Berlusconi è una figura dell’i-Ching, l’antico libro oracolare cinese: lui ogni volta viene attraversato da eventi catastrofici come un albero da un fulmine e ne esce rigenerato.
Se dal punto di vista clinico l’infezione da Coronavirus per lui è stata una disgrazia (e ne abbiamo scritto, qui, con sincera solidarietà), dal punto di vista politico è stata un toccasana. Ora egli è, in quanto toccato dal fulmine, caricato della responsabilità di collaborare col governo per portarci fuori dalla tragedia (il suo genere d’elezione, insieme al vaudeville). Del resto chi avrebbe mai avuto il coraggio di (far) pubblicare foto di sé stesso mentre suona il pianoforte per gli ospiti di una Rsa (pena comminata, a lui e agli anziani, in luogo della galera), riuscendo a farla diventare un’immagine pop del martirio, metaforica, se non metafisica? È successo tutto d’un lampo. Berlusconi “accoglie l’appello di Mattarella”, e ci pare di esser finiti in un buco nero, una distorsione spazio-temporale, ricordando che la pretesa di una grazia (“Dissi a Napolitano: lei ha il dovere morale di assegnare la grazia motu proprio”) e l’accusa di aver tramato per un colpo di Stato ai suoi danni non impedirono allo stesso Napolitano di rivolgersi a lui nella penombra della Sala del Ventaglio chiamandolo “Interlocutore Significativo” perché serviva il suo voto alle “riforme” di Renzi, e sembra un secolo fa.
Le foto di oggi lo ritraggono al lavoro a una scrivania di marmo, chino sui dossier, davanti a device Apple ultimo modello (un’esplosione di segni, roba che Roland Barthes stramazzerebbe al suolo in overdose): la polo e i pantaloni blu da star hollywoodiana in convalescenza, i capelli più castano scuro di un tempo, l’abbronzatura da pensionato a Haiti (era abbronzato anche all’uscita dal San Raffaele, dove il professor Zangrillo ha dovuto curarlo da un virus clinicamente morto, ma in lui presente con carica singolarmente alta, “anche questa mi è toccata”). “Ho partecipato via Zoom alla riunione del Comitato di presidenza di Forza Italia”, twitta. È la nuova pelle. Rettile, fa la muta. Lo prendono tutti sul serio, tutti credono all’abluzione sanatoria della malattia sulla quale, c’è da dire, lui s’è sempre mostrato prudente, ritirandosi in quarantena in Costa Azzurra prima, imponendo tampone negativo ai visitatori in Sardegna poi, mentre il suo medico incitava a “vivere più di prima” e i suoi due alleati chiamavano le masse alle adunate oceaniche di droplet in piazza.
Inizia lui, il 15 novembre, intervistato sul Corriere: “La situazione non è mai stata così grave”; voterà lo scostamento di Bilancio, a “condizione di indennizzi immediati” e altri soldi; Trump ha avuto “atteggiamenti inappropriati” (il mondo è fuori sesto: lui oggi in confronto a Trump è Mariele Ventre). Gli risponde il giorno dopo Bettini, lo Spirito Santo del Pd, in un articolo a propria firma che pare un discorso di Churchill, in cui ne accoglie l’apertura, trattandosi di “superare ogni prudenza o valutazione di opportunità” (e omette la decenza, ma è l’ora più buia). Com’era ovvio, spunta fuori Renzi: “La maggioranza si può allargare”, sentenzia Mister 2,9%, “l’apertura di Berlusconi va bene”, e si inventa la favola di due fronti in Forza Italia, uno del Nazareno e uno filo leghista, uno merkeliano e uno lepeniano, cioè scolla quello che è stato sempre incollato e aderente al renzismo, e l’impressione è che ora che Verdini è momentaneamente impossibilitato questi due debbano fare tutto da soli, ricucire tutto uno storytelling di responsabilità nazionale, e non si capisce chi dei due sia all’opposizione (entrambi invocano il Mes, per incaprettare Conte e il M5S).
Incassato l’emendamento Mediaset nel decreto Covid (durante una pandemia nessuna azienda straniera può insidiare aziende che appartengono a gente che ti deve votare le leggi con cui si decide come usare i soldi dell’Europa), Berlusconi imbastisce attorno a sé questa nuova placenta, che lo restituisce alla Patria in veste di suo salvatore, anzi di “energia migliore” (Bettini), che “serve al Paese” (Gori). Telefona in tv a Fazio tipo Woytjla a Vespa, poi plana in ispirito come la Pentecoste sul Maurizio Costanzo Show, dove c’è un assembramento di suoi sostenitori tra dipendenti e beneficiati, e dice: “Noi siamo i soli portatori in Italia dei grandi principi sui quali si basa la nostra civiltà occidentale” (corruzione, appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio, per tacer dell’etica, e della politica vanzinesca e feudale); poi benedice: “Questa è una malattia che si può sconfiggere, non perdete mai la speranza e la voglia di vivere!”, e al teatro Parioli scroscia l’applauso, e il Paese lo invoca, e tutti aprono a lui e lui apre a tutti, e fossimo in lui compreremmo tutti i vaccini della Pfizer e li somministreremmo gratis agli italiani in fila sotto la madonnina del San Raffaele, in via Olgettina.