Due anni fa, quando la Lega superò Forza Italia alle elezioni politiche, in Mediaset si convinsero che la colpa fosse anche di Rete4. Paradosso dei paradossi, la tv di Silvio aveva finito per tirare la volata a Matteo Salvini, tanto che i presunti colpevoli Maurizio Belpietro, Paolo Del Debbio e Mario Giordano furono rimossi dai palinsesti o trasferiti ad altro incarico. Oggi il tema si ripresenta, con Salvini inebriato dalla tentazione del parricidio e Berlusconi di nuovo alle prese col tele-dilemma: lasciare che le tv facciano il loro corso o imporre la svolta moderata, sperando non fallisca nel giro di sei mesi?
Per capire che aria tira è utile allora andare a vedere come viene trattata la crisi del centrodestra a Cologno Monzese. Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e conduttore di Quarta Repubblica su Rete4, è esplicito: “Con la stampella ai giallorossi, FI si fa male da sola”. Sbaglia B., quindi, ma sbaglia pure Salvini a parlare di inciuci, lui che ha governato col M5S: “Ero furibondo – ha detto ieri Porro sui social – quando hanno formato il Conte-1. Hanno approvato il decreto Dignità, il Reddito di cittadinanza…”. Di eventuali virate della rete, però, Porro non si preoccupa: “Cosa si può pretendere? Che io cambi idea da un giorno all’altro? Finora ho sempre fatto come mi pareva e continuo a farlo”. Anche con Salvini in studio: “La verità è che Salvini e Meloni fanno ascolti. E li farebbe anche Berlusconi se decidesse di tornare in tv”.
Chi conosce bene Berlusconi è poi Paolo Del Debbio, tra gli ispiratori del programma di FI nel 1994 e più volte corteggiato – anche dalla Lega – per una candidatura. Oggi conduce Dritto&Rovescio su Rete4 e dello scontro in famiglia s’è fatto un’idea chiara: “Non ho elementi per dire se la rottura è seria, ma di certo è molto difficile che la coalizione possa fare a meno di FI. I voti di Berlusconi servono. E la Meloni infatti lo sa bene”. Quando gli si chiede se potrebbe farne le spese il suo lavoro, Del Debbio la prende con filosofia: “Facciano quel che gli pare. L’altra volta prima dissero che favorivo il M5S, poi che aiutavo la Lega: li ringrazio perché pensavo di essere un povero bischero e invece sono Mandrake”. Si tira avanti allora, sulla strada di sempre: “Salvini è uno molto disponibile, che si fa intervistare senza porre veti come invece fanno in tanti. Ma il mio programma è molto di più, spesso adesso già rinunciamo all’intervista con i leader. Io continuo a fare quello che so fare”.
Per leggere i movimenti interni alla destra c’è poi un altro osservatorio speciale, ovvero quel Giornale che spesso ha cercato di condurre Salvini a miti consigli. Ieri Alessandro Sallusti ha mandato un messaggio all’alleato: “Uno che è andato al governo con Toninelli e la Lezzi non può fare lo schizzinoso. Può rubare nottetempo tutti i deputati di FI promettendo poltrone e può riuscire a far chiudere Mediaset, ma poi che accade?”. E il consiglio finale: “Salvini è ancora in tempo, smaltita la rabbia per la resurrezione politica di Berlusconi, per fare ciò che è giusto e logico. Fare politica e non propaganda”.
Undici anni fa – quando era direttore Vittorio Feltri – il Giornale sperimentò il “metodo Boffo” contro l’ex direttore di Avvenire Dino Boffo, riproponendo poi analoga campagna mediatica contro Gianfranco Fini. Oggi il rivale di Silvio è un altro, ma non è detto che il Giornale non sia di nuovo della partita.