Romanzi, saggi, piccoli racconti, autobiografie, storie, sorprese, riscoperte, forme di riflessione su chi siamo, chi eravamo, chi vorremmo diventare. O quantomeno tornare a essere. Un modo vario per “ascoltare le storie, anche quelle senza lieto fine, è una sorta di catarsi, un modo per elaborare qualunque situazione”, sostiene Antonio Manzini. O semplicemente per indagare sulla vita.
Anche – o soprattutto – quella attuale.
E se è vero, come ha sostenuto Pino Corrias sul nostro giornale, che “gli italiani hanno letto poco durante il lockdown di marzo perché stavano vivendo in prima persona un grande romanzo”, allora questi consigli potrebbero allontanare per qualche attimo la testa dalla quotidiana “lettura”.
Questi sono i consigli del Fatto Quotidiano, e a tutti auguriamo buone feste e buona lettura. Insieme a noi.
Marco Travaglio
Piccolo poema di “lettere alticce e slave”
La mia strenna è, in realtà, la strenna che ha fatto lei a tutti noi che la ammiriamo per la sua scrittura e il suo coraggio. Si intitola Vodka siberiana e non è facile trovarla, perché nulla è facile con Veronica Tomassini. Il libro se l’è pubblicato da sola, dopo averlo distillato a puntate nel suo blog sul sito del Fatto, come un tempo i romanzi d’appendice e come oggi i gioielli incompresi dalle cosche letterarie, dai premi di scambio e dalle recensioni-marchetta. È un romanzo epistolare, un piccolo poema di “lettere alticce e slave”, perché Veronica vive a Siracusa, ma inspira i fumi della gente dell’Est e Nord Europa che vaga fino alle nostre coste, come Salgari raccontava l’Oriente senza essersi mai mosso da Torino e dintorni. Se vi ci volete tuffare anche voi, scrivetele su facebook.com/veronica.tomassini.39/ o al suo blog sul sito, e lei ve lo invierà. Ne vale la pena, è un privilegio per pochi.
Vodka siberiana – Veronica Tomassini, Pagine: 180, Prezzo: 15, Editore: Autopubblicato
Antonio Padellaro
RISI: il padre e il cinema, senza i tempi morti
Quando si ha come padre il regista che ha firmato Il Sorpasso, il film più italiano sugli italiani, seguirne le orme facendo lo stesso mestiere costituisce una sfida spericolata, che ti può devastare, o esaltare, o entrambe le cose. Se tuo padre ha la geniale perfidia di Dino Risi dovrai abituarti, fin da piccolo, a sentirti liquidare come uno che batte bene i falli laterali, e dunque lascia perdere il calcio e tutto ciò in cui non potrai primeggiare. È quel genitore che si emoziona alle prime dei tuoi film, dopo che avevi cercato di liberarti di lui ma da lui sei tornato. Nelle due vite raccontate da Marco Risi, la sua e quella di Dino, c’è la vita del cinema italiano, senza i tempi morti. Forte respiro rapido è un libro duro, tenero, divertente, che si vorrebbe non terminasse. Come lo sguardo di nostro padre.
Forte respiro rapido – Marco Risi, Pagine: 264, Prezzo: 18, Editore: Mondadori
Maddalena Oliva
Nella guerra del vivere, tutti soldati semplici
Voleva vivere come il suo modello Scott Fitzgerald. Sognava di tuffarsi nella fontana del Plaza vestito, con le tasche piene di soldi. Richard Yates è morto, nel 1992, senza soldi né fama, come molti dei suoi personaggi. Alla fine si disse: “Io non voglio soldi, voglio lettori”. Ma, in vita, non vendette più di 10mila copie a edizione. È a lui, “uno degli scrittori americani più puri”, uno dei grandi classici del realismo del secondo 900 – assieme a Cheever, Carver, Ford – che minimun fax dedica un cofanetto. Non solo Revolutionary Road. Yates scrisse della vita borghese americana, perché mai potè prenderne distanza. Specchio di un mondo perduto che diviene trappola, della coppia che diventa asfissia, dell’ambizione, cenere. Qui nessuno è eccezionale. Tutti imperfetti, nel nostro essere ordinari. Tutti soldati semplici, nella guerra quotidiana per sopravvivere.
Capolavori – Richard Yates, Pagine: 1239, Prezzo: 30, Editore: minimum fax
Salvatore Cannavò
Quel Gruppo di Ribelli che scoprì l’umanità
Prima dei protagonisti di questo libro, il mondo era convinto che gli individui fossero rigidamente gerarchizzati e divisi per categorie fisse a base di razza, genere, nazione. Gli antropologi culturali che si riunirono attorno a Franz Boas sovvertirono quelle credenze e si batterono per dimostrare che, “nonostante le differenze di colore della pelle, di genere, di abilità e di tradizioni, l’umanità è una sola”. Furono il padre dell’antropologia culturale e quel piccolo gruppo di “bastian contrari” composto da Margareth Mead, assistente di Boas, il suo grande amore Ruth Benedict, Ella Cara Deloria e Zora Neale Hurston e altri accademici. Questo libro ne narra la storia in modo divertente e avvolgente. In tempi di oscurantismi rituffarsi in una storia che ancora costituisce lo spauracchio e l’incubo della destra mondiale riconcilia con l’umanità.
La riscoperta dell’umanità
Charles King
Pagine: 470
Prezzo: 34
Editore: Einaudi
Gad Lerner Vita da criminologo
“per dare un posto al disordine”
Un criminologo che non vedrete mai in tv a titillare la nostra morbosità ci cattura con un racconto appassionante sulla natura del male. Se Adolfo Ceretti riesce a scrivere pagine illuminanti sui detenuti che incontra (strepitoso il ritratto del bandito Renato Vallanzasca) è perché accetta di parlare anche di sé, di come pure a lui il diavolo abbia accarezzato i capelli. Spazia dai delitti più celebri della cronaca nera (Erika e Omar, Alberto Savi, le ragazze sataniste) fino alle favelas brasiliane, passando per il terrorismo politico. La sua è sempre una sfida personale, come quando si confronta con l’uomo che ha ucciso il giudice Galli, cioè il suo maestro. Pioniere della giustizia riparativa in cerca di autoconsapevolezza, Ceretti sa usare anche il cinema e la letteratura per avvicinarci al lato oscuro della vita. “Per dare un posto al disordine”.
Il diavolo mi accarezza… – Adolfo Ceretti, Pagine: 333, Prezzo: 25, Editore: Il Saggiatore
Andrea Scanzi
Maccio non è solo un “libro”, è comicità surrealista
Ho sempre pensato a Maccio Capatonda come a uno dei più grandi talenti della generazione nata nei 70. Non mi stupisce quindi aver scoperto che il suo geniaccio ben si sposa con la scrittura. Libro è opera mai banale e per nulla pleonastica. C’è, nelle sue pagine, quel tono surreal-delirante tipico del miglior Frassica. Per non dire, e lo scomodo volentieri, del miglior Villaggio. Paradossalmente il “problema” di Maccio, con gli anni, sarà dimostrare al suo ampio pubblico che lui non è “solo” il tipo dei (geniali) trailer. Nella scrittura di Marcello Macchia – il suo nome vero – c’è forma e sostanza. Ed è sintomatico che, nel suo debutto letterario, gli anni dell’apprendistato abbiano più spazio di quelli baciati dal successo. Quasi a voler rimpiangere l’età dell’innocenza spesa tra Vasto, Perugia e Middlesbrough. Davvero un bel libro. Anzi: Libro.
Libro – Maccio Capatonda, Pagine: 222, Prezzo: 16,90, Editore: Mondadori Electa
Alessandro Ferrucci
Non siamo più i “superman” di bill Bryson
A volte c’è bisogno di riallacciare un filo. Stupirsi di ciò che abbiamo sottovalutato, sottostimato, o comunque non compreso fino in fondo. A volte c’è bisogno di uno spaccato di lucidità per poter sorridere pure di noi stessi. Capita con Vestivamo da Superman, di Bill Bryson, scrittore esperto di guide turistiche, ma con un acume, uno humour, una capacità di analisi e narrazione assolutamente rari. Vestivamo da Superman è la storia della sua infanzia nella provincia statunitense, quando non c’era la cultura del cibo bio, non si capiva il danno procurato dalla plastica, si sottovalutavano gli effetti collaterali delle lastre radiografiche, e ancora e ancora. Ma si viveva con una leggerezza e una (presunta) superficialità da invidiare dalla prima fino all’ultima riga. Oltre a riderci sopra.
Vestivamo da Superman – Bill Bryson, Pagine: 320, Prezzo: 20, Editore: Guanda
Silvia Truzzi Le bettole di Roth, tra gioco e tragedia a Berlino
Lo sapete che “la sabbia è stata inventata dal buon Dio apposta per i bambini”? I piccoli “spalano la sabbia da un posto mettendola in un secchiello, la trascinano in un altro posto e la rovesciano. Poi arrivano altri bambini che riportano il cumulo di sabbia da dove veniva”. Questa è, semplicemente, la vita e si compie “nella saggia inconsapevolezza del gioco”. Lo annota Joseph Roth in un passo de Le bettole di Berlino, passeggiate letterarie che sono corrispondenze giornalistiche uscite tra gli Anni 20 e 30 del 900, firmate dal papà del Santo bevitore e pubblicate da Garzanti in una collana preziosa, i Piccoli grandi libri (in catalogo anche lo Statuto dei lavoratori, mai come oggi da mandare a memoria). Weimar è un’illusione, Berlino trattiene il fiato in bilico tra due catastrofi: “È una città giovane e sfortunata, ma probabilmente una città del futuro”.
Le bettole di Berlino – Joseph Roth, Pagine: 96, Prezzo: 4,90 Editore: Garzanti
Fabrizio d’Esposito
Diego e Pablito la Vita è una metafora del Calcio
Questo orrifico duemilaventi è pure l’anno del transito alla gloria imperitura di Diego Armando Maradona e Paolo Rossi. L’elaborazione universale del lutto per la loro morte è la conferma, ancora una volta, che “il calcio è una metafora della vita” come sentenziò Jean-Paul Sartre, alla faccia di quegli imbecilli snob che riducono il gioco più bello del mondo a una faccenda tra ventidue ragazzi in mutande. In football. Trattato sulla libertà del calcio, Giancristiano Desiderio, filosofo e giornalista, riprende la traccia sartriana per ribaltarla e dimostrare piuttosto che il calcio è un modello cognitivo, che permette quindi di conoscere la vita. Così la vita è metafora del calcio come già annotò Sergio Givone, altro pensatore. E i cinque elementi che coniugano pensiero e azione sono: tiro, colpo di testa, dribbling, passaggio, arresto. Da conservare con cura.
Football – Giancristiano Desiderio, Pagine: 135, Prezzo: 15, Editore: liberilibri
Daniela Ranieri
A lezione da Gesù con Socrate, Buddha e Confucio
Il libro più sano e più ricco di questo 2020 fuori sesto è I quattro maestri di Vito Mancuso. Socrate l’educatore; Buddha il medico; Confucio il politico; Gesù il profeta: il teologo e filosofo interroga le quattro stelle che da 2.500 anni guidano i passi di chi si pone la domanda più difficile: come devo vivere? All’apice dell’Antropocene, l’era in cui imprimiamo con più violenza la nostra traccia sul pianeta, siamo al contempo i leader del mondo (nel Vangelo Gesù chiama Satana “principe di questo mondo”) e da esso sempre più slacciati, in lotta con esso. “La vita è un fatto di sangue”, scrive Mancuso; la cifra autentica dell’umano emerge dal caos interiore educato al bene. La cessazione della sofferenza si ottiene attraverso la cognizione del dolore: sulla via rischiarata dalla luce dei quattro maestri si incontra il maestro più fulgido: la propria coscienza morale.
I quattro maestri – Vito Mancuso, Pagine: 528, Prezzo: 19, Editore: Garzanti
Massimo Fini
L’uomo: un attore ambientale (che recita malissimo)
In Campati per aria Mauro Van Aken, docente di Antropologia Culturale alla Bicocca di Milano, affronta il tema dell’ecologia inteso in senso molto lato: “La nozione di natura è profondamente in crisi perché essa stessa ci disorienta, in quanto non ci permette di capire le dinamiche e le relazioni in cui siamo immersi con così numerosi attori ambientali”. Fra questi attori c’è, ovviamente, l’uomo. Van Aken quindi affronta il problema non in senso strettamente ecologico, ma vedendone le implicazioni culturali, economiche, politiche e, ciò che è a mio avviso più importante, anche esistenziali, cioè mette sotto la lente le fratture che la moderna economia e la moderna tecnologia provocano nei rapporti interpersonali e, alla fine, all’interno di ciascuno di noi.
Campati per aria – Mauro Van Aken, Pagine: 272, Prezzo: 18, Editore: Elèuthera
Camilla Tagliabue
Dostoevskij, quante memorie dal sottoscala
“Ho un progetto: diventare pazzo”. E lo diventerà, tra le altre cose: ridicolo, cattivo, idiota, giocatore, demonio. Nonché uno dei più grandi romanzieri di sempre: Fëdor Dostoevskij. Le sue Lettere, perlopiù inedite, sono appena uscite in un’opera monumentale curata da Alice Farina: il flusso d’incoscienza di un “teatrante” (© Nabokov), sospeso tra cielo e terra, spirito e carne, e con un coltello piantato nel cuore. Al di là della caratura letteraria, queste missive – a parenti, amici, moglie… – rivelano totem e tabù di un ossesso: i fantasmi di carta, la fame, Dio e le malattie; ce ne ha sempre una. Interessato ai soldi e alla censura, qui Dostoevskij si rivela nella sua fragilità d’uomo, rassicurandoci. Sono memorie dal sottoscala che hanno mole karamazoviana, ma meno trama: da piluccare qua e là, a piccole dosi; il genio è di per sé sostanzioso.
Lettere – Fëdor Dostoevskij, Pagine: 1.372, Prezzo: 75, Editore: Il Saggiatore