Si terrà il 22 aprile 2021 davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma il processo con rito abbreviato per rivelazione di segreto di Stato a carico dei giornalisti Francesco Bonazzi e Nicola Borzi.
Tra il 15 e il 17 novembre 2017 i due cronisti scrissero per i rispettivi quotidiani La Verità e Il Sole 24 Ore alcuni articoli sui conti dei servizi segreti e della Presidenza del Consiglio in Banca Nuova, la controllata palermitana del gruppo Popolare di Vicenza. Bonazzi e Borzi rischiano una pena non inferiore ai cinque anni.
Il 25 giugno 2017 il governo, su richiesta di Banca d’Italia, mise in liquidazione coatta amministrativa la Popolare di Vicenza azzerando le azioni non quotate e illiquide di 120mila azionisti. Per oltre un decennio prima del crac segnalazioni, denunce e ispezioni sulla banca presieduta da Gianni Zonin erano cadute nel vuoto. Alla base degli articoli c’era un estratto conto con gli estremi di oltre mille operazioni del valore totale di oltre 600 milioni realizzate in Banca Nuova dal 2009 al 2013. Quella vicenda è stata poi approfondita da due servizi di Paolo Mondani per Report, che portarono alla luce connessioni con l’inchiesta su Antonello Montante, l’ex vicepresidente responsabile della legalità di Confindustria condannato in primo grado il 10 maggio 2019 a 14 anni perché ritenuto il capo di una rete di spionaggio parallela ai danni di magistrati e alte cariche dello Stato.
Su ordine dell’allora procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, le indagini contro i due giornalisti sono state condotte dal pm Sergio Colaiocco.
Il 17 novembre 2017 la guardia di finanza entrò nelle redazioni della Verità e del Sole e sequestrò ai due giornalisti alcune chiavette Usb. A Borzi furono sequestrati anche la memoria del computer, la casella di posta elettronica e l’agenda del cellulare, dissequestrati parzialmente solo due mesi dopo. Le indagini si sono chiuse l’8 febbraio 2019.
Sui social network i giornalisti si proclamano innocenti. Bonazzi scrive “Si tratta di un fanta-reato e ho chiesto l’abbreviato perché non ho violato alcun segreto di Stato, perché nessuno ha potuto smentire una riga della mia inchiesta su Banca Nuova e Popolare di Vicenza e perché ho fatto solo il mio dovere. La prossima udienza è fissata per il 22 aprile. Sarò assolto, quantomeno a Strasburgo”. Borzi afferma: “Non smetterò mai di ribadire che non ho commesso il reato per il quale sono imputato. Queste indagini hanno violato decenni di giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che vieta agli inquirenti di sequestrare ai giornalisti i loro archivi per cercare le loro fonti”.