori sanitari, ovvero circa 14 milioni di persone. Solo in primavera partirà la campagna su larga scala. E, mentre si registra il primo caso di variante inglese del virus, è guarito il presidente Macron: dopo 7 giorni di quarantena nella residenza della Lanterne, a Versailles, ieri ha raggiunto con la moglie Brigitte il forte di Bregançon, sulla Costa Azzurra.

In Germania oggi saranno delle “squadre mediche mobili” a somministrare i primi vaccini Pfizer Biontech agli anziani di più di 80 anni e al personale sanitario. Berlino dovrebbe ricevere entro il 31 1,3 milioni di dosi e tra 11 e 13 milioni entro fine marzo. In due settimane si conta di immunizzare almeno 300 mila persone. Per il resto i tedeschi sono invitati a recarsi su appuntamento in uno dei circa 440 centri aperti in tutti i Lander. “I centri e i team di medici sono pronti”, ha detto ieri il ministro della Salute Jesn Spahn, “fiero” che il prezioso siero sia stato sviluppato anche nel suo Paese. Questo vaccino – ha aggiunto – “è la chiave per sconfiggere la pandemia e riprenderci la nostra vita di prima”. Obiettivo, raggiungere l’immunità di gregge entro l’autunno.

Anche in Spagna la campagna inizia oggi, in un centro per anziani di Guadalajara, a nord-est di Madrid, dove ieri è giunto il primo camion con il farmaco. Ogni settimana, ha fatto sapere il governo, saranno consegnate in media 350 mila dosi da ripartire in 50 depositi muniti di frigo speciali e poi da lì smistati nei 13 mila punti di vaccinazione aperti negli ospedali e centri sanitari di tutto il Paese. Il piano di vaccinazione del premier Sanchez, molto criticato per la gestione dell’epidemia, si svolgerà in tre tempi. Per la prima fase sono attese più di 4,5 milioni di dosi nelle prossime 12 settimane, abbastanza per immunizzare più di 2,2 milioni di anziani e personale sanitario. La campagna su più larga scala partirà invece a luglio. Madrid ha pre-ordinato 120 milioni di dosi. Ma se i due terzi dei tedeschi dicono che si faranno vaccinare, il 70% degli spagnoli e il 60% dei francesi non sembrano averne l’intenzione.

In Olanda polemica per la decisione del governo d’iniziare la campagna solo l’8 gennaio, per motivi di sicurezza sanitaria; diversi medici ribattono: “Ritardo dovuto a disorganizzazione”.

Stati Uniti Già inoculato 1 milione di dosi. ma boom di contagi e morti

“Un milione di americani già vaccinati contro il virus cinese” twittava orgoglioso Trump la vigilia di Natale. Negli Stati Uniti e in Canada la campagna di inoculazione del rimedio al Covid va avanti da settimane, mentre i numeri di nuovi contagiati (e vittime) restano arrembanti: negli ultimi giorni una media ben superiore ai centomila casi e oltre mille vittime giornalieri.
Il presidente in scadenza (la successione avverrà mercoledì 20 gennaio) ha fatto gli auguri ai suoi connazionali puntando sulle capacità di reazione della Nazione: “Abbiamo realizzato milioni di dosi di vaccino che salverà milioni e milioni di vite. Siamo grati a tutti gli scienziati per le loro ricerche: questo vaccino è un vero miracolo di Natale”.
Le dosi di vaccino somministrate a ieri sono state 1.008.025 su un totale di 9.465.725 di dosi distribuite nel Paese. A renderlo noto sono stati i Centers for Disease Control and Prevention, l’entità federale che monitora i dati sanitari. In totale il numero di infezioni registrato è di 18.771.885, secondo quanto riportava ieri a metà giornata il sito della Johns Hopkins University, che riferiva di 330.302 decessi da Covid-19 nel Paese.
Washington ieri ha rimosso alcuni ostacoli finanziari che a detta delle autorità iraniane impedivano al regime sciita l’acquisto dei vaccini sul mercato internazionale.

 

Regno Unito 800 mila “immunizzati” adesso si spera in una nuova cura

Brexit, varianti e rimedi del virus. La Gran Bretagna è al centro dell’attenzione economico-sanitaria del continente dopo l’accordo con l’Unione europea siglato il giorno di Natale, la scoperta del nuovo ceppo che si sarebbe diffuso a partire dall’isola britannica (ieri la presenza della “variante inglese” sarebbe stata riscontrata come circolante negli Stati Uniti già ad aprile) e la sperimentazione del nuovo farmaco che impedirebbe ai contagiati di sviluppare la malattia. Intanto sono oltre 800mila i cittadini britannici già vaccinati contro il Covid.
La nuova scoperta si baserebbe su una terapia con anticorpi che conferirebbe immunità contro il Sars-Cov-2 e potrebbe essere somministrata come trattamento d’emergenza a pazienti ospedalizzati e residenti in case di cura per contenere i focolai. “Questo farmaco potrebbe dare un’immunità immediata”, ha affermato Vincenzo Libri, direttore Centro Ricerche cliniche, University College di Londra, a capo della sperimentazione del farmaco. Secondo lo scienziato italiano il rimedio ha una “portata grandiosa: l’aspettativa è che ci sia una protezione per almeno 6 mesi-un anno”. Nel Regno Unito nelle ultime 24 ore sono stati registrati 210 morti e altri 34.693 casi di positività (con un numero di tamponi che risulta essere solitamente attorno alle 2-400 mila unità).

 

Cina “Gara” con gli Usa sulle dosi e futuro sorpasso nell’economia

Secondo i dati diffusi da Pechino nei giorni scorsi il numero dei vaccinati nel Paese ha superato il milione e il piano del regime è di rendere immune almeno il 70% della popolazione, in modo da garantire anche la parte restante (i cinesi sono quasi 1 miliardo e 450 milioni di abitanti).
Pechino sta anche esportando milioni di dosi del suo ritrovato CoronaVac – prodotto dalla Sinovac – in diversi Paesi: il Brasile ne ha appena ricevuto 5 milioni e mezzo di fiale.
L’intraprendenza mercantile della Cina, primo Paese a subire l’epidemia e primo a esserne uscito, e con un costo sanitario ed economico assai ridotto rispetto a gran parte dei Paesi occidentali, viene certificata da un rapporto proveniente dall’altra sponda del Pacifico: la Cina diverrà la prima economia mondiale al posto degli Usa già nel 2028, e non più nel 2033, come stimato nel 2019. La nuova previsione del Centre for Economics and Business Research mostra l’impatto della pandemia: il Covid presenterà quest’anno un conto di 6.000 miliardi di dollari all’economia globale, attesa a contrarsi del 4,4%, in quello che è il calo maggiore dalla Seconda guerra mondiale. L’Italia non scampa al trend: il Cebr prevede una flessione del Pil del 10,6% nel 2020, con un rimbalzo del 5,2% nel 2021. Attualmente ottava potenza economica globale, l’Italia perderà posizioni nei prossimi anni, scendendo al quattordicesimo posto nel 2035.

“Con la variante inglese quasi tutti asintomatici. E nel 2021 vinceremo”

Professor Massimo Clementi, cosa cambia la “variante inglese” nella storia di questa pandemia?

In realtà non cambia niente. Si chiama così perché gli inglesi l’hanno individuata per primi grazie alla loro particolare e interessante rete di studio sul sequenziamento. Ma il 18 dicembre, quindi prima della rivelazione inglese, un caso è stato registrato a Loreto, in Italia. E non deve sorprendere perché attualmente qui avremo una dozzina di varianti fissate più o meno nella popolazione.

Quindi dobbiamo preoccuparci di più o no?

Non deve preoccupare perché nella storia delle epidemie è molto difficile che le varianti siano più patogene. Perché il virus non ha interesse a danneggiare l’ospite ma ha interesse a replicarsi il più possibile. Quindi cerca di infettare meglio la cellula, come una chiave prova a entrare in una serratura. Varia per sopravvivere.

Quindi è una evoluzione positiva della pandemia?

Non possiamo dire che sia un’evoluzione positiva, ma al momento attuale possiamo certo dire che non sia negativa. Quasi tutti i soggetti con la “variante” sono addirittura asintomatici. Si diffonde maggiormente e potrebbe nel tempo prevalere sulle altre varianti, cosa già in parte successa con quella spagnola rilevata la scorsa estate.

C’è stato un po’ di allarmismo mediatico sulla “variante” secondo lei?

Sì. Poteva essere giustificata la preoccupazione sulla possibilità che il virus che muta possa rendere il vaccino inutile, ma pare non sia questo il caso dai dati che abbiamo su chi è già stato vaccinato nel Regno Unito. Io su questa variante metterei una pietra sopra.

Ma è possibile che arrivi una “variante” più patogena?

Non abbiamo elementi allo stato, ma non possiamo escluderlo al cento per cento.

I vaccini in arrivo da oggi anche in Italia sono davvero la cavalleria? Quale la convince di più?

I primi due, a Rna, quelli di Pfizer e Moderna: sono straordinari non solo per l’efficacia, superiore all’auspicabile. Ma anche perché si tratta di vaccini modulabili, in poche settimane possono essere modificati sulla base delle nuove “varianti” del coronavirus e questo si collega anche alla domanda precedente. La loro tecnologia, inoltre, può rivoluzionare la cura di malattie in cui entra la possibilità di stimolare il sistema immunitario ammalato: dalle malattie neoplastiche come il melanoma ad altre forme di cancro a malattie infettive croniche. E non solo, molti dei vaccini attuali, penso a morbillo, rosolia, parotite, possono essere rifatti; possono essere resi più efficaci e meno tossici; può essere migliorato lo stesso vaccino anti-influenzale che è un antidoto vecchio e poco efficace (solo fino al 60 per cento). Il grande dramma della diffusione pandemica di SarsCov2 di buono lascia che potrà essere riscritta la storia delle vaccinazioni.

Quando si vaccinerà?

Spero di poterlo fare presto: sono un operatore sanitario e ho 69 anni.

In Italia a che punto sta l’epidemia?

Una situazione di controllo, ma di stallo. È senz’altro un dato positivo la seppur lenta diminuzione di ricoverati in terapia intensiva e nei reparti. Però finché non riportiamo il numero di casi giornalieri sotto quota cinquemila è difficile che il tracciamento dei nuovi casi corrisponda davvero alla realtà. Le misure di Natale del governo, a mio avviso, si riveleranno fondamentali, altrimenti a gennaio avremmo dovuto fare i conti con problemi enormi.

Secondo lei l’obiettivo di 42 milioni di vaccinati a fine estate, inizio autunno, per avvicinare l’Italia all’immunità di gregge, è realistico?

Con una buona organizzazione sì, dipenderà anche dalla disponibilità dei vaccini. Ma sono fiducioso, il 2021 sarà l’anno in cui vinceremo questa battaglia contro SarsCov2 e Covid-19. Bisognerebbe, insieme ai vaccini, iniziare a utilizzare seriamente anche gli anticorpi monoclonali come elemento di profilassi, non solo come farmaco per la terapia. Non su grandissima scala, ma nelle rsa per esempio. Questo permetterebbe di far ancora prima.

La riapertura delle scuole il 7 gennaio la preoccuperebbe?

L’istruzione dei nostri ragazzi è una ricchezza che non si può perdere. Sarà fondamentale la gestione dei trasporti. Speriamo che i prefetti se ne stiano occupando davvero.

Come passerà il Capodanno?

A casa con mia moglie, non so se ci saranno anche mio figlio e mia nuora: abitano qui a Milano a cento metri da noi, non credo vogliano venire ma sono invitati. Io in realtà spero di riuscire a rimanere sveglio fino alla mezzanotte.

Oggi è il “Vaccine Day” Poi la corsa in salita per rispettare i tempi

Cinque poltroncine blu in una sala al piano terra di uno dei padiglioni dello Spallanzani. Alle spalle due tabelloni con la primula: “L’Italia rinasce con un fiore, vaccinazione anti-Covid 19” e i loghi di Palazzo Chigi, del ministero della Salute e della Regione Lazio. Lì stamattina si accomoderanno, davanti alle telecamere, i cinque operatori dell’ospedale infettivologico romano che saranno vaccinati per primi nel Vaccine Day europeo: l’infermiera 29enne Claudia Alivernini, la professoressa Maria Rosaria Capobianchi che dirige il laboratorio in cui per la prima volta il 2 febbraio 2020 fu isolato il SarsCov2 nel nostro Paese, due infettivologhe e un operatore socio sanitario (Oss). Le immagini non saranno trasmesse in diretta. Ci saranno il ministro della Salute Roberto Speranza, il commissario Domenico Arcuri e l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato. Anche in Lombardia e in altre Regioni saranno vaccinate in pubblico molte donne – medici, infermiere, Oss e almeno un’addetta alle pulizie di un reparto Covid – oltre al direttore dell’Infettivologia del Sacco Massimo Galli e al virologo Fabrizio Pregliasco. Vaccinazione simbolica a Codogno (Lodi) nella sala in cui l’anestesista Annalisa Malara, il 19 febbraio 2020, fece fare il tampone al 38enne Mattia Maestri e trovò il primo caso in Italia. L’epidemia correva da settimane.

Le 9.750 dosi per il Vaccine Day italiano sono arrivate allo Spallanzani ieri mattina alle 11,20 con la scorta dei carabinieri, su un camion partito il 24 dallo stabilimento Pfizer di Puurs in Belgio. C’era anche Arcuri, maglione a collo alto verde sotto un cappotto chiaro e mascherina rossa della Marina di Portisco (Olbia): “Intravediamo il primo spiraglio di luce dopo una lunga notte – ha detto –. Nei prossimi mesi continueremo questa campagna per portare il nostro Paese, nei tempi in cui sarà possibile, fuori da questa emergenza”. Arcuri sta lavorando per accelerare le consegne da Pfizer, la multinazionale Usa al momento produttrice con la tedesca Biontech dell’unico vaccino approvato, in attesa della decisione sul prodotto di Moderna, altro colosso Usa, il 6 gennaio. L’Italia conta su altre 450 mila dosi la prossima settimana: saranno consegnate nei 300 siti regionali. L’obiettivo è ottenerne 420-450 mila a settimana, cioè circa due milioni di dosi entro fine gennaio. Non basteranno per gli appartenenti alle categorie indicate come prioritarie: 1,4 milioni di operatori sanitari, 507 mila tra ospiti e personale delle Residenze sanitarie assistenziali e 4.442 over 80 (in parte già compresi alla voce Rsa). Tanto più che servono due iniezioni, la seconda a 21 giorni dalla prima. Pfizer, a richiesta del Fatto, non conferma l’impegno a consegnare 450 mila dosi a settimana in Italia. “I tempi di consegna – fa sapere la multinazionale – possono variare al fine di garantire un accesso equo agli Stati membri dell’Ue secondo il piano di distribuzione dettagliato definito dalla Commissione europea”. Stanno “monitorando da vicino le date” e “allineando di conseguenza i nostri interlocutori istituzionali”. È chiaro che i ritardi dell’anglo-svedese AstraZeneca e della francese Sanofi hanno complicato le cose per l’Ue e per l’Italia, ma c’è speranza che recuperino e intanto si tratta per aumentare le forniture Usa.

I contenitori arrivati allo Spallanzani sono ripartiti su furgoni dell’Esercito. Alcuni verso i capoluoghi più vicini, gli altri per l’aeroporto militare di Pratica di Mare e da lì su cinque aerei dell’Aeronautica, dell’Esercito e della Marina sono volati al Nord, al Sud e nelle Isole. Solo così, spiegano al ministero della Salute, sarebbero arrivati in tempo. Al Lazio ne rimangono 955, la Lombardia ne ha 1.620, l’Emilia-Romagna 975.

Ieri sono stati registrati 10.407 nuovi contagi con appena 81.285 tamponi che danno un tasso di positività del 12,8%. Nei giorni scorsi era sceso all’8%. Il bollettino dà conto di 261 morti, un numero inferiore alla media degli ultimi 7 giorni (453,3) che speriamo non dipenda dagli uffici chiusi per le feste. Continua il calo dei pazienti in ospedale. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto che da settimane è la più colpita, ha annunciato l’isolamento della cosiddetta variante inglese. Esiste anche in altre Regioni italiane, si ritiene più contagiosa ma non per questo più pericolosa. Nel frattempo è emerso che il Comitato tecnico scientifico ha bocciato le linee guida regionali per la ripresa dello sci il 7 gennaio. Città semideserte: 55 mila controlli, fa sapere il Viminale, con solo 823 sanzioni.

Pulizie di fine anno

A fine anno si fanno le pulizie di casa e si butta via ciò che non serve più. Noi italiani abbiamo l’imbarazzo della scelta, avendo perso il poco tempo libero lasciato dal Covid a parlare di cose inutili o inesistenti. Ricordate il rapporto dell’ex ministro della Giustizia americano Barr che avrebbe smentito Conte sul vertice del 2019 con i capi dei nostri servizi segreti sul Russiagate? Nessun rapporto Barr, nessuna smentita. E la riforma della prescrizione che doveva far cadere il governo o essere cancellata per non trasformare l’Italia in uno Stato di polizia? È in vigore da un anno e non se ne parla più, a parte i complimenti dell’Europa. E il Recovery Fund da 750 miliardi che non sarebbe mai passato per il veto dei Paesi frugali e della Merkel? È passato a luglio con l’appoggio della Merkel e Conte ne ha ottenuto il 27,8% (209 miliardi). E le “centinaia di boss scarcerati da Bonafede”? I boss scarcerati (dai giudici si sorveglianza) erano tre e sono tornati dentro con altre centinaia di delinquenti (non-boss) grazie al dl Bonafede anti-scarcerazioni, che doveva essere bocciato dalla Consulta, che invece l’ha approvato. E le scuole che non avrebbero mai riaperto grazie all’incapace Azzolina? Hanno riaperto, anche se poi la seconda ondata ha riportato i più grandi in Dad. E i nuovi banchi che mai sarebbero arrivati perché il bando dell’incapace Arcuri sarebbe andato deserto? Al bando hanno partecipato 14 aziende e le 12 vincitrici hanno consegnato i 2,5 milioni di banchi.

E il rimpasto? Sparito. E il governo Draghi? Mai visto. E il Mes che Conte e il M5S fingevano di non volere ma sotto sotto erano pronti a prendere di corsa? Mai preso. E l’audio anonimo di Dagospia su Conte che chiude i ristoranti e se ne fa riaprire uno di nascosto per cenare con la sua compagna in barba al suo Dpcm? Tutte balle. E gli appelli e i digiuni contro la strage da Covid nelle carceri? Altra bufala. E l’Italia in ritardo e impreparata sui vaccini mentre tutta Europa era prontissima e in anticipo? Oggi tutti i paesi Ue partono alla pari con 9.750 dosi Pfizer per il Vaccine Day, tranne alcuni (tipo l’Olanda), che non le ha volute perché non è pronta. Dalla prossima settimana Pfizer ci consegnerà 450mila dosi ogni 7 giorni per arrivare a 1,8 milioni a fine gennaio. E si spera che il 6 gennaio arrivi l’ok al vaccino Moderna (un altro milione di dosi in tre mesi). Così per fine febbraio saranno vaccinati il personale sanitario e gli anziani delle Rsa, poi toccherà a tutti gli altri. Ma, anziché gioire per la buona notizia, i rosiconi ripetono che andrà tutto male. È possibile: siamo in Italia. Ma, se dovesse andare almeno benino, quando il vaccino toccherà a loro diventeranno tutti verdi. E non per le reazioni avverse: per la bile.

La seconda vita di Benedicta: il suo corto vince due premi

“La snobberia dello spettacolo può essere insopportabile, spero che ora qualcuno vorrà levarmi di dosso l’etichetta di Boncompagni, delle sorelle Boccoli”. La seconda vita artistica di Benedicta Boccoli inizia dietro la macchina da presa: ha scritto, diretto e coprodotto un cortometraggio, La confessione, che ha ricevuto dei premi. La prima a esserne stupita è lei, ma la neoregista passa all’incasso: “Non rinnego nulla, né Gianni che è stato il mio pigmalione né Domenica In, senza i quali oggi non sarei qui, però questa etichetta che mi hanno appiccicato a diciannove anni fatico ancora a togliermela: confido che il cinema me lo permetterà”.

Dietro la macchina da presa ha potuto contare sulla fotografia di Daniele Ciprì: “Viene anche lui dalla tv, forse ci siamo trovati per questo. Abbiamo passato due giorni a Ronciglione tutti insieme, ridendo e scherzando: mi sembrava di avere quindici anni, e di poter ricominciare da capo, prese per il culo e pigiama party compresi”. Le musiche sono di Sergio Cammariere, gli interpreti Claudio Botosso e Nina Pons, cui Benedicta ha affidato uno scettico prete di campagna e la ragazza che gli confessa di essere incinta nonostante non abbia mai avuto rapporti sessuali. “‘Crede nei miracoli?’, il sacerdote si sottrae, e personalmente posso capirlo: sono agnostica, un miracolo è bello raccontarlo, ma viverlo, boh. La ragazza si arrabbia, gli rinfaccia che gli uomini possono diventare papi, esibire le stimmate, le donne invece…”.

Premiato per la regia al Filming Italy Sardegna, per la colonna sonora all’I-Fest e al CortoDino – Boccoli ci ride su – nella sezione over, La confessione vive anche di “ambiguità, giacché insinuo che i due abbiano avuto una storia”, e ancor prima di un’esigenza: “L’istinto di raccontare per immagini, ho seguito la pancia. Il dialogo tra Chiara e il prete volevo vederlo”. Se il cinema istruirà il futuro, Benedicta non dimentica il teatro: “Il lockdown è la fatidica goccia, il vaso era colmo, la situazione compromessa da anni. ‘Poverini quelli del teatro’, sentiamo dire oggi che il Covid ha sensibilizzato l’opinione pubblica, ma poverini lo eravamo da mo’: compagnie che chiudono, cachet non pagati, pubblico in fuga, serve rifondare”.

Da Troisi a De Sica e Clooney: è la cine-abbuffata di Natale

Natale, chioserebbe il Riccardo Garrone delle primigenie Vacanze vanziniane del 1983, ancora non “se lo semo levato dalle palle”. Però ci siamo quasi, e in una maniera tristemente inedita: la pandemia ha chiuso le sale, il tradizionale cinepanettone e gli altri, più nobili, prodotti audiovisivi sotto l’albero quest’anno tocca trangugiarseli a casa. L’offerta à la carte, ovvero on demand, è sontuosa, ma la televisione tiene botta, con proposte variegate.

Classici Possono le Feste esimersi da Una poltrona per due o La vita è meravigliosa? Domanda retorica, cui corrisponde la pletorica risposta del pubblico: oggi, come d’abitudine dal 1997, Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis si mettono in poltrona su Italia 1, James Stewart diretto da Frank Capra si accomoda su Sky Cinema, insieme al Bing Crosby di Bianco Natale. Rai Movie dedica un tris ciascuno alla principessa Sissi, Clark Gable (non perdete Il sospetto di Alfred Hitchcock il 27) e Smetto quando voglio, e domani pomeriggio regala a grandi e piccini il rodariano La torta in cielo. Sempre a Natale, Rete 4 gioca la carta Via col vento, a rischio rottamazione politically correct oltreoceano, mentre Cine 34 afferra lo Zeitgeist sindemico con Non ci resta che piangere, starring Roberto Benigni e Massimo Troisi.

Novità Netflix dà le chiavi dello spazio a George Clooney, che si dirige nella science fiction The Midnight Sky, e alza il sipario con Meryl Streep, l’unica nota non dolente del musical The Prom. Meglio il blues di Ma Rainey’s Black Bottom, con Viola Davis e – formidabile – lo scomparso Chadwick Boseman e il rap femminile e antagonista di Radha Blank, The Forty-Year-Old Version. Amazon Prime Video risponde il 25 con Sylvie’s Love, melodramma black con affaccio Oscar (e un tot di melassa), Disney + con l’animazione Pixar, Soul.

Panettoni e affini Per gli aficionados dei grassi saturi, Christian De Sica e Massimo Boldi ritrovano il prediletto regista Neri Parenti In vacanza su Marte: scatologia assicurata, risate meno, on demand da Chili a Timvision. Su Prime 10 giorni con Babbo Natale e un Diego Abatantuono ai limiti storici, il carrello dei bolliti è anche per Mariah Carey, che su Apple TV+ riserva un Magical Christmas Special.

(Mini)Serie Non c’è l’imbarazzo della visione, ma della scelta sul fronte seriale: La regina degli scacchi, The Mandalorian, The Crown e, dall’8 gennaio su Sky, The Undoing. Su Netflix non dovreste perdere le miniserie The Liberator, sulla seconda guerra mondiale e The Ripper, documentario sullo Squartatore dello Yorkshire.

Cineteche Cineteca di Bologna festeggia il 125° anniversario della Settima Arte mettendo online 114 film dei fratelli Lumière; l’Archivio storico Luce licenzia su YouTube il filmato Natale a Roma di Otello Martelli, del 1933; Cineteca di Milano ritrova Il mago di Oz di Larry Semon del 1925 e Il Principe e il povero di Alexander Korda del 1920.

Homevideo Tra Dvd e Blu-ray un must c’è: il cofanetto Jim Jarmusch di Movies Inspired, con otto titoli da Permanent Vacation al superbo Only Lovers Left Alive.

Sul lockdown Fare gli struzzi non paga: il Covid-19 è inquadrato nel collettaneo Fuori era primavera di Gabriele Salvatores, visibile su Rai Play dove il 29 arriva Aria, docuserie sulla pandemia curata da Andrea Porporati, Costanza Quatriglio e Daniele Vicari.

E la sala? In attesa di tornare in platea, si sta sul set o si scrive (lo fa anche Nanni Moretti, con Tre piani ancora da distribuire). Ma c’è chi, Fondazione ente dello spettacolo, scommette su una pronta #Cineripresa. Biglietti omaggio per i cinefili.

“Favino era il cuoco, Mastandrea il timido e Papaleo suonava”

Interno mattina. Interno pranzo. Interno cena. “Picchio (Favino) cucinava, Giulia Michelini sparecchiava insieme ad Anna Ferzetti; io bevevo birra, Papaleo cantava con la chitarra, Mastandrea timido e ogni tanto in ritardo. Tutto questo per circa otto settimane”.

E può apparire già un inizio di sceneggiatura, magari un film alla Grande freddo, in realtà è stato il set Tutti per 1 – 1 per tutti, la nuova pellicola di Giovanni Veronesi (“Non è il sequel di quello uscito due anni fa”), girato nella campagna romana, in onda da domani su Sky, come forma di Natale cinematografico senza panettone, neve, apparenti buoni propositi, ma con la sostanza di un gruppo di grandissimi professionisti, in grado di realizzare un bel film in un clima di conviviale amicizia, oltre la goliardia. “E al riparo dal virus”.

Girare con il Covid.

Normalmente il clima da set è da gita scolastica, ma in questo caso abbiamo organizzato una ‘bolla’ ancor più irreale: nessuno poteva entrare.

Totalmente isolati.

Nessun positivo e nonostante 150 persone di troupe; quando è finito ci siamo sentiti dei superstiti, poi, tornati a Roma, subito tre contagiati.

In un set del genere è ancor più importante avere attorno degli amici.

Ognuno aveva il proprio ruolo fuori dal set, e sono uscite le reali personalità.

Alla fine vi sopportavate?

In generale, e da sempre, dopo circa otto settimane mi scoccio del set; questa volta no: il fascino del posto, del gruppo e del film erano tali da mutare il mio approccio finale.

Perché?

Non capita tutti i giorni di poter riprendere un duello, le cavalcate, andare io stesso a cavallo.

Per alcuni critici è migliore del primo.

Perché non è un sequel: il primo era la prova generale, questo è ‘il’ film; in realtà due anni fa non sapevo come sarebbe venuto perché nessuno di noi aveva mai girato una pellicola del genere; un film così, in Italia, è come cimentarsi in una regata in solitario quando sei abituato al pattino.

Tradotto.

Il primo film è stata una grande prova, dovevamo assestare i personaggi, capire come organizzare i duelli, se e quanto ci servivano gli stuntman, e poi le cavalcate.

Sono dolori.

Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Valerio Mastandrea non sono proprio dei cavallerizzi…

Il peggiore?

Rocco, però quest’anno si è applicato.

Il più timoroso?

Valerio; (ride) il più figo è naturalmente Favino.

Favino perenne perfetto.

Sa fare tutto, anche la sua amatriciana è buona, veramente buona: ne ho mangiati tre piatti; lui, pure quando si cimenta in campi che non gli competono, dimostra un certo talento.

Onnisciente.

Io e Valerio stiamo cercando il suo tallone d’Achille.

Favino ride della sua perfezione?

Si schernisce, sostiene non sia vero, risponde che siamo noi i difettati; ieri eravamo ospiti della trasmissione di Barbarossa (Radio2), e hanno chiesto a Valerio di cimentarsi con i dialetti, e non è bravissimo. Mentre Favino li conosce tutti; (ride) sa anche imitare gli animali: quando fa il cammello pensi di stare in Marocco.

Nel cast c’è l’esordio di Giuliano Sangiorgi.

Nel film sembra l’antesignano di Lucio Dalla; quando è arrivato sul set, ed è andato al trucco, da furbino ha chiesto i capelli, e assomigliava a Manuel Agnelli. Quando l’ho visto è scattata la bocciatura: ‘Eh no, il pubblico ti deve riconoscere’. Così gli ho piazzato un altro parrucchino ed è uscito fuori come Dalla.

Difficile coinvolgerlo?

È bravo, parla in stretto salentino, e fa ridere; (ride) ho rovinato pure Panatta: gli ho piazzato una parrucca, e sostiene di assomigliare a sua zia Evelina. Me l’ha giurata.

Minacce.

Mi ha avvertito: non gioco più a tennis con te.

Costruisce dei personaggi per coinvolgere gli amici?

Con Giuliano e Adriano ci ho pensato, li volevo, in altre situazioni è un caso; (ci pensa) Ubaldo Pantani lo voglio sempre: è divertente e bravo, e mi piacerebbe utilizzarlo di più.

Con meno lavoro e più incertezza, qual è lo stato d’animo degli attori?

In generale sono sempre a rischio depressione: per loro il set è tutto, e non è una questione di denaro, ma di prospettiva. E quando manca, traballano.

Il suo regalo di Natale del cuore.

Quando mio padre mi ha comprato la prima telecamera: pesava tantissimo, ma una volta in spalla mi sentivo già un filmmaker.

A Natale lo vede ‘La vita è meravigliosa’?

Anni fa sì, e tante volte. Adesso il 25 c’è un film bello, divertente, nuovo e in onda su Sky…