Non solo pallottole. Secondo Reporter sans frontières nel 2019 sono stati uccisi nel mondo “solo” 49 giornalisti, mai così pochi da 16 anni. Ma non per questo nel mondo c’è più libertà di stampa: dittatori, mafiosi e politici corrotti hanno semplicemente incrementato metodi meno eclatanti, ma non per questo meno efficaci, per zittire i giornalisti d’inchiesta. Carcere, aggressioni, diffamazioni, ricatti, chiusure di testate e soprattutto le sempre più in voga “querele bavaglio”. Richieste cioè di risarcimenti milionari in modo da bloccare le inchieste giornalistiche preventivamente. Non stupisca allora, che anche in assenza di clamorosi fatti di sangue, l’Italia si piazzi quest’anno al quarantesimo posto per la libertà di stampa dietro paesi come Bulgaria, Cile, Benin e Hong Kong. E “Imbavagliati” è appunto il nome del primo Festival Internazionale di Giornalismo Civile ideato da Désirée Klain di Articolo 21, che da sei anni si tiene a Napoli. Quest’anno sul sito www.imbavagliati.it fino a oggi. Protagonisti di questa edizione, il cui tema è “Diversamente Liberi”, quei giornalisti che difendono i diritti LGBT che in 69 paesi del mondo sono considerati un reato punibile anche con la pena di morte.
Tante le voci: dalla Cina, dalla Colombia, dalla Siria, dall’Algeria, dal Sharawi, e tra tutte spicca quella del franco-algerino Ludovic-Mohamed Zahedm, il primo imam dichiaratamente gay, che dopo un travagliato periplo spirituale dall’Algeria alla Francia, passando per il Tibet, crea nel 2010 l’associazione Omosessuali Musulmani di Francia (HM2F), quindi fonda a Parigi una moschea “inclusiva” aperta a qualsiasi razza e sesso. Quando poi celebra in Svezia un matrimonio tra due donne iraniane scatta la fatwa dei salafiti. Oggi Ludovic-Mohamed Zahed, che conosce il Corano a memoria, ci racconta un altro Islam.
Come fa a conciliare l’omosessualità con il Corano?
Nel Corano l’omosessualità non è mai citata. Purtroppo altri versetti – che non citano l’omosessualità, ma lo stupro rituale inventato nella civiltà mesopotamica come conferma anche Erodoto – sono stati utilizzati fuori dal contesto per arrivare ad aberrazioni come quelle che hanno luogo in Arabia Saudita o in Iran, dove gli omosessuali sono giustiziati o decapitati.
A sentirla predicare esistono due visioni antitetiche dell’Islam: una patriarcale, ideologica e politica. un’altra spirituale ed emancipatrice.
È così, ma attenzione: il connubio che spesso sorge tra religione e violenza è insito in tutte le grandi religioni. In realtà il problema è un altro, ed è la decolonializzazione. Le guerre occidentali contro il Medio Oriente arabo-musulmano. Lì dove infatti c’è guerra e dunque povertà si ritrovano omofobia e superstizione. Nel mondo arabo-musulmano la gente si sente in pericolo e si aggrappa a valori patriarcali, difende la tribù, s’identifica con un capo e trasforma gli uomini in guerrieri. Così la rappresentazione dell’Islam che ne viene fuori è una rappresentazione militare, come nel caso del jihadismo. La maggior parte delle persone che parla o agisce a nome dell’Islam lo fa veicolando fascismo e totalitarismo, nella sfera pubblica come in quella privata.
A dieci anni dall’inizio del suo percorso, in quanto membro dei Musulmani progressisti di Francia (MPF), della rete interreligiosa LGBT, e coordinatore della ricerca clinica presso l’Ospedale Nord di Marsiglia, riceve moltissime minacce sui social.
Sì, ma non sono spaventato. Il problema è che chi, come terroristi e jihadisti, uccide, fa sempre più rumore e quindi sembra anche più importante. Noi siamo più silenziosi ma in realtà da quando abbiamo fondato la moschea inclusiva riceviamo molti più incoraggiamenti che minacce. Non bisogna sottomettersi alla paura né rinunciare alla battaglia per il rispetto dei diritti umani. Si tratta di valori inalienabili.