La surreale discussione sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes), la sua riforma e i suoi 37 miliardi di prestiti “sanitari” non solo lasciano all’Italia il triste primato di unico Paese d’Europa che litiga sul tema: distraggono milioni di persone dal vero dibattito in corso sulle sfide future. La nuova normalità non potrà essere affrontata con idee e strumenti antiquati. Secondo il Fmi, la disoccupazione raddoppierà e la crescita globale sarà inferiore del 6,5% rispetto al periodo pre-virus. La ferita può lasciare cicatrici perenni.
Su Project Syndicate, l’ex premier laburista Gordon Brown e il grande economista keynesiano Robert Skildesky hanno lanciato un appello affinché la Gran Bretagna mantenga un grande stimolo fiscale per evitare di bruciare un decennio – e una generazione – di crescita. C’è un solo modo, spiegano, per farlo: coordinare l’attività della Banca centrale con quella del ministero dell’Economia. Non come soluzione temporanea, ma anche in futuro per far fronte all’alta disoccupazione che ci sarà.
Com’è noto, i trattati europei vietano il finanziamento monetario del deficit, ma chi pensa che sia fantascienza ignora che esso si sta già realizzando. Per fronteggiare la crisi, l’Italia ha varato uno scostamento di bilancio di 100 miliardi. Da febbraio a fine agosto il debito pubblico è salito di 134 miliardi, l’80% del quale è stato però assorbito dalla Banca d’Italia, come risultato dei programmi acquisto della Bce lanciati prima (PSPP) e dopo la pandemia (PEPP) per evitare l’esplosione degli spread. Bankitalia restituirà al Tesoro i proventi dal rendimento dei titoli stessi (al netto di alcuni costi finanziari). L’Eurosistema (Bce e banche centrali nazionali) ha acquistato finora 143 miliardi di titoli pubblici italiani. I tassi d’interesse offerti sulle nuove emissioni decennali, che a marzo avevano sfiorato il 3%, oggi si attestano al di sotto dello 0,6%. La quota del debito in mano alla Banca d’Italia è passata dal 5% del 2015 al 20% di oggi. Il costo complessivo del debito sta scendendo grazie al calo dei tassi delle nuove emissioni: oggi è al 3,4% rispetto al 5,2% del 2012, un risparmio annuo di 24 miliardi. Calerà ancora: è previsto che la Bce annunci un aumento degli acquisti a dicembre. Quando i pasdaran del Mes magnificano i 300 milioni di “risparmi” presunti su crediti iper-vincolati di un’istituzione pensata per prestare soldi a Paesi insolventi, fingono di non vedere che la realtà lo ha archiviato.
La Gran Bretagna è fuori dall’eurozona, ma la sua Banca centrale è, come la Bce, ancorata al solo mandato di contenere l’inflazione, non di combattere la disoccupazione. “La creazione di posti di lavoro – spiegano Brown e Skidelsky – deve diventare la priorità assoluta”. L’idea è che la politica fiscale deve mirare a sostituire “l’esercito di riserva dei disoccupati” di Karl Marx con una riserva di posti di lavoro creati dallo Stato (specie per i giovani) e programmi di formazione che si espandono o contraggono a seconda del ciclo economico. Una cosa simile serviva farla già prima del Covid. La Pubblica amministrazione italiana ha perso 200mila lavoratori negli ultimi 10 anni e con oltre 54 anni di età media è la più vecchia d’Europa. La cosa non è indolore come si è visto negli ospedali e nelle scuole. Il Forum Disugualianze, insieme ad altre associazioni, ha chiesto ieri alla Camera di sfruttare l’occasione di un grande piano di assunzioni nella Pa.
Il quasi finanziamento monetario del disavanzo fino a raggiungere i livelli di domanda da piena occupazione dovrà essere la nuova normale conduzione della politica macroeconomica. Non ha più senso ragionare in una pura logica ragionieristica: la timidezza con cui il Tesoro affronta i necessari scostamenti di bilancio o l’obiettivo rigido di riduzione del deficit previsto in manovra. La sfida è cambiare questa impostazione e battersi affinché prevalga anche quando ci sarà da reintrodurre un coordinamento fiscale tra gli Stati dell’euro. Il governo dovrebbe guardare con interesse al dibattito internazionale nell’impostare la politica di bilancio dei prossimi anni. Altro che Mes.