n piccolo scatto in avanti del numero dei positivi sulle 24 ore, ma con molti più tamponi e dati su decessi e ricoveri che consentono una piccola boccata d’aria. Ieri i casi totali di contagio da SarsCov2 in Italia sono tornati ad aumentare, anche se di poco. Dai 23.232 su 189mila test registrati martedì si è passati ai 25.853 su 230.007 analisi comunicati ieri dal ministero della Salute: in testa alle Regioni per numero di nuovi positivi c’è la Lombardia (+5.173), seguita da Piemonte (+2.878) e Campania (+2.815), il Veneto (2.660), l’Emilia-Romagna (2.130) e il Lazio (2.102), mentre quella con il minor numero di nuovi casi è la Valle d’Aosta che ne registra appena 27. In controtendenza solo la Basilicata, dall’11 novembre classificata “arancione” in base al monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, che ieri ha dovuto annotare il suo nuovo record di positivi: 380 sui 2.585 tamponi. Numeri che hanno portato il governatore Vito Bardi a chiedere al commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, uno screening di massa per le province di Matera e Potenza sulla scorta di quello realizzato lo scorso fine settimana in Trentino Alto Adige.
Con il tasso di positività (il rapporto fra contagi e tamponi effettuati) che scende, anche se di poco – ieri era all’11,24% quando martedì era al 12.31 –, su base settimanale la curva continua a declinare lenta ma costante: se il 18 novembre, infatti, i casi giornalieri erano stati 34.282 e la media mobile a 7 giorni era di 34.847, martedì quest’ultima era scesa a 30.993. Resta altissimo il numero delle vittime – 722 nelle ultime 24 ore – seppure in calo rispetto agli 853 di martedì, con gli esperti che da giorni spiegano che quello dei decessi sarà l’ultimo numero a diminuire e lo farà, se la diffusione del virus continuerà a rallentare, tra 10-15 giorni.
Le stime dell’Istat indicano che per il 7 dicembre il numero delle persone positive in Italia dovrebbe essere 801.000, quasi la metà rispetto al milione e mezzo che risultava dai calcoli fatti lo scorso 6 novembre. Gli stessi calcoli stimavano circa un milione di casi positivi per il 23 novembre, contro i 712.490 reali. “Sono dati che indicano che i provvedimenti adottati dal governo stanno funzionando, e bene – spiega Livio Fenga, ricercatore dell’Istituto nazionale di statistica – e lo scenario positivo che si delinea adesso potrà essere confermato a patto che non si allentino le misure e non si abbassi la guardia”. Una lieve schiarita riguarda anche le Regioni “rosse”: le stime elaborate fino al 24 dicembre indicano che in Valle d’Aosta la curva ha cominciato a scendere e che la tendenza alla decrescita è destinata a proseguire, “al punto da poter sperare in un declassamento ad arancione anche prima di Natale”, ha osservato Fenga. Analoga la situazione della provincia autonoma di Bolzano e quella della Calabria, “dove si prevede che la crescita prosegua ancora per poco, per cominciare a scendere nell’arco di tre settimane”. Diversa la situazione della Lombardia, dove “si osserva un buon tasso di decrescita” ma “i numeri restano alti”.
Negli ospedali per il secondo giorno di fila sono in calo i ricoverati con sintomi, passati dai 34.577 di martedì ai 34.313 (-264) di ieri. In calo anche il numero degli attualmente positivi (-6.689), risultato dell’aumento dei dimessi o guariti che in 24 ore sono stati 31.819, per un totale di 637.149 dall’inizio dell’epidemia. Tornano a salire, invece, le terapie intensive: 32 in più (3.848 in tutto), in aumento dalle +6 di martedì e dalle +9 di lunedì ma in calo rispetto alle +43 di domenica. “Dobbiamo tenere la massima prudenza – è l’invito del ministro Speranza –. C’è una pressione sul sistema sanitario ancora molto significativa e una circolazione del virus con numeri alti che non possono farci abbassare la guardia”. Oggi alle 13 Giuseppe Conte incontra i capidelegazione per mettere a punto le misure del nuovo Dpcm. Il ministro per gli Affari regionali Boccia ha convocato per le 16 Regioni, Anci e Upi: in collegamento anche Speranza, Arcuri e il capo della Protezione civile Borrelli. A un mese dal Natale l’attenzione deve restare massima, avverte il responsabile del Cts, Agostino Miozzo, perché “la terza ondata è una realtà dal punto di vista epidemiologico”. “Il movimento della popolazione è un fattore di grave rischio”, ha aggiunto parlando della possibilità di autorizzare la mobilità tra le Regioni per le feste. Occorre “mantenere rigorosamente le misure” restrittive.