Il 27 febbraio 1987 un gruppo di poliziotti entra di corsa nella questura di Napoli. Urla, risate, euforia. Uno si affaccia in sala cronisti e alla domanda dell’amico giornalista, l’unico in stanza, sul perché di quella adrenalina, gli soffia in un orecchio: “Abbiamo finito una perquisizione a Forcella, non hai idea di cosa abbiamo trovato”. Il giornalista, Enzo La Penna, in servizio al Giornale di Napoli,insiste, è curioso. Il poliziotto aggiunge: “Abbiamo trovato le foto di Maradona in compagnia dei Giuliano”. Dove? “Era fotografato in casa loro. Lui e i fratelli Giuliano, in una vasca da bagno”. La Penna non crede alle proprie orecchie. I Giuliano sono un potentissimo clan di camorra che ha ai suoi piedi la città. Nei giorni successivi cerca un riscontro. Non lo trova. Non riesce a vedere le foto, figurarsi averne una copia. Viene respinto da un muro di gomma di poliziotti e funzionari, tra smentite poco convinte, sorrisetti e mezze allusioni, e la sua fonte evaporerà per l’ordine del silenzio. “Dopo un po’ smisi di cercare quelle immagini, pensai mi avessero raccontato una bugia”. Invece le fotografie di Maradona e i Giuliano esistevano. Erano state rinvenute nella casa del latitante Carmine Giuliano (uno dei due ritratti nella vasca), e riusciranno a pubblicarle i giornalisti del Mattino solo nell’estate del 1989: erano spillate a un fascicolo, custodito nell’ archivio di Castel Capuano, degli atti di un processetto di droga concluso con un’assoluzione.
Fino ad oggi La Penna, che in seguito andò a lavorare all’Ansa, diventando per autorevolezza, unita al garbo da gentiluomo, il punto di riferimento della cronaca giudiziaria a Napoli, ha custodito il segreto di aver saputo per primo, e inutilmente, una notizia che avrebbe terremotato Napoli. Perse l’occasione di uno scoop che si fa una volta sola nella vita. “Andy Warhol disse che tutti dovrebbero avere un quarto d’ora di celebrità e quello sarebbe stato il mio”. Le foto di Maradona nella vasca a forma di conchiglia rimbalzarono in tutto il mondo. Oggi è lecito chiedersi perché quelle 71 immagini imboccarono un percorso che le lasciò nel buio per due anni. Maradona ha goduto di qualche protezione giudiziaria? Le sue frequentazioni discutibili furono oscurate per non turbare la corsa del Napoli verso il primo scudetto, conquistato pochi mesi dopo? L’unica certezza è che le foto finirono in un’inchiesta di nessun rilievo mediatico.
L’ex questore di Napoli Giuseppe Fiore all’epoca guidava la sezione Catturandi, quella del blitz in casa Giuliano. Fu tra i primissimi ad avere tra le mani le foto. “Sono convinto che Maradona non ebbe protezioni, lei ha l’ottica del giornalista ma dal punto di vista investigativo non è che quelle foto avessero in sé un particolare valore” sostiene Fiore. “Chi erano i Giuliano era noto, che si adoperassero per aprire circoli del Napoli e invitare i giocatori, per dimostrare la loro influenza, era altrettanto noto. L’unico approfondimento interessante sarebbe stato convocare Maradona per chiedergli subito chi e come l’avesse convinto ad andare a Forcella”. Così forse la news sarebbe uscita. “Ma interessava fare inchieste utili per le condanne, non gli scoop”. Luigi Bobbio è il pm che nel 1990 inquisì Maradona per la cocaina offerta alle donne che si portava a letto all’Hotel Paradiso. “Volevo arrestarlo, c’erano indizi gravi e seri, ma il procuratore capo non volle: forse temeva il clamore che avrebbe suscitato”. C’erano ‘protezioni’ intorno a Maradona? “Sicuramente, come quelle che ebbe nel sistema calcio, che non gli aveva mai trovato i metaboliti della droga nelle urine”. Forse non erano stati mai cercati. Ma questa è un’altra storia.