Caro prof. “La ’Ndrangheta è come l’aria. In Calabria le indagini non cambiano nulla”

Lettera di un mio laureato andato a servire la legge in Calabria. “È da tempo che desideravo scriverle e non so neanche – causa le centinaia di studenti che segue e ha seguito – se si ricorda di me (…). Lavoro da diversi anni ormai a (….) . Credo di esserci arrivato con un po’ di presunzione, per le conoscenze, soprattutto accademiche, che avevo acquisito. In realtà (mi vergogno ad ammetterlo) sapevo ben poco sulla reale potenza della ’ndrangheta, anche perché non avevo mai avuto un impatto empirico/lavorativo così forte e diretto. Qui la ’ndrangheta si respira. È asfissiante, perché è un modo di pensare comune. Condiziona anche la mia di vita, perché non è possibile fidarsi di chi ci sta intorno. E, pertanto, si ha una duplice sensazione di solitudine e impotenza, in quanto si è consapevoli che anche quando si arriva alla conclusione di una grossa indagine, o si ottiene una confisca, o si fa pulizia in un ufficio pubblico, in realtà si è fatto ben poco. Gran parte della gente civile odia se colpiamo quelle persone che garantiscono il lavoro e la sopravvivenza (e che comunque verranno presto rimpiazzate). Si combatte contro un sistema corrotto forse uguale da secoli, in grado di rigenerarsi, con personaggi diversi, ma sempre con gli stessi schemi. È addirittura difficile guardare al futuro con speranza, soprattutto per questa regione.

Credo che la speranza sia avere quel modello di studenti che lei è riuscito (…), moltiplicati per mille, diecimila, ma che qui stento a vedere. I tempi milanesi sembrano lontani anni luce e non le nascondo che sto ripensando le mie scelte. Mi scusi lo sfogo e se le cose scritte possano sembrarle retoriche”.

Caro Giuseppe (nome di fantasia), a parte che la ricordo perfettamente e che non c’è un’unghia di retorica in quel che scrive, mi perdoni se a sua insaputa riporto qui brani della sua lettera. Ma a me sembra un documento pubblico, bello e terribile. E spero che la mia risposta possa aiutare anche altri. L’aria di cui mi parla la conosco. Me l’hanno raccontata altri servitori dello Stato, anche di altissimo livello. E l’ho conosciuta in diretta. È vero: se un boss viene arrestato si trova intorno persone che vanno a inneggiare a lui o addirittura a baciargli le mani. Ma lei deve sempre pensare una cosa: che se cinquanta persone gli ostentano devozione, nelle case e nelle scuole ce n’è il doppio, il triplo, il quadruplo, che ne hanno ribrezzo e gioiscono per il suo arresto, temendo semmai che qualche giudice lo riconsegni integro al territorio. Lei lavorando per la legalità prepara il terreno al futuro, a quel ponte permanente tra l’Italia migliore e la Calabria migliore che è l’unico vero “ponte” di cui quella regione ha bisogno. Deve pensare che i suoi amici di università, sparsi in tutta Italia, sapendo la prova che sta affrontando si sentiranno orgogliosi di avere studiato con lei, almeno quanto lo sono io per averla laureata. E che saranno con lei i tanti cittadini ai quali vorrei giungere da questa pagina.

Deve sapere che è una tecnica degli ’ndranghetisti quella di far sentire in minoranza l’Italia onesta: si affollano davanti all’arrestato, portano (portavano!) la processione a inchinarsi davanti al balcone del boss, telefonano in diretta sulle tivù private per contestare chi accusi il loro clan, querelano a nome di un intero Paese chi osi denunciare le loro prodezze, si presentano nei tribunali (l’hanno fatto anche a Como!) a fischiare il pubblico ministero, specie se donna. Ma sono niente davanti all’autorità che funziona, davanti a una maestra che fa il suo dovere, a un prete che annuncia nei fatti il vangelo.

Pensi alla Calabria onesta e stanca, che alla fine è maggioritaria. Pensi ai suoi compagni di studio, siete diversi ormai a svolgere funzioni pubbliche in Calabria, in ogni settore: cercatevi. Senta anche la nostra voce. E soprattutto la faccia sentire bene a chi vorrebbe vedervi isolati. Con ammirazione, il suo prof.

Le possibilità di un’isola. “Io, asociale cronica, zero amici e relazioni, è dolce l’idea di morire”

 

“Vorrei non essere mai nata. Esisteranno altri come me?”

Ciao, mi chiamo S. e ho 27 anni. Mi sento sola e triste, sempre triste. Mi sento come se non avessi nessuno con cui parlare anche se qualche persona che mi vuole bene esiste (mia madre e mio fratello soprattutto). Non so cosa non vada in me, ma qualcosa deve esserci. Le mie insicurezze e la bassa autostima, certo, non mi hanno aiutato a vivere serenamente. Non so quando sia iniziato di preciso, se è una sorta di depressione oppure sono io a essere disfunzionale. Dicono che gli essere umani sono animali sociali ma forse io sono una razza a parte. Mi sento a disagio tra la gente, dopo un po’ mi sento come se stessi per esplodere eppure continuo a fare finta di niente, e a sopportare la presenza dei miei simili attorno a me. Ho iniziato ad avere seri problemi alle superiori, a 14 anni. Non sono stata vittima di bullismo o che so io, ma non mi trovavo bene con i miei coetanei (mi sentivo molto più grande rispetto a loro), così come adesso mi trovo meglio tra i bambini (con i quali lavoro) invece che con gente della mia età. A 27 anni non ho mai avuto un ragazzo o ragazza, non ho mai amato nessuno e al solo immaginare di dividere la mia vita con qualcuno mi sento soffocare. Forse sono solo pigra. Forse sono malata. Sono un’asociale cronica.

È da un po’ che penso a quello che farò della mia vita quando mia madre morirà e io rimarrò sola. Mi piacerebbe sperimentare la convivenza con qualcuno, ma so che poi non la sopporterei. Mio fratello è andato a convivere e prima o poi si farà la sua famiglia. Ogni tanto vado da lui a dormire e a guardare le partite di calcio. Mi vergogno di avere come unico amico mio fratello che ha 9 anni più di me. Credo di essere bisessuale. In realtà non ne ho la minima idea dato che non ho mai provato attrazione per nessuna persona reale e non ho nemmeno fatto sesso con nessuno (sì, sono pure una 27enne vergine). Però quando penso ad una relazione, stare con un uomo o una donna non mi fa grande differenza. Quando mi masturbo (una cosa normale la faccio anche io, suvvia) i porno sono tra coppie etero, lesbo, gay, trans, triangoli… insomma mi vedrei bene anche in una relazione poliamorosa, ma ovviamente sono tutte mie fantasie perché nella realtà non è mai successo nulla e, arrivata a questo punto, non saprei neanche come gestirla una relazione. Sono una persona noiosa: essendo sempre chiusa in casa non ho mai niente di cui parlare se non il mio lavoro. Non avendo avuto alcun tipo di esperienza in niente, non c’è nemmeno un dialogo con me. Sono stata dalla psicologa quando avevo 16 anni. Le ho raccontato quello che mi passava per la testa ed i miei problemi. Mi urtava il fatto che lei scrivesse tutto senza nemmeno guardarmi in faccia. Mi ha consigliato di essere un po’ più sciolta e di pormi meno aspettative sulle persone… beh, se sei arrivata a leggere fino a qui, come avrai potuto notare, non ha funzionato. Sono sola e ormai ci ho fatto l’abitudine. Nemmeno il lockdown mi ha fatto sentire la differenza tra la mia vita normale e la vita durante una pandemia globale. Fortunatamente ho il lavoro, in cui gli unici rapporti umani e sani che ho sono con dei bambini e ragazzini dai 3 anni in su. Mia madre vuole che cambi lavoro ma lei non capisce quanto quei bambini siano il mio solo legame con il mondo reale.

Non so se esista qualcuno, là fuori, come me. Da una parte spero di sì, perché così mi sentirei meno sola, dall’altra spero ovviamente di no, perché è una vita che non vale la pena di essere vissuta. Le parole mi hanno sempre ferita: “Perché non parli mai?”, “Cos’hai che non va?” . Recentemente ho rivisto Il Signore degli Anelli e una frase mi ha fatto piangere: “C’è del buono in questo mondo, Padron Frodo. È giusto combattere per questo”. Forse davvero c’è del buono, ma io non lho mai visto e forse non lo vedrò mai, dato che passo la mia vita tra casa e lavoro, film e serie tv. Cherofobia? Forse soffro di questo: ho paura di essere felice perché so che le persone mi deluderanno.

Sto scrivendo cose prive di senso, senza un filo temporale logico, perché stamattina mi sono guardata allo specchio e ho notato le mie prime rughe sulla fronte; rughe d’espressione per chi, come me, è sempre attaccato a smartphone e pc. Sembrava che la mia vita fosse giunta al termine e, al contrario di ogni aspettativa, non ho provato tristezza. L’idea che la mia vita possa finire mi rincuora. È preoccupante, lo so.

Se solo avessi potuto scegliere avrei preferito non essere mai nata. I nostri genitori decidono di metterci al mondo, credendo di darci il dono della vita ma per alcuni, per me, quel dono è il peggior regalo mai ricevuto. C’è del bello però: il calcio, la mia amata Inter che mi distrae e mi fa ammattire. La musica, e il fatto che io la sera, nel buio della mia camera, riesca a trovare un po’ di conforto. Le serie tv: che Netflix sia benedetto. I libri, Stephen King sopra tutti. E i viaggi assieme a mio fratello. Questo stato mentale mi perseguita da 13 lunghi anni e non se n’è mai andato. Affievolito sì, ogni tanto l’ho dimenticato e soffocato. Come un’ombra che mi seguirà per tutta la vita. Spero solo che non sia troppo lunga.

S.

 

Ho lasciato tutto lo spazio delle lettere alla tua lettera per dirti che no, non è vero che non hai nulla da raccontare, oltre al lavoro. Il modo in cui racconti la tua fatica nello stare al mondo è già un talento e sono certa che ci sia molto altro. Forse, cara S., devi solo convincerti di avere bisogno di aiuto, magari di uno specialista che non tenga la testa china su un taccuino.

Selvaggia Lucarelli

Quando zelig-Renzi chiede collegialità, a Pier Luigi Bersani scappa da ridere

 

Il caro vecchio Matteo.

Un’egregia sintesi di cosa passi davvero nella mente di Matteo Renzi, e di quanto contraddittorie siano le sue affermazioni rispetto ai comportamenti passati, l’ha fatta Pier Luigi Bersani: “Renzi lamenta l’assenza di collegialità. Ha un punto di osservazione notevole perché, quando è toccato a lui, è stato un campione di collegialità, ha preso il premio Nobel della collegialità. Qui c’è un reparto guastatori, che si avvale anche della facoltà di interpretare il borbottio di tanti della maggioranza, che però non dicono cosa vogliono. Ma qui bisogna sapere che siamo in una situazione per cui se si tira un filo, viene via il maglione. Renzi è un dato del paesaggio. Nella storia politica d’Italia abbiamo sempre avuto soggetti che si mettono al margine e che dicono di rafforzare il governo indebolendolo o che dicono di sostenere il governo zavorrandolo. Per dimostrare di avere la golden share del governo. Questo succede finché gli altri gli lasciano lo spazio. In questo caso, Conte coi suoi errori e gli altri della maggioranza coi loro borbottii”. C’è da dire che Bersani parte avvantaggiato: il ragazzo lo conosce piuttosto bene.

7

 

Sotto il segno dell’umanità.

“Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare”, ma attenzione a non dimenticare che “bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”: ne ha dato prova Angela Merkel durante il suo ultimo discorso al Bundestag, nel giorno in cui la Germania raggiunge i 590 morti, il numero più alto dall’inizio della pandemia. “Io credo alla forza dell’Illuminismo che l’Europa deve ringraziare perché ci ha insegnato che esistono verità scientifiche, che sono reali e alle quali dobbiamo attenerci. Ho studiato fisica nella Ddr perché ero sicura che si possono invalidare molte cose, ma non la forza di gravità, la velocità della luce o altri fatti inconfutabili”. Nel mettere a tacere quel relativismo d’accatto che, da qualche tempo a questa parte, mette in discussione anche le più acclarate evidenze scientifiche, la Cancelliera tedesca ci ha tenuto a mostrare la parte umana della politica, al buonsenso della quale attingere in assenza di altre certezze incontrovertibili: “So quanto è duro, quanto amore ci sia quando aprono mercatini di Natale. Mi dispiace, mi fa veramente male al cuore. Se il prezzo che dobbiamo pagare sono 590 morti in un giorno questo per me è inaccettabile e dobbiamo agire. Se la scienza ci dice di ridurre i contatti per una settimana durante il Natale, allora dobbiamo trovare la via, riflettere e forse decidere di cominciare le ferie prima, già il 16 dicembre. Io so solo che se prima di Natale avessimo troppi contatti e poi finisce che questo sarà stato l’ultimo Natale con i nostri nonni, avremmo sbagliato qualcosa”. Qui sta lo scatto: sapendo di non sapere o almeno di sapere solo in parte cosa sia giusto fare, scientificamente e politicamente parlando, il vero leader sceglie di attenersi alle ragioni dell’etica e dell’umanità, e soprattutto non ha paura di ammetterlo.

8

 

Revisionismo. Esultano i neoborbonici: la Chiesa farà santo “Franceschiello”, l’ultimo re di Napoli

L’annuncio del cardinale Crescenzio Sepe è arrivato nelle ore del suo congedo da arcivescovo di Napoli, per raggiunti limiti di età. Ed è questo: “I vescovi della Campania presenteranno due candidati alla santità e uno è Francesco II di Borbone, un re”. Ossia la prova che “Dio interviene nella storia della nostra città e della nostra regione”.

Decisamente esagerato e sopra le righe, fatto sta che adesso la Congregazione delle cause dei santi (dove il neocardinale Semeraro ha sostituito al vertice l’epurato Becciu) dovrà decidere dapprima sulla beatificazione indi sulla canonizzazione dell’ultimo re di Napoli nonché ultimo sovrano delle Due Sicilie. Francesco II alias Franceschiello che secondo gli storici, non solo revisionisti, riscattò le sue fragilità di monarca “inetto” e “bigotto” (Benedetto Croce) con la coraggiosa resistenza nell’assedio di Gaeta del 1860-1861, quando perse il trono, sopraffatto dall’avanzata di Garibaldi da sud e da quella dell’esercito dei Savoia da nord. Era la fine dei Borbone, preludio all’annessione al Regno d’Italia.

Franceschiello aveva 24 anni e per la Fondazione intitolata a suo nome e guidata da un sacerdote, don Luciano Rotolo, anche in quell’occasione manifestò le sue virtù di santo incline alla carità e all’amore per il suo popolo. Basta leggere il proclama che lo stesso Francesco II vergò l’8 dicembre 1860: “Nel momento in cui era sicura la rovina dei miei nemici, ho fermato il braccio dei miei Generali per non consumare la distruzione di Palermo; ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona”. Francesco II riparerà a Roma, ospite di Pio IX, che lo chiamerà “il piccolo Giobbe” per le tragedie patite.

Sua moglie, neanche ventenne, era Maria Sofia di Baviera, sorella dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e sposata nel 1859. Il re delle Due Sicilie era figlio di Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia, a sua volta dichiarata beata dalla Chiesa cattolica nel 2014. Francesco morirà ad Arco il 27 dicembre 1894, nel Trentino ancora austro-ungarico. Tutta la recente storiografia revisionista legata alla rivalutazione politica dei Borbone e della resistenza ai Savoia (i famigerati briganti) esalta Franceschiello come uomo generoso e pio, che aiutò sino all’ultimo i suoi sudditi. Viceversa il recentissimo La grande bugia borbonica di Tanio Romano lo descrive come un autentico “dittatore”, che il socialista Pietro Nenni definì “ignorante, supertizioso, reazionario”, che “sognava di soffocare il liberalismo, le Costituzioni, e la rivoluzione”.

Controversa è persino la malattia di cui soffrì: la fimosi, restringimento del prepuzio che gli impedì per lunghi anni di consumare il suo matrimonio con Maria Sofia. Per i neoborbonici fu indice anche della sua religiosità. Per gli “anti” come Tanio Romano, citando Arrigo Petacco, fu la conferma del suo antisemitismo atavico. Rifiutò la circoncisione con questa motivazione: “Queste cose le fanno solo gli ebrei”. In ogni caso sarà curioso conoscere quali miracoli ha fatto l’ultimo re di Napoli. Senza, non si diventa santi.

 

“Nardella vuole zittire i critici e chiede i danni in tribunale”

Il sindaco Dario Nardella e la giunta (Giachi, Bettini Del Re, Funaro, Gianassi, Giorgetti, Guccione, Martini, Sacchi, Vannucci) della mia città mi chiedono i danni in sede civile, per un totale di 165 mila euro. Lo fanno “in proprio e quale sindaco” e “quali assessori”: se dovessero mai vincere, però, i miei soldi andrebbero a loro, non alla città. Lo fanno per una risposta di 34 parole data a Report l’8 giugno scorso. Eccola: “Firenze è una città in svendita. È una città all’incanto, è una città che se la piglia chi offre di più, e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri”. La ripeto qui, solo perché si sappia di cosa sto parlando, ma absit iniuria verbis!

Quella frase chiudeva un lungo ragionamento sulla teleferica che dovrebbe esser costruita nel tutelatissimo Giardino di Boboli per portare i clienti nel resort a 5 stelle in cui sarà trasformato l’ex convento e ospedale militare di San Giorgio alla Costa, bene pubblico alienato a privati. Il mio intervistatore (Giuliano Marrucci) mi chiede: “Quindi attrarre investimenti con appunto la possibilità di cambio di destinazione d’uso anche molto impattanti, possibilità di ristrutturazione anche molto impattanti e una volta che hai attratto queste investimenti, mettere la progettazione urbanistica della città, i servizi della città, al servizio di quegli investimenti là…”.

E io rispondo: “La teleferica di Boboli, la possibilità di farla, ha avuto il via in un cambio di piano urbanistico del comune di Firenze dopo che l’acquisto di Costa San Giorgio era stato fatto. Cioè, le amministrazioni si impegnano: poi noi non sappiamo tutto quello che si dicono nelle cene private che preludono a questi acquisti, ma è chiaro che l’amministrazione dà delle garanzie, sta dalla parte degli investitori, e si dice continuamente che Firenze deve attrarre investitori stranieri. Firenze è una città in svendita, è una città all’incanto, una città che se la piglia chi offre di più: e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri che prendono la città e la smembrano”.

L’espressione “essere al servizio” la usa Marrucci. Io la riprendo volentieri, perché l’ho usata mille volte, anche per i governanti della mia città. Mi è rimasta nell’orecchio fin da bambino, da quando lessi Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani. Criticando la scuola pubblica che tradisce il suo compito, egli scrive: “Certe scuole di preti sono più leali. (…) Dai barnabiti a Firenze la retta d’un semiconvittore è di 40.000 lire al mese. Dagli scolopi 36.000. Mattina e sera al servizio d’un padrone solo. Non a servire due padroni come voi”.

Le parole di don Lorenzo sono quelle del Vangelo: “Non si può servire a due padroni”. Né Gesù né Milani pensavano che ci fosse “corruzione”: condannavano, sotto il profilo etico, una libera scelta. Io condanno, sotto il profilo etico, una scelta politica: l’amministrazione di Firenze ha scelto di essere al servizio di una idea di città che – è il mio giudizio politico – la uccide. Lo spopolamento del centro storico è il frutto di questa scelta a favore dei capitali stranieri e non dei cittadini; per i resort di lusso e non per la residenza; per i frazionamenti al servizio della trasformazione in Airbnb e non per politiche a favore delle famiglie.

Io credo che Nardella e i suoi assessori abbiano capito, come tutti gli altri, che la mia era, ed è, una dura critica politica, non certo l’allusione a scambi illeciti. Potrei amaramente dire: magari ci fossero quegli scambi, almeno capirei che c’è una ragione per massacrare una città! Invece non ci sono, per quel che so e, dunque, è un massacro gratuito.

Questa richiesta di danni, allora, come altro può interpretarsi se non come un’intimidazione contro un oppositore, assai pesante sotto il profilo economico. I miei contradditori mi definiscono “personaggio politico di livello nazionale”: ne sono onorato, ma è una definizione ingiustificata. Ho certo delle idee che non ho mai nascosto, ma non sono mai stato iscritto ad alcun partito, non mi sono mai candidato in alcuna competizione politica nazionale o anche solo locale.

La verità è che si cerca di ridurre al silenzio un intellettuale libero e scomodo: non coinvolgendo Report o la Rai, ma chiamando in giudizio solo me, personalmente. In una Firenze in cui non c’è praticamente opposizione politica, in cui la stampa è allineata al potere e le personalità libere si esprimono cautamente in privato, ci si accanisce contro una delle poche voci contro.

Per amore della mia città, non tacerò. Ce la metterò tutta perché questa improvvida causa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina. Appena sarà possibile indire assemblee civiche, proietterò l’intera intervista, e chiederò ai fiorentini che si riconoscono in questa battaglia per un’altra Firenze di contribuire anche economicamente, perché no, sostenendo insieme a me non solo la battaglia processuale, ma anche le spese legali, ammesso che io debba pagarle, perché nessun giudice, ne sono certo, potrà condannarmi per un’opinione e se dovessi vincere le spese me le pagheranno loro. Questa storia non riguarda solo me, è in gioco la libertà del pensiero critico e la tenuta democratica del nostro stare insieme: non sarò solo a combattere, ne sono certo.

La sai l’ultima?

 

Milano. Tranviere impazzito “sequestra” i passeggeri e corre a velocità folle in centro

Il tram più pazzo del mondo ha seminato il panico venerdì sera a Milano. Il conducente, fuori di sé, ha iniziato a guidare a velocità assurda in pieno centro, saltando le fermate e bruciando semafori. Comprensibile lo spavento dei passeggeri, di fatto sequestrati sul mezzo pubblico per alcuni lunghissimi minuti. “È accaduto poco dopo le 21 – scrive l’Ansa – nel tratto tra le fermate di piazza Duomo e Porta Lodovica. I passeggeri, terrorizzati dall’essersi sentiti ‘come sulle montagne russe’, alla fine hanno chiamato i carabinieri per fermare il conducente del tram della linea 15”. Uno dei testimoni di questa sfortunata esperienza ha aggiunto altri dettagli sul particolare stato d’animo del tranviere in un articolo su Milano Today: “Mentre scendiamo, l’uomo, con una voce da psicopatico, dice al microfono: ‘Vi ammazzo tutti, state attenti’. Prima di richiudere le portiere in furia e fretta – facendo quasi incastrare un signore – e ripartire a velocità elevata”.

 

Vieste. Audio porno in filodiffusione per le strade al posto delle canzoni natalizie: un hacker fa impazzire il Comune

Il porno Natale di Vieste è una delle notizie più virali della settimana. Nella cittadina del foggiano l’atmosfera natalizia ha preso una piega inaspettata quando un hacker buontempone si è intrufolato nell’impianto di filodiffusione del Comune e ha sostituito i canti tradizionali con un audio pornografico. In pratica, ad accompagnare i video delle luminarie installate nel centro di Vieste, invece di Bianco Natale c’era un rumorosissimo amplesso. Un’immagine straniante ma di un certo impatto, che ovviamente è stata ripresa con il cellulare dai cittadini increduli e rimandata infinite volte sui social. Per il grande imbarazzo dell’amministrazione comunale. La povera assessora alla Cultura Rossella Falcone in un lungo sfogo su Facebook promette di “sporgere le dovute denunce per individuare i responsabili”. Se non altro il Natale di Vieste per un anno è stato più famoso e più citato dei presepi di San Gregorio Armeno.

 

Roma. Un uomo si fa il bagno completamente nudo e in pieno giorno nella fontana di Piazza Venezia

In una rivisitazione a luci rosse del “Marcello come here” di Anita Ekberg e Mastroianni, un uomo si è fatto il bagno completamente nudo in centro a Roma. Non nella fontana di Trevi della scena cult della dolce vita, ma in quella altrettanto famosa – ed esposta – di piazza Venezia, a fianco dell’altare della Patria. L’uomo non aveva la grazia della Ekberg ma una scorza notevole, per fiondarsi nudo nella fontana in un pomeriggio freddo e piovoso di dicembre, con una temperatura sui 10 gradi. Il bagnetto, come scrive Repubblica, è stato interrotto dall’intervento di una pattuglia della polizia municipale: “I vigili sono saliti sul marciapiede con l’automobile e hanno coperto l’uomo, che poi si è rivestito. Per lui è scattata la sanzione”. Nonostante si trattasse probabilmente di una persona senza fissa dimora. Il tutto succedeva a poche ore e pochi passi dall’inaugurazione di “Spelacchio”, l’ormai celebre albero di Natale capitolino.

 

Cliché al contrario. Quattro finti poliziotti rapinano un campo rom: il bottino è di oltre 50mila euro

In un clamoroso ribaltamento dei ruoli attribuiti nei peggiori clichè, un campo rom è stato rapinato da una pattuglia di (finti) poliziotti. Succede a Roma, in zona Lunghezza. Ne dà notizia il Messaggero: i quattro rapinatori si sono spacciati per agenti e sono andati a colpo sicuro. Sapevano già quale fosse la baracca del campo nomadi dove in quel momento c’era il bottino da rubare. Sono arrivati all’insediamento, si sono accreditati come poliziotti, tenendo ben in vista le pistole, e hanno annunciato che sarebbe scattata una perquisizione per tutto il campo. In realtà sapevano benissimo dove andare e hanno puntato un’abitazione in particolare, dalla quale sono usciti portando via gioielli e oggetti preziosi dal valore di oltre 50mila euro. Dopo l’iniziale sbigottimento, le vittime del furto si sono rese conto della truffa (quando ormai i rapinatori erano già lontani) e hanno chiesto l’intervento dei poliziotti veri.

 

Pescara. Una città a misura di “umarell”: arrivano le finestre per i pensionati che guardano i cantieri

A Pescara arriva finalmente il cantiere a misura di umarell. Per i pochi che ancora ignorano questa cruciale figura entrata a tutti gli effetti nei nostri scenari urbani, ecco la definizione di “umarell” secondo Wikipedia: “È un termine popolare bolognese che si riferisce specificamente agli uomini in età pensionabile che passano il tempo a guardare i cantieri, in particolare i lavori stradali, stereotipicamente con le mani incrociate dietro la schiena e offrendo consigli indesiderati”. Ecco, a Pescara – grazie alla brillante intuizione dell’imprenditore edile Alessio Sarra – sono arrivate le finestre nei cantieri, delle vere e proprie postazioni fisse dedicate agli umarell, affinché possano seguire i lavori in santa pace e massima comodità. “Le installazioni – si legge sul sito Today – appaiono così: un pannello con la scritta ‘Segui il cantiere’, la sagoma di un anziano con le tradizionali mani dietro la schiena e poi la finestra vera e propria”. “È un gesto fisico e simbolico di apertura verso i pensionati – spiega Sarra –. Gli anziani sono la storia delle nostre città”.

 

Usa. La mangiatrice professionista entra nel Guinness dei primati: divora cinque chili di budino in tre minuti

Molly viene pagata per strafogarsi, per mangiare senza ritegno. È una competitive eatar – ha raccontato al Guardian

– una mangiatrice professionale. Ha trasformato il suo stomaco in un’attività agonistica. E non si direbbe, osservandola: è alta 1 metro e 73 e pesa 55 chili. Che sono più o meno il suo fabbisogno quotidiano, visto che Molly è entrata nel Guinness dei primati per aver mangiato 5 chili di budino in 3 minuti. Tra le sue altre imprese ci sono le 48 fette di torta di zucca divorate in 10 minuti, una bistecca di due chili in meno di tre minuti e 119 gnocchi in due minuti. Come il suo organismo possa sopravvivere a queste sfide è un mistero a cui Molly non sembra prestare grande interesse. Questo particolare talento è diventato il suo lavoro: vive così, accumulando premi in denaro vinti nelle sfide a chi mangia di più. “Il competitive eating è sempre più popolare – ha spiegato Molly –. Pochissime persone riescono a vivere solo con i premi guadagnati, forse due o tre in tutti gli Usa”. Lei è una di queste. E non deve nemmeno pagarsi il pranzo.

 

Bologna. Ubriaco alla guida, imbocca il passaggio a livello con il suo Suv e blocca per due ore la linea ferroviaria

Al lungo elenco di automobilisti creativi, in genere decisamente alticci, che trovano ospitalità in questa pagina, va aggiunto un nuovo fenomeno. Ce lo racconta l’Ansa: “Era completamente ubriaco un automobilista che venerdì pomeriggio, mentre percorreva via Zanardi a Bologna alla guida della sua macchina, ha svoltato all’altezza di un passaggio a livello proseguendo la marcia sui binari della ferrovia. Solo per pochi metri, anche perché a un certo punto l’auto ha faticato ad andare avanti tra le rotaie e le traversine, dove in quel momento non stava arrivando nessun treno”. Abbiamo a che fare con un virtuoso dell’ubriachezza al volante: alla guida di un Suv era talmente marcio da scambiare la strada con i binari. O forse in delirio di onnipotenza, riteneva di poter domare qualsiasi tipo di terreno. Oltre a rischiare il suicidio, ha pure fatto un bel danno: nel tempo necessario a rimuovere l’auto e soccorrere l’ubriaco, la linea ferroviaria regionale Bologna-Venezia è rimasta bloccata sia verso nord che verso sud per un paio d’ore.

“La sinistra risorgerà solo andando a messa: basta seguire il Papa”

Se esistesse un prontuario politico, del tipo dei protocolli sanitari oggi così adoperati, chiunque potrebbe misurare la propria esatta vocazione di sinistra o – specularmente – la propria distanza da essa. Essendo divenuto oramai papa Francesco il benchmark, l’unico parametro di riferimento oggi concretamente plausibile per questa misurazione di massa, abbiamo chiesto a Vito Mancuso, tra i maggiori teologi italiani, un approfondimento.

“C’è anzitutto da dare valore all’apparenza. Come si presenta il Papa? Su quali auto viaggia? Dove vive, e dove dorme? Persino le sue scarpe (il rifiuto di calzare quelle papali che sono rosse, ndr) raccontano di lui, di una presa di posizione inequivocabile”.

Di una relazione sentimentale, anzi di una connessione sentimentale, avrebbe detto Gramsci, con i poveri anziché con i ricchi.

Vive la sua rivoluzione con un indiscutibile senso anche romantico. Trascina, forza, piccona quotidianamente la struttura tradizionale della Chiesa.

Un picconatore vince una battaglia ma può perdere la guerra.

Lo vedremo al prossimo Conclave. Vedremo se sarà un altro Celestino V…

Bergoglio dice che il pastore deve avere addosso l’odore del suo gregge.

È la Chiesa di strada, degli ultimi. Ha visto chi ha nominato cardinale a Napoli?

Don Mimmo Battaglia, vescovo delle periferie.

Nella gerarchia non ha nessuno di cui si fida, allora cerca nella grande provincia della Chiesa e promuove gli interpreti autentici della sua parola, i testimoni.

Chissà se al Pd hanno letto l’ultima enciclica: “Fratelli tutti”.

Fosse solo il Pd… quale partito o movimento di sinistra nel mondo mette al centro oggi la fratellanza, fraternitè, il concetto illuminista, quel pensiero che fa della solidarietà il cardine dell’agire politico?

E questo è il tempo della società più ingiusta e diseguale.

Bergoglio ha il Vangelo dalla sua parte. Soprattutto Luca. Luca non dice solo beati i poveri, ma aggiunge: guai a voi ricchi! Beatitudini e maledizioni dunque.

Gesù comunista!

Sì, il solito detto. Ma certo il Vangelo scardina il principio della ricchezza come dogma.

A proposito di dogma, Bergoglio che dice: “Chi sono io per giudicare?”

Vede perché la destra lo raffigura spesso in modo quasi satanico? Perché questo Papa piccona i pilastri della tradizione e della struttura del suo ufficio.

L’infallibilità come dogma.

E infatti elegge il dubbio contro la cultura del dogma. Annienta la gerarchia, riconverte il modello della fedeltà assoluta, altro muro espugnato, aprendo al confronto con le altre confessioni e sempre su un piano di parità, senza podi da cui insegnare ma anzi cercando il diverso.

Perciò, e purtroppo, questo Papa è l’unico che dice cose di sinistra.

Sembra così. Abbiamo detto della giustizia e dell’uguaglianza, ma Bergoglio avanza verso frontiere fino a ieri sconosciute.

Per esempio?

Il cardinal Ruini sui Dico, la concessione al tempo di Romano Prodi di un riconoscimento giuridico alle unioni di fatto, provocò quasi una crisi di governo. Oggi il Papa spiega che i gay hanno diritto a vedersi riconosciuti pari diritti degli eterosessuali. Un passo che appunto fino a qualche tempo fa era inimmaginabile.

La sinistra avrebbe di che imparare andando a messa. Però c’è da dire che le Chiese non si sono riempite di popolo neanche con questo Papa.

Ma è anche vero che il volto della Chiesa è spesso lontano dalla predicazione papale, dalla concezione della medesima missione. Ci sono buoni pastori e cattivi pastori. E il gregge è disorientato. Le resistenze al Papa sono molte e formidabili i nemici che ha nella sua casa. Come è vero, penso solo al coinvolgimento delle donne, che tanti nodi siano lontani dall’essere sciolti.

C’è un fatto: la sinistra spesso si professa atea.

Ed è stato questo un grande errore, una complicazione di ordine culturale e anche un limite. Cos’è l’aldilà per noi cattolici? La voglia di dare senso alla vita. Di immaginarla migliore.

Col Rosatellum sarà boom delle destre e addio a Renzi

C’è una frase che in queste ore Matteo Renzi ripete continuamente, con i suoi e in pubblico: “Quando Salvini ha provato ad avere i pieni poteri, mi sono alzato in Parlamento e ho detto ‘no’ – ha spiegato il leader di Italia Viva nella sua intervista al quotidiano spagnolo El Pais – ora non permetterò che sia Conte a provarci”. E ancora: “Salvini voleva i pieni poteri in costume da bagno e con un mojito in mano, oggi Conte in giacca e cravatta”. L’ex premier paragona il caso dell’allora ministro dell’Interno che provò a buttare giù il governo gialloverde per capitalizzare il proprio consenso nelle urne, con la gestione di Conte del Recovery Fund tramite l’ormai celebre cabina di regìa che dipende da Palazzo Chigi. E se il premier non farà retromarcia, Renzi minaccia di far cadere il governo convinto di arrivare a un “Conte-ter” o addirittura trovare una nuova maggioranza per un governo di unità nazionale. Peccato che, come va dicendo da giorni un parlamentare di vecchia scuola Dc come Gianfranco Rotondi, “tradizionalmente il voto anticipato è una minaccia che puntualmente si realizza”. E anche se alle elezioni nel mezzo della pandemia ci credono in pochi, non è escluso che Mattarella sciolga le Camere in mancanza di una maggioranza alternativa. In quel caso si andrebbe al voto con il sistema elettorale vigente, il Rosatellum. E cosa accadrebbe?

Sorpresa: Renzi restituirebbe a Salvini quei “pieni poteri” che si vanta di avergli tolto nell’estate del 2019. Infatti, incrociando i dati dell’ultima supermedia di YouTrend del 10 dicembre con i nuovi collegi disegnati dal governo alla luce del taglio dei parlamentari, il risultato sarebbe chiaro: il centrodestra avrebbe una maggioranza schiacciante sia alla Camera che al Senato riuscendo quasi autonomamente ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica all’inizio del 2022. La simulazione sui collegi si basa sugli ultimi sondaggi che danno il centrodestra unito (Lega- Forza Italia- Fratelli d’Italia) al 47,5% e i partiti di centrosinistra (Pd- M5S- Iv- Leu- Azione) al 44,8%, ammettendo che il partito renziano e quello di Carlo Calenda – dati ciascuno al 3,1% – decidano di correre in una coalizione con il M5S. L’altro elemento da tenere in considerazione è che, con il Rosatellum, il 62% dei seggi sono attribuiti su base proporzionale e il 38% su base maggioritaria ma, per ragioni legate al sistema di voto e ai nuovi collegi, l’effetto maggioritario è molto forte. E alla luce del fatto che il centrodestra, come hanno dimostrato le ultime regionali, è molto competitivo anche in collegi uninominali del centro e sud Italia (dalla Toscana all’Emilia fino a Campania e Puglia) una stima della simulazione parla chiaro: se si votasse oggi il centrodestra unito arriverebbe addirittura intorno a 260 seggi alla Camera e 125 al Senato. Al centrosinistra invece resterebbero le briciole: 132 seggi a Montecitorio e 75 a Palazzo Madama. Questo accadrebbe nel caso in cui il centrodestra vincesse in 110 collegi uninominali alla Camera e 55 al Senato. Italia Viva invece sarebbe vicina a sparire riuscendo a racimolare, secondo i rumors interni, 5-7 collegi uninominali iperblindati sul modello di Emma Bonino alle elezioni del 2018 rispetto ai 48 parlamentari odierni.

“La questione – spiega il deputato Pd Stefano Ceccanti e Professore di Diritto Costituzionale alla Sapienza – è che adesso il centrodestra ha molti più voti che poi si tramuteranno in seggi”. Ma di questi dati balza all’occhio il numero 260, come i seggi attribuibili al centrodestra: in questo caso mancherebbero solo 7 voti per arrivare ai due terzi dei deputati, il numero magico per cambiare la Costituzione ed eleggere, già dai primi scrutini quando ci vogliono i due terzi dell’Assemblea, il prossimo Presidente della Repubblica visto che il centrodestra può contare anche su 35 delegati regionali che contribuiranno a scegliere il successore di Sergio Mattarella. Ed è proprio per questo che nelle ultime ore Matteo Salvini ha iniziato la partita del Colle: “Sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica senza la Lega e centrodestra non si va da nessuna parte”. Ceccanti la spiega così: “Quella italiana è una forma di governo parlamentare a correttivo presidenziale – continua – e dato che le maggioranze sono poco coese, il rapporto fiduciario Quirinale-Governo è persino più importante di quello Governo-Parlamento”. Quindi, sostiene il deputato dem, “bisogna preoccuparsi più di quando si elegge il Capo dello Stato che non di quando si elegge il Parlamento”. Ergo: “Le elezioni anticipate consegnerebbero il Quirinale alla ‘destra-centro’ attuale e questo sarebbe irresponsabile”. Salvini pubblicamente continua a non spingere per elezioni subito, al contrario di Meloni ma in molti pensano che sia un bluff: far finta di aprire a un governo di unità nazionale per sperare che la situazione sfugga di mano ai giallorosa e arrivare a nuove elezioni. Anche in questo caso torna utile Rotondi: “Dopo Conte c’è solo il voto, lo sa anche Salvini che deve attrarre Renzi nella trappola per ricambiare la mossa del cavallo dello scorso agosto”. E chissà che non ci riesca davvero.

“In molti fanno solamente finta di appoggiare Conte”

Dice di aver visto strani segnali e strani conciliaboli: alcuni molto da vicino, visto che in Senato siede non lontano da Matteo Renzi. “Quando il leader di Italia Viva ha concluso il suo intervento sulla riforma del Mes in Senato, ho visto accorrere per complimentarsi con lui Matteo Salvini e Roberto Calderoli assieme ai forzisti Giacomo Caliendo e Maurizio Gasparri” racconta il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, veterano dei 5Stelle. Convinto della sua linea: “Giuseppe Conte è una persona con competenze e capacità non comuni ma va sostenuto con lealtà, e non con un’ostentata fedeltà”.

Maria Elena Boschi a Mezz’ora in più ha detto di non credere al voto anticipato in caso di crisi di governo: “I 5Stelle hanno un problema per il secondo mandato e tanti non tornerebbero in Parlamento”.

Ricordo che noi del M5S siamo stati eletti in Parlamento per rappresentare le comunità in cui viviamo: non veniamo candidati in Alto Adige al bisogno come è capitato alla Boschi. Per noi non è un problema la rielezione, visto che abbiamo il vincolo dei due mandati, mentre altri non si pongono limiti. E non mi pare che Italia Viva sprizzi vitalità.

A cosa mira Matteo Renzi? Solo a un rimpasto o vuole la testa di Conte?

Sono i classici giochi della vecchia politica: si prova a portare all’estremo la tensione e a logorare il presidente del Consiglio per lucrare qualche vantaggio.

Renzi non pare solo in questa opera di logoramento, non crede?

Ritengo che Conte vada sostenuto con lealtà da chi, in quanto amico, gli fa capire con critiche costruttive anche cosa si può fare meglio. In un momento in cui la Germania decide un nuovo lockdown e ci sono così tanti problemi, mi pare follia prospettare una crisi che mira solo a soddisfare meschini appetiti. Purtroppo alcuni preferiscono la fedeltà alla lealtà.

A chi si riferisce?

A coloro che in pubblico ostentano sostegno a Conte, ma che in realtà gradirebbero che venisse sostituito per interessi personali.

Parla anche di esponenti del M5S?

Come ha fatto notare il Fatto, i discorsi dei capigruppo del Pd sembravano pronunciati da esponenti dell’opposizione.

Lei parla di lealtà, ma con altri 5Stelle ha fatto “ballare” il governo sulla riforma del Mes. Forse avete agevolato Renzi, no?

Io e altri abbiamo posto un tema politico, per fedeltà al programma con cui siamo entrati in Parlamento. Dopodiché abbiamo optato per la riduzione del danno. Ma se si doveva derogare al programma, bisognava consultare gli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Quando a Salvini venne risparmiato il processo per il caso della nave Diciotti, io votai contro l’autorizzazione a procedere, quindi contro le mie convinzioni, perché così decisero gli iscritti.

Vito Crimi a Sky Tg24 ha detto: “Quelli che hanno votato contro o si sono astenuti sulla riforma del Mes hanno votato contro i propri colleghi, e dovranno renderne conto”.

Io non mi sono astenuto, non ho partecipato al voto come altri miei colleghi, perché tale scelta non avrebbe causato danno al governo. E comunque la penso diversamente da Crimi.

Molti imputano a Conte la task force per la gestione del Recovery Fund. Lei?

Non ci vedo nulla di male nell’affidarsi alla competenza di alcuni tecnici, e va ricordato che quella del Recovery Fund è innanzitutto un’idea di Conte. Ma c’è un primato della politica che va tutelato. Per questo il dibattito sulla gestione del Recovery va parlamentarizzato.

Italia, folle per lo shopping. Germania, lockdown duro

Italiani, memoria corta da sempre. Ma così corta era difficile pensarlo. Nemmeno tre mesi dopo i picchi di contagio provocati dalla totale assenza di restrizioni durante l’estate, ieri la gente si è riversata di nuovo in strada per nulla preoccupata di mantenere le distanze. Da Roma a Napoli al nord Italia. C’è lo shopping natalizio, ci sono le zone gialle un po’ ovunque e dunque ecco il primo libera tutti, in attesa della grande fuga verso le altre regioni prima della chiusura del 21 dicembre. La giornata osservata dalla Lombardia fa ancora più paura, dopo che per settimane l’area metropolitana di Milano ha registrato oltre 4mila casi di contagio da Covid-19 ogni giorno. Da corso Vercelli a via Torino, marciapiedi ingombri di persone, file dentro e fuori dai negozi. E distanze di sicurezza mandate in soffitta. Riparte lo shopping, riaprono i ristoranti e visto che ora ci si può spostare da comune a comune ieri sono ripartite anche le gite fuori porta. La prima domenica da Covid-free ha risvegliato anche la maggioranza Pd che adesso chiede più rigore e un nuovo pacchetto di norme più stringenti. Un’ipotesi dettata forse anche da ciò che avverrà la prossima in settimana in Germania dove il governo varerà il lockdown più duro di sempre dall’inizio della pandemia.

Insomma, nonostante i morti, nonostante gli ospedali che lentamente escono dal collasso, gli italiani e la politica che detta le regole sembrano non aver capito. I numeri, pur in calo, restano alti. E il tasso di positività torna ben sopra l’11%. Così riecco l’incubo della terza ondata che l’infettivologo Massimo Galli vede dietro l’angolo. Spiega: “La temuta terza ondata, a inizio 2021, appare pericolosa perché sarà alimentata da un numero di infetti molto alto: ci sono più contagiati oggi rispetto a quando sono state aperte le discoteche”. Alessio D’Amato, assessore alla sanità della regione Lazio, ha lanciato l’appello: “Per favore evitate assembramenti altrimenti la terza ondata sarà inevitabile. Lo shopping non deve vanificare gli sforzi fatti. Va mantenuta una linea di rigore”. Stesso spartito visto a Napoli dove il Codacons ha chiesto al Prefetto di “istituire il numero chiuso nelle vie dello shopping”. Aggiunge il Codacons: “Se nei prossimi giorni si assisteranno ad altri assembramenti legati agli acquisti di Natale, il comune sarà denunciato per concorso in epidemia colposa e reati contro la salute pubblica”. L’ennesima emergenza riesplosa in poche ore sembra aver rinforzato la convinzione della politica di governo di tenere la barra dritta sul rigore. Ieri, dopo un vertice tra i ministri Pd e il segretario Nicola Zingaretti si è delineata la necessità di “valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi”, e questo “alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività e alle raccomandazioni alla prudenza e responsabilità del comitato scientifico nazionale”. Perché un dato certo è che ieri le misure di contenimento delegate ai prefetti non hanno funzionato, nonostante i numeri del Viminale parlino di 80mila controlli e circa mille sanzioni.

Dopo il vertice Pd, il governo ha convocato una riunione urgente con i capidelegazioni. Obiettivo: valutare nuove misure, rispetto a quelle già previste e che dal 21 dicembre dovrebbero riportare i blocchi tra le regioni, mentre il divieto di spostarsi tra comuni è, al momento, previsto per il 25, 26 dicembre e primo gennaio. Vista poi la giornata di ieri e l’ipotesi concreta di una terza ondata risulta difficile che per i giorni di festa vi possano essere deroghe. Così stamattina i capidelegazione, su proposta del ministro Bonafede, si presenteranno al Comitato tecnico scientifico per valutare ulteriori misure.

E se l’Italia non trova una linea condivisa e nutre dubbi ancora sulla politica del rigore, la Germania ha annunciato il lockdown più duro di sempre. Dal 16 dicembre al 10 gennaio chiude tutto: dai negozi ai ristoranti fino alle scuole, con deroghe per i servizi essenziali. Il Paese da settimane sfiora i 20mila contagi giornalieri e chiuderà nonostante il tasso di mortalità dell’1,5% (da noi è superiore al 3%). Il presidente della Baviera Markus Soeder ha spiegato: “Rischiamo di diventare il caso in Europa. Bergamo è più vicina di quanto si possa pensare”.