Il nostro obiettivo e anche del governo è che nel periodo delle feste natalizie, da Sant’Ambrogio in poi, ci sia la possibilità per i negozi e anche i ristoranti, di riaprire per fare ripartire l’economia”. E ancora: “Capiremo a breve se riaprire lunedì o addirittura da questo sabato”. È tutta racchiusa in queste frasi – pronunciate dall’assessore Giulio Gallera il 24 novembre scorso – la strategia che Regione Lombardia persegue giorni. Un piano con un unico scopo: riaprire tutto, il prima possibile, per non bruciare la corsa agli acquisti natalizi. Una torta da 1,4 miliardi che Attilio Fontana non può lasciarsi scappare senza scontentare una buona fetta dell’elettorato leghista. Del resto, secondo i dati del 2019, il 59% dei lombardi acquista i regali nei primi 10 giorni di dicembre, cioè a Sant’Ambrogio. Un obiettivo parzialmente raggiunto ieri, col passaggio della regione in zona arancione, nonostante i 5.389 nuovi positivi e i 181 morti registrati (sono 1927 solo negli ultimi 10 giorni).
Nell’immediato cambierà poco: “I negozi verranno riaperti, la scuola media sarà in presenza anche per la seconda e la terza media e all’interno del Comune si potrà circolare liberamente senza autocertificazione”, ha spiegato il presidente. Ma intanto è un passo avanti verso quel Sant’Ambrogio all’insegna dello shopping. Da giorni Fontana lo sostiene: “I numeri della regione sono da zona gialla”, tanto convinto da arrivare giovedì notte ai ferri cortissimi con il ministro Speranza che, esasperato, ha accettato la riapertura a fine weekend, sebbene volesse un margine di tempo più ampio.
Soddisfatti i commercianti, che da tempo pressano i sindaci leghisti per la riapertura totale. Sindaci che, a loro volta, fanno pressioni su Matteo Salvini, vero regista della manovra. E non è un caso se proprio ieri, il Capitano abbia platealmente richiesto l’uscita dalla zona rossa: “I dati sanitari sono evidenti da giorni, la Lombardia da zona rossa deve diventare zona arancione, con le riaperture previste. Subito”. Tanto che Fabio Pizzul (Pd) ha commentato sarcastico: “Sulla zona arancione Fontana e la Lega, Salvini in testa, hanno messo in scena una sterile pantomima”.
Tuttavia, quei dati così evidenti non sono. “Non li abbiamo mai visti – dice il 5stelleMassimo De Rosa – e non conosciamo il rapporto tra numeri e i 21 parametri. Come opposizione siamo stati tagliati fuori da ogni decisione. L’unica cosa sicura è che manca un piano per la gestione della ripartenza”.
Il Pirellone ha fatto di tutto per riaprire, ma non ha pensato al come, la critica. Certo, ieri Fontana ammoniva che “non bisogna abbassare la guardia” e che si deve “far capire ai cittadini che non è iniziata la stagione del liberi tutti”. Sul come farlo capire, silenzio. Così come non ha speso una parola sulla riapertura delle scuole e sui trasporti, sui tamponi che non si fanno, sul tracciamento in tilt, sui vaccini mancanti. Aspetti che se si allargano le maglie, si devono per forza affrontare. Ma non in Lombardia, dove l’importante è il negozio aperto e il ristorante pieno.