L’eccellenza della medicina di base ‘sfrattata’ dal centro Covid

Nella Bassa parmigiana c’era dal 700 un vecchio ospedale, a San Secondo, che alcuni esperti innovativi avevano deciso di trasformare in un uno spazio ove collocare gli studi attrezzati dei medici di base di una vasta zona. Successo immediato. Finalmente la popolazione aveva un punto preciso e informato di riferimento. Il progetto è andato avanti e i vari studi si sono integrati formando così una vera e propria rete con tutte le risorse tecnologiche che consentissero di effettuare anche diagnosi a casa degli utenti, fornire prescrizioni, controlli, ecc. Insomma un servizio territoriale di medicina di base che poteva ben costituire un modello concreto per l’Emilia-Romagna e pure per altre regioni dove la rete della medicina di base territoriale è praticamente disarticolata e anche peggio, per esempio nella Lombardia “felix”. Attorno a San Secondo si era pure creata una rete aggiuntiva e agguerrita di associazionismo volontario che arricchiva la possibilità di altri servizi agli utenti. Insomma una sorta di “capitale sociale” decisamente arricchente per tutta la comunità che poteva anche dal proprio domicilio privato fruire di servizi essenziali senza doversi muovere da casa.

Ma le cose belle durano poco o non durano. Come un autentico fulmine piomba su San Secondo una decisione presa dalla Asl 1 di Parma: si sbaracca tutto e il Centro innovativo col suo apparato-modello di studi per la medicina di base territoriale diventa in poche ore un centro di ricovero per anziani affetti da Covid. Lodevole iniziativa in altro luogo e in altra sede, non qui dove tutto, a quanto si sa, viene letteralmente smantellato, cancellato, distrutto. È così ? Possibile che altri parmigiani non abbiano capito nulla? Possibile che le associazioni di volontari rimangano in silenzio, senza farsi sentire? E la stessa Regione non ha nulla da dire, da spiegare? Siamo a una sorta di afasia generale?

No al congedo parentale alla mamma gay: Ats Milano condannata per discriminazione

Nascosta tra migliaia di atti, ma sul sito dell’Ats Città Metropolitana di Milano la sentenza di condanna c’è. È quella emessa dal Tribunale di Milano ai danni dei vertici della più grande Ats lombarda il 12 novembre per discriminazione nei confronti di una madre “omogenitoriale”. Ats (da sempre istituzione dove Comunione e Liberazione la fa da padrona) non aveva riconosciuto alla donna, sposata civilmente con la propria compagna, il diritto al congedo parentale. Una richiesta che la dipendente aveva presentato a marzo per seguire il proprio bimbo. Secondo Ats non ne avrebbe avuto diritto, non essendo la madre biologica del piccolo (la coppia aveva fatto ricorso alla procreazione assistita in Spagna e a partorire era stata la moglie). Così, la donna era stata costretta a chiedere un mese di aspettativa non retribuita. Ma il giudice l’ha vista diversamente: ha infatti stabilito – e il punto è destinato a segnare un importante precedente – che la donna gode di ogni diritto esistente in capo a un genitore. Non spetta infatti all’Ats stabilire chi sia genitore e chi no, in una coppia omogenitoriale. L’importante è che esista un “legame genitoriale”, indubbio in questo caso, visto che entrambe le donne avevano riconosciuto il bimbo davanti all’ufficiale di Stato civile, dove compaiono con la dicitura di “genitore intenzionale e biologico del nascituro”. Idem nell’Atto di nascita. Quindi, per il giudice, è fuori discussione che i tre formino “un nucleo familiare”. Pur sottolineando l’enorme voragine normativa esistente sui figli delle “coppie di donne che abbiano fatto ricorso alla procreazione assistita”, il giudice ha sanzionato Ats per comportamento discriminatorio, evidenziando come si sarebbe dovuta limitare “a prendere atto della documentazione fornita e a riconoscere il congedo parentale, senza entrare nel merito del diritto alla genitorialità”. Cosa che non avrebbe “di certo fatto”, con “un genitore eterosessuale”. Inoltre, a dare man forte alla donna, anche una lettera dell’Inps che, a sua volta, aveva chiesto un parere al “ministro vigilante”, il quale aveva dato via libera al congedo, ritenendo “preminente l’interesse del bambino”. Insomma, solo per Ats la donna non è una “mamma”. Morale: il tribunale ha condannato Ats a terminare ogni comportamento discriminatorio; risarcire la donna per quel mese di aspettativa senza stipendio (1.707 euro); a rimborsarle le spese legali (6.633 euro); a versare un ulteriore 15% per spese generali. Una lezione di civiltà.

Capaci ci ripensa: niente “mall” per l’uomo di Montante

La mozione consiliare è di poche righe e recita “revoca della delibera n. 78 del 10 novembre 2017 avente per oggetto: dichiarazione di interesse pubblico per il successivo rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici”. Dopo tre anni la presa di distanza nel consiglio comunale di Capaci dell’altroieri (è emerso che le controdeduzioni del sindaco sono state trasmesse ai carabinieri) da quella delibera che autorizzò la realizzazione di un centro commerciale cui era interessato Massimo Romano – imprenditore vicino al “paladino” dell’Antimafia Montante – conferma che non tutto era trasparente nella gestione dell’amministrazione. Proprio come denunciato dal sottufficiale dei carabinieri, oggi alla Dia, Paolo Conigliaro, protagonista di delicate indagini antimafia in Calabria e poi sul contesto politico massonico mafioso del Trapanese. Ascoltato l’estate scorsa dalla commissione parlamentare Antimafia, in una seduta in larga parte secretata, denunciò “le interferenze, gli ostacoli, il proprio demansionamento, fino al trasferimento” dopo avere acceso i riflettori sulle frequentazioni di amministratori con mafiosi e sulle processioni con inchini davanti a soggetti riconducibili a contesti mafiosi. Nella parte secretata, descrisse i rapporti tra un consigliere e un uomo legato al sistema Montante per giungere all’approvazione della variante al piano regolatore che attribuiva all’area Vianini “l’interesse pubblico’’ necessario a costruire scavalcando le norme urbanistiche. Le sue indagini sfociarono in una proposta di accesso agli atti che “si è fermata negli uffici del comando provinciale dei carabinieri”, rilevando anche che la Procura di Palermo aprì e chiuse un fascicolo nell’arco di 24 ore. Oggi Conigliaro da accusatore si è trasformato in accusato: gli è stato contestato di avere diffuso una conversazione privata a 5 colleghi su WhatsApp. Il gip ha archiviato. Ma per lo stesso fatto il Tribunale militare di Napoli lo ha rinviato a giudizio e il processo è tuttora in corso.

Scuola, ipotesi riapertura al 7 gennaio. Bonaccini: “Molte Regioni faranno così”

Nella serata di ieri, al ministero dell’Istruzione il messaggio era chiaro: ancora non si è deciso nulla. Eppure, intorno alle 19, alcune “fonti di governo” hanno fatto trapelare che sulla scuola l’orientamento predominante sarebbe il ritorno in classe il 7 gennaio, dopo la pausa natalizia, perché riaprire a dicembre significherebbe far tornare i ragazzi delle superiori e delle medie solo per una decina di giorni. Durante il vertice di venerdì, lo stesso premier Conte (insieme a M5S e Iv) si erano espressi in favore di un rientro graduale. È verosimile che questo potrebbe tradursi nel ritorno a dicembre di almeno tutti gli studenti delle scuole medie, e poi pian piano degli altri. Quale che sarà l’indicazione del prossimo Dpcm, molte regioni nei giorni scorsi avevano comunque espresso la loro preferenza: “Penso si aprirà i primi di gennaio perché la quasi totalità delle regioni preferisce così – ha detto ieri il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini –. Non mi interessa qualche settimana in più o in meno, ma che al più presto i ragazzi tornino a scuola, che sia al 50 o all’80%”.

Mail Box

 

Lo Stato deve tutelare la sicurezza di tutti

Caro Direttore, lei ha affermato che nella sua auto, se non arreca danno ad altri, può fare ciò che vuole e quindi dovrebbe essere libero di non mettersi le cinture di sicurezza. Dimentica però che lo Stato tutela la sicurezza di tutti i cittadini e quindi anche la sua.

Vittorio Carcò

 

Caro Vittorio, attendo con ansia che lo Stato mi doti di un girello per evitare che io inciampi in casa mia.

M. Trav.

 

Sulle cinture, non sono d’accordo col direttore

È la prima volta che mi trovo in disaccordo con Travaglio il quale dice che l’obbligo delle cinture di sicurezza non lo rispetta perché ha diritto di fare ciò che vuole se non danneggia altri. No, caro Marco, i morti dovuti all’alcool non c’entrano niente con l’obbligo giustissimo di mettersi le cinture di sicurezza. La tua volontà di fare come ti pare non può essere applicata a un obbligo che riguarda la sicurezza non solo di chi ha la cintura, ma anche di chi potrebbe essere da lui coinvolto in un disastro. Sono certo che questa mia lettera non sarà pubblicata.

Romano Lenzi

 

Caro Romano, pubblico la sua lettera, ma resto della mia opinione.

M. Trav.

 

L’uso dei soprannomi è spesso spregiudicato

Al mattino seguo in tv la rassegna stampa quotidiana e frequentemente noto con disappunto e amarezza che su La Verità in prima pagina e nell’editoriale del direttore Maurizio Belpietro si cita il presidente del Consiglio col nome di “Giuseppi”. Avverto l’insistere su questa storpiatura del nome come un perfido atto di bullismo nonché una sprezzante mancanza di rispetto. Esagero?

Raffaele Caputano

 

Caro Raffaele, anch’io uso soprannomi, quindi non scaglio la prima pietra!

M. Trav.

 

Mitra era un dio, non una dea

Ho molto apprezzato il suo fondo su “Babbeo Natale”. Le scrivo solo per evidenziare un piccolo errore in cui è incorso menzionando “la dea Mitra”. Si tratta in realtà del “dio” Mitra, divinità orientale di sesso maschile.

Manuela Farneti

 

Cara Manuela, ha ragione: ho sbagliato.

M. Trav.

 

Se B. sostiene il governo, tanto vale farne un altro

Come vostro lettore da una vita nonché votante 5stelle da sempre, rifiuto sdegnosamente il voto di Berlusconi, fino a ritirare l’appoggio al governo! Ci provi il Pd a farne uno nuovo!

Alessandro Sparvoli

 

Maradona non era solo un fuoriclasse calcistico

Ho guardato su La7 la trasmissione Atlantide. Maradona non era solo un campione, era anche una persona che viveva in un paese sfruttato dalle grandi potenze, quindi contro il mondo che sfrutta la gente. Le nostre televisioni, principalmente la Rai, hanno solo fatto vedere il personaggio, facendo vedere alle pecore non una parola di riguardo nel suo impegno politico, ma solo quello che interessa al potere. Invece tutti hanno parlato di Maradona solo come calciatore.

Corrado Pavan

 

Ugo La Malfa ci aveva visto lungo sulle Regioni

Ho abbastanza anni da ricordare la strenua opposizione di Ugo La Malfa all’istituzione delle Regioni. Infatti aveva previsto: 1) aumento dei centri di spesa e più deficit dello Stato; 2) aumento della burocrazia e della corruzione; 3) nascita di potentati. Si è sbagliato ad abolire le Province: sarebbe stato più opportuno abolire le Regioni.

Paolo Gulinello

Avvento. “Ama e fa’ quello che vuoi”, la provocazione di Sant’Agostino

Oggi è la prima domenica di Avvento secondo l’antica abitudine dei cristiani di strutturare l’anno liturgico sulla rappresentazione della storia di Gesù: dall’Avvento al Natale, dalla domenica delle Palme al Venerdì Santo e alla Pasqua e poi alla Pentecoste, in una ciclicità che contiene certo il pericolo dell’abitudine, della routine ma che è anche un richiamo efficace a vivere sempre di nuovo il messaggio dell’evangelo, la buona notizia dell’amore di Dio manifestato in Cristo e che si manifesterà pienamente al suo ritorno, al suo secondo e definitivo avvento.

Un richiamo necessario già nella generazione apostolica: “Risvegliatevi dal sonno” (Romani) è l’accorato appello dell’apostolo Paolo alla comunità cristiana di Roma. Infatti, come ricorda il grande teologo del Novecento Karl Barth, nel suo celebre commento alle Lettera ai Romani (1921), l’uomo è schiavo del tempo che passa: “Non vi è alcuna fede che non debba essere richiamata al ricordo della rivelazione; non vi è alcun uomo che non debba essere rammemorato della libertà di Dio. Finché questa rammemorazione non è ancora avvenuta… l’uomo dorme; anche l’apostolo, anche il santo, anche colui che ama. Poiché egli è schiavo del tempo”.

Che cosa ci ricorda in particolare l’Avvento? Ci ricorda l’amore di Dio che si concretizza compiutamente nell’incarnazione del Cristo. Nonostante la secolarizzazione dei nostri tempi e l’inquinamento del significato vero dell’Avvento e del Natale, qualcosa è rimasto di questa gioia per l’amore ricevuto, per il dono ricevuto, che invita a sua volta a dare amore, a donare. Certo l’amore cristiano è ben più impegnativo del nostro scambio di doni e auguri tra parenti e amici. L’amore a cui ci invita Gesù è prima di tutto remissione dei debiti – come ci ricorda anche la preghiera del Padre nostro – per essere liberi di amare. Così lo spiega l’apostolo Paolo in questo brano biblico: “Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge” (Romani). La partita negativa dei debiti va chiusa, non può e non deve restare aperta perché è una zavorra nella nostra esistenza e in quella della comunità umana.

L’unico “debito” che non è una zavorra è l’amore reciproco, amore che non è limitato alla stretta cerchia famigliare o comunitaria, come spiega l’Apostolo nel capitolo precedente, dove, in rapide pennellate, descrive il vissuto concreto dell’amore partendo, sì, dall’amore reciproco nella comunità dei credenti, ma subito includendo “quelli che vi perseguitano”, “tutti gli esseri umani” a cui “fare il bene” e con cui “essere in pace”. L’amore per il prossimo è così importante che non può essere rimandato nel tempo: “Se non amiamo qui, non amiamo affatto”, scrive Barth. E l’amore per il prossimo è così importante ed essenziale che, da solo, “adempie la legge”.

Agostino da Ippona, Sant’Agostino – che nel IV secolo si convertì proprio leggendo questi versetti della lettera ai Romani dopo aver ascoltato il ritornello di un gioco di bambini nella casa vicina “tolle et lege”, prendi e leggi (Confessioni) – Agostino, dicevamo, ha tradotto l’affermazione di Paolo con il motto “Ama, e fa’ quello che vuoi”. Paradosso pericoloso, perché l’attenzione rischia di scivolare su “fa’ quello che vuoi”, ma anche sintesi mirabile della forza di compimento della volontà di Dio che ha l’amore, là dove è preso sul serio e vissuto. L’Avvento ci ricorda proprio questo: l’amore di Colui che tutto ha compiuto e l’amore a cui noi siamo chiamati.

* Già moderatore della Tavola Valdese

Riportate quei ragazzi in classe: basta “Dad”

La più civile fra le manifestazioni di protesta di questi tempi duri – i ragazzi no dad seduti sul marciapiede di fronte a scuola per denunciare i guasti dell’isolamento domestico di un’intera generazione – è stata ignorata dal governo e dalle Regioni. Contrariamente alle promesse (da ultimo anche Conte in tv) a dicembre le scuole superiori resteranno chiuse. Stessa sorte riservata agli allievi di seconda e terza media piemontesi, dopo che la dodicenne Anita, iniziatrice di questo sciopero all’incontrario, aveva ricevuto le lodi ipocrite del presidente Cirio. Lo stesso che ieri ha dichiarato: “Non ci sono le condizioni per andare a scuola in sicurezza”. Ma cos’hanno fatto nel frattempo lui, gli altri sedicenti governatori, i ministri, affinché tali condizioni si realizzassero?

I giovani italiani, minoranza di un Paese che invecchia male, resteranno dunque l’unica categoria sacrificabile senza ristori. A differenza dei coetanei degli altri paesi europei, più civilizzati del nostro, dove l’istruzione della gioventù viene assunta anche nella pandemia come impegno prioritario.

Era già successo negli ultimi due mesi dello scorso anno scolastico, e forse allora si poteva trovare una giustificazione. Ma replicare lo stesso errore, rinviando di un altro mese la didattica in presenza, è ben più di un’inadempienza: trasmette un messaggio disarmante, marchia il fiato corto di un’intera classe dirigente.

Invano si sono levate voci di saggezza anche fra gli anziani, disposti a sacrifici ulteriori (come le fasce orarie riservate per età nei trasporti pubblici) pur di consentire ai bambini e ai ragazzi di vivere una socialità già troppo a lungo penalizzata. La gioventù italiana non ha alle spalle nessuna forza politica disposta a farsi carico del suo futuro, quando a prevalere sono altri interessi di natura economica e elettorale.

Locuste in Somalia, Baleari depresse e diluvio in Calabria

In Italia – Un diluvio ha colpito la Calabria ionica rovesciando 349 mm d’acqua a Crotone e ben 474 a Cirò Marina tra venerdì 20 e domenica 22 novembre, da metà a due terzi della precipitazione media annua. Inondazioni e frane, ma nessuna vittima anche grazie all’allerta rossa della Protezione civile regionale. Inoltre, prima neve a 1.500 metri sulla Sila e rovesci anche in Sicilia. Tempo calmo altrove, normale gelo notturno sulle zone interne del Centro-Nord per inversione termica dopo la breve irruzione fredda del 20-21 novembre (temperature minime di -3 °C lunedì alla Malpensa, a Verona, Firenze, Arezzo). Una situazione stagnante che ha riportato atmosfere inquinate. La depressione che tra venerdì e ieri si è avvicinata dalle Baleari ha scatenato una grave alluvione stavolta in Sardegna orientale, oltre 300 mm di pioggia in Ogliastra, e almeno tre vittime a Bitti (Barbagia).

Nel mondo – Dopo la siccità e l’invasione di locuste, una settimana fa in Somalia è arrivato “Gati”, il più potente ciclone tropicale a centrare il Paese in mezzo secolo di sorveglianza satellitare. Venti a 170 km/h e 128 mm di pioggia in 24 ore sulla desertica città costiera di Bosaso, dieci volte la media annua! Alluvioni-lampo, distruzione di edifici e strade e almeno otto vittime. Dopo l’ottobre più secco, il 20 novembre è stato uno dei giorni più piovosi nella storia israeliana, 230 mm sul Monte Carmelo, presso Haifa, e severe alluvioni. Inondazioni anche in Uganda e Colombia. Sempre numerosi gli eventi di caldo record: nuovi primati nazionali per novembre in Paraguay (45,3 °C), a Taiwan (35,5 °C) e nell’Eswatini (ex-Swaziland, Sud Africa, 44,4 °C). Gelo intenso invece in Asia centrale, fino a -31 °C in Kazakistan, valori anche 20 °C sotto media ma non da primato per il periodo. Sabato 21 novembre è stato messo in orbita il satellite Sentinel-6: frutto della cooperazione tra istituti europei e americani tra cui EU-Copernicus, Eumetsat, Nasa e Noaa, garantirà più precise misure dei livelli oceanici, che in 28 anni di monitoraggio dallo spazio – avviato nel 1992 con la missione Topex-Poseidon – sono cresciuti di 9 cm minacciando insediamenti umani ed ecosistemi lungo le coste. Il Greenhouse Gas Bulletin dell’Organizzazione meteorologica mondiale dice che la concentrazione media annua globale di Co2 nel 2019 è aumentata più del solito raggiungendo 410,5 parti per milione (+2,6 ppm rispetto al 2018), e l’effetto dei lockdown Covid del 2020, già modesto e temporaneo sulle emissioni (si stima tra -4 e -8% a scala annua), sarà pressoché indistinguibile sulle quantità totali di gas serra, risultato cumulativo di decenni di sfrenata crescita economica e industriale (punta mensile di 417 ppm nel maggio 2020 a Mauna Loa, Hawaii). Siamo tuttora schiavi di una “dittatura dell’adesso” incapace di trasformazioni lungimiranti e radicali, sostiene l’associazione europea delle accademie scientifiche (Esac) nel rapporto Towards a sustainable future: la politica deve sostituire il Pil con altri indicatori di benessere svincolati dal consumo di risorse, tagliare i sussidi all’economia insostenibile e cogliere l’occasione della pandemia per una vera e concreta svolta verde, non annacquata dai soliti interessi business-as-usual. Invece, segnala Legambiente, a Malalbergo (Bologna) si esulta per un nuovo polo logistico che cementificherà le ultime risaie storiche della zona e aumenterà il traffico su strada e l’inquinamento. In barba alla giornata mondiale del suolo proclamata dalla Fao il 5 dicembre e al suo slogan “mantenere vivo il suolo e proteggere la sua biodiversità”, un mondo nascosto e poco conosciuto a cui dedica un’avvincente narrazione Robert Macfarlane nelle oltre 400 pagine di Underland (Einaudi).

 

Dopo Trump, l’America non sarà più come prima

Sta per nascere una nuova America, come altre volte è accaduto nella storia. Sta per nascere, pensano in molti, perché l’incubo Trump è finito. Si sentiva il bisogno di una celebrazione, ma il corpo di Trump è ancora sulla porta e ritarda, con voluta cattiveria, l’arrivo del nuovo presidente. Allora è successo che Amazon, divenuto distributore di nuovi film, ci aiuta a ritrovare fiducia, mettendo in catalogo e mostrando in video il lungo e accurato documentario sulla leggendaria campagna elettorale di Obama, autore un giovane giornalista italiano, Francesco Paravati.

È il suo primo lavoro (Obama Dream) e ora Amazon lo distribuisce nel mondo. Paravati ha seguito e filmato – dai dettagli dei piccoli centri agli immensi comizi delle grandi città, dalla visita nelle case, nelle scuole, nelle comunità di tutte le fedi e di tutte le etnie, fino alla Casa Bianca – il giovane senatore Barack Obama che, con la sua indimenticata compagna stava per diventare il primo presidente nero degli Stati Uniti. Stava dunque segnando, per questo, e per la sua speranza di ridisegnare il futuro, una svolta sensazionale nella vita pubblica, e di ogni cittadino, di quel Paese. Ma l’evento riguardava anche la grande parte del mondo che gravitava intorno all’America. Tutti erano testimoni e protagonisti di uno straordinario momento di civiltà, il passaggio di consegne a un nuovo mondo. È una sequenza di immagini di festa, orgoglio, entusiasmo, celebrazione, ricordo, annuncio di un fatto nuovo. Vederlo adesso è una festa. Ma anche un temibile ammonimento. Si può ritornare all’America prima di Trump, come se Trump, nei suoi cupi e oscuri quattro anni di presidenza, non avesse fatto gravare un fanatismo cieco, distruttivo, persecutorio sul suo Paese e sul mondo?

Trump lascia il potere dopo avere minato i ponti dei rapporti fra comunità, etnie, religioni diverse, dopo avere tagliato o tentato di tagliare i diritti umani e civili di cui si era dotato il Paese. Ma soprattutto lascia la Casa Bianca (è costretto, non gli è riuscita una pericolosa e incostituzionale resistenza, nonostante il sudore del suo avvocato Giuliani) dopo avere riportato la guerra in casa, guerra tra americani. Guerra tra bianchi e neri. E ai bianchi che stanno troppo vicino ai neri si fa capire che non è così difficile mettere ordine, con polizia o volontari. La propaganda oscura e misteriosa del regime di Trump (“fine people”) sa come dirglielo. Dispone giustamente di armi.

Tutto ciò ci dice che, dopo Trump, l’America non sarà mai più come prima. Non come potete vederla ancora una volta nel film Obama Dream. Con disprezzo, maleducazione e senza il rispetto di alcuna prassi o tradizione nella successione alla Casa Bianca, Trump alla fine ha ceduto. Ma le bestie liberate da Trump, dal suo circo del disordine mentale con soddisfatto compiacimento, odio, disprezzo, razzismo estremo restano: i suprematisti bianchi pronti a essere esecutori al suo fianco, il linciaggio che torna nelle strade d’America (George Floyd) come un impegno attivo, con la partecipazione delle polizie locali, organizzazioni misteriose come QAnon e Proud Boys, milioni di persone pronte a giurare il falso sulle inesistenti frodi elettorali…

Impossibile dimenticare che un americano su due ha votato per Trump e per l’idea di sequestrare i figli bambini di chi tenta illegalmente di entrare in America (dunque famiglie, non gangster), destinandoli a campi di concentramento in cui molte migliaia di bambini, anche infanti, non sono stati più rintracciati. E non è possibile dimenticare il motto rapace Make America Great Again, che significa sganciarsi da tutti i legami di cui gli Usa si sono circondati dal 1945, per esibire nuovi misteriosi, inspiegati amici come Putin, e riservarsi ogni giorno l’annuncio di un nuovo nemico e di nuove trovate persecutorie per chi non si sottometteva alla nuova gloria di regime.

Intanto i valori e i simboli dell’ordine civile americano, così come si era evoluto e arrivato fino a Obama (diritti civili, diritti umani, diritti delle donne, cure mediche dei poveri), venivano manomessi impegnandosi persino a cambiare, a pochi giorni dalle elezioni, l’equilibrio della Corte Suprema per essere sicuro di rubare almeno una parte di quei diritti. Forse la più clamorosa iniziativa presidenziale, quella che resterà indimenticabile persino per molti fedeli del miliardario-padrone, sarà la morte di centinaia di migliaia di americani a causa dell’inerzia e disprezzo di Trump del Coronavirus. Ma il ginocchio del poliziotto sul collo dell’afroamericano George Floyd, che muore soffocato come da una garrota, resterà il sigillo di una barbara e misera presidenza, che lascia un americano su due a testimoniare il massacro.

 

Solo la Sibilla saprebbe capire le leggi

 

“Una volta Indro Montanelli rivolse al ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, questo appello: ‘Passerai alla storia se riuscirai a far scrivere leggi in modo che tutti le capiscano… L’impresa chiesta da Montanelli non fu compiuta. Solo parzialmente avviata. E così certe leggi italiche continuano a somigliare ai verdetti dell’Oracolo di Delfi”.

Mario Nanni, “Parlamento sotterraneo”
(Rubettino)

 

C’è da rabbrividire a leggere sul “Sole 24 Ore” che stiamo per essere investiti da una gigantesca valanga legislativa: “Quattro decreti legge Ristori che il Parlamento accorperà in unico provvedimento di conversione”. Uno sgomento che traspare dalle parole di Giorgio Santilli, autore del terrificante resoconto: “Una sorta di testo unico dei Ristori, messo a punto a base di emendamenti e subemendamenti, in attesa del quinto decreto Ristori, post-natalizio, già annunciato”. E dunque, ci permettiamo di correggere il cauto ottimismo del collega Mario Nanni: purtroppo no, l’impresa auspicata da Montanelli non solo non ha provocato miglioramenti nella comprensione delle leggi, ma col trascorrere degli anni (e delle Repubbliche) l’ermetismo normativo si è aggravato ulteriormente. A causa soprattutto della massa informe di provvedimenti che, quasi ogni giorno, vengono prodotti e imballati dal Parlamento. Proprio in queste ore al carico di 83 decreti attuativi previsti dalla sola legge di Bilancio si sommeranno i 185 provvedimenti attuativi già previsti dai decreti Covid non ancora varati. Con una produzione complessiva di cellulosa (268 fascicoli) destinata a incidere sul disboscamento globale.

La lunga esperienza avuta come capo della redazione politica dell’Ansa ha consentito a Nanni di tracciare un interessante paragone tra la politica di ieri e quella di oggi, in un album dei ricordi dove “miserie e nobiltà, scene e figure” si accavallano in un racconto sempre godibile. Un mondo che anche chi scrive ha conosciuto, con qualche anno di anticipo, consumando come lui le suole alla ricerca affannosa di notizie nel Transatlantico di Montecitorio. Detto dei “Passi Perduti” a significare probabilmente l’eterna fatica di Sisifo di chi tenta di dare un ordine al caos, di fornire un metodo all’improvvisazione, di cogliere una morale della favola che tuttavia non c’è. Alla fine (non so Mario) mi sono come rassegnato all’ineluttabile: la politica e la vita reale sono dimensioni destinate a non incontrarsi mai. Per questo il tentativo di trovare una comunicazione tra il linguaggio esoterico delle leggi e la lingua di noi umani è puramente vano. Perché le leggi che noi (esattamente come Montanelli) giudichiamo scritte coi piedi, in un groviglio inestricabile di incidentali, parentetiche e richiami continui ad altri arcani normativi citati in forma di sigle e numeri, sono – per chi sa come leggerle – meravigliosi poemi, limpidi e trasparenti come acqua che sgorga dai ruscelli alpini.

L’importante, infatti, è che chi sappia comprendere comprenda, e per due ragioni fondamentali. La prima è che quella massa apparentemente informe di parole è tale poiché rappresenta il frutto di mille faticose mediazioni intessute da partiti, fazioni e conventicole varie, e dove ciascuno ha ottenuto qualcosa. Ma quel gigantesco pagliaio è anche il luogo ideale per nascondere il prezioso ago agli occhi di noi profani. Si tratta di quei minuscoli codicilli che rappresentano la fortuna delle lobby, e delle loro utili proiezioni in Parlamento e nella Pubblica amministrazione. Del resto, non fu la Sibilla a scoprire che bastava spostare una virgola per cambiare il senso di una frase, secondo il desiderio di questo o quel committente? “Ibis redibis non morieris in bello”: chissà, potrebbe servire come traccia per il prossimo decreto Ristori.