Qualche settimana fa, ci siamo interessati della preoccupante notizia di 12 operatori che in Danimarca si erano infettati attraverso il contatto con visoni portatori di un virus SarSCoV2 mutato. Ci ha fatto tremare i polsi. Peraltro, molte unità di questi animali erano state spedite in giro per il mondo. Un quadro perfetto per una vera catastrofe. Un pericolo dalle dimensioni imprevedibili che si innescava su una situazione già grave. Ebbene, fortunatamente, è stato dichiarato che questa variante virale è scomparsa. È un fenomeno che accade con una frequenza (per fortuna!) maggiore di quella che dà mutazioni durature. È un tentativo dei virus di conquistare nuovi ospiti (quello è lo scopo della sua esistenza), in questo caso, abortito in poco tempo. In natura questi tentativi sono numerosi. Il continuo mancato successo che quindi non riesce nemmeno a dare conseguenze, non ci dà modo di rendercene conto. L’osservazione sulle possibili mutazioni del virus SarsCoV2 continua giornalmente. Molti centri di ricerca (anche il nostro), sequenziano i virus isolati dai pazienti e ne pubblica i risultati in una banca dati comune al mondo scientifico. A oggi le mutazioni del virus sono state molto poche. Ciò perché ha un sistema di “correzione degli errori” che quasi sempre ne impedisce la presenza nella progenie. Tuttavia, almeno cinque mutazioni sono avvenute con successo e continuano a circolare. Il nostro obiettivo è comprendere quali sono le conseguenze “comportamentali” indotte nel virus. La nostra speranza è che ne avvengano alcune che ne moderino la patogenicità. In realtà, come dimostrato da uno studio effettuato presso l’Università del Wisconsin-Madison, una sola mutazione ha determinato una maggiore capacità di diffusione del virus, le altre (circa quattro), non sembrano importanti. È la vita di un virus e la scommessa dell’uomo che, prima o poi, si riesca a eliminarlo o si arrivi a una sopportabile convivenza. Le mutazioni pertanto non sono solamente fenomeni temibili, ma alcune, auspicabili. In vista dell’arrivo di vaccini che, ovviamente, sono studiati ad hoc, il timore è che, mentre questi si sperimentano, il virus da combattere possa diventare diverso. È per questo che vengono utilizzate tecniche che si fondano su parti meno mutevoli possibili del microrganismo. Comunque, almeno fino a oggi, nessuna delle mutazioni avvenute potrebbe avere la potenziale attività contro l’efficacia dei vaccini in studio. Almeno questa è una notizia positiva.