Si pensava che lo spiritoso espediente di aggiungere le “s” alla fine delle parole per far finta di parlare spagnolo fosse materiale da serata alcolica o da commedia nazionalpopolare. Qualcosa che esiste solo in Non ci resta che piangere (Benigni e Troisi: “Son de Madrids, nativos… ugualos”). O nel Ciclone di Pieraccioni, dove Massimo Ceccherini, consumato dalla foia e sdraiato dentro a una bara, si interroga su come rimorchiare le ballerine di flamenco: “Chissà come si dice in spagnolo ‘do il ramato’? Dos los ramatos”. Invece l’esame di italiano di Luis Suárez è andato davvero così: una macchietta, una caricatura della realtà.
La storia è nota: il forte centravanti uruguaiano quest’estate sta per essere acquistato dalla Juventus, ma prima deve ottenere la cittadinanza italiana e superare un esame di lingua. L’Università (pubblica) per Stranieri di Perugia prepara una sessione ad hoc per Suárez con la scusa del Covid. La prova è una farsa colossale. Giorno dopo giorno si aggiungono dettagli imbarazzanti.
La pronuncia. Proprio come nella commedia di Pieraccioni, Suárez ha passato il suo esame aggiungendo le “s”. Lo scrivono i magistrati perugini: il miliardario attaccante dell’Uruguay ha ottenuto l’idoneità linguistica con “una pronuncia stentata e chiaramente ispanofona caratterizzata dalle ‘s’ in fondo alle parole”.
Chi doveva interrogarlo lo sapeva già. Sull’italiano di Suárez, in privato, si facevano grasse risate: “Parla italiano para amigos” ghignava l’esaminatore Lorenzo Rocca la sera prima della prova. La frase con cui il calciatore esordisce all’esame è bella come un tiro sotto l’incrocio dei pali: “Mi chiamo Luis, sono uruguaianos. Gioco spesso alla Playstation, mi piace fare il barbecue con la famiglias e gli amici”.
Questa frase – escluse le “s” di troppo – gli era stata dettata dagli stessi esaminatori, come anticipato dal quotidiano Domani. L’intero esame di Suárez è una recita, scritta a tavolino dalle stesse persone a cui era stato chiesto di promuoverlo.
L’avion. L’autrice della conversazione posticcia è la professoressa Stefania Spina, che si “confessa” in un’intercettazione: “Insieme abbiamo costruito questo testo… gliel’ho scritto, gliel’ho mandato e gli ho detto ‘Luis studia questo’”. L’attaccante promette di prepararsi (nei ritagli di tempo): “Stai tranchilla porché io lo estudio in l’avion”.
Assisi. Il testo dell’esame di Suárez è una perla letteraria, sembra scritto dagli sceneggiatori di Boris per una puntata de Gli occhi del cuore.
Rocca: “Ciao Luis come va?”. Suárez: “Ciao Lorenzo tutto bene. E tu?”. R: “Tutto bene grazie. Come ti trovi a Perugia? E tua moglie e i tuoi figli?”. S: “Anche loro stanno bene, i bambini vanno a scuola. R: “Dovresti portarli a fare una gita. Qui vicino ci sono dei posti bellissimi da visitare”. S: “È vero Lorenzo, è una buona idea. Mi potresti consigliare un bel posto per fare una gita con loro domenica prossima?”. R: “Potete andare ad Assisi: è una piccola città vicina a Perugia, e ci sono moltissime cose da visitare”. S: “Perfetto, allora domenica andremo ad Assisi! Grazie Lorenzo, vado subito a dirlo a mia moglie!”.
Maledetta spesa. Al numero 9 viene chiesto anche di confrontare i costumi del suo Paese con l’Italia. Un breve trattato triste di antropologia: “In Uruguay le famiglie sono numerose. Nella mia famiglia facciamo tutto insieme. Tutti possono fare tutto. Ma a me non piace fare la spesa, la spesa la fa sempre mia moglie”. Adios.