Ben 427 miliardi di dollari nel solo 2019: sono le tasse perse grazie ai paradisi fiscali e ai trucchetti finanziari di aziende e persone fisiche. Il Tax Justice Network, una rete internazionale indipendente che studia e analizza le dinamiche sulla tassazione e la regolamentazione finanziaria, venerdì ha pubblicato il suo rapporto annuale dal titolo “Lo stato della giustizia fiscale 2020” che contiene la cifra da cui siamo partiti. L’Unione europea si piazza molto bene in questa gara a perdere: con tasse evase per 184 miliardi (di cui 104 miliardi da evasione individuale), è responsabile di circa il 43% dei trucchetti fiscali di tutto il globo e nella top five dei paesi più colpiti annovera Gran Bretagna, Germania, Francia, Irlanda e Italia. In Europa, però, ci sono anche Stati che favoriscono l’evasione: Gran Bretagna, Paesi Bassi, Lussemburgo, Irlanda e Svizzera. Il solo territorio britannico delle Cayman, si legge nel rapporto, causa 70 miliardi di perdite fiscali l’anno, circa il 16,5% del totale e nel cosiddetto “Asse dell’evasione fiscale” (Uk, Paesi Bassi e Svizzera) le multinazionali spostano 656 miliardi di dollari di profitti l’anno, che ne costano quasi 117 agli Stati.
Nessuno di questi Paesi – va sottolineato – è nella “lista nera” dei paradisi fiscali adottata da Bruxelles e ritenuta dagli autori “altamente politicizzata”, concentrandosi solo su “giurisdizioni che svolgono un ruolo insignificante nell’economia globale”. E intanto è come se ogni cittadino europeo perdesse 210 euro l’anno.
Dato il contesto, guardiamo all’Italia: l’anno scorso ha perso 12,3 miliardi, di cui poco più di 8 via multinazionali. Circa 4 miliardi, invece, per evasione fiscale di persone fisiche. Messo in proporzione, parliamo del 2% del gettito fiscale totale, del 9% della spesa sanitaria e del corrispettivo degli stipendi di 380mila infermieri (tutto il rapporto è incentrato sul confronto con le spese sanitarie reali e, soprattutto, potenziali) nonché di quasi il 15% della spesa per l’istruzione. Un altro esempio: con questo ritmo in sei anni, che è la durata del Recovery Fund, si raggiungerebbero i 72 miliardi, cioè più o meno la dimensione della parte sussidi del piano europeo per l’Italia. E ancora: tre anni di questa evasione sono l’intera dotazione del Mes pandemico.
Guardiamo al dato sulle persone fisiche (4 miliardi circa solo in Italia). Chi sono? Per restare ai casi di cronaca più recente, si è scoperto che il governatore lombardo Attilio Fontana aveva almeno 5 milioni su conti esteri, mentre un annetto fa l’inchiesta “Padova Papers” – sui soldi nascosti al fisco da alcuni imprenditori del nordest – riguardava qualcosa come 250 milioni. Le principali destinazioni dei nostri esportatori di capitali sono Gran Bretagna, Singapore, Hong Kong, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi. Se si tengono a mente questi dati, è difficile pensare che una patrimoniale nazionale possa essere davvero equa.
La ricerca del Tax Justice Network è stata possibile anche perché l’Ocse a luglio ha pubblicato i dati aggregati Paese per Paese sull’ubicazione dei profitti e delle attività economiche delle multinazionali che avessero almeno un proprietario residente: un quadro molto utile, benché limitato visto che i dati raccolti in moltissimi casi non includono i principali centri finanziari offshore e in molti non includono nulla.
Fino a qui si è parlato dei Paesi con una economia avanzata e reddito elevato. Queste dinamiche colpiscono però molto più pesantemente, in percentuale, i Paesi in via di sviluppo. Se le perdite fiscali del Nord America e dell’Europa, ad esempio, equivalgono rispettivamente al 6 e al 12 % in media dei bilanci sanitari, quelle dell’America Latina e dell’Africa raggiungono rispettivamente il 20 e il 52%.
Anche altri tipi di confronti e proporzioni sottolineano il maggiore impatto sociale su queste economie: l’incidenza delle perdite rispetto al gettito fiscale per i Paesi a basso reddito è, in media, di circa il 5,8 per cento a fronte del 2,5 per cento dei Paesi più ricchi. Questi ultimi, però, sono responsabili del 98 per cento della perdita di tasse globale: 419 miliardi, mentre ai Paesi in via di sviluppo ne sono attribuibili solo 8.