Varrebbe la pena di pubblicare l’eccezionale catalogo degli autori, italiani e non, che dal 1986 hanno scritto e discusso animatamente su MicroMega. Nessuna altra rivista culturale italiana può vantare un parterre comparabile. Non posso dimenticare quando mi venne offerta l’opportunità di far da moderatore a una disputa pubblica fra Paolo Flores d’Arcais e il cardinale Joseph Ratzinger che resta negli annali. Era il settembre 2000. Titolo, niente meno: “Dio esiste?”. Civilissima sfida tra un intellettuale ateo e il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, futuro papa Benedetto XVI, ben lieto di cimentarsi alla pari nella palestra della “sinistra illuminista”. Son passate due settimane dacché questo giornale ha riportato le laconiche tre righe di comunicato in cui si annunciava, senza specificare il perché, che “dal 1 gennaio 2021 Gedi Gruppo Editoriale spa cesserà la pubblicazione del periodico MicroMega”. Orbene, mi chiedo: possibile che nessuna fra le illustri firme ospitate dalla rivista, nessuna pagina culturale dei quotidiani che si nutrirono di quei dibattiti, nessun comitato di redazione abbia sentito il bisogno di interrogarsi sul perché della cessata pubblicazione? Non dico per riconoscenza, ma almeno per dar conto della storia di una rivista che ha rappresentato al più alto livello la corrente di intransigenza laica nei campi della filosofia, della scienza e della politica. Posso comprendere la cautela del fondatore Paolo Flores d’Arcais, che a MicroMega ha dedicato tutto se stesso e ora avverte l’urgenza quanto meno di non venir spossessato di un archivio formidabile, nonché dell’anagrafe degli abbonati. A lui possiamo solo augurare che non s’interrompa la missione cui ha dedicato la vita. Ma gli altri? Non hanno niente da dire, sulla sorte della rivista, gli editorialisti, i cattedratici, gli scrittori che in quei fascicoli si sono espressi traendone visibilità e prestigio?
Nel caso di MicroMega non bastano certo ragioni di mercato a spiegare un così improvviso commiato, data l’incidenza marginale dei suoi costi sul bilancio del gruppo. Fin troppo evidente è la relazione tra l’addio a MicroMega e il recente manifesto programmatico sulla missione editoriale di Gedi, in cui si legge tra l’altro: “Chi lavora nel Gruppo… deve evitare ogni forma di militanza”. Quel proposito, “evitare ogni forma di militanza”, deve essere risuonato come avvertimento inequivocabile ai fondatori dell’Espresso che, fin dal 1955, si presentava ai lettori col celebre titolo: “Capitale corrotta=Nazione infetta”. Con lo spazio dedicato ai dissidenti anticomunisti dell’est europeo, l’opposizione ferma a Berlusconi, il rifiuto di ogni sudditanza ai poteri economici anche più prossimi, sempre però nel segno della ricerca culturale, MicroMega ha impersonato proprio quell’impegno militante che oggi il nuovo corso patisce come anomalia da espungere. Un messaggio forte e chiaro, rafforzato dalla soggezione che ingenera tra i suoi destinatari. Paolo Flores d’Arcais, fin dagli anni in cui ruppe con Craxi, che gli aveva affidato la direzione del centro culturale Mondo Operaio, si è conquistato la fama di pensatore rompiscatole; del quale però mai nessuno ha potuto mettere in discussione l’onestà e la levatura intellettuale. Coltivo ancora la speranza che non sia lasciato solo in questo passaggio, finora contraddistinto da un silenzio davvero imbarazzante.
P.S. In questi stessi giorni un’altra testata storica della sinistra, il quotidiano Il Manifesto, sulla soglia dei suoi cinquant’anni, è vittima di una legislazione sulla stampa che penalizza gravemente la sua cooperativa. Anche qui non basta esprimergli generica solidarietà. Se consideriamo la libera informazione un bene comune imprescindibile, bisognerà rivedere le norme che la regolano.