Buon compleanno, Governo dei Migliori. È il 12 febbraio, Tg1 delle ore 20: la tv di Stato spegne le candeline all’esecutivo con qualche ora di anticipo. “Domani il governo guidato da Mario Draghi compie un anno”, annuncia il conduttore, “ripercorriamo questi 12 mesi, dalla lotta alla pandemia al rilancio del Paese”.
Segue un servizio di 75 secondi che somiglia a una parodia della propaganda di un regime: “Fare le riforme e affrontare le emergenze, a partire dalla pandemia e le sue conseguenze economiche”, esordisce il cronista. Poi la narrazione si fa incalzante. “È il 13 febbraio 2021, si insedia il governo di Mario Draghi”. C’è un breve, ma intenso interludio con la viva voce del premier appena incaricato: “Questo è lo spirito repubblicano”.
Non c’è spazio per le difficoltà, persino fisiologiche, nella gestione delle ondate di Covid o nella riapertura delle scuole, non c’è nemmeno una parola sulla battuta d’arresto personale per Draghi, che aveva puntato al Quirinale ma è stato respinto in Parlamento. C’è invece il racconto di una cavalcata epica: “L’Italia da fanalino di coda diventa modello per altri paesi grazie anche al green pass”, “un efficace piano di ripresa, il governo spinge su produzione e occupazione, realizza le riforme”, “Ursula certifica il via libera al piano italiano, nei prossimi 5 anni il nostro Paese dovrà investire fondi per 235 miliardi, la somma più alta dell’Unione”. Risultati sbalorditivi anche sul fronte internazionale: “Per l’Italia un riconosciuto successo la presidenza del G20, occasione per rilanciare il multilateralismo, la diffusione mondiale dei vaccini, l’aiuto all’Afghanistan, la lotta al cambiamento climatico. L’Italia torna leader in Europa, firma un trattato di cooperazione rinforzata con la Francia, rinsalda il legame transatlantico, avvia un piano d’intesa con la Germania”. Infine, una dolcissima chiusa: “Il Pnrr è una sfida da vincere per Draghi, teorico del debito buono”. Per chi era curioso di quale sarebbe stato il rapporto tra il primo tg della Rai e il governo che ne ha deciso il cambio di direzione – Monica Maggioni si è insediata a fine novembre 2021 –, il servizio di buon compleanno mandato in onda sabato scorso è illuminante. Il Tg1, filogovernativo per storia e natura, sotto i tecnici non ha affatto cambiato pelo. Maggioni aveva promesso un telegiornale “senza pastone”, cioè senza l’occupazione col bilancino dei partiti (e le dichiarazioni rilasciate di fronte a un giornalista ridotto a reggi-microfono). Invece l’equilibrio spartitorio degli spazi del Tg1 è sempre lo stesso: apre e domina il governo, seguono i partiti dell’immensa maggioranza e chiude in genere Giorgia Meloni, che da sola all’opposizione si prende uno spazio molto grande, in proporzione. Il racconto dei migliori è felpato, quando non espressamente celebrativo. Anche nei giorni della crisi russa, il lavoro della diplomazia italiana – difficilmente palpabile – viene accarezzato con parole morbidissime: “Il fermo sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina”, “l’intensa azione diplomatica espressa anche dal ministro degli Esteri”. Se c’è qualcuno, oltre a Draghi, ad aver beneficiato del cambio di direzione è proprio il super esposto Luigi Di Maio, unico 5stelle che può beneficiare di un’attenzione ancora vigile.
Questo il metodo generale, con alcune punte altissime come il citato servizio di compleanno oppure il Tg1 di ieri, ore 13 e 30, che ha dedicato l’apertura e i primi cinque minuti e mezzo all’incontro di Draghi con i ricercatori dei laboratori del Gran Sasso. Una visita di cortesia che somiglia molto a uno spot: “La ricerca deve essere al centro della crescita e va difesa da pulsioni antiscientifiche – dice Draghi e ripete il tg –. Con il Pnrr investiamo oltre 30 miliardi”. La cronaca è ancora una volta empatica, si apre con il premier sorridente, che si concede una rarità, una battuta quasi poetica: “È una visita nello straordinario”. Poi la promessa di interventi a pioggia, ripetuta come un fedele bollettino: “Nei prossimi anni 6,9 miliardi per la ricerca di base e applicata. Raddoppiato il numero delle borse di dottorato, guardando ai giovani e soprattutto alle donne”.