Una letterina per farsi lasciare, infarcita di paradossi. Il messaggio pubblico di Matteo Renzi per Giuseppe Conte andrebbe raccontato parola per parola, per metterne in luce contraddizioni, provocazioni, perdite di senso e di coerenza. Renzi diserta i tavoli di governo per giorni e poi scrive le sue richieste su Facebook, “per trasparenza totale”. Ci vuole tanta spregiudicatezza per chiamare “trasparenza” l’anticipazione pubblica di una trattativa politica, che vizia e manomette la trattativa stessa. Con un dettaglio comico: nella stessa lettera Renzi rimprovera Conte per l’uso eccessivo dei social (“Non bastano i like su Facebook per amministrare un territorio”).
Quella di Italia Viva non è una mediazione, ma un intero programma di governo, alternativo a quello attuale: detta la linea su Recovery Fund, Mes, Sanità, Lavoro, Scuola, Ambiente, legge elettorale, Giustizia, diritti civili, intelligence, infrastrutture e grandi opere.
Un governo nuovo, ma con chi? Come farà Renzi a pretendere il Mes in maggioranza con Matteo Salvini? Chiederà anche al leghista di trovare all’Italia un posto “nel nuovo mondo dell’America di Biden?”.
Non manca nemmeno una spiritosa provocazione, quando nomina l’uomo che tutti pensano possa prendere il posto di Conte: non c’era nessun motivo per citare Mario Draghi (Renzi lo fa nel primo periodo: “Come nota acutamente Mario Draghi: il problema è peggiore di quello che appare”). E poi mezze verità o autentiche bugie, come il passaggio sulla Sanità: “In tre anni il mio governo ha messo 7 miliardi in più” (a smentire questa mistificazione c’è una cospicua letteratura specialistica, noi rimandiamo all’analisi della fondazione Gimbe, che definisce quegli anni “sotto il segno di un definanziamento senza precedenti”).
In cima a tutto questo, c’è la più sublime e macroscopica delle contorsioni logiche. Renzi ha iniziato la guerra a Conte nel nome del Recovery Fund: “Quando un Paese può spendere 209 miliardi di euro non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al governo”. E allora cosa propone Renzi? Nella lettera a Conte consiglia l’“ottimo contributo” di Minima&Moralia, un’associazione che riunisce manager, economisti e professionisti più o meno vicini all’universo renziano (tra gli altri, l’ex ministro Pier Carlo Padoan, Fabrizio Pagani e Stefano Firpo, alla guida delle segreterie tecniche del Mef e del Mise durante il suo governo). E cosa propone il documento di M&M allegato da Renzi? Una struttura – definita “Unità” – “che avrebbe un forte orientamento operativo, composta da esperti in materia economico-finanziaria, ingegneristica e giuridica (…), dovrebbe poter far ricorso a competenze non solo dei ministeri e della Pubblica amministrazione, ma anche del settore privato”. Con quali poteri? “In caso di ritardi da parte delle Amministrazioni, potrebbe esercitare poteri sostitutivi”. Forse non se n’è accorto, ma Renzi ha scritto una lettera a Conte per proporgli una task force.